Pinocchietto alla riscossa + sfogo beck’stiale!

oggi, dopo una lunga seduta di sauna a metà tra il letto e la doccia, ho deciso ch’era il momento: giro in centro. che poi il centro di milano non è che sia questa gran cosa che agli occhi di un forestiero potrebbe apparire. sisi ok, c’è il duomo. si e c’è anche una madonnina non indifferente. e la galleria ok ok..e poi ? mi direte via torino…beh e poi cos’altro ? la scala ? via montenapoleone? beh sostanzialmente odio girare i negozi alla ricerca di qualcosa che non so. primo: odio guardare e non avere, toccare e non prendere. annusarne l’odore e andare via. io in un negozio entrerei solo per l’aria condizionata: è chiaro, anche voi fate così!
secondo. per me le fasi del comprando sono queste: mi si bucano i pantaloni. maaammaaaaaaa ci puoi mettere una pezza?sisi scippa pure una tasca…(passano un paio di giorni): mammaaaaaaaaa quante tasche aveva quel pantalone ? come una sola ? sigh!
e così sono costretto ad umiliarmi e andare in un negozio in cui tutto costa più di quanto hai nel portafoglio, tutto tranne quel paio di pantaloni – per altro anche carini – di cui non c’è la tua misura. io credo che ci sia una congiura da parte di tutti coloro che indossano la mia taglia: già li vedo messi dietro l’angolo a fiondarsi sui pinocchietto in offerta della taglia 42/44, la mia ecco, proprio quando mi vedono entrare alla ricerca del sostituto al mio vetusto indumento…
beh si..non so la mia taglia, ho già mille altri numeri da imparare a memoria: il numero di casa mia, la targa della macchina mia, di quella di mia madre e di mio padre, di tutte quelle persone che hanno una macchina comune, e di tutte quelle persone che “comuni” non sono. il mio numero di telefono, e quello di tutti coloro per cui non posso aspettare che il mio amato n95 mi dica il loro nome (si ho un cellulare talmente figo che mi dice chi mi chiama, cosa vuole da me e della mia vita e la scusa da inventare nel caso non vuole che io risponda). ed è per questo che ho bisogno di mia mamma quando vado a comprare il paio di pinocchietto per rimpiazzare il caro estinto (r.i.p). a dire il vero talvolta ho dovuto confessare, non con estremo e visibile pudore, alla commessa di turno se potesse sbirciarmi nei pressi del fondoschiena alla ricerca dell’etichetta chiarificatrice. che poi recentemente ho scoperto che sta tanto più in giù, all’altezza del cavallo ecco (c’è chi lo chiamerebbe scecco, ma questa è un altra storia). ecco mia madre è la soluzione più semplice ai miei problemi. e non parlo solo dei vestiti, sì sono un terrone mammone del cazzo ma almeno ho una mamma che mi vuole bene io.
dicevo..mia madre è la soluzione. entriamo in un negozio, massimo due. lei entra e come se annusasse nell’aria l’offerta del 60% del pinocchietto stra-fico con taaante tasche (sono molto utili quando ti si bucano i pantaloni e non hai voglia di spogliarti in camerini pieni zeppi di maniaci) e cerniere moooolto lunghe (odio quei caz..z…ops..cavolo di cerniere di circa 2 cm). si dirige. vede, occhiata veloce la sua. mi chiama: “ninniii” (si ok, ora lo sanno tutti. lei mi chiama ninni, non chiedetemi il perchè). io mi alzo dallo sgabello, che in teoria starebbe lì per coloro che devono provarsi scarpe e non hanno i calzini bucati ( che poi ha un suo fascino quando l’alluce fa capolino ). si, beh io ho risolto le noie rappresentate dalle commesse che t’invitano a lasciar posto a coloro che hanno veramente bisogno di quello sgabello, per’altro scomodissimo: mi slaccio una scarpa e lascio il tallone fuori. loro penseranno che stia lì lì per togliermela e cambieranno zona. pff, dilettanti.
si vero, perdo sempre il filo del discorso…dicevo..m’alzo, provo a non intersecare la mia gamba destra col piede sinistro e mi dirigo da mia madre.

Lei: ti piacciono ?
Io: si tanto mamma (è chiaro che stia mentendo, voglio solo scappare da questo posto pieno di guardoni)

Fatto. torno a casa, mia madre è felice. ha speso poco e ci sono tante tasche. io sono ancora più felice. non ho dovuto neanche denudarmi e togliermi le scarpe, temendo che le scarpe di ginnastica m’hanno impuzzato i calzini che m’hanno impuzzato i piedini miei.
M’immagino, a milano che tento di comprare un paio di pinocchietto. Entro nel primo negozio di via torino, disorientato, mi guardo a destra e a manca. sono terrorizzato, è pieno di grandissimi cartelli colorati che mi ordinano in modo quasi feticista di provare quelle scarpe che respirano o quei pantaloni che c’han scritto nel culo ricco. che poi io ricco ce l’ho fra pane bianco e nutella, fra le cose che devo comprare al mercato. inizio a girare quel negozio, ma scopro presto che non c’è solo un piano, ma ben due: i miei problemi improvvisamente raddoppiano. ma poco più là una commessa sente profumo di pollo. coscia di pollo con la pelle bruciacchiata..che poi sarei io. sente profumo di gente persa, e gente persa è genta di cui bisogna rapidamente approfittare. si avvicina, io la vedo. non posso far altro che restare immobile, tremo. penso alla mamma. in fondo le volevo tanto bene. l’ultimo mio pensiero va a lei.
Commessa gentile con vestito imbarazzante: serve qualcosa ?
Io: beh, si..dovrei prendere un paio di pinocchietto…ma.. sto dando un’occh… Commessa gentile con vestito imbarazzante: che taglia porti ?
Io: ehm..credo la…(peso circa 65kg..sono alto 1.80, abito al civico 1..no questo numero proprio non serve.., 4023 6004…neanche questo ‘ttana della miseria ladra….dovrà pure calcolarsi in qualche modo questa taglia no ?) ehm..credo..si ecco..non la conosco con esattezza, dico la taglia..si cos’altro..ehm..si ecco (dove minchia sei mammaaaa?)
Commessa non più gentile con vestito imbarazzante: beh ecco si abbassi i pantaloni si metta a fare le capriole, quindi inizi a fare finta di starnutire, conti fino a trentatrè e saltelli su un piedi toccandosi la punta del naso mente canta “Vincerò”. almeno sapremo la taglia che porta…
Seconda Commessa non più gentile con vestito imbarazzante che parla con signora esperta del posto: ihihihih, deve essere ancora inizializzato…non sa ancora cosa gli sarà fatto…muahahahahah!!

Ecco è meglio se vado a fare compere con la mia mamma, almeno mi evito di cantare vinceròòòòò!!

ecco..dovevo raccontare della seconda parte della mia parte d’infanzia narrabile, poi ho pensato di parlare di stasera, poi credevo che un accenno al campanilismo fosse dovuto, ma sono caduto in una lunga storiella del perchè è meglio una mamma che un pinocchietto..ehm..ah no? non era così ?

Sono un pò dispiaciuto questa sera, ecco dispiaciuto non è la parola adatta. odio esser qualcuno, solo un qualcuno. ma non è neanche questo, ecco non lo so con esattezza. è una di quelle serate in cui manderesti calorosamente affanculo (ma con tanta cattiveria) aleandro baldi e la sua canzone inganna-popoli. ci sono cose che non possono essere comprese del tutto: ma ci sono persone che sarebbero disposte a tutto, a rinunciare a parte delle propria libertà per garantire un angolo di serena felicità a chi..si ecco.. a chi ? non so bene come sia accaduto, ma talvolta non è bene chiedersi perchè. il mondo gira e il tempo scorre: chiedersi perchè è superfluo, richiede troppo tempo. meglio fare anche se non si capisce. che qualsiasi strada da qualche parte mi porterà, via da qua di sicuro.
lontano del chiedermi perchè…

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Bone no ?


3 pensieri su “Pinocchietto alla riscossa + sfogo beck’stiale!

  1. bello-issimo , !!!!! ho sorriso! tanto , sghignazzavo da sola ! se qualcuno mi avesse vista ridere così,con gli occhi attaccati al pc…..avrebbe detto che sono folle…….
    siamo due…heheheh
    ridevo , piangevo , non so se per la comicistà dello scritto in sè o per quello che ho letto fra le righe. Ogni tuo scritto ..è per me un regalo !

  2. Aahah!! Mi sono divertita un mondo a leggere il post e devo ammettere che ti assomiglio tanto anche io, più per il rapporto con lo shopping che non per quello con mia madre, ma tant'è!!

    Seya

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