Sia dato un array bidimensionale…

Questo è un super-post, mille cose da scrivere che ho tutte appuntate. Prima cosa, è necessario aver letto questo post qui (http://gas12n.blogspot.com/2011/02/verso-il-paese-immaginario.html) per capire tutti i nessi di questo intervento qui. E comunque questo sarà un post luuuungo lunghissimo.

E’ finito il semestre. E’ una liberazione di cui però non mi sono ancora reso conto. Sarà che ho la testa che scoppia ma pian piano sono sicuro che la leggerezza della ritrovata libertà tornerà a farsi sentire. Non possiamo definirlo il mio miglior semestre, ma sono sicuro che ho fatto altri passi avanti verso la mia laurea breve. Breve è soltanto un altro nome per dire insignificante. Fatto sta che devo passare da qua, e ci sto passando il prima possibile. Proprio oggi ho fatto il mio ultimo esame, Reti Logiche. Ho fatto qualche errore che certificano l’autenticità, diciamo che la mia firma è già il primo errore: sono comunque molto soddisfatto della prova complessiva. Tanto per provare, copio un esercizio dell’esame del 25febbraio. Il corso si chiama “Algoritmi e principi dell’informatica”. Principi non sta per cose iniziali quindi semplici. A dire il vero ho il sospetto che sia l’ennesima illusione del politecnico: viene ritenuto ad ogni modo insieme a Fisica il corso più difficile della triennale. Ecco il testo:

Sia dato un array bidimensionale A di m righe ed n colonne. Supponendo che ciascuna riga sia ordinata in ordine crescente descrivere un algoritmo che riunisce le m righe di A in un’unico array ordinato B di n*m elementi. L’algoritmo deve richiedere tempo O(nm log m).(Suggerimento: mantenere il primo elemento non ancora copiato in B di ciascuna riga in un heap H di m elementi).

Un array bidimensionale è una matrice, una sorta di scacchiera con emme righe ed enne colonne. Bisogna inventarsi un algoritmo che richiede come tempo massimo (il tempo è strettamente collegato al numero di mosse che si fanno per ordinare gli elementi e metterli nell’array monodimensionale, che invece sarebbe una lunga sequenza di caratteri) nm*log(m).
Il suggerimento aiutava un po’ ma vi assicuro che non era affatto semplice. Io ho trovato un algoritmo(=sequenza di passi eseguibili con una benda sugli occhi) che lo risolve in O (nm*log(nm)). Sembra essere buono, quasi uguale. Invece è una ciofeca, è una soluzione ritenuta banale e sarò fortunato se mi daranno 4-5 punti sui 10 circa che valeva l’esercizio. Gli altri due esercizi del compito di sicuro non miglioravano, perciò scusate se quando vado in giro mi riempo la bocca dicendo I N G E G N E R I A. Ogni facoltà ha la sua importanza, senza dubbio, ma non iniziate a dire che sono tutti difficili uguali. Neanche sono difficili ma in una maniera diversa mi sa di una frittata rigirata. Ci sono facoltà più difficili e altre meno difficili: ed ingegneria è più difficile. Quando farò Scienza del fiore forse dirò che sarà quello il corso più difficile, che sti cazzi, mica è facile far girare un girasole…per adesso faccio ingegneria informatica.

Ecco, questo sono io. Commento alla mia foto. Innanzitutto la mia faccia è a colori, ma Sergio (qui potete vedere il suo canale su flickr), l’uomo che ha ritoccato questo bel visino adotta spesso il b&n.
La barba sembra meno lunga in foto, in realtà il baffo sta iniziando a darmi fastidio e a volte mi rantolo grattandomi il viso. Io la barba l’ho sempre tenuta corta. Una volta la tagliavo con la lametta due volte alla settimana, perché mamma mi diceva che altrimenti sarei sembrato disordinato. Poi mi dissero che la barba poteva essere una cosa bella, cioè che mi stava bene la barbetta. E allora mi dissi che era un buon pretesto per evitare questa scocciatura, perciò ora mi limito a spuntarla col rasoio elettrico una volta a settimana. Tania, la signora della mensa, dice che sembro un barbone: di quelli che vagabondano per strada, si capisce. Il portiere ragusano della residenza dice che devo fare la comparsa in un film, per questo c’ho la barba lunga. In realtà è come dicevo nel post precedente, frutto di scaramanzia. Anche se oggi in segreteria ci hanno scambiato per dei ragazzi in erasmus, ce l’ho la faccia da spagnolo o no?
Il mio nasino sembra storto, e lui non lo è. Però sembra nella foto effettivamente. E poi è così strano vedersi così da vicino. Le mie cicatrici sembrano ancora più profonde, ma ho superato la fase della vergogna. Adesso sono quasi un vanto, mi danno l’aria del tipo dall’adolescenza burrascosa. Lo è stata del resto. Si vede pure il piccolo neo sul labbro, sembro uno importante solo per quel neo. E poi sotto l’occhio sinistro c’è la fossetta dovuta alla caduta in bici, che testimonia che oltre all’adolescenza anche la mia infanzia non è stata esente da “infortuni”.
Chissà cosa starò facendo quando rivedrò questa foto, cosa mi ricorderà rivederla dopo anni e cosa dirà mia figlia quando vedrà questa foto dentro una cornice in una mensola polverosa di una vecchia libreria. Come dici duli, le racconterò un’altra lunga storia. Di quella volta che ero amico con uno che si chiamava forse Sergio, di quando vivevo a Milano e c’era sempre freddo, di quando vivevo in una stanza che mi sembrava un’intera casa. Di tanto le parlerò, sono un chiacchierone infatti.

G: fratello
G: nn funziona la somma in binario
G: sto pensando a quanto si è felice da ziti..
G: nn m sembra un pensiero attinente all’aritemica
S: compare io qua non ti posso dire che non è vero
S: ma si può essere felici da ziti così come da single
G: lo sai con me che da ziti è n’altra cosa
S: la felicità non risiede necessariamente nello stare insieme
G: si può andare a 50 anche di prima
G: ma in seconda è tutta n’altra cosa
S: tutto è relativo, bro. Tutto è relativo!
G: il più piccolo si adegua al più grande con l’esponente no?
S: se
S: anche quando si è ziti

Questo è una normale discussione in periodo d’esame. Passato, ricordi, e presente: esame imminente! Capita così che si mischiano i discorsi e talvolta si fanno ragionamenti del tutto spettacolari intrecciando il presente e il futuro.
Io adesso sono appena tornato da casa di Sergio. Sono andato lì proprio per prendere un libro che leggerò domani, nel lungo viaggio che mi riporterà in Sicilia. Ho finito il libro sui numeri primi, gran bel libro. Per tante cose, alcune le ho scritte qua. Adesso tocca iniziare questo libro che Sergio dice che è bellissimo. Inizia così:

Tu mi ricordi una poesia che non riesco
a ricordare una canzone che non è mai esistita
e un posto in cui non devo essere mai stato.

Beh l’inizio non è promettente, io mi ricordo di molte cose. Sono molto abile a ricordare le cose del passato, sarà questo il mio problema? Lo scoprirò solo leggendo.
Io adesso devo andare a togliermi questa barba, sennò domani al metal detector mi fanno levare pure le mutande. La valigia è già stata fatta, l’umore è abbastanza positivo anche se continuo a percorrere le mie strade di prima, Khadir non è ancora rientrato dal suo viaggio a Valencia e sto ascoltando Mistero in tv. Mi godo questi attimi, che ne so che domani l’aereo fa crac e domani tutti voi piangerete leggendo questo intervento. Però sono o non sono stato un bravo ragazzo?

Un pensiero su “Sia dato un array bidimensionale…

  1. Sto post spacca fratello. E' uno di quei post che iniziano, continuano e finiscono con sorrisi sulle labbra a intensità variabile. Rileggere il testo dell'esercizio mi ha fatto ripassare per la testa il mio pensiero quando ho avuto il compito tra le mie mani: "dai, non scherzate, datemi il compito vero!". Premesso che non esiste che la mia foto debba stare su un comodino ad impolverarsi le ultime tre righe della discussione sono da ricordare davvero. E pensare che neanche ci avevo fatto caso!
    Grazie anche per la sponsorizzazione ;)
    A presto fratello e fatti bastare questi dieci giorni perché quando torneremo nel giro di poco il tempo per respirare sarà pressoché insignificante.

    See ya gas!

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