Compito per casa: leggere e capire

Io i miei ricordi li ho conservati. Sono dentro una carpetta blu nel primo cassetto dell’unico comodino di cui dispongo, sono dentro la cantina di Sergio, un po’ sono appesi al muro ma sono veramente pochi. Ne ho alcuni in una scatola sopra l’armadio, dentro un cartone riparato con della carta gommata. I miei ricordi ho cercato di intrappolarli come ho potuto. Non voglio che scappano via, non voglio dimenticarli ma adesso averli sotto gli occhi è pericoloso. E non so se fra sei anni andranno via dai miei comodini, non so se è come dice Khadir. Ieri mi ha detto che when you break-up you break-up. Logicamente ineccepibile, attualmente irrealizzabile. Gli ho detto che è semplice a dire e difficile a fare. E lui come on man, you are 20. cooome on! e mi ha offerto della vodka con un succo di frutta rosso.
A volte riesco a pensare ai miei ricordi, a riderne, a parlarne. Ma è pericoloso, sento che una sola parola potrebbe essere eccessiva. Per questo parlo io, perché posso decidere quando fermarmi.
E’ tutto intrappolato, per adesso non devono andar via non devono farsi vedere. Sono come l’olio buono: al buio; sono come i vini pregiati: potrebbero diventare aceto se lasciati sparsi senza criterio. Non voglio rovinare il vino pregiato e ad ogni modo non metterò più un contratto quasi importantissimo nella carpetta dei ricordi, quel giorno è stato un brutto giorno.
Ecco, è come un libro. Si gira una pagina, se ne girano due. Poi si cambia paragrafo e poi anche capitolo. Ma quanto è stato scritto prima, anche nella pagina numero uno, niente viene dimenticato. E non posso leggere la fine se non ho letto tutte le pagine. Lette e capite, lo giuro.

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