I giorni a venire

Ricomincio. Fuori il tramonto, ho intrecciato le tende e aperto la serranda per vederlo. Siedo sul solito letto, e la coperta che mi offre il suo calore di notte è voltata dal lato bianco. Anche i miei pantaloncini lo sono e la felpa nera non la tengo più. Ignudo.
Vado.

Li accomunava il colore degli occhi e nulla più. Nero, o forse marrone. Magnetici e veloci, spiccavano sul suo candido volto: il violento contrasto lasciava scivolare un velo misterioso su cosa stesse pensando in quel momento. Il fiato di quell’uomo così vicino le colorava appena le guance, che apparivano buffe in quella valle innevata ch’era il suo volto. Le sue mani ruvide tremavano all’idea che una carezza potesse interrompere quella splendida armonia che sembrava dipinta: le guance rosee e i neri occhi, il volto limpido e i biondi capelli. Su quel letto, quel giorno e per molti altri ancora, era Αντέρως a vegliare e nessuno mai potette distogliere le sue attenzioni su quei due uomini.
Il vento era certamente invidioso quella notte, tuoni e tempeste mostrarono le loro migliori virtù.
I due amanti non sembravano essere turbati del lume che d’un
tratto si era spento: come se la luce, con discrezione, aveva abbandonato la scena appagata da tanta passione. I loro occhi non smisero per un istante di scoprirsi, le loro labbra continuarono a sussurrare dolci parole sfiorandosi soavemente. Non era di certo il chiarore del lume che permetteva loro di trovarsi. Le braccia della candida fanciulla avvolgevano il collo dell’uomo in un sensuale abbraccio, le sue dita sfioravano i capelli arruffati. Lentamente scese sulla sua ampia fronte, continuò lungo il naso e fermò le mani sulle guance. Il buio di quella notte non riuscì ad evitare che lei lo notasse: erano come segnate, incise per sempre. Dei lunghi solchi che erano rimasti celati, che adesso erano inumidite da lacrime silenziose. Il vento cessò, i tuoni zittirono i loro lamenti. I loro occhi commossi non avevano smesso un attimo di specchiarsi gli uni negli altri, e in quel attimo unirono i loro corpi.
Passarono le stagioni, passarono gli inverni, cadde la pioggia e si addensarono le nuvole. Fiorirono i mandorli e nacquero nuove fragole, i loro occhi neri continuarono a trovarsi nel buio della notte, le loro mani continuarono a intrecciarsi, i loro nasi continuarono a giocare sfiorandosi l’un l’altro.
Ci sono fuochi che non possono spegnersi, ci sono mandorli che non cedono all’inverno, ci sono solchi che non si cancellano, ci sono temporali che non finiscono.
Ci sono visi che si colorano e lacrime che scivolano.

I due amanti non smetteranno di sedersi di fronte e ascoltare il loro riso melodioso, e il sole tramonte e poi risorge. Ancora.


(..me ama!)


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