“Pronto!? ciao Ivan , stasera che hai da fare ?”

Se dopo la seconda o terza lezione non lo ricordo più, ma questo post è stato ripromesso tempo fa. Qualsiasi sia stato l’esito io avrei scritto quello che segue.
Salve prof, sono lo studente che oggi le ha scritto due email, che l’ha chiamata al telefono come si fa con un amico, che poi è venuta a trovarla in ufficio ed ha assistito come studente alla riunione per decidere la frequenza del Tac (che ho scoperto oggi non essere solo quella pratica più o meno fastidiosa a cui ci si sottopone quando si sbatte la testa). Sono quello studente che sbaglia i conti banali, e quelli difficili non li fa o li da per scontati. Si sono io, quello studente che le assomiglia fisicamente. M’hanno soprannominato suo figlio o suo fratello (a seconda delle versioni che circolano) (ad avercelo un padre così).
Nella seconda o terza lezione – adesso proprio non ricordo – mi sono promesso che a fine corso t’avrei detto che io da grande sarei voluto essere esattamente come te (basta formalismi, ormai il voto me l’hai messo).
Per tutto quelle cose per cui non ci si può far niente siamo già apposto, fisicamente c’assomigliamo. Per le altre siamo ancora ammenzu na strata, ma su questo ci possiamo quantomento impegnare. Non sono un istruttore di apnea, riesco a resistere un minuto e qualcosina ma solo nella vasca da bagno; un annetto fa ho smontato il gruppo termico del mio F15 (che nonostante il nome altisonante non è che un 49cc (era)). L’ho rimontato scordandomi di rimettere al suo posto la gabbia a rulli nella biella e senza guarnizione tra il blocco e il cilindro. Risultato: il pistone giocava pericolamente mentre sbatteva in testa (diciamo che lo squish tendeva asintoticamente a zero). Nessun danno però, era in ghisa e adesso dopo una rettifica fa ancora il suo dovere. Ma nonostante tutto ciò il controllo di trazione era sul mio polso destro, non ho mai avuto le possibilità di andare in pista e così mi sono sempre accontentato delle strade comunali (ma con il casco indossato contro ogni pregiudizio). In piscina poi ci sono stato un paio di mesi, e le due vasche non le ho mai cronometrate: un giorno mi buttarono a mare e mi dissero che dovevo saper galleggiare prima, nuotare poi. E io c’ho creduto. E non ho neanche il costume intero, che in fin dei conti fa tanto figo.
Non ho mai fatto free-climbing e non sono mai stato in America, nè per lavoro nè per svago.
Ma io voglio diventare come te, da grande.
Avere una lavagnetta in un ufficio con annotati gli articoli da dover scrivere e sbarrati quelli già scritti. Chiamare un LaBanca per controllare di non aver sbagliato i conti (e a me questo servirebbe). Una moto di quelle che puoi aprire senza stare attento che ti si stacchi la serpentina del carburatore (ma che se succede comunque a terra non ci finisci), una pista dietro casa dove fomentarmi la domenica mattina, un’auto abbastanza bella (anche se la tua non mi esalta) che porti la moto nella pista dietro casa. Avere un lavoro che mi eccita al solo entrare in ufficio, e dire a un citofono agli amici di munirsi di pass per salire. Comprare una casa mentre tutto il resto della gente intorno a te sta cercando di capire che minchia vuol dire dimensionare R4…, sposare una donna che si chiama Marta, avere tutti i bianconi, avere ancora tutti i capelli (e quasi tutti neri) a 34 anni e farmi le foto cogli amici sui tetti del politecnico senza necessariamente essere arrestato.
Quei suoi (o tuoi) discorsi su come va il mondo fuori da quest’edificio chiamato Politecnico durante la seconda o terza lezione mi hanno fatto riflettere, hanno alimentato dibattiti e discussioni tra i miei amici (quello che disgraziatamente ha sempre il tram rotto, la ragazza della seconda fila e il tipo appassionato di fotografia). Non mi laureerò (ma come minchia si scrive sta parola, boh!) con i suoi 110 e lode, e la mia media non è invidiabile. Queste parole m’ero ripromesso di dirgliele in faccia, che è assai più interessante osservare la reazione della gente negli occhi. Ma oggi quando quasi elemosinavo un 23, ho avuto vergogna di me. Potevo dirle che volevo diventare come lei? Non ho mica scordato la sua attenta analisi (peraltro assolutamente veritiera) quest’oggi sul mio 24 e poi 23. Insomma non sembro esattamente il tipo che può seguire le sue orme. Ma è un pò come quando m’hanno buttato in mare dicendomi che dovevo saper galleggiare, così adesso. Voglio avere una vita come la sua, e io di ciò ne sono abbastanza convinto (magari cercherò di non puntare troppo sui convertitori analogici-digitali). Si, proprio abbastanza convinto.

Credo d’aver finito le cose che dovevo dirle, o forse s’è solo esaurita la vena di follia che m’è pigliata durante la seconda o terza lezione, quando ho deciso di dirle tutto ciò.
Se posso, però, avrei ancora delle ultime domande:

  • Cosa si prova ad aver tutto ciò che si vuole ? E se non è così, cosa vuole ?
  • Si è mai accorto che m’assomiglia ?
  • Non è che alla luce di tutto ciò, possiamo rivalutare (occhiolino) quel “±2V” ? 

(Scherzo eh). Accetto il 23, ho un fratello, una mamma e tutta la mia isola che non mi vedono da 4 mesi. Sto tornando a casa finalmente.

RingraziandoLa anticipatamente,
Distinti Saluti.

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