“Pedicabo ego vos et irrumabo”

[Agli studenti del corso di diagnostica]
Nella condizione umana c’è una verità: che tutti gli uomini mentono. La sola variabile è su che mentono. (House)

Ecco io non sono cattivo, e io non dico tante bugie. Soprattutto quando si avvicina il periodo in cui bisogna mandare la letterina a Gesù Bambino, quando arriva il momento che la verità fa del male e quando mia madre mi consiglia gentilmente di osservarla. Suona così all’incirca: “Guardami negli occhi G-I-O-E-L-E, guardami negli o-c-c-h-i “. Ecco soprattutto quando mi guarda negli occhi, dovrebbero farla lavorare in quei tribunali americani ed eliminare i giuramenti sulla bibbia.
Però sarei uno sciocco se pensassi che ognuno di noi ha una mamma come la mia che gli chiede di guardarla negli occhi. E così sono stato costretto a sviluppare un’altra personalissima riflessione. Ecco io non voglio fare il buono della situazione, ma io non darei tanta fiducia alla gente che c’è in giro. Si, ecco lo dico. C’è da stare attenti, in pochi si dispiacciono davvero della tua miopia.
Ecco io non ci riesco. Parto dal presupposto che ogni persona che mi sta vicino ha in realtà un desiderio represso e irrefrenabile di infilarmi la mano nelle tasche – aprire il portafoglio – prendere il danaro – sputarmi in un occhio – tirarmi una ginocchiata nel setto nasale – lasciarmi morire dissanguato – tirarmi il portafoglio sul corpo ormai esangue.
Mi sono posto la domanda, che sono la personificazione del lupo detto “di mala coscienza”, quel lupo che come opera pensa. E può pure darsi che io lo sia.
Ma scusami tanto se ti punto la canna di questo fucile tra le orbite, e scusami tanto se non mi chino a prenderti la saponetta. No, neanche un secondo.
Scusate se io penso a me stesso, se penso che quello che mi sta davanti in tram è un pippatore e se quella donna che ha appena svoltato l’angolo è una mangiauomini.
Pongo sul volto d’ogni uomo una maschera da cannibale, e se ci sarà sotto un volto di un ladro ne sarò piacevolmente compiaciuto.

In fondo c’è da scegliere se vivere dietro un mirino per una vita e annuire sorridendo quando questa, giunta al termine, mi sussurrerà ad un orecchio di aver cannato con la mia teoria. O di andare in giro per strada a chiedere alla prima buttana che passa di premere quel grilletto rivolto verso di me. Lo chiedessero a me esiterei, ma cosa ne posso sapere io delle puttane che girano per la strada.
Scusate, amici che ancora non vi conosco, se i primi giorni che condivideremo non vi rivolgerò la parola se non per farvi notare quel ridicolo brufolo. E scusate, amici che miei non lo sarete mai, se non porterò mai il mio setto nasale al di sotto del vostro mento. Dritto e all’insù, il mio naso, lo sarà finché avrò ossigeno da respirare.
E, scusate per ultimo, se decido io a chi consegnare l’esclusiva di essersi avvicinato tanto da poter conoscere la marca del mio dopobarba.
Che di gente sul tram che mi vuole stuprare, là fuori, ce n’è fin troppa.
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