Di come ti hanno “salvato” il Natale con Skype e cavolfiori

Ero così pronto a scrivere un post sul falso stile di questo, su quanto ipocrita possa essere la gente quando il natale s’avvicina e su quanto io sia infastidito dalla libertà che il natale mi priva di essere triste, solo e incazzato. Badate bene, non ho particolari interessi a essere triste e incazzato (e infatti il Canadox mi sta guarendo) ma appartengo a quel genere di individui che amano la possibilità di essere tristi per poi non sceglierla. E a Natale le convenzioni sociali te lo proibiscono. E forse sarà per il mio spirito ribelle che sussulta quando vede il fiume di tradizioni pieno di natanti, felici di farsi trascinare a valle. Fatto sta che stavo per scrivere un posto intitolato “Buon Natale un cazzo” dato che più della metà dei blog che seguo hanno redatto un posto intitolato “Buon Natale”. Volevo essere pungente e un po’ blasfemo seguendo quella teoria che soltanto scuotendo con molta forza un albero è possibile far cadere i resistenti frutti della routine. Mi sono messo a citare frasi di Ebenezer Scrooge, il tipo che odiava il natale. Nella finzione della fiaba arrivarono tre spiriti e il tipo cambiò idea e iniziò anch’egli a percepire l’atmosfera natalizia (che per quanto mi riguarda significa: scacci, pastizza e baccalà!).
Anche nella mia realtà qualcosa mi ha fatto cambiare idea e quindi son qui a scrivere qualcosa di più moderato, il titolo non conterrà parolacce (ma comunque gli auguri non ve li faccio, tiè!).
E’ successo questo:

I tre spiriti

Quello al centro è mio nonno. Quel nonno che se vuoi vederlo devi farti 14 chilometri di cui 3 di strada non asfaltata a cui a stento può passare una macchina: e una volta arrivata ti aspetta con dei lavoretti da campagna da fare. Quel nonno che avrà detto si e no otto parole in un’ora e mezza di video chiamata, ma lo puoi vedere chiaramente che sta passando un felice momento. Ed è merito mio.
E poi  quello a sinistra è mio fratello. Lo si riconosce dai vestiti che orgogliosamente veste. Anche lui sta passando un felice momento, poggia una spalla su quello del nonno in una fantastica continuità di tradizioni e di sangue familiare che mi mette i brividi. Quel ragazzo a destra è uno dei miei cugini e anche se si sta mangiando le unghie lo vedi che ride sotto il baffo.
Io mica me lo aspettavo che mio nonno, mia nonna, mia madre e mio padre, mio fratello, una zia (che l’altra si scuddau a cù appatteni) e qualche cugino si ritrovassero tutti di fronte a una webcam che implica il dover stare in una stessa stanza con le gambe sotto lo stesso tavolo. Cose che se mi trovavo in Terronia non sarebbero probabilmente accadute. Ma si sa, il Canadox è un farmaco ad ampio spettro.
E così mi sono immerso pure io un poco nella ipocrisia del natale e questo – se voglio conservare un minimo di coerenza – mi vieta di spiegare dettagliatamente (almeno per quest’anno) perché a me le feste comandate non piacciono.
Ieri sera poi si è recuperata la tradizione siciliana e si è fatto la famosa cena all’italo-siculo-canadese. E incredibilmente ho sorriso spontaneamente, immergendomi un pochino in quella ilare serata che la vigilia di natale impone. Bello sto aggettivo, ilare, no?

Dio esiste e si chiama pastizzu chè ciurietti

Voglio ringraziare quella gente che mi ha fatto sentire a casa e in famiglia quando mi trovo a diecimila chilometri da casa e a nove ore indietro dalla mia famiglia. Voglio ringraziare dulietta che ha trovato un po’ di tempo per me (o io ho trovato il tempo per lei?), voglio ringraziare Sergio che non m’ha augurato “Buon Natale” e per questo lo apprezzo più di ogni altra persona. Voglio ringraziare la mamma che ha permesso l’inizio del capovolgimento emotivo del mio natale e voglio ringraziare chi si è fatto i fatti suoi senza inondarmi di messaggi e minchiate caratteristiche del Natale (ma Capodanno sta arrivando, minchia!).
Infine ringrazio chi ha preparato, cucinato e servito il ben di dio che potete vedere qui sopra. Senza scordarci che io ho girato la manovella del macchinario che metteva la salsiccia nel budello e che ho tagliato con precisione e accuratezza il formaggio che è condimento delle focacce col pomodoro. Miiiiiinchia!

2 pensieri su “Di come ti hanno “salvato” il Natale con Skype e cavolfiori

  1. Non hai idea di quanto avrei gradito il titolo “Buon Natale un cazzo”, quest’anno più che mai.
    Spero che il Canadox ti guarisca ma spero anche che non crei dipendenza. C’ho bisogno di un Mac per buildare videogame! Per ora un migliaio di euro a disposizione non ce li ho… fai un po’ tu ;) Milano mi ha già rotto i coglioni e Copenaghen improvvisamente suona meglio ;)

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