Cento impervie e uno scoglio – 2

Matteo fu svegliato da un bacio di una barbie. Sulla poltrona aveva chiuso gli occhi, il caldo del fuoco e la serenità del luogo aveva fatto il resto: aveva riposato per un pò. “Papà, ti voglio sposare!“. Emanuela guardava la scena divertita, mentre tagliava con precisione le ultime foglie di radicchio. “Cosa ne pensi, cara? In fin dei conti amo anche lei“. Emanuela rideva, le si poteva vedere la gioia di tutta la sua vita negli occhi castano acceso. “Beh, sempre meglio di quella tua stupida collega, vero c-a-r-o ?” disse strizzando l’occhio verso la figlia. “Papà, chi è la tua collega stup..ihhih..?!“. Non fece in tempo a manifestare tutta la sua gelosia chiaramente ereditata dal padre che iniziò a ridere: Matteo le stava solleticando il pancino, era il suo gioco preferito.

Giocavano spesso insieme papà e figlia, anche in quei giorni in cui lui era sommerso di lavoro. Matteo aveva da sempre desiderato un figlio, e quando avevano creduto di non poterne avere era ridiventato il ragazzo di un tempo: quel ragazzo che non parlava, quel ragazzo ribelle, quel ragazzo che faceva paura alla gente. Di quel ragazzo Matteo aveva conservato solo qualche attimo di silenzio nel corso delle sue giornate, e qualche scatto d’ira a lavoro. Teneva un orologio da polso che lo riportava alla calma, era un regalo di Emanuela. Non era un semplice orologio, Emanuela gli aveva fatto incidere sul quadrante Il tempo: alcuni lo usano con parsimonia, altri con prodigalità. Non prenderlo a pugni.
Gran donna Emanuela, aveva sempre una parola di conforto, non aveva mai un’incertezza e poco si lamentava. E Matteo si chiedeva spesso dove trovava quella pazienza, quella volontà incessabile.

“A tavolaaa!!” urlò Emanuela. La prima ad arrivare fu la figlia che con un balzo saltò sul telecomando, toccò un paio di tasti e si sedette al suo posto con lo sguardo rapito. Pian piano arrivò anche Matteo, ancora non completamente ripresosi dal bacio della avvenente barbie. Si sedette, diede uno sguardo alla figlia che subito spense la tv e guardò la moglie che gli fece un cenno d’intesa. E iniziarono a mangiare. Fu Emanuela che iniziò a parlare, raccontò con la solita calma la stressante giornata di lavoro, e rispose a tutti i perchè che la figlia le impose. Matteo non parlava, preferiva di gran lunga quella gigantesca fetta di tacchino impanata e i racconti della moglie al raccontare dei colleghi impertinenti e del capo distratto dalla segretaria.
Papà, ma perchè vi siete conosciuti con la mamma? Papà, perchè la mamma è più grande di te, perchè perchè ? Papà, ma perchè mamma è arrabbiata con la tua collega? E perchè…” chiese senza pause la figlia, che si era accorta del silenzio del padre.

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