I miei quaderni d’inglese

Precisazione: questo blog è ancora agonizzante. Lotta tra la vita e la morte come un malato in terapia intensiva, e l’unico medico che assiste il paziente è il tempo. Questi non si cura se il battito s’affievolisce o se ci sono dei miglioramenti. Il tempo aspetta, che poi è l’unica cosa che sa davvero fare bene: non ha fretta e non ha calma. E’ assolutamente perfetto.

Detto ciò oggi stavo rovistando nello sgabuzzino grande (questa cosa non è molto grande ma sì, ci possiamo permettere uno sgabuzzino piccolo e uno grande, una sala da pranzo e un cucinino) per cercare dei libri del mio liceo da andare a vendere. Inizio a togliere tutti i quaderni, fogliettini ed eventuali presenti fra le pagine dei libri destinati a questa triste fine (chissà in quali mani andranno).
Così trovo dentro il libro d’inglese un quaderno, d’inglese ovviamente. Terza liceo, l’anno più quasi importante della mia vita: 2005/2006. Frettolosamente sfoglio questo quaderno e mi fermo nell’ultima pagina: è lì che sono solito appuntare i pensieri che scappano alle ore di lezione noiose (ho tutt’ora questo “vizio”). E ho trovato questo:

Molte volte al dolore si è aggiunta rabbia. Molte volte la mia guida è stata la rabbia. Ti porta a fare cose che mai avresti immaginato ad animo sereno. La rabbia ti carica di una forza misteriosa, una forza incredibile che ti fa spiegare le emozioni, anima i sentimenti repressi. Come una droga. Durante la rabbia il cervello supera il cuore, il cuore supera la mente. E’ un continuo oltrepassare, un continuo superarsi. Nulla. Non esiste un fine in questa lotta. Finchè può dare da. Quando non può dare supera se stessa. E riesce nell’impensabile. Giri più veloce. Stringi le mandibole. I denti sfregano fra loro. Ogni muscolo è in tensione. Il cuore accelera la sua corsa. Il sangue corre, e le vene emergono allo scoperto. Nel collo. Nelle braccia. Le tempie. Le pupille si dilatano. Ogni respiro è infinito. Le percezione uditive accrescono e le olfattive perdono razionalità. Il primo attimo è cruciale. Si deve spezzare l’inizio. Fatto il primo passo inizia la cascata degli eventi. Uno dietro l’altro. Non c’è tregua. Ogni attimo preparatorio non è stato vano. E ora è evidente. Pian piano la carica esplosiva rallenterà, fin quando esauritosi si crollerà al suolo. Sfiniti. Finiti. Ogni azione è compiuta. Non c’è null’altro da faer. Solo sfiorare il suolo toccando le stelle.

Poi nella pagina dopo c’è scritto:

Bruto negò di pentirsi di aver ucciso Cesare.

Ad te scribo quid faciendum sit antequam proficiscar fuere quos pavor nando etiam capessere fugam impulerit

I miei quaderni d’inglese erano bizzarri, davvero bizzarri.

2 pensieri su “I miei quaderni d’inglese

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