Il cammino di Baiano

Lo ammetto questo posto lo sto scrivendo per riempire un ansioso buco di tempo di un’ormai appena ora e mezza. Era tuttavia un intervento che dovevo fare, in canna da giorni. Non si parlerà di Canada (giusto un pochettino) perciò coloro che sono interessati soltanto a quello possono fare marcia indietro.
Anni fa mi piaceva una ragazza. Come spesso è accaduto da queste mie parti le emozioni non erano ricambiate, ma come ancora più spesso è accaduto (sempre da queste parti) la cosa non mi riguardava. Cioè in effetti mi riguardava, ma io non l’avevo capito. E siccome ho sempre tenuto in gran considerazione l’importanza dei gesti (simbolici o meno) mi sono messo a dipingere l’Impresa. Una cosa illegale, infantile, tecnicamente infantile ma impreziosita da dei giochetti da settimana enigmistica. Stupido si ma con originalità. Credo che la spiegazione sia questa: per bilanciare tutto questo slancio di emozioni verso l’esterno ho creduto che una missione suicida in solitaria avrebbe creato un gesto almeno tanto grande da auto-celebrarmi (o auto-coglionarmi) per un po’, per il tempo necessario a ricominciare a dire io continuo ad esistere, guarda cosa sto facendo.
Ecco, detta così sembra una cosa poetica e bellina da raccontare. Ma sapendo ciò di cui sto parlando vi avviso che in realtà come gesti simbolici (con lo scopo sopra descritto) ho sempre fatto delle minchiate. “Divertenti” e un po’ fuori dall’ordinario. Del resto ubriacarsi per dimenticare è già stato fatto da centinaia di essere umani, dovevo fare qualcosa di nuovo. Di innovativo. Una minchiata diversa insomma. Eccone un’altra. Altro stile, altra storia.

 

Se sono qua a scrivere vuol dire che dal cavalcavia non sono caduto. Perché sono tornato indietro. Ma come dico nel video di “tornare indietro” non se ne parla. Esattamente mi trovavo qui:


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E sarebbero stati soltanto 600 e rotti metri di cavalcavia dico io:

 
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Beh, adesso che posso guardare su street view come quella strada continua devo dire che sono stato bravo ad immaginare che forse fare un passo indietro sarebbe stata la scelta giusta!
Vedete in questa storia che non sto raccontando (ma che la sto facendo vedere e intuire a pezzi) c’ero io, alla stremata e sfrenata ricerca di tappare qualche buco dai cui, sebbene fosse passato tempo, uscivano ancora emozioni. Ma di dipingere altri muri non se ne parlava. Le esperienze sono belle perché si può decidere di non ripeterle, perché se ne possono avere sempre di nuove e originali. E dopo aver lavorato tutta l’estate avevo il diritto (e i soldi) di fare la prossima esperienza. Il cammino di Baiano lo possiamo chiamare. Fu così che arrivato alla stazione dei treni più vicina invece di prendere a destra presi a sinistra. E c’è da dire che dritto non si poteva andare, praticamente ho avuto sfiga. Quando chiesi al bar come arrivare su per i monti quelli del bar mi dissero che oramai arrivati a quel punto potevo prendere l’altra strada, una strada secondaria della (già) secondaria strada. Praticamente una mulattiera asfaltata con pendenze di 25%. Quelli del bar forse pensavano che avessi una grossa moto o forse un 4×4.

Quando ricevetti la telefonata

Io avevo poco più che una graziella e tanta forza di volontà nei polpacci e nel cervello. Fu una scalata epica, sotto il sole cocente (ebbene sì, ad ottobre il sole non è solo in Sicilia), senza cibo nello stomaco (perché avevo girato a sinistra cazzo!) e pure la Taverna del Sole era chiusa. Fortunatamente ho una buona memoria, fortunatamente là fuori c’è ancora gente disponibile a dare un tozzo di pane agli affamati. Quella giornata è quella che io chiamerei una giornata perfetta: fatica, profonda spensieratezza, raggiungimento degli obiettivi prefissati. E poi vogliamo parlare del panorama, delle bellezze del caratteristico paesaggio? Di seguito una delle amenità riscontrate.


“‘more non dimenticherò mai il tuo budino” [cit. dal Guardrail]

La discesa è stata la parte più eccitante. Un po’ perché preferisco l’alta velocità, un po’ perché dopo quella salitaccia (per giunta avendone fatta di più dopo aver sbagliato strada) quella discesa fu la fine delle sofferenze. La liberazione. E poi si doveva correre che c’era un treno da prendere più di 13 chilometri lontano con 40 minuti rimasti. E il treno avrebbe condotto verso quella sera, graziosamente definita come l’ultima cena. Senza budino è chiaro, ma c’ho pensato lo stesso al dessert :D

 

La vita è come andare in bicicletta: se vuoi stare in equilibrio devi muoverti [Albert Einstein]

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