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Perchè odio il Natale?

…a dire il vero non lo odio. Ne sono indifferente. Son sicuro che da piccolino lo amavo: ricordo bene l’aspettare il 25 mattina per scartare i regali, il vestirsi bene per andare a messa e l’acquolina in bocca per i dolcetti dopo la messa. Ma ad un certo punto, crescendo, il natale per me è cambiato. Ne sono indifferente, anzi forse non mi piace. Ma perché? Data la vicinanza al natale (oggi) sono giorni che ci penso. E’ credo di avere una bozza di risposta. Ma siccome non è risposta che posso dare alla gente (dato che a Natale bisogna essere gai) la scrivo qua. Che così fra qualche anno posso rileggermi e confrontarmi. Avviso per voi che leggete: in questo post non troverete altro che brutale onestà e pizzichi di tristezza. Se volete essere gai, andatevene. Che sto post non fa per voi.

Inizialmente pensavo che odiavo il natale per via della costrizione (da non confondersi con la costipazione). A Natale, così come in altre festività, bisogna essere felici. Tutto il mondo durante il natale si sottopone volontariamente al problema del tipo che lavora alla radio: quando è felice deve essere felice. E quando è triste deve essere felice. No, non fa per me. Ma è solo questo il motivo del mio disprezzo natalizio? Del resto se ad ogni natale fossi felice, come appare essere il resto del mondo, il problema di quello che lavora alla radio sarebbe solo un problema accademico. Ho avuto natali tristi allora? E’ quello il problema? Fammi pensare. Ho pensato. Credo che nessuno dei miei natali sia stato particolarmente triste. Credo invece che pressocché ad ogni Natale dall’età adolescenziale in poi abbia percepito la pressione esterna del dover essere felice. Del dover trovare qualcuno, che sia un familiare o un amico di famiglia, con cui essere felice. Del dover seguire le tradizioni che poi lo devo dire agli altri che io a natale ero felicemente felice. Ed è forse questo il problema? Che ad un certo punto le dinamiche familiari della mia famiglia sono diventate così incarbugliate che facevamo fatica a trovare qualcuno con cui essere felice. O peggio, passavamo il natale con familiari che durante il resto dell’anno prendevamo una strada più lunga piuttosto di non dover stringergli la mano. A natale è sempre stato più facile paragonare la mia famiglia a quella degli altri. Ed era un paragone che mi vedeva puntualmente presente nel lato degli sconfitti, dei perdenti. Quei sorrisi forzati, quelle battutine sottotono: felicità! E’ natale. Forse questo è il principale motivo: non avere una famiglia per cui sentir la trepidazione dell’avvicinarsi del natale. Ma non credo basti come spiegazione. Di sicuro tra la gente che conosco e pare amar il natale c’è qualcuno che ha gli stessi dilemmi. Forse fingono, non lo so. O forse son io che recito il ruolo della volpe nella storia de La volpa e l’uva? Che siccome non riesco ad esser felice per natale allora il natale mi fa schifo. E tu dovresti odiarlo come me? Ma lo odio o ne sono semplicemente indifferente? Il fatto che negli ultimi 4 anni ho trascorso il natale a 9000km di distanza della mia famiglia stretta aiuta o meno? Ho una scusa almeno. O forse il fatto che vedo i miei parenti e nonni giusto per un oretta su skype peggiora la mia opinione del natale? Al momento a queste  domande non ho risposte. Ma fintanto che continuo a pormi domande non c’è ragione di preoccuparsi. Il natale passa e io ritornerò a essere il Gioele che salta, che corre e che fischietta alle 8 del lunedì mattino. Che a quanto pare per la gente che mi conosce ormai sono diventato la persona più felice I ever met. Minchia, c’è speranza per il natale allora!