“Occupato!”

Questo nella foto a sinistra – nella parte destra della foto – sono io qualche giorno fa in una località della costa ragusana intento a fare chissà cosa di imprecisato dato che non mi sono accorto dello scatto. E questo qua a destra nella foto sono sempre io qualche anno fa, nella cucina di una pizzeria del mio paese. Il mio primo lavoro retribuito se omettiamo quelle volte che uscivo con mio padre come il ragazzetto del fotografo.   
Questo qua a lato sono ancora io nella campagna di mio nonno, indaffarato nella bacchiatura delle carrube. Quando guardo queste foto sono orgoglioso di me. Quando ripenso ai “miei” lavori non documentati da foto sono più che orgoglioso di me. Moltissimo orgoglioso. La mia prima giornata di lavoro è datata marzo 2003: la serata del derby della madonnina. Per me tifoso dell’inter fu un po’ difficile rimanere concentrato sul lavoro in quel giorno. Ma non sapevo a cosa andavo in contro: ho lavorato per la serata di Italia-Ghana, Italia-Usa, Italia-Germania e Italia-Francia. E per altri centinaia di sabati. Domeniche o estati. Cos’altro c’è di più umano del lavorare faticando in cambio di denaro che andrà speso in ciò che più ci appaga?  
Lavoro da un po’ in un posto che è una specie di chalet, un po’ pub e un po’ disco da spiaggia. Sto scoprendo di essere un ottimo attuatore della mia teoria del budino. Sto conoscendo (di facciata s’intende) più persone in questi cinque giorni che negli ultimi cinque mesi. Il lavoro è molto faticoso dato che sono quasi undici ore, in cui l’unico momento in cui ci si siede è la pausa-cena: 10 minuti. Ma l’ambiente di lavoro è piacevole e poi non avevo mai fatto un lavoro con così tanto contatto con la gente. E ho scoperto di essere bravissimo, tanto bravo da totalizzare più mance della mia collega donna che può vantare una marcia in più (almeno una quinta). Ho già ricevuto i primi complimenti da chi lavorava lì prima che venissi io e questo mi fa pensare che sono un bravo lavoratore. Anche se presi un 19 in Fisica al primo anno del poli. Ieri addirittura osannavano il mio nome vedendomi arrivare con la bottiglia di prosecco su cui era stato attaccato un piccolo fuoco d’artificio: saranno stati ubriachi ma sorridevo fra me e me.
Ho conosciuto il chitarrista di Vasco Rossi, ho scoperto che a scopare tanto ti viene il callo fra il pollice e l’indice, che il Mojito non è affatto male e che l’analcolico più buono si chiama Red Peach.
In tutto questo trambusto devo andare ancora a mare ma per quello ci sarà tempo. C’ho un mucchio di cose da imparare e mi trovo in quei momenti in cui la salita è una sfida ricca di soddisfazioni. Mi fanno male i talloni ma sono un runner coi controcazzi.
E con questo, ho scritto ben trecento post. Mi sa che non m’innamoro più…

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