Cento impervie e uno scoglio – 1

Matteo era stanco. Il nuovo lavoro gli aveva reso i giorni più corti e le ore di sonno erano drasticamente diminuite. Ma quel lavoro era l’occasione di una vita, in fin dei conti si trattava di resistere al sonno, di essere pazienti coi nuovi colleghi, di attendere che il capo si accorgesse delle sue idee innovative.In fin dei conti.

Matteo disse una parolaccia, sotto la pioggia di quel marzo infinito. Un incidente sulla strada che l’avrebbe condotto presto a casa al caldo del focolare e dell’amore di sua moglie era l’ultima cosa che quella giornata gli aveva gentilmente inflitto. Talvolta è così: in un solo giorno tutto ciò che può avere un incidente lo ha, e casualità e ira furiosa camminano mano nella mano. Dovette prendere la provinciale, allungare di un’ora il tragitto verso casa e beccarsi la tempesta per intero.
Proprio quando mise la chiave nella toppa della porta gli scappò un sorriso, il primo della giornata. Non fece in tempo a poggiare le chiavi che una piccola creatura dai riccioli biondi gli saltò in braccio  e incurante della barba incolta iniziò a soffiargli sulle guancie, producendo dei buffi rumori. Il caldo del fuoco lo colorò di una nuova vivacità, che solo sua figlia era veramente capace di ristabilire. Con sua figlia ancora in braccio si avvicinò a sua moglie, la salutò con un bacio sui capelli e si diresse verso la sua poltrona davanti il fuoco. Erano questi momenti in cui Matteo ritornava a sorridere: fissava la moglie impegnata in cucina. Emanuela non era apparentemente diversa dalle milioni di donne che popolavano le città del mondo. Aveva degli occhi non troppo grandi, color castano acceso. Non era troppo alta, e spesso nascondeva le sue armoniche curve sotto i maglioni del marito. Ma era quando parlava, era esattamente in quel momento che ogni donna al suo confronto impallidiva. Lente e misurate erano le sue parole, la sua voce pacata e mai troppo alta: i suoi discorsi lasciavano solo intravedere quella intelligenza che la natura le aveva fornito.
Quel giorno Emanuela era tornata presto da lavoro, decisa a festeggiare la buona notizia: gli straordinari avevano fruttato dieci giorni di ferie, e ora non restava che decidere dove trascorrerli col marito e la figlia. E non era l’unica buona notizia: per cena stava preparando tacchino al forno.

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