L’evoluzione ed involuzione di un ingegnere

Lo studente emigrante

Partiamo dalla fine. Su quel carrello ci stava stipata la mia vita al palazzo delle Residenze (come l’ho recentemente denominato). Che fatica portarlo a casa di Sergio. Quando guardo sto carrello mi viene la nostalgia. Avevo dato da qualche ora l’ultimo esame, non sapevo ancora l’esito ma ero più che fiducioso che quello sarebbe stato l’ultimo esame per almeno un anno della mia vita. Non sapevo cosa il mese d’agosto m’avrebbe regalato ma sapevo che verso la fine di ottobre mi sarei trovato in suolo canadese. E quando lo stai a sognare dal settembre precedente la realizzazione quasi materiale di quella speranza ti fornisce qualcosa nel cervello, nelle gambe, nei sopraccigli. Mamma mia che periodo!

Lo studente imbarazzante

Da notare: il fegato come nutrimento, che costa poco! Il vassoio rubato alla mensa, il pane che assomiglia al pane, il coltello fregato a Simone durante il secondo anno (ed usato per tutto ciò a cui un coltello può servire), il vino da 2€ a bottiglia quando non c’è l’offerta, lo scatolo di integratori vicino alla pila di slides. E poi, dulcis in fundo, la pila di vestiti lavati ma ancora da stirare e/o sistemare. E’ di quelli che sono orgoglioso, il rozzo e wild Gioele che esprime tutto sé stesso quando si trova allo stato brado. E si faccio anche i rutti!

Lo studente pensante

In mia difesa c’ho da dire che non era ora di lezione, pausa caffè. Io me la sognavo di brutto, chissà se ti stavo pensando o se stavo solo pisolando: certo che quando dormo però sono bellissimo.

Lo studente in panne

Questa non la so da dove viene: la scrittura pare quella di Simone, o forse quella di Daniele. Era Basi di Dati 1 (ora loro stanno facendo il sequel). Non fatevi facilmente impressionare dai simboli connessi alle parole comuni: questo è uno degli esami più facili. Detto da me che sono riuscito a prendere un voto alquanto normale. E’ che mi mancava il tempo, che bordello quel periodo!

Lo studente pendolante

Questo è il circo sulla verde. No a dire il vero questo è la metro verde. Da Cologno Nord direzione Abbiategrasso: che ancora la fermata di Assago era solo tratteggiata. Se mi chiedete cosa c’aveva spinto a metterci a testa in giù come dei gufi non lo so, non lo ricordo più. Io ricordo che quei jeans la mamma mia li ha buttati perché diceva che erano troppo vecchi. E’ la mia storica cintura di cuoio l’ho rotta recentemente in Canada per prendere una cozza che adesso sta in stanza mia. Ci divertivamo, innegabile. E poco contava il fatto che in tre anni ognuno avrebbe preso una strada diversa: a quel tempo, a testa in giù, questo pensiero non c’era ancora venuto!

Lo studente domandante

Quella in fondo, lì, è duli. No quella a sinistra, quella è Maga Magò. Se vi chiedete perché sta lì sola a fare delle domande devo chiarire due cose: noi eravamo quelli che facevamo le domande alla fine della lezione, alle volte neanche inerenti al corso in questione. Ciò spiega perché duli è lì a fare domande. Il perché nessuno o quasi è ormai rimasto in classe ci porta al secondo punto: lei era l’unica che c’aveva capito qualcosa di quel corso. E sto includendo pure MagaMagò. Mi ricordo che pur tentando di seguire non riuscivamo a racimolare qualche frase sgrammaticata. Guardavo Sergio e lui stava più ‘mbriaco di me. Daniele quando c’era dormiva. Allora guardavamo duli e le facevamo un cenno come per dire: “Hai capito?”. Quando era si eravamo sollevati, ce l’avrebbe spiegato poi. Quando era un no eravamo sollevati: se non l’aveva capito lei…noi eravamo apposto!

Lo studente panicante

Ma che razza di commento è “Al mio Orologio?”. Non lo sa quel prof. che il tempo è una invenzione dell’Uomo e lui non è capace di attribuirsene le proprietà? E’ una pratica che personalmente sto rimuovendo, ma sono sicuro che gli altri sono ancora pratici di queste tattiche. Io mi ricordo che stavo parecchio in ansia e quando la mamma mi obbligò di prendermi la camomilla per calmarmi, a me venne la diarrea. Che esame di merda che fu quello!

Lo studente incurante

Lo vedete questo? Questo sono io. Lo so che non mi si vede bene. Il concetto è che c’avevo la barba lunga. Era il primo anno e con quella barba lunga presi il mio primo 30. Me lo ricordo perché poi di 30 non ne presi uno va e uno viene, io so apprezzare la bellezza di un 30 e per questo li prendo raramente. Ad esempio il 23 mi sta antipatico e allora gli faccio questo scherzetto: lo prendo spesso!
Essendo uno studente di ingegneria mi trascuro. Non è che non avessi il tempo di farmi la barba, è che avevo capito male il sillogismo. E allora mi trascuravo, così sì che ero uno studente di ingegneria. Che poi, eccetto per le brasiliane, la barba c’ha il suo fascino. 8 donne su 10 dicono che fa uomo, le altre 2 sono confuse. Belli pure i capelli, eh?

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