Scusa. E basta.

Questo è un intervento di scuse.
Scusa se non ho scritto in questi giorni: mi sono tristemente accorto che quando tristi non lo si è io a scrivere proprio non ci riesco.
Scusa se non scrivo dal 25 settembre: solo che in questi giorni gli spazi concessi alla tristezza sono stati così limitati e concitati che non c’è stato bisogno di ricorrere alla scrittura catartica.
Scusa se qualche spina nella mia corazza oramai dismessa ha ferito qualcuno, che ferite non ne meritava: il mondo è crudele troppo spesso con chi crudele spesso non lo è.
Scusa se ho preferito cedere alle tentazioni adolescenziali, rinnegando i miei principi: quei principi che, pur essendo insignificanti ai fini della rivoluzione terrestre conducano per mano la mia vita.
Scusa se ho il vizio di conoscere oltre i limiti imposti dall’articolo 15e21 della Costituzione Italiana: alcuni questo lo definiscono “scazzinamento”.
Scusa se non so spegnere la luce, girare il volto, dormire, runfare, razionalizzare, cerebralizzare: dicono che usi, costumi, tradizioni e passioni della Sicilia zampillano nelle mie vene.
Scusa fratello mio se hai l’impressione che io mi dimentichi di coloro che possiedono il mio stesso sangue: e scusami se dovrai dirlo tu alla mamma che non dimentico.
Scusa se ho riportato alla memoria, così quasi per sbaglio, di pomeriggi tra lacrime e sangue sotto le coperte di un povero letto: non tutto il sangue che scorre in me ha un buon sapore.
Scusa se ho creduto per anni ch’io appartenessi più alla razza animale che a quella umana: soltanto che mi viene più semplice infiammarmi mostrando i denti che asserire stupidi scuse.
Scusa se ritengo che talvolta essere bestie sia la strada più veloce, più indolore e più pirotecnica per ottenere ciò che voglio: col CAZZO che vado a parlare, a chiarire, a discutere, a fare l’essere umano.
Scusa se non riesco a farti capire che in realtà quel che tu hai capito e così poco che potrei facilmente fare spalline e dire “…non hai capito.”: sarò pure siciliano dentro fuori e nell’intramezzo ma sono un poco sconclusionato con le parole.
Scusa se non c’ho il Cayenne: anche se so che non lo voi.
Scusa se sono puntuale: odio far tardi agli appuntamenti, per questo m’insedierò giorni prima di fronte Via Michelangelo Iorio.
Scusa se ho organizzato solo un giorno prima l’ultima giornata a Torino: si sa, io spezzo il gruppo.
Scusa se non mi sono accorto del mio enorme potere decisionale, esistenziale, territoriale, amatoriale sul resto dei miei amici: essere papa e non accorgersi, per questo chiedo scusa.
Scusa mamma se forse quest’estate potremo vederci per poco, e lo so che è un anno che m’aspetti: proverò a restare con te a settembre.
Scusa se corro troppo: e che quando stai una vita a fare l’arrampicatore, appena ti danno un paio di sci e ti dicono che è l’ora della discesa la prima cosa che si fa e sbattere contro il primo tronco d’albero.
Scusa se sono un ottimo arrampicatore ma un pessimo sciatore: a me gli sci non me li ha mai offerti nessuno.
Scusa se la prossima volta non saluto la gente nei corridoi: si lo so che si dovrebbe fare, ma certe gente merita il saluto negli occhi. Collo sputo.
Scusa se non ho la saliva abbastanza acida: rimedierò mangiando mattina mezzogiorno e sera panino kebab e sgombro.

Per tutto ciò per cui scusa non l’ho chiesto vorrà dire che: o l’ho dimenticato, e quindi non era importante. O l’ho voluto dimenticare, e quindi non era nè importante e non ci dovete rompere i coglioni.
Che stasera mi gira storto, e invece di incazzarmi e rompere orologi che non ho, ho chiesto scusa. E mi lavo le mani spesso, sto attento ai grassi animali e rispetto le scadenze. Verifico che sui miei calzini non ci siano aggrappati stupidi batteri pigliati chissà dove e ho rimosso dalla mia vita il formaggio: è pericoloso!

(…e con questo siamo già al second post di scuse( . ) in tutto il blog, oh cazzo mi sto rammollendo!)

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