La nostalgia

A volte ritorna.
A stare da soli non ci guadagna nessuno. Piangiamo le nostre pene da soli e il peso grava su ognuna delle nostre spalle. Ho più tempo per guardarmi intorno, ho più tempo per fare il mio progetto. Posso fare i rutti e grattarmi le mutande, posso dire le parolacce e posso fare i commenti da maschio. Posso fare tutto i sogni erotici che voglio senza sentirmi un traditore, posso dimenticare il telefono in stanza e non temere che potresti chiamare. Posso lavarmi ogni tre giorni, posso risparmiare dentifricio. Posso andare in giro con le magliette spiegazzate e con i calzini spaiati e posso mangiare tutto il formaggio che voglio, bere tutta la birra che voglio. Non devo stare più attento a non fare troppo rumore quando faccio la pipì e non devo più togliere i peletti dopo aver fatto la doccia. M’ha fatto sempre schifissimo, anche se sono i miei. Ma lo facevo per te, dicevi che era giusto e che dovevo farlo per me. E io dicevo che lo facevo per me, ma ora te lo posso dire: a me mi ha sempre fatto troppo schifo e lo facevo solo per te. Ma ora posso non farlo più. Posso fare tante cose e c’ho un mucchio di ore libere che ora posso dedicare allo studio o alla cultura del mio far niente al pc.
Ma non posso riascoltare quella tua voce quando ho voglia. Devo avere un motivo serio per contattarti, devo avere di che parlare. Devo stare attento a quello che dico, devo sempre fare un’ottima impressione e mi sento costantemente sotto pressione. Devo stare attento a quel che faccio e pesare quel che fai perché c’è il rischio sempre corrente che mi riprenda una cotta per quei capelli e quel profumo, che ancora credo sia rimasta nel tuo maglione. Ahimè, sto diventando pazzo. Quel mio maglione non profuma più di te ma del cibo che ho messo nell’altra anta dell’armadio, dato che questo posto non mi da un cazzo di armadio. Ma quando mi manchi come questa sera io apro quell’armadio e odoro quel maglioncino mai più indossato che puzza di thè e profuma di te. Se avessi anche un piccolo lumicino che possa ricondurre le nostre speranze a riabbracciarsi in un’unica e identica volontà comune io sarei già innamorato di te. Ma così non è e noi lo sappiamo. Questo l’ho capito da te. C’ho messo dei mesi ad accettarlo ma anche questa volta eri tre anni avanti me. E scusa la mia violazione della discrezione.
E’ per questo che dedico questo scritto a mia figlia. Sì, mia figlia. Quella che verrà, quella che non so ancora che padre avrà, quella che un giorno dovrà avermi come padre. E lei non potrà scegliere. Per questo dovrò diventare più bravo e, purtroppo, dovrò tornare a raccogliere quei peletti schifosi dal fondo della doccia.
E poi questo vino fa proprio schifo.

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