Caccia, troie e futuro: a 220° per 12 minuti!

A caccia poi ci sono andato sul serio e a cacciare mi sono divertito, è uno sport che fa per me credo. Qua ci sono le foto della serata e qua non c’è spazio per polemiche (se non per vegetariani, vegani e quant’altro possa esserci di perverso).
Son riuscito pure ad andare al party quella sera. Una totale delusione: avrei preferito stare in mezzo al nulla con la neve che batteva in faccia e i piedi che stavano per perdere conoscenza dal freddo che c’era. Ma quanto meno l’obiettivo che ci stava dietro era calcolato, opinabile ma di certo quanto mai umano (ricordo a tutti che da quando l’uomo esiste è sempre stato cacciatore). Ma no, cazzo no, ubriacarsi fino al vomitare nel giorno del tuo compleanno mi sembra da coglioni. E io non sono affatto disposto a spendere (ma neanche a immaginare di spendere) parte di me con un coglione. Io associo il vomitare ad un virus gastro-intestinale che quindi coincide con un letto, una coperta calda e – se possibile – una mamma che ti vizia. Non ad una cazzo di bus-limousine e gente che tratta i suoi (pochi) neuroni come io tratto i “miei” congiuntivi. Che poi senza girarci troppo intorno, è due volte più da bestia ubriacarsi fino a non capire se ti stanno stuprando o se sei cascato sulla bottiglia di vodka che tentare di procacciarsi il cibo come facevano i nostri antenati (poco importa se non ne abbiamo effettivamente bisogno ma la salsiccia di cervo è una delizia). Una caccia ben regolamentata è assolutamente dieci volte migliore di una festa di compleanno sregolata. Che come dico a duli ho speso gli ultimi miei quattro compleanni a studiare come un dannato e probabilmente e finalmente festeggerò i miei 22 anni (l’ultima festa coincidente col giorno del mio compleanno risale al 2007).


Mia madre e i miei parenti da questa parte del mondo mi stanno pushando (che vuol dire letteralmente spingere ma incoraggiare è più adeguato) per proseguire i miei studi qua. La situazione è complicata e difficile da analizzare nel suo complesso, ci sono in ballo così tante variabili e soprattuto in ballo c’è la mia vita. Sembra stupido ma questa scelta potrebbe decidere che lingua parleranno i miei figli, la meta delle mie vacanze quando sarò in ferie eccetera eccetera. Domani andrò all’università locale per chiedere informazioni, sabato ho un appuntamento col boss del dipartimento di Ingegneria Informatica della stessa università. Ho bisogno di un po’ di chiarezza in più per disegnare quantomeno i contorni di tutta questa storia che per adesso è come una nuvola di fiato in una giornata gelida. Tornare in Italia e proseguire il naturale percorso facendo la specialistica al polimi avrebbe come risultato un master teoricamente migliore e una borsa di studio praticamente certa (e non scordiamoci il dormitorio e la presenza dei vecchi amici). Di contro iscrivendomi ad un master qui in Canada avrei un titolo anglofono (e quanto mai simile ad uno statunitense) anche se tecnicamente il livello didattico dovrebbe essere inferiore. In più avrei il problema di recuperare 10000$ (o forse più) per le tasse dato che essendo a tutti gli effetti un forestiero non ho alcun diritto a borse di studio ordinarie. Ciò comporterebbe la ricerca di un lavoro part-time con la probabilità di dover allungare i tempi di conseguimento del master a più di 2 anni (rischio che – è doveroso dirlo – potrebbe esserci anche in Italia a sentire quanto Sergio sia preoccupato per questo primo anno di magistrale). A tutto ciò si aggiunge il problema con l’ambasciata: prolungare il visto, diventare residente cittadino o addirittura iniziare le pratiche per acquisire la doppia cittadinanza? Considerando quanto ho penato per avere un “misero” visto di studio&lavoro sono terrorizzato dal dovere riallacciare i rapporti con la burocrazia.
C’è quindi da discernere tra l’eccitamento dovuto a tutto ciò che comporterebbe un prolungamento della mia vita qua e le effettive migliorie che ne deriverebbero. E in tutto questo discorso sto considerando solo il lato razionale, finanziario e lavorativo. Non mi scordo mica della voce del cuore che – adesso proprio – mi porterebbero a rimettermi su una bicicletta e a fare stronzate (che poi stronzate non erano, siamo uomini di classe, non come quella troia) (cit. di duli).
La prima volta che ho sentito il bisogno di stare da solo è stato esattamente qualche giorno fa dopo aver parlato con Joanna del mio futuro. E ho fatto un giro in macchina che mi ha portato a vedere lo spettacolo del palazzo del governo illuminato di notte.
E’ chiaro che la cosa mi punge un nervo scoperto, io lo sapevo che andava a finire così. Ma il tempo è ancora con me e perciò siamo in maggioranza: adesso tocca ricercare e fare i compiti per casa per benino.
Del resto il mio nome non suonerebbe (in cinese) Giò il mare resistente!

Anche se non te lo dico spesso anche tu mi manchi, lo sai cucciolo mio no? Adesso tutti penseranno che siamo gay ma devi sapere che proprio ora sto indossando la nostra maglietta e tutti mi chiedono che cosa significa. Iu ci dissi "Could be nice", ti va bene come traduzione? Presto ti dedico un post tutto per te sul blog, che un posto per te sul mio cuore già ce l'hai. Ti fai bocciare a qualche esame così quando torno qualche volta studiamo insieme come ai vecchi tempi? Sarebbe bello...

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