Fatti del lavoro

Stamattina mi sono alzato alle 14:30. E sono andato subito al bagno. Ma non è di questo che volevo parlare qui.
Il mio lavoro al pub/night/disco sta pian piano finendo. Di gente ne arriva meno, la gente va via prima, la gente è stanca. Ma io torno a casa sempre alle cinque del mattino, con picchi che raggiungono le 7-8.
Qualche giorno fa ho preso la giornata libera che mi ha fatto apprezzare ancora più il gusto del lavoro. Poi ieri sera mi è stato dato il secondo acconto: trasformazione dell’energia la chiamo io. Ho calcolato che con una mia giornata di lavoro potrei permettermi l’acquisto di un mojitone (otto mojito in un unica caraffa), che con un’ora di lavoro potrei permettermi un cocktail analcolico ma non uno alcolico che infatti costa 5€. E la cosa che più mi spinge a riflettere è che non conta se sto scopando le pedane, se sto intrattenendo la clientela convincendola a spendere ancora o se sto buttando l’immondizia: un’ora viene conteggiata come sessanta minuti. E io credo che guadagnerò circa 6 centesimi al minuto.
Certamente non è quel che mi aspetto da me che ho sgobbato a pagamento per tre anni su dei libri che spiegavano cose ben diverse rispetto alla preparazione di un mojito. Che ho imparato come si fa fra l’altro. Meno di 50ml di Rum, si può scegliere se farlo col chiaro o con lo scuro, oppure si prende il mojito al pacino che è fatto con la vodka. E se si è ben disposti a spendere n’euro in più si può prendere il mojito strong. Che come dice la parola, è chiù fotti!
Un’altra cosa che apprezzo del mio lavoro è la catena di aneddoti che inanello nella collana dei miei racconti. Come quella tipa bionda, dal trucco un po’ accentuato e secondo me una porcona assurda che continua a prendersi drink del tipo: Figà, Blowjob (sarebbe la traduzione inglese di pompino), Orgasmo. Nell’ordine che preferite. Ieri si è pure versata l’Orgasmo addosso, cocktail che (ho imparato) prende il nome dal colore che assume dopo essere shakerato con la panna.
Poi ho conosciuto meglio Tony ‘u killer. Rappresenta la Sicurezza del locale. Ma in realtà ha la funzione di avvisare il dj quando passano dallo stradone affianco gli sbirri. Il dj stacca la musica e Tony (che Paolo pensa sia stato in carcere per via di un suo tatuaggio sulla mano) si avvicina al bancone e invita i ragazzi a non consumare alcolici con uno spiccato accento catanese: picchiotti, l’acccol ‘oo finemmu. Nunn’avemu chiùi acccol. Ieri il killer si rivolge verso di me: ‘mbare, chiè lo prendi u palloncinu cà ciò rugnu alla picciridda. Anche i killer hanno il lato tenero. Solitamente però Tony accarezza le donne che già chiamarle donne è un complimento per le lor signore, le mignotte. Ultimamente offre da bere e pure i tocchetti di frutta al vicequestore della Digos. Io non so chi è e perciò non ho timori referenziali. Ma Tony la tratta come se fosse il padre eterno due – il ritorno.
Ieri infine sono stato cazziato ben due volte. Per me è un record dato che che sono un hard worker. La prima ancora non me la spiego. Praticamente ho preso una comanda ad un tavolo ed erroneamente l’ho richiesta a due baristi che l’hanno fatta entrambi. Il responsabile tra il serio e lo scherzoso mi ha intimato che la volta successiva mi avrebbe fatto bere tutti i cocktail in eccesso e naturalmente caricati sulla mia scheda personale. Il problema serio è che ho un vuoto di memoria e non ricordo d’averlo detto a due baristi ma ad uno solo. Ma con la stanchezza del lavoro ho subito effetti ben più gravi, come quel giorno in cui credevo di aver visto la morte. Non è una morte o una mia tipica esagerazione: ho avuto la sensazione che stavo per morire e dicevo fra me e me ecco cosa si sente prima di morire, quello che nessuno ha mai potuto raccontare…
La seconda cazziata invece l’ho avuta perché a detta del capo “pustiavo” troppo a lungo (“pustiare” sta per far la posta, provarci con qualcuno). Il problema non è nel pustiare ma è nel farlo a lungo. Cioè posso provarci con chi mi pare ma devo farlo in fretta. E’ il duro lavoro del runner! In realtà stavo soltanto risalutando un’amica con cui in qualche modo si doveva rompere il ghiaccio: è la divisa che indosso al lavoro è risultata essere meravigliosa per questo scopo. Paolo sostiene che mi fa pure più attraente. E non m’ha ancora vista con i guanti in lattice!
Ho scoperto ieri sera che 4 shortini sono il mio limite di lucidità. Dopo la visione periferica e la capacità di camminare lungo una linea retta vanno gentilmente a puttane e divento assolutamente meno timido. Perciò la prossima volta che temo di vedere la morte so che mi bastano 4 di quei bicchierini per sputarle in un occhio e continuare, faticando e gioendo, a fare il mio lavoro. C’ho le diapositive.

Io e Antonio con i nostri guanti in lattice!
Colleghi di fatica…
Io mentre “rompo il ghiaccio”
…e infine la foto simbolo del mio lavoro. Bevo a scrocco, mi diverto molto, fatico di più!

3 pensieri su “Fatti del lavoro

  1. ahahaha! Wao! Io non ho mai lavorato dietro un bancone ma solo come barman improvvisato, eppure ho sempre pensato fosse una gran faticaccia. Complimenti!
    Invece, curiosità: cosa intendete per shortini? (qui sono alcolici lisci tipo Martini, Baylies, Vodka e co) anche se ci sono un paio di locali che hanno portato la terminologia short drinks ad altri significati…comunque…

    Mi raccomando, divertiti per le serate che rimangono! O, almeno, provaci!

    Seya

    Sei sicuro che il tuo capo ti abbia ripreso la seconda volta per la questione tempo e non per gelosia, della serie "lui rimorchia, io no"???XD

  2. Nono ma io non sono un barman! Faccio servizio ai tavoli fin quando si può passare fra la gente. Dopo divento un back e addetto a sparecchio tavoli! A fine serata mi trasformo in scopatore e netturbino :D
    Gli shortini son quelli che hai detto tu…in generale noi dello staff prendiamo dei cocktail normali ma messi nel bicchierino dello shortino in modo da evitare l'abuso (…che si deve pur sempre lavorà!)
    Comunque il capo è già zitato, anche se non disdegna un po' di flirting (o "pusting" che si voglia dire :D)

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