Archivi del mese: giugno 2009

Perché dovrei affliggermi ora?

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Tung Men Wu, vissuto a Wei, non si afflisse quando il figlio morì… Sua moglie rimase sconcertata e gli disse: “Nessuno al mondo amava il proprio figlio quanto te, perché non ti affliggi ora che è morto?”. Egli rispose: “Non avevo figli, e quando non ne avevo, non mi affliggevo.
Ora che è morto tutto è come prima, quando non avevo alcun figlio. Perché dovrei affliggermi ora?”

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[Annullate le previste modifiche]

Come un misero ladro…

C‘è una nuvola fuori. Si, fuori dal finestrino. E’ grande, non poi così tanto grande. Però è mia. Non so come l’abbia deciso, stavo guardando un film su quest’aereo che ballonzola nervosamente, e ho guardato fuori, sì fuori dal piccolo finestrino che m ritrovo accanto. E c’era quella nuvola. Agli occhi di molti può sembrare una come tante, agli occhi del mio vicino è inesistente: si illude di conoscere il mondo sfogliando un giornale. Ma agli occhi miei non è una nuvola, semplicemente una nuvola. Agli occhi miei è indescrivibile, non posso pretendere di dir tutto ciò che vedo, di descrivere tutto ciò che sento.

Quella nuvola ora è lontana, ora non la vedo più. E ci sono molte altre nuvole fuori dal finestrino. Ma nessuna di esse è mia. Non voglio essere presuntuoso, quella nuvola è lì, libera. Forse lei non vuole essere mia, forse vuole continuare ad essere una nuvola…semplicemente una nuvola “come tutte le altre”.

E poi io su questo volo – così come un misero ladro – ho deciso, è mia. Potrebbe sentirsi offesa la mia nuvola, ora che ci penso. Potrebbe rivendicare le sue ragioni, elencare una lista di diritti, potrebbe dirmi che tutte le nuvole non sono di nessuno. Ed avrebbe ragione. Ma deve pur concedermi la possibilità di spiegarle, di spiegarmi. Io non la tratterei mai male, e mai conoscerebbe la furia del vento. Starebbe accanto a me, protetta. Avrebbe la sua vita libera, ma ogni sera tornerebbe da me. A raccontarmi di come abbia trascorso la giornata, quali meravigliose avventure ha vissuto, quali volti ha conosciuto, quali tristezze ha incontrato.

Anch’io ero libero, ma poi l’ho vista. Non so bene perchè l’ho vista, cosa m’ha spinto a distogliere lo sguardo da quel normale film. Ma è successo. L’unica cosa che posso fare adesso è scegliere nel migliore dei modi.–> Anch’io adesso non sono più libero, c’è la mia nuvola.
Devo garantirle protezione, devo mostrarle sicurezza anche quando questa vacilla, devo essere forte. Non posso far lacrimare la mia nuvola, non posso essere causa della sua tristezza.
Chissà, forse non sono io che ho scelto la mia nuvola..

Il giorno felice

Ogni giorno tornando da scuola mi fiondavo ad aprire la porta della mia stanza.
E ogni giorno, tornado da scuola, niente era cambiato tutto come il giorno prima.
Questo per intere settimane, forse mesi, non ricordo esattamente.
Quel giorno che, tornando da scuola, mi ero fiondato senza mollare lo zaino dalle spalle e avevo aperto la porta col fiato in gola, quel giorno che trovai la mia nuova scrivania dove prima c’era uno spazio vuoto…quello fu un giorno felice.

Mio padre mi diceva sempre: “Nun puoi aviri tuttu e subbitu”
Qualche giorno fa il mio professore di Elettrotecnica disse: “Nulla è istantaneo, nulla!”

P.S Ho sempre odiato quella frase, perchè oltre alla scrivania io volevo un cagnolino una playstation una bicicletta più grande una bicicletta con le marce un videoregistratore un fratellino un computer le scarpe con le luci le scarpe senza luci …et cetera et cetera…

Piccoli Gioeli crescono (forse): parte seconda

Direttamente dal diario di mia madre sulla mia infanzia:

14 Agosto 1996:


…ti sei ricordato che papà ti aveva promesso che potevi farti il giro in bici nella strada di Busita. io t’ho fatto scendere e subito dopo una vigorosa pedalata…al solito sei sempre “furioso”..è iniziata una discesa, non sei riuscito a controllare la bici e dopo poco sei caduto a capofitto, ho sterzato subito a sinistra e t’ho preso per portarti in ospedale, dove ti hanno dato due punti al sopracciglio sinistro e ho visto che ti sei ridotto la faccia malissimo..”
[…]

“Dopo 48 ore ti abbiamo fatto la T.A.C e abbiamo visto che tutto andava bene.
Tu dopo hai fatto il primo giro in bici


Oggi: sono a casa, beh sono da solo. mamma è al lavoro e mio fratello è ancora uno studente “di quelli forzati”. Ho la musica forte, che la sente tutto il palazzo e oltre. fra meno di una settimana ritorno a milano, dovrò fare la strada inversa e non sono tanto sicuro che adesso i cata-siciliani siano disposti a spingersi per oltrepassare quel gate. del resto anch’io tenterò di prolungare il più possibile la mia permanenza al di qua, io su quel coso pilotato da Caronte nun ci voglio proprio andare.
Beh dai iniziamo, vi devo raccontare di come sono arrivato ad oggi, ad essere quello che sono: sicuro ho sbattuto molte volte la testa.
Beh si, dopo esser nato, aver tentato di sfondare ogni cosa che si intromettesse tra me e i cassetti della cucina pieni di oggetti tanto inutili quanto buoni d’assaggiare..ecco sono cresciuto. Beh cresciuto è una parola un pochino grossa, diciamo che mi son nati i dentini e tante nuovi pensieri per conquistare il mondo: ecco ora se trascuriamo i denti del giudizio (che chissà per quale misterioso motivo tardano a nascere), solo i dentini si sono “realizzati”.

Il primo incidente che ricordo è stato il più stupido, ma che m’ha procurato un 2/3 punti di sutura dietro nella nuca: sotto il tavolo di calcestruzzo m’era caduta na biglia, mi chino la prendo m’alzo sbatto piango. e così adesso, ogni volta che voglio tagliarmi i capelli corti devo raccomandare al barbiere di nascondere quella cicatrice, beh si sulle cicatrici non ricrescono più i capelli.
Altro incidente insanguinato: m’avevano regalato il super liquidatore nuovo, beh non datemi mai una cosa che spruzza acqua nelle mani ( niente riferimenti eh ), dopo mio fratello e mio padre toccava a mia madre: ma ho calcolato male le distanze e sono finito dritto dritto nel cancello ferrato: e così c’ho na cicatrice pure sulla tempia e anche lì devo stare attento dal barbiere: 3 punti di sutura e siamo a 6. promemoria: buttare acqua addosso alla gente può arrecare seri danni alla salute. buon risultato ma è ancora poco. possiamo migliorare.
Casa di mia nonna, ero più piccolino. meno di 6 anni. na volta sbatto sulla spalliera di una sedia, 2 punti al naso. quella volta non lo ricordo.
Sempre da mia nonna, questo è uno dei più significativi…
preparo con cura la scenografia, un cuscino a terra e uno fra le mani: mi metto sul divano, m’alzo prendo la mira e mi butto di testa. dovevo prendere il cuscino…e se non l’avessi preso avevo quello nelle mani..beh..adesso so che sotto il mento non mi cresce più la barba. e che l’attrazione gravitazionale è più giusta di quanto pensassi. e altri 2 punti s’aggiungono alla mia collezione. 8 punti. sto migliorando sempre più.
Ancora più piccolo, avrò avuto 4 anni. Veglia di pasqua: io dico..ma perchè cavolo torturare i bambini e portarli in una chiesa dove tutti hanno sonno, anche il prete ne ha, se poi puoi andare in momenti più tranquilli dal prete e chiedere “scusascusascusa ho dimenticato di santificare le feste, e chiedo perdono anche per gli altri peccati già che sono qua. grazie.cià” ? bah, io dovevo andarci e dovevo pure impegnarmi: dovevo pur far capire a mia madre che non volevo stare lì. Vi siete mai chiesti perchè i bambini quando li portati in chiesa piangono a dirotto ? beh cazzo non è che le presentazioni d’apertura fra bebè-sacerdote siano delle migliori.. “senti bello mio, tu ora entri a far parte della nostra cricca, ma prima ti devo buttare un pò d’acqua qua e qua e qua. “
partiamo dal presupposto che nessuno m’ha chiesto se volevo essere lì e se volevo entrare a far parte di partiti,associazioni e fan club.. poi ok..mi devi buttare anche l’acqua sulla testa..almeno abbi il buon senso di accendere lo scaldabagno no ? e poi che cazzo mi fai i flash in faccia che sto dormendo…e mamma e papà che cazzo c’hanno da essere felici ? bah…
si ecco, così è capitato che quando s’è finita quella messa siamo tornati a casa e io ero felice, d’esser tornato a casa. pensavo pure fosse mattina data la lunga e santa runfata. Così mi sono messo a saltare sul lettone (saltare sul lettone è una delle gioie della vita che mai dovrebbero esser private ai bambini), e saltachetisaltasaltapiùinalto son caduto. ma non per terra, banale. con la fronte sulla sponda del letto. cazzo che male..stavolta nessun punto di sutura, solo qualche cerotto traente. adesso in piena fronte ho un taglio neanche tanto orizzontale che mi ricorda che anche le cose più belle possono far male a volte. ( beh in realtà mi ricorda anche che devo migliorare la mia tecnica di salto sul lettone ).
Beh arriviamo all’ultima, che poi sarebbe la prima per coefficiente di avvicinamento alla morte. mia madre credo che lo ricordi tutt’ora quell’attimo. si mi riferisco all’incidente descritto nel mio/suo diario…io ricordo che dopo il patatrack lei scese dall’auto e mi alzò da terra e mi urlò: “riesci a star in piedi dieci secondi..prendo le scarpe ( ch’erano disperse sull’asfalto ) e metto di lato la bici (ch’era spalmata sull’asfalto) ok??”
io annuì, lei mi lasciò e io precipitai al suolo. lei mi riprese, corsa all’ospedale e due punti di sutura al sopracciglio: ora ho un sopracciglio leggermente storto e il ricordo che il freno davanti NON si deve usare neanche nelle emergenze. e non si deve correre troppo coi pedali se sotto il culo non c’hai almeno una cosa che abbia 26” di diametro.
In realtà ho capito che talvolta è meglio non frenarsi, che se magari non frenavo non cadevo. che prima di gettarsi a capofitto in un sogno, beh è meglio calcolare bene le distanze (non per niente mi sono iscritto ad ingegneria -LL). che anche troppa felicità fa male, così come troppa cocacola o troppa cioccolata..o saltare troppo in alto sul lettone!
…che non conta quanto sangue ti manca in circolo, quanto forte sia stata la botta, se c’avevi ragione o torto, se è colpa del tavolino troppo basso o del cuscino troppo piccolo..
48 ore sono un tempo sufficiente per rifarti un giro in bici: che t’abbia tradito o meno poco importa.

…(a) Mare

Bene, ho ripensato a questo video. L’ho trovato dopo averlo strappato alla polvere. mamma se n’è riappropriata rivendicandone i diritti. beh in realtà è suo, dico è un mio regalo ma è suo..uhm…ecco l’ho sempre detto che sta storia del mio e tuo mi fa confondere.

Ecco, in realtà ho già finito. Talvolta bisogna star zitti per far capire cosa si vuol dire, soprattutto se a parlare sono io :)

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