La presa d’aria, chi sei veramente?

I gotta think, I’ll let the words flow out of my mind. Drinking a beer, per la gioia della mamma. Questo post è mezzo in inglese e mezzo in italiano, lascio che le parole escono dalla testa così come sono. Non è un post smielato, non ancora. Forse lo diventerà ma non sono questo gli intenti iniziali. Sorso di birra dal boccale. Mamma dice che mi diventa la pancia grossa ma io tanto sto andando in palestra. Perché vado in palestra? Tralasciando le balle della salute che non è che me ne sia sbattuto tanto durante l’ultimo anno. Si l’ultimo anno. Un paio di chiodi e anche a volerlo non c’avrei cavato un ragno da un buco. To take a spider out of an hole.

Mi ricordo che quando mi rantolavo nella disperazione del vuoto che mi ero ritrovato mi domandavo come un ossesso: ma chi minchia me l’ha fatto fare, io non m’interesserò mai più a nessuna figliola. Datemi carrube, libri da studiare, bugs da debuggare. Di femmine non ne voglio più sapere. Poi finivo di pensare questo e mi mettevo a ridere: lo sapevo che erano parole dettate dal momento ma io giuro che lo provavo veramente: non avrai mai più guardato il culo di nessuna. Per dirla terra terra che tanto bevo la birra e l’alito già puzza. Quando il 4 settembre ci fu quella telefonata io rinunciai alla mia unica ora di sonno in 14 sotto un albero in agosto. Hai capito cazzo? 14 ore a guardare in alto, 14 ore rannicchiato con le mani fra le spine. Rinunciai a quell’ora, presi il decespugliatore e iniziai a distruggere rovi intorno agli alberi. Poi mi venne da cacare, mi misi vicino a un muro feci il mio e mi asciugai con le foglie di carrubbo. Come mi aveva insegnato papà quando ero piccolo.

Poi venni in Canada e ho passato un anno fra le nuvole. Leggero da poterle sorvolare senza fatica. Leggero che potevo respirarle.

Fino a un paio di settimane fa, che a quanto pare il mio cervello (si è finita la birra) e il mio cuore hanno fatto, ‘mpare deal!, tocca trovarsene un’altra. Tocca fare quello per cui sei nato, trovati una donna e amala finché puoi, fin quando lei ti ridurrà di nuovo a pezzettini. Ci saremo noi, cuore e cervello, a farti uscire le palle di nuovo a quel punto. A farti rinascere un’autostima, a farti credere che non sei la merda ma quello che la spala, a convincerti che sì, si possono avere giorni felice di nuovo.
No in realtà non è stato così. E’ stato che io mi scrivevo i miei post dementi, di quelli che dimostrano quanto sono schietto e me stesso (da qui la diversione di prima sulla cacca nel campo, non posso più nasconderlo: io sono fatto in questo modo e se non sono piaciuto consiglio un decespugliatore e un gigantesco campo…aiuta!). Scrivevo questi post, una serie di fortuiti eventi e bum!

BATAPUM

…cazzo sta succedendo. Sergio mi ha contattato una Tipa, non ci sto capendo un cazzo. Ha gli occhi verdi ed è figa. No che non è un trans. Cioè non lo so. Fatto sta che è da un bel po’ che ho ripreso il viaggio su quella cazzo di montagna russa che ha il nome di romA. O forse è da leggersi al contrario…E la cosa freak me out. Perché? Perché il suddetto Tipo s’è messo in una situazione ben più complessa di quella che può gestire. E pensate un po’ che non c’ho manco una minchia di decespugliatore a portata di mano (anche se le foglie d’acero, ora che ci penso, sono belle più larghe di quelle di carrubbo). C’è l’immigrazione di mezzo, la mia e la tua, un oceano e tutta quella cazzo di incertezza dovuta al fatto che sappiamo noi. Cioè whatsapp è una applicazione spettacolo, skype ancora di più, ma non so neanche se hai una voglia da qualche parte o che odore ti fanno gli ascelle dopo una giornata a spasso.

E nel frattempo io te lo dico: questa è la mia tattica. Perché su di me non mi posso fidare neanche io (ed è inutile che dico a Sergio tutti i giorni, no no tanto io ci vado piano che io non la voglio pigliare nel culo), io faccio in modo che tu non ti fidi di me. Ed è così che me ne esco con la puzza delle ascelle, la cacca nei campi e qualsiasi altro abominio che io possa suscitarti.
Che tattico che sono, che tattico! Dovevo fare lo stratega o l’ingegnere. O cazzo io sono un ingegnere!

Inizia a girarmi la testa, ci credo la birra l’ho bevuta in 3 sorsi.

I tell ya. I am screwed up, my mind is messed up, my family is fucking broken. E’ tutto un up, c’è qualcosa di diverso in me che non so controllare neanche io. Quando sono felice mi faccio mille domande di cui la prima è: ma sono sicuro che mi merito questa dose di felicità? Nel passato ogni volta che me la sono posta è andata a finire maluccio.

Adesso queste sono le clausole, le ho scritte da mezzo brillo ma me ne assumo le responsabilità. Leggile e capiscile, compito per casa. Prima che parte l’aereo pensace, dopo non mi fare dire uomo avvisato mezzo salvato (tutto intero diciamo, dato la statura in questione (ho fatto la battuta cattiva pure!)). Io provo a dare il meglio di me ogni fucking day che dio ha fatto ma talvolta I gotta be different. It’s who I am, available to improve, not willing to change.

Per chi non ha capito niente, non so che dirvi, non ho capito niente neanche io. Chiedete a Sergio, lui magari ha un consiglio anche per voi. Per la mamma, no, niente di serio. Lo sai com’è, uno si beve una birra e finisce in giro per il Canada a bucarsi ubriaco e con la pancia tutta grossa e gonfia (e i capelli gli diventano lisci e corti tutti di un colpo). No scherzo. L’unica cosa che c’ho bucata è il pigiama, mi serve un ritapunto sotto l’ascella che c’ho la presa d’aria.

La presa d’aria, chi sei veramente?

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