La mia morte

Prologo: ho appena tentato di schiacciare un moscerino col retro del portafoglio. E’ riuscito abilmente a scansarsi all’ultimo istante, con questo colpo di reni ha meritato la mia benevolenza. E’ libero di svolazzare per la stanza per le prossime ore.
Corpo del post: l’ho messo in chiaro fin dal titolo, questo post parla della morte. La mia morte, in particolare. Ho già quasi scritto un post a riguardo. Lo ricopio perché ha un nesso con questo e soprattutto perché ai miei occhi mi sembra bello bellissimo. Il titolo era “E’ bene ricordarlo”.

E’ impressionante, favoloso al solo pensiero, come io adesso stia qua allegro e penserioso a scrivere su un letto con una coperta arancione un pò verde e fra un pò – senza poterne decidere il modo e il motivo – salga su un’ambulanza che mi porterà più veloce della vita dentro una cassa, che diventerà la mia eterna casa. E’ curioso come spendiamo la maggior parte del nostro tempo a elucubrare su tutte e le sole cose di cui sconosciamo l’assoluta ed effettiva realizzazione. 

Era febbraio 2010, il periodo più felice della mia vita. Ma è quando (preparatavi per la massima…) si sta in piedi che bisogna mettere le mani avanti per poi cader senza dolore. Alla siciliana cù nun pensa avanti avanti all’uttimu suspira, di immediata comprensione anche per un valdostano.
Di quel post ricordo che quando lo scrissi ero felicissimo. Era una di quelle volte che partivo in direzione Stazione Centrale, su un treno che m’avrebbe condotto verso la porta della felicità. E ricordo che pensavo che non volevo proprio morire.
Non credo ci sia stato un momento nella mia intera vita in cui ho voluto morire. Molte volte sono morto dalle risate, qualche volta dalla paura e una volta ricordo mandai un sms in cui c’era scritto che “se fossi morto in quell’istante sarei tutto sommato morto felice” (e credo che sia molto difficile concentrare la felicità in tal modo in meno di centosessanta caratteri).
Penso spesso alla mia morte. Oggi è capitato che andando in aula sono passato da un portone di un palazzo, ho visto quattro fra uomini e donne che stavano in piedi aspettando la cassa da morto di qualcuno. Allora mi sono chiesto cosa succederà quando morirò, come sarà insomma. C’è chi non ne parla per scaramanzia, Duli e Marta fanno aaavvvvà (circa così) e poi cambiano discorso forse per paura. Poi magari si finisce a parlare che i treni sono sempre in ritardo e che forse l’anno prossimo ci sarà un giorno in cui pioverà mentre ci sta il sole. Ma la morte no, la morte mette tristezza e parlarne la fa avvicinare di gran corsa. Della morte non si parla.
Quando penso alla mia morte ricordo un pezzo di una canzone che fa così: 

[…]la sua morte sarà molto romantica/trasformandosi in oro se ne andrà/per adesso cammina avanti e indietro/in via della Povertà. 
Io nel periodo pre-muro pensavo che sarei morto giovane, di morte violenta per giunta. A quel tempo non era improbabile infatti che io morissi con uno spiacevole incidente, o che qualcuno in giro m’avrebbe pestato fino al trapasso. Ora nel periodo post-amore (o in quello pre-laurea/Canada, che suona decisamente meglio) penso che non voglio morire. Per questo guido un po’ più piano, e non perché lo devo fare per qualcuno. E’ che ho due anni tutti belli programmati, e programmare la propria vita non è come svolgere il ruolo di capo nella direzione de lapozzadacqua organizzando una gitarella fuori porta. C’ho tutta una serie di promesse da mantenere, devo diventare un lele molto migliore devo far ricredere una decina di persone devo comprarmi la casa dei miei sogni (sic.) devo spaccare le tasche di soldi. Poi mi costruisco un deposito e ci nuoto dentro. Perché c’ho le palle che fanno scintille, touché!
A me non fa molta paura la morte. Ho avuto paura del lupo delle fave, del diavolo prima e dello strapotere di dio poi. Io c’ho paura solo del dolore. Non voglio farmi del male, eppure ieri in piscina mi sono ustionato un dito col phon, si succede anche questo in piscina. E se la morte non necessita il dolore io con la morte mi ci faccio il baffetto.
Ma poi anche da morto non vorrei provar dolore nel vedere gli altri piangere sulla mia salma, chissà se da morto sono più brutto che da vivo. La gente non dovrebbe piangere ai funerali, la situazione è già così drammatica. Bisognerebbe farsi coraggio l’un l’altro, che razza di atteggiamento è dimenarsi in quel modo di fronte a un morto. Non bisognerebbe distrarre i morti, quando ormai hanno smesso di provocare dolore non si dovrebbe continuare ad addolorarsi.
Io non capisco quelli che si suicidano. Avranno i loro validi motivi anche se credo che la maggior parte di essi ha preso un’ultima decisione troppo affrettata. E per questo sarà la loro ultima decisione. Le cose che riguardano la morte dovrebbe essere fatte con una calma mortale. Come la processione funebre per esempio. Sono morto con fatica e adesso si cammina alla velocità che dico io, e che cazzo!
Io sono stato triste e felice: in momenti disgiunti. E ho pensato in entrambi i casi alla morte. Penso che sia una forma di rispetto per la vita, pensare alla morte. Come per la febbre: non è che porta disgrazia pensare alla febbre quando si è esenti da microbi; allo stesso modo pensare alla morte quando si è felice da morire o tristitristitristissimi (che poi sono le migliori due manifestazioni della vita che abbiamo a nostra disposizione) non è che faccia apparire una cerchietto rosso sul nostro capo con scritto “Kill me: 1000 punti” (per sicurezza la prossima volta che penso alla morte corro davanti a uno specchio, poi vi dico).
Pensare che mentre si è vivi qualche volatile pensiero sulla morte possa farci morire è un discorso da lavativi, o – mizza che esempio – da omeopati.
Epilogo: C’è una cosa sicura a cui prima o poi tutti noi dobbiamo pensare. E non è il sesso. E neanche facebook, è la morte. Se non pensate voi a lei, sarà lei a farsi vedere (da qui il detto “vedere la morte cogli occhi”). C’era un tipo che scappava della morte e poi la morte era alla fine della sua fuga. Porca puttana che scemo, avrà pensato il soldato tornato dalla battaglia.
Chissà poi se è furba quanto qualcuno dice, io intanto mi porto avanti. E penso alla morte, perché son vivo perché son vivo. 
Nota a margine: P.S Se dovessi morire nel sonno questa notte non credete a un cazzo di quel che c’è scritto in questo post, allegria! la mort…avaaaàà, viva la f…elicità. Cambiate indirizzo e nascondetevi sotto le lenzuola!

2 pensieri su “La mia morte

  1. capita che d'un tratto sbatti prima la colonna vertebrale e poi la testa. allora puoi pure pensare alla morte. concesso.

    ma poco prima di cadere fra le braccia di Morfeo (zuuuuuuuu)..ma che minchia di pensieri sono?!! :)

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