Come diventare uno speleologo

Non so come iniziare, quindi “Non so come iniziare” potrebbe essere un buono inizio per iniziare. Ho già detto tre “iniziare” ma non ho ancora iniziato. Ok, inizio.
Non me ne sono accorto da solo, è stata un’altra persona a me cara. Poi uno va avanti, si guarda intorno con l’occhio critico e la mente fresca di “rimprovero” e si accorge che oltre ad essere cara quella persona aveva ragione (come sempre il premio nobel per la discrezione se lo aggiudicherà qualcun’altro).

Madre + Padre + qualche figlio in ordine sparso + casa con camino(ma anche senza) + un paio di automobili = Felicità alquanto pronunciata e saldamente radicata

Pare che però non sia così, ma io questo non lo so. Potrei fidarmi, ma potrei anche essere scettico. Oppure potrei fidarmi ma solo a metà. O solo per cinque settimi. Diciamo che prendo in considerazione l’idea che forse non è così. Solo che quest’estate sono andato a trovare un mio amico, e la sua famiglia mi sembrava perfetta. Si rideva abbastanza, c’era del buon vino, si poteva scegliere che canale guardare in tv, le auto c’erano, la casa pure…insomma se fossi un assistente sociale con la cravatta e una cartella bianca avrei messo un check verde sulla casella vicina a questa famiglia!
L’anno prossimo emigro: per adesso è la certezza più affermata. Pare in Canada, sulla costa pacifica. Ma potrebbe essere in Australia, dove pare abbia dei parenti lontani. C’è chi si domanda se davvero voglio partire, ma l’età del voglio il giocattolo/no non lo voglio più ne voglio un altro si è già esaurita. Ragiono, a volte lo faccio, poi valuto cosa mi lascio indietro e cosa potrebbe corrermi incontro e scelgo fra le uniche due opzioni che ho: tiro il freno a mano a quello che voglio essere, scendo e spingo la mia fantasia.
Questi sono giorni importanti: sono al terzo anno di ingegneria e devo decidere se chiudermi in un garage e sperare di inventare qualcosa, o se aumentare in modo drastico le probabilità di riuscita. In ogni cosa, riuscire in ogni cosa. Come quel mio prof che s’è fatto male ad una spalla, che ha ucciso un gatto quest’estate e che adesso va in Francia a fare cosa neanche lui lo saprà…
Veniamo al punto principale di questo post (e se volete una mia opinione di tuuuuutto ciò che è tangibile a questo mondo): i soldi.
I sogni costano soldi, col cazzo (su cazzo ci sta l’enfasi di uno che vuole dire una parolaccia per attirare l’attenzione) che sognare è gratuito. Sognare vuol dire avere un milione di lire per andare dall’altre parte del mondo, all’America probabilmente. Averne 8000$ per fare un corso d’inglese, più tutti gli spiccioletti che servono per comperarti acqua, tonno in scatola e cose di questo genere. Poi sognare vuol dire avere da qualche parte fra le tessere (quella del PAM esclusa ovviamente) altri 12000$ e rutti (o si dice e rut?o forse r00t?) per andare a Chicago, che per disgrazia pare che si trovi sempre dall’altra parte del mondo, al continente. Lì’ con un pò di coraggio, con due palle così e un pizzico di fortuna potrei ottenere un MASTER IN COMPUTER SCIENCE (in inglese fa figo eh?), e aprire l’orizzonte della mia riuscita. E’ il sogno all’italiana: emigrare in America, e fare proprio il sogno all’americana. Lo ha fatto lo zio della mia mamma, e lo zio del mio papà, o lo zio del nonno che sia. Cinquant’anni fa, senza un dollaro, senza la conoscenza della lingua inglese, senza scaip, senza globalizzazione. Lo fecero perchè avevano un obiettivo: migliorare la loro qualità di vita realizzando ciò che, rimanendo in Italia, non avrebbero potuto fare. Non posso neanche lontanamente pensare che io oggi non sia in grado di poterlo fare. I soldi sono pochi, c’è la crisi che avanza e stamu arristannu tutti a peri? C O L CAduezeta e una O. L’unica cosa che mi può fermare è mia madre o mio fratello che mi chiedono in lacrime di restare, lì con loro. Ma mia mamma mi ha già dato piena disponibilità (ora ci vulissi na bella American Express però, mà…), e mio fratello appena sarà pronto potrà ripercorrere i sentieri già tracciati (o può conoscere la paura e la gioia di essere libero).
Perciò signora, mio figlio sarà libero di emigrare se lo vorrà fare. Piangerò di nascosto, sarò raggiante con lui. Spero di non esserlo mai, un padre che piange davanti a suo figlio implorandolo di restare e poi essere raggiante di nascosto.
Oggi il tipo che presentava il master ha detto che non cerca gente che è ricca, nè gente che vuole andare lì per trombare (questa l’ho aggiunta io, ma guardando quel prof ben benino mancava poco che gli scappava). Ha chiesto di gente veramente intenzionata, che ha volontà ed è pronta al sacrificio. Io lo guardavo fisso dicendomi nella testa sono io quello che cerchi sono io quello che cerchi. A un certo punto mi ha guardato pure lui, minchia dico io, funziona sono io quello che cerchi sono io quello che cerchi, ho continuato a pensare.
Ora tornando a noi mà le cose sono chiarissime: posso fare il mafiosetto di provincia, posso andare per la strada di catania, ma Giulia dice che non me se vole nessuno. Oppure posso fare il panettiere, o il camionista. No il camionista no che poi mi vengono le emorroidi a stare sempre seduto. Ho trovato: voglio fare lo speleologo!

2 pensieri su “Come diventare uno speleologo

  1. Sarà ma questo è uno dei tuoi più belli post! Ci sono delle chicche lungo la stesura che sono da "nobel per la descrizione"…

  2. Sarà ma questo è uno dei tuoi più belli post! Ci sono delle chicche lungo la stesura che sono da "nobel per la descrizione"…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.