…Io di sicuro non l’ho ancora VISTO

Se ne scrivo adesso è perché adesso c’ho abbastanza quiete interiore per parlarne. Si parla del Canada, si parla del visto. L’ultimo aggiornamento che ho scritto qui è che ero stato convocato a Roma, d’urgenza, per una interview. Senza capire che cosa volessero da me mi sono preso le mie 12 ore di viaggio in corriera e mi sono recato nella capitale oltrepassando l’angusto stretto di Scilla e Cariddi e la più pericolosa autostrada di Salerno e Reggio Calabria.
L’ingresso in ambasciata è stata una esperienza veramente formidabile se non altro perché rappresentava il mio primo accesso in terra Canadese.

Secondo me i jeans bianchi mi stanno da schifo!

Tutto molto burocratico, passaggio sotto il metal detector, consegna del pass, piano n.2, attenda in sala d’aspetto, fin quando mi chiamano nella stanza 1 delle interviste. Un cubo di due metri quadri, con un vetro a separare ermeticamente la zona immigrato dalla zona ufficiale dell’immigrazione.
Lei, chiamiamola l’immigratore, parla inglese. Ma è di quello comprensibile. Mi avvalgo comunque di un interprete per via delle mie scarse abilità nello speaking. Inoltre l’interprete si rivela essere la donna con gli occhi più belli dell’intero asse Italo-Canadese.
Qualche domanda che io avevo reputato generica (Perché vuoi andare in Canada, cosa studi, cosa vuoi fare dopo il Canada). E poi la notiziona: l’immigratore non crede che io, immigrato, stia andando lì effettivamente per imparare l’inglese. Lei non capisce perché uno laureato in ingegneria debba andare a lavorare come barista (o giù di lì). Non crede che i miei soldi siano sufficienti, infine non crede che io tornerò in Italia. Effettivamente gireranno certe voci sul conto del nostro paese che io li capisco questi poveri immigratori!
Perciò ha difficoltà ad accettare la mia domanda di visto: ma non la sta rifiutando e non la sta accettando. Che cazzo sta succedendo, che vogliono da me, io da loro voglio un visto per coronare il mio attuale sogno, loro vogliono risposte alle loro domande? E allora perché non mi fate rispondere?
Presto l’immigratore risponde a quest’ultima domanda. Devo tornare a casa, pensare e scrivere una mail in cui tento di convincerla della mia buona fede. Praticamente è uno scherzo sadico, così sembra: come faccio a convincere una persona che già pensa che sono il malafede scrivendole semplicemente una mail?
Io la mail l’ho scritta. Ho fatto il mio massimo, ho scritto sul bus di ritorno sul letto sulla scrivania. Ho pensato dovunque e a qualsiasi ora e una buona motivazione m’è pure venuta prima di addormentarmi. L’ho spedita domenica sera, lunedì in Canada c’era il Labour Day e ad oggi non m’hanno ancora fatto sapere niente. Ma tanto non fermano il mio Canada, ‘sti delinquenti!

3 pensieri su “…Io di sicuro non l’ho ancora VISTO

  1. Allucinante che ti facciano tante storie! Speriamo che la tua mail funzioni. In oogni caso la mia stima ce l'hai anche solo per aver fatto il viaggio in pullman XD

    Seya

  2. Ancora oggi nessuna notizia. Io mi faccio un viaggio sulle ginocchia e mi costruisco sto visto da solo. Oppure potrei ammazzarli tutti. Ci devo pensare…

  3. ammazzarli tutti ti porterebbe alla galera e non ne vale la pena per questi tipi…per costruire un visto cosa serve? carta, colori, stampa laser, colla, un timbro…

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