Il vento che soffia forte

Ho passato molto tempo a pensare. Poco a scrivere e molto a pensare. A cosa serve questo blog, a cosa è servito realmente, a tutto quanto di bello e buono c’è scritto qua dentro. Adesso ho in mente quel post sulla porta del paradiso, ma tanto non se lo ricorderà nessuno. Me, mi basta che sia io a ricordarlo.
Dopo ogni fallimento che si perda un pò di autostima ritengo sia una cosa piuttosto normale, e tutti i miei sforzi adesso sono concentrati a non farla calare sotto quella soglia che ritengo pericolosa. Poi se consideriamo che volevo essere l’uomo perfetto e la concreta consapevolezza che non lo sono affatto, tutto quello che ne è conseguito e che sta per accadere attimo per attimo, tutto ciò non m’aiuta neanche un pò.
Così mentre pensavo mi viene in mente un motivetto, una canzoncina. Provo a ricordare qualche parola, la cerco su google e riesco a trovarla. Mi sembra carino raccontare anche l’aneddoto che c’è dietro.
Ero piccolo, sui 5 anni scarsi, avevo iniziato da poco la primina. E non sapevo disegnare. Cavolo, adesso che ci penso è proprio una cosa buffa. Si, non sapevo designare e mio cugino Davide ci riusciva benissimo. Io non sapevo disegnare gli uomini, non sapevo disegnare le case. L’unica cosa che mi riusciva piuttosto bene erano gli alberi e le nuvole. Soprattutto gli alberi, ero bravo a fare gli alberi.
Però per un bambino saper disegnare solo gli alberi è un pò poco, così passavo triste intere giornate e spesso piangevo. Chissà cosa pensava di me mia madre in quei momenti: abusi da parti dei preti, maestre violente, nonnismo o forse bullismo. Affatto, io non sapevo disegnare le persone e le case, solo gli alberi; a lei dicevo che niente, non era successo niente. Ma in quei giorni non era così per me. E cominciai a dire per casa che io non sapevo fare niente, e avevo pure ragione: per me disegnare gli uomini e le case come sapeva farlo mio cugino era tutto! Ero assolutamente convinto che non sapevo far niente, non sapevo neanche disegnare. Ancora oggi disegno le persone esattamente come lo facevo allora, ma ora questo non è molto importante per me, perciò non mi dispero.
Se mai mio figlio dovesse incominciare a piangere dicendo che non sa fare niente io so cosa dovrò fare, quello che non so è come venne in mente a mia madre la soluzione alla mia disperazione.
Un giorno vidi un foglio proprio dietro la porta della mia stanza, la mia bellissima stanza. Lo aveva attaccato lei, lo capì subito e mi misi lì a leggerlo: era una canzone, forse una canzone scout. Non l’avevo mai sentita prima, eppure ne conoscevo tante di canzoni scout. Faceva così:

Rit. Dove troveremo tutto il pane
per sfamare tanta gente,
dove troveremo tutto il pane
se non abbiamo niente.
1. Io possiedo solo cinque pani,
io possiedo solo due pesci,
io possiedo un soldo soltanto…
io non possiedo niente. Rit.
2. Io so suonare la chitarra,
io so dipingere, fare poesie,
io so scrivere e penso molto…
io non so fare niente. Rit.
3. Io sono un tipo molto bello,
io sono intelligente,
io sono molto furbo…
io non sono niente.
Dio ci ha dato tutto il pane
per sfamare tanta gente,
Dio ci ha dato tutto il pane
anche se non abbiamo niente.

Qua ( Dove troveremo tutto il pane) potete pure ascoltarla, lo consiglio fortemente: io la ascolto da tre giorni un attimo prima di studiare, un attimo prima di essere triste, e un attimo prima di addormentarmi.

A me sta storia del Dio non mi convinceva tanto neanche allora, e di per sè tutto il testo non mi consolava tanto. Ma se me lo ricordo adesso dopo quindici lunghi e travagliati anni vuol dire che allora fu davvero una cosa importante.
Prima di tornare qui a Milano ho rivisto alcuni dei posti più significativi che mi legano alla mia terra. Non sono andato a vedere il muro questa volta, ma sono andato nella casa dov’era attaccata quella canzone. C’era una bici da bambina davanti alla porta, una automobile, l’albero di fico. Mancava qualcosa, le persiane sono state cambiate: ma quella resta la mia casa che riavrò indietro.
Adesso me lo ripeto da un pò: qualsiasi cosa io so fare, e qualcosa so fare, sarà quel che farò. Non m’interessa di non saper disegnare, non m’interessa più. Che quello mi sia di esempio per le difficoltà che tocca scalare oggi. Devo preoccuparmi di quello che so fare, e farlo sempre meglio. Sempre meglio.

Gli alberi, erano il mio disegno preferito. Stanno in tutti i miei disegni da piccolo. Ma mi venivano tutti con la chioma storta, sporgeva a sinistra. Per quanto mi sforzassi quest’albero era sempre piegato verso sinistra (solo adesso però posso dire che non era un bug, era una feature). E allora decisi che era giusto così, era giusto che ogni mio albero era spostato tutto a sinistra. Quando mi chiedevano perchè erano tutti storti io rispondevo: “Non vedi che c’è il vento che soffia forte?” 
Del resto per quale altra ragione quell’albero tende a sinistra ?

“Les grandes personnes ne comprennent jamais rien toutes seules, et c’est fatigant, pour les enfants, de toujours et toujours leur donner des explications.”
[Antoine de Saint-Exupéry,Il piccolo principe]

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