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La fenice

Credo sia una di quelle sere un po’ tristi, “credo” perché ormai faccio fatica a riconoscere il giorno dalla notte, i diritti dai doveri, il giusto e lo sbagliato, la felicità dall’accontentarsi. Sono successe talmente tante cose dall’ultima volta che scrissi in questa pagina che probabilmente la mia facoltà di scrittrice è decaduta da tempo, ma si sa, devo andare sempre contro corrente! Allora cara gente, quanti di voi sono riusciti a partire? Quanti hanno lasciato il proprio nido alla ricerca della casetta in canadà? Quanti sono ancora pieni di speranza? E quanti invece rimasti delusi? Bè, io rientro nella categoria di quelli arrabbiati, si, arrabbiati con se stessi, arrabbiati perché probabilmente stanno rinunciando al proprio futuro servito su un piatto d’argento. Non ho mai parlato della mia esperienza canadese e facendo un breve riepilogo accadde che: feci domanda per il work permit, me la accettarono, dopo circa tre settimane ottenni un primo lavoro part time e successivamente cambiai per un altro full time e pagato decisamente meglio rispetto all’Italia. Per finire in bellezza mi proposero anche la sponsorizzazione. Bene, qual è il problema allora? Perché stai frignando come al solito vi chiederete? Perché mi sento in dovere di chiedere scusa a tutte quelle persone che stanno cercando di avere un futuro migliore, che io stupidamente sto buttando all’aria tornando in Italia, perché sono troppo egoista per cominciare a vivere la mia vita senza pesare sulle spalle di qualcun altro. Sono stati mesi difficili quelli passati in Canada, annebbiati dal profumo della pioggerellina leggera che cadeva in città, dall’odore del caffè caldo, dalla fatica dei giorni passati dietro a un bancone, dall’illusione che un computer possa essere costituito unicamente dall’hardware, dimenticando che non conta solo l’apparenza, ma tutto il software. Mettendo nero su bianco di solito ci si schiarisce le idee, forse è proprio questo il motivo per cui sto battendo su questi tasti, per ritrovare il coraggio di riprendere quell’aereo che tempo fa aspettavo con ansia e che ora mi intimorisce. Chiedo scusa a tutti voi che vi spaccate la schiena ogni giorno. Risorgerò dalle ceneri, lo farò.

Chiedimi se sono felice

Non dovrei stare qui a perdere tempo, so già che mi prenderò una sgridata ma ho tante di quelle cose da fare che come al solito, alla fine, non concludo mai niente. Io non scrivo punto per punto, non dico che è tardi quando sono le 9 di mattina (e di domenica!), non passerei ogni minuto libero a capire e risolvere i problemi dell’informatica. No, io non sono tutto questo. E cosa allora?. “Tell me about yourself”. Domanda più facile non potrebbe esserci, mi sta ossessionando da giorni e ancora di più l’idea di doverlo spiegare in inglese. Ma dopo aver attraversato un oceano sola soletta secondo voi mi faccio mettere KO così?! L’avevo detto che mi sarei rimboccata le maniche (tanto non fa neanche freddo!). Tornando a noi, volete sapere com’è la vita canadese, victoriana, da una new entry? Uno spettacolo! Se non si cerca una vita mondana basterà stare ore a guardare il porto e tutto ciò che lo circonda per sentirsi a casa; la gente è sempre pronta a farti un sorriso e non c’è cosa più bella quando tutto accanto a te è straniero. Per quanto riguarda il lavoro ancora non sono entrata nel giro, come sapete qui è tutto diverso, bisogna presentare un resume, una cover letter, sperare in una interview e pregare di essere assunti … sono ancora al primo punto, il parlare inglese solo due ore al giorno non mi sta aiutando per niente. Che dire … sono felice? Si. Ma se questa è la felicità, perché me lo chiedo? Cos’è questo continuo senso di insoddisfazione che mi spinge ogni giorno a guardare più in là? È sbagliato desiderare sempre di più? Non dovrei dirti di mettere l’acqua nella tazza, di non smollicare sul divano, di non lasciare i tuoi peletti nel bagno, forse dovrei accontentarmi. Perché se il solo guardarti negli occhi mi rende felice allora si, io sono felice.

In cerca di un titolo e mezzo post…. Post trovato!!! Ma il titolo??

4 Gennaio 2013

Ma da quant’è che non scrivo?? Non si comincia uno scritto con un “ma” quindi rettifico. Da quanto tempo non ti vedo caro vecchio foglio bianco! Non so voi, ma per un istante (diciamo anche finché non concludo),ogni volta che comincio a battere su questi tasti e dopo mezz’ora che vedo che il colore che predomina sulla pagina è ancora il bianco … mi viene l’ansia! (Ecco perché quattro di queste righe saranno totalmente inutili da leggere ma questo è un segreto, shhhhhh!!). Tornando a noi: siamo al 4 di Gennaio, la casa è stata affittata, i soldi messi da parte, una lista con tutti i possibili posti di lavoro è stata stilata … che altro?? Ah si! Il cuore va alla grande! Vi direte : “ovvio, altrimenti sarebbe a farsi delle analisi, o ricoverata in qualche clinica, mica a perdere tempo con queste cavolate” . Ebbene si, nessun problema cardiaco (tranne quando sei tu a farlo battere all’impazzata) ma vorrei soffermarmi  brevemente proprio su questo punto: avete una vaga idea di quanto ci sopportano gli uomini? Non dovrei ammetterlo, il codice d’onore che accomuna la categoria femminile me lo vieta, ma l’ingegnere sta facendo un ottimo lavoro! Quest’ultimo mese sembra non passare mai, da una parte meglio, i visti non sono ancora usciti … ma dall’altra … non faccio che contare le ore, i minuti, i secondi e anche i decimi va! Tra poco cambierò città (e non solo quella) e la paura avanza, mi perseguiterà fino alla scritta “WELCOME TO CANADA” poi mi rigirerò le maniche (non troppo che lì fa freddo) e comincerò a vivere la mia vita. Quante cose potrò raccontare! Di aver visto le balene, sorseggiato il tè nella dimora della regina, passeggiato in riva all’oceano (sottolineo: passeggiare!! Non fare il bagno!) e tante altre che per ora sono confuse nella mia testa insieme a colloqui di lavoro e corsi di inglese (potrei anche aggiungerci la frase: “No Pippapessa, non è la cosa migliore da fare”, ma la ometterò per non rovinarmi il sogno). Mamma mia che fame …  sono queste le indecisioni della vita: continuo a scrivere o vado a riempire la mia pancia che di questi tempi è stata farcita uso tacchino? …………. Riprenderò da dove ho lasciato, promesso!

23 Gennaio 2013

L’avevo promesso ma in questi giorni oltre al tempo materiale è mancata anche l’ ispirazione. Ispirazione di cosa vi chiederete, tanto questa scrive solo str…..!! E come darvi torto, io vorrei ma, come si fa a scrivere di se stessi? Come si riescono a mettere nero su bianco i tremila pensieri che ci portiamo dalla nascita? E le paure, le insicurezze, le gioie? Sono decisamente troppe (e per una che negli ultimi tempi si è chiusa in se stessa, ancora di più)! Quindi mettiamo un pò d’ordine cominciando da oggi.

Pensieri:

  • capire come far entrare un armadio in 23kg di valigia
  • salutare amici, parenti, luoghi, lasagne e arrosti che non si vedranno più
  • accettare l’idea che in Canada farà un freddo micidiale e che le magliettine altezza ombelico non serviranno a un ciufolo

Paure:

  • che il principe azzurro sia in realtà un rospo (anche se io, alla favola, c’ho sempre creduto) 
  • che non mi basterà un mese per imparare l’inglese (ancora non so pronunciare la parola imprenditore)
  • che sull’aereo, durante le interminabili 17 ore di volo, non ci siano gli schermi

Gioie:

  • diventerò padrona della mia vita
  • conoscerò persone che mi faranno felice
  • (forse) riuscirò a fare un pupazzo di neve
  • imparerò a cucinare il tacchino
  • vedrò le balene
  • passeggerò in riva all’oceano
  • ti guarderò dormire
  • diventerò poliglotta

Grazie a tutti per la cortese attenzione

Distinti saluti,

       Pippapessa

 

I nuovi Paesi stranieri

Faccio un appello a una qualsiasi persona di sesso femminile, maschile o neutro, che abbia dagli 1 ai 133 anni (chissà che qualcuno non superi il guinness world record di 132), che sia bella, brutta, grassa o magra … purché abbia figli! Ma non sareste contenti se vostro figlio vi dicesse: “mamma, papà … ho deciso di partire perché l’Italia non mi piace. Lottare per la patria? Si ok, potrei farlo ma non sono ottimista, non voglio perdere altro tempo, mi sento sfruttato, SE mai lavorerò e SE mai guadagnerò il mio salario di 600 euro mensili mi costringerà a rimanere sotto il vostro tetto per i prossimi … anni da definire! Si potrebbe andare a Londra (di sicuro per strada sarei capace di incontrare la mia vicina di casa), in Germania (ho appena finito di imparare tre lingue, la quarta proprio non avrebbe posto nel mio cervello), in Svizzera, Spagna, Francia ma … NO! Non me ne frega niente di passare dalla padella alla brace! Non mi interessa conoscere altre persone che mi sorpassano dopo che ho fatto mezz’ora di fila al supermercato! Di guadagnare non 600 ma 650 euro al mese! Io voglio vivere cazzo e non sopravvivere! (Scusate ma il francesismo rende molto di più il mio stato d’animo attuale).  Insomma, se un figlio volesse andare dall’altra parte del mondo, non dovrebbe essere supportato dai propri genitori ? (E sto parlando solo da un punto di vista emotivo) non che per un loro puro egoismo di poterlo vedere una settimana si e l’altra pure gli propongono la Sicilia! (Lo sapevate che è entrata a far parte dei paesi extracomunitari?? Almeno … per i miei genitori è così!)

Uffaaaaaaa!

 

Posso cominciare lamentandomi? Si che posso, il blog è mio! Ok no, è dell’ingegnere, ma sono catalogata come scrittrice, quindi posso! Neanche sono arrivata in Canada che anche qui piove! Qui, dove? Che importa, tanto piove in tutta  Italia! Non ho ancora fatto il cambio di stagione e il freddo torrido incombe (non mi piace questa parola: “incombe”, sembra che il mondo stia per finire e in effetti, oh mio Dio noooo moriremo tutti!! I Maya dicevano che … ma questa è un’altra storia e oggi voglio solo lamentarmi!). Tornando a noi, piove, fa freddo, sono giorni in cui non combino nulla per colpa di un telefilm, perché li hanno creati? I telefilm dico … Perché ci costringono a rimanere svegli notti intere, a scaricarli in lingua originale pur di sapere come andranno a finire? Perché se c’è un assassino in giro non può essere il maggiordomo? Fatto sta che il mio librone da studiare sta cominciando a prendere polvere. Poi ci si mette il mio umore. Eh si, se c’è brutto tempo non aspettatevi che io possa sorridere; a  meno che non stia sotto una coperta, al calduccio, coccolata, a strafogarmi di gelato, guardando un film demenziale all’American Pie, io amo il sole! Poi ci sarebbero altri tremila motivi per potermi lamentare: il lavoro che non cade dal cielo, i soldi che non nascono sotto i cavoli (ah no, quelli erano i bambini), la casa che non si trova, tu che sei lontano, troppo lontano e infine …. i visti canadesi che ancora non sono usciti! Mò glielo dico all’Ambasciata che sto aspettando loro per fare il biglietto, vediamo se si sbrigano. Mi sto lamentando così tanto che sono arrivata al punto di lamentarmi che mi lamento perciò,

ciao a tutti!

Sto a rosicà!

Unico giorno libero, possibilità di dormire fino a mezzogiorno e … niente, sveglia dalle 7 di mattina! Ma non importa, mi stropiccio gli occhi, fuori splende il sole e il richiamo della pipì mattutina mi fa alzare. Cose da fare: studiare, andare all’anagrafe, continuare a studiare, cucinare, andare a correre. Non sono poi tante ma andiamo con ordine. Devo leggere un librone di 800 pagine (che non riesco neanche a tenere in mano!), la settimana prossima ho un esame e sono a pagina 50. Sono andata all’anagrafe per richiedere il certificato di residenza per il WHV (il visto di lavoro canadese) e mi hanno sborsato ben 15 euro perché dal 1 Gennaio è diventato obbligatorio consegnarlo in bollo. Cazzo! (Anzi no, comportiamoci da fanciulla educata). Acciderbolina! 15 euro per un pezzo di carta con un po’ di inchiostro che mi dice dove abito e la stessa via è riportata anche sulla carta d’identità, lo giuro! E non è tutto … Da rifare anche questa perché rovinata (altri 5,40 euro). Sorpresa: non mi bastano i soldi e la banca più vicina è a km di distanza! Insomma, arriva a piedi all’anagrafe, torna indietro in cerca della banca, ritorna lì, rifai la fila, aspetta tutte le scartoffie ed è finita la mattina! È ora di pranzo, ometto la seconda fase di studio e penso a cosa papparmi. Frigo vuoto. Santo chi ha inventato le scatolette di tonno! Si sono fatte quasi le 2pm (inizio già ad abituarmi al fuso orario canadese) e fino alle 4 tu ancora dormi. Meno male che esiste skype, almeno la mia voglia di vederti viene placata per qualche ora. Ricomincio a studiare ma avete presente quei giorni in cui proprio non ci si riesce e si rilegge continuamente la stessa riga? Ecco, meglio chiudere il libro e fare altro! Cucino! Oh si, mi piace cucinare e soprattutto preparare dolci (chissà che questo blog non ospiterà pure una rubrica di ricette!). Ma che palle, il pan di spagna non è gonfiato! Meglio schiaffarci dentro un po’ di crema al cioccolato, il cioccolato rende tutto più buono! (e si, la preparerò anche a te una torta … ma mi raccomando, bella e buona anche se bruciata e immangiabile!). Fuori pioviggina ma alla corsetta serale non si può dire di no, soprattutto se si passano le giornate a preparare dolci che poi finiscono dentro la pancia! Sono sfinita, il cuore sta esplodendo sotto il ritmo dei Metallica e Pink Floyd, mamma mia come caricano! Pensa che mi sono anche girata per spizzare un ragazzo, sembravi proprio tu! Sembravi perché, cioè non è che ti conosco molto bene, riccetto, occhi scuri, magrolino ma poi … non so neanche quanti peli hai! Dato il post sui tuoi piedi potresti farne uno riguardo ai tuoi peli? Pensaci! Si è fatto tardissimo, non chiedetemi come altrimenti questa pagina diventa ancora più snervante! Mi hai appena chiamata!! Dopo una giornata in cui metà delle cose vanno storte, finalmente spunta un sorriso sulla mia bocca e finalmente posso dirvi: buona notte! Bella!

Troppi perchè

C’è ancora il sole eppure i miei occhi vedono solo il buio della notte; si può essere tristi e non sapere il perché? Forse no. C’è sempre un perché, il problema è che il più delle volte lo si vuole ignorare perché non è solo uno, ma sono tanti, tantissimi che prendono piede nel nostro cervello e che ci obbligano a pensare, a risolverli. Io non voglio pensare. Non posso continuare a essere una bambina? A guardare il cielo ed entusiasmarmi perché c’è il sole? A cogliere un fiore per fare una collana? A saltare sul letto? A fare le pernacchie? Perché devo pensare a cosa farò tra tre mesi, dove vivrò, con chi starò?! Qualcuno direbbe: “perché sei grande ed è ora di pensare al tuo futuro”. E  io questo lo so ed è una verità assoluta. Ma io non sono un’ ingegnere, neanche una matematica e i numeri non sono mai stati il mio forte; io ho solo le mie emozioni e se queste tra qualche mese mi porteranno chissà … magari in Canada, sarò ben felice di viverle senza pensare a un domani.

Un’aggiunta…

“Quando ti piace una persona non esistono paure. Quando vuoi starci insieme non esistono insicurezze. Esistono i sentimenti, e basta. E i sentimenti non mentono mai, sono liberi da pregiudizi e intelletto. E non sto dicendo la classica frase ‘Se ci tieni fai di tutto’. No, non si fa di tutto, si fa il possibile.
Perchè davanti a te c’è un’altra persona, e dove finisce quello che puoi fare tu, inizia quello che può fare lei.
E’ una cooperazione.
Un gioco di squadra.
Se non si arriva ad una conclusione non è perchè uno dei due ha paura.
E’ perchè uno dei due non ne ha voglia.”

 

Presentazioni

Wow!  Non credevo possibile che una come me si potesse ritrovare un giorno a scrivere in un blog! Eh si, anche l’anti-tecnologica per eccellenza si sta pian piano convertendo alla religione androidiana (o perlomeno ci prova!). Mi presento: sono pippapessa (per ora accontentatevi … vi dovrò pur lasciare un po’ sulla suspense, o no?!) e dato che non possiedo una pagina web tutta mia, ho chiesto all’amministratore di concedermi qualche spazio per poter dar sfogo ai miei pensieri, perché si sa … meglio fuori che dentro! Stanno succedendo talmente tante cose in questi mesi della mia vita che non saprei da dove cominciare a raccontare! Ma per ora mi fermerò qui, ho ancora bisogno di prendere confidenza con questo foglio bianco!