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Lavoro, visti, road trip, recensioni e shopping: il tutto in 426 caratteri!

Five Tulips
L'accesso dal retro

Sono tempi impegnati questi. Ieri è venuto il CTO e fa: settimana prossima a quest’ora facciamo vedere il tuo progetto al fondatore della compagnia. Cazzo, se diceva fra una settimana e mezzo a un’ora imprecisata era meglio. Sebbene ritengo che abbia tempo a sufficienza io mi sento il tempo scorrere lungo la colonna vertebrale. Ed è per questo che vado a lavoro mezz’ora prima ed esco un’ora dopo. Quando non lavoro ai succhi di frutta, s’intende! Per il resto quando torno a casa il mio tempo si divide fra sbrigare le pratiche per la richiesta dei visti (Notizia!: ieri ho pagato 150C$ per richiedere l’estensione del visto come lavoratore “skillato” ) (skillato vuol dire che ho delle conoscenze e abilità che mi rendono molto più migliore assai di un succodifruttista!) e, inoltre, sono nel periodo “film sci-fi” (per dire, ho finalmente visto L’alba dei morti viventi, praticamente uguale a The walking dead ma gli zombie corrono più forte) (sci-fi da dire sciaifai non è quando ti ronzano le mosche intorno all’orecchio e tu dormi e ti prende il nervoso e dici SCIAFAI!! Sci-fi sono i film di fantascienza).
Presto farò una road trip, vi basta sapere che è una gitarella in macchina. E gentilmente posso anche fornirvi l’itinerario previsto. Visiterò posti di cui non immaginavo neanche l’esistenza, tra cui un paese chiamato “Speranza”. Dirò qualcosa in più prossimamente, ho intenzione di farlo diventare una cosa tecnologica, con aggiornamenti dal campo (e dal mio nuovo futuro iphone!)

Infine, le due foto che ho allegato in testa sono dal posto in cui lavoro. Non si vede, ma nella prima foto dietro l’unico albero presente c’è l’oceano pacifico. Ebbenesì, lavoro a ridosso dell’oceano pacifico. La seconda foto rappresenta invece l’entrata per i dipendenti con tanto di coso che lo passi vicino alla porta e magicamente lei si apre (si chiamava bedge? beje? boohj!). Barney dice che c’hanno girato un botto di film in questa viuzza. Io so che quando passo sotto quegli archi la mattina divento un ingegnere. Quando ci ripasso il pomeriggio divento il solito minchione, quello che impenna, fa gli stoppie e va in giro “guarda guarda mamma senza maaniii!”. Sìsì io sono!

P.S. Mi sono scordato di parlare della giornata di shopping di domenica. Ebbene sì, il Gioele canadese shoppa. Mai fatto prima, mi sono sentito protagonista di uno di quei libri da spiaggia, com’è che si chiamavano, I love shopping in Canadà! Solo che ci mancava poco che nel conto finale c’erano tre zeri!

I due fratelli – Aggiornamenti al mese di giugno (Inizi)

Questo è quello che succede in Canada, tra farfugliamenti vari. Non parlo, farfuglio con le sillabe. Non rido, sbellico. Non penso, trottorello coi sogni.

Ma nel frattempo, in Italia (chi si ricorda di BNG?)…

Piazza S.Marco
Festa della Marina Militare - 1
Festa della Marina Militare - 2
Festa della Marina Militare - 3
Festa della Marina Militare - 4
Festa della Marina Militare - 5

Questo è mio fratello. Spero avete cliccato sul link associato alla parola BNG (Buona.Notizia.del.Giorno). Di tanto in tanto, mentre raccontavo ciò che mi succedeva con l’università e i preparativi delle partenze, raccontavo dei suoi test, di come fosse faticoso andare ad Ancona per fare test ed esami che non sono obbligatori. Aveva 15 anni all’epoca, 16 adesso. Ma sono assolutamente certo che questo anno sia stato assai più lungo di quello che il calendario asserisce. Ci sono anni che durano molto più di quanto promesso, ci sono anni che non si scorderanno mai.

Una dedica infine. Alla gentilissima faccia buttana di chi adesso ha invidia di noi. Quando eravamo due bestie da nutrire, da crescere con buoni principi e da assistere, la gente tutta era impegnata altrove. E se adesso, gente buttana, spendete un solo secondo a desiderare di trovarvi dove adesso noi siamo, che quel secondo di invidia vi paia un anno, che non passi mai e che vi renda mutilati dalla vostra ignoranza. Gente buttana.
Per tutti gli altri, ma come cazzo ha fatto l’Olanda a perdere con la Danimarca?

Nun si mancia meli senza muschi

La mia scrivania - #1
La mia scrivania - #2
Notare il poster!
How to learn softball in one day

Come potete ben vedere ho iniziato a lavorare. Non dirò molto oggi, sopratutto dirò poco riguardo il lavoro. Un giorno magari farò un video in cui racconto qualcosa ma sono così entusiasta che non ho idea da dove iniziare. Il mio mentore (informalmente office buddy!) è Barney di How I met your mother. Uguale. Giuro, anche duli lo direbbe (le ho passato alcune foto del mio mentore ed è pregata di scrivere in un commento se è vero quel che dico). Al mio primo giorno di lavoro gliel’ho detto e lui dice che sono l’ultimo di una lunga fila. Quando mi ha chiesto se conosco e gradisco Bibier ho preso qualche secondo di tempo (quando chiedevo perdono per i miei futuri peccati) e ho detto si!
Oggi ha speso mezz’ora del nostro tempo per spiegarmi le regole basi del softball, l’abbiamo chiamata Lesson #1 – The basics. Domenica ho la mia prima partita come membro della squadra di quelli del gps.
Per adesso basta parlare di lavoro.

Ho avuto problemi con i visti. Tecnicamente non posso più lavorare dopo il 15 giugno il ché mi mette in una scomodissima situazione con la compagnia e a livello personale. Preso dal più completo panico sono andato con Johanna a parlare prima con la scuola che mi ha indirizzato in un immigration counselor, un consulente sulla immigrazione. Un ora di domande, consigli e in generale alcune buone notizie e 150C$ son volati nelle sue tasche. Vediamolo positiva. Solitamente quello è il prezzo che un dottore ti chiede quando ti scippa una mola(re). In questo caso nessun dolore ma anzi sollievo psicofisico (nel senso che sono tornato al mio naturale ritmo Activia). Il processo d’immigrazione in Canada sarà più difficile di quanto immaginavo, una delle situazioni che potrebbero accadere è tornare in Italia e fare il master. Ma questa è quella che i canadesi chiamano “worst case scenario”. E’ giusto considerare tutto ma è carino essere un poco più realistici.

Cose da imparare in meno di 6 settimane: Visual Studio, C#.net, Javascript, HTML5, Silverlight, Jira e forse forse objective-c. Oggi ho finito con Visual Studio. Domani si inizia con javascript, che -cosa interessantissima- era chiamato inizialmente Mocha. Tra Java, Beans and Mocha di certo uno si annoia! Ma un pochetto nervosi lo si è, eh!

Sir Wilfrid Laurier counterfeited! – Sir Wilfrid Laurier contraffatto!

I had my interview in a pretty famous italian site that analyze and interview italians that are leaving our country to explore and enrich the world. I found a couple of mistakes in my italian afterwards but I consider those mistakes part of me, I’ll make them again and again.
Tuesday I’ll start the new work and I am nervous about it.
My heart is again off after some roller-coaster days
I am back at Joanna’s house, I am just going to pick up S2 from their honeymoon.
At work, at the smoothy place, I am doing good despite what the bitches/witches say. And today, here the news, I recognized for the first time in my life a counterfeit 5C$ bill. To be honest I have to say that it was so clear that I am surprised I didn’t recognized when that client gave me it. Or it could have been the new one’s mistake, yes, I am not anymore the newest worker. I have a picture of 2 bills, one counterfeit (left) and the real one. And for the non-canadians, you could take a look at the canadian’s bills.

The real ones and the not ones

C’ho avuto l’intervista, a ciuii! Rileggendomi ho realizzato che ho commesso un paio di errori. Chi la leggerà penserà, chistu sarà puri in canadisi ma ammia me pari nu scieccu! (Non so perché ma quando immagino la gente che pensa la immagino pensare in siciliano, per me pure il gatto pensa in siciliano, beh ecchilosà!). Ma è tutto ok, i miei errori sono come il naso di Cyrano: mi identificano senza discussioni.
Martedì il nuovo lavoro ha inizio, e io c’ho paura e sono nervoso. La cosa che mi spaventa è di non essere all’altezza (ma è chiaro che se ne sarebbero già accorti loro se fosse questo il caso), in pratica c’ho l’ansia di prestazione. E giuro che se ci fosse il Cialis che ti fa rigare dritto (drizzare, in una parola) il primo giorno di lavoro io lo prenderei…o almeno ne sarei tentato.
Al lavoro dei succhi di frutta niente da segnalare, se non le puttane (come le ha chiamate una mia amica) che si lamentano pì ogni piritieddu ‘i musca. Oggi per la prima volta ho trovato e scoperto dei soldi falsi, 5 dollari per la precisione. Lì vedete nella foto lissù, quelli a destra sono veri mentre quella a sinistra sono falsi. Manca la striscia argentata, c’è uno strano riquadro blu, la corona è diversa. Per non parlare poi dei capelli del povero Sir Wilfrid Laurier, sembra di vedere l’effetto prima-dopo. Prima d’essersi fatto i capelli, dopo essersi passato il gel. Certo che poi c’ha quello sguardo un po’ crucciato: quando si vede la mattina coi capelli in quel modo (vedi banconota sinistra) la giornata gli prende male.
Ma questi canadesi sono, c’è sempre qualcuno che fa parte della banda degli “onesti”

L’ingegnere dei Succhi di Frutta (questo titolo l’ho sognato per mesi)

Lo vedete questo? Lo avete visto. Cosa porto un uomo a ridere, piangere, correre, accendere i fari lunghi, spegnerli, far cadere cose in macchina, riprenderle, ridere nello specchietto retrovisore? Facciamo un passo indietro, anzi no..un salto indietro!

Il primo contatto
Era il 06 marzo 2012. E stavo nel pieno delle mie ricerche tecnicamente perfette per ottenere una internship o una posizione di primo livello in quello per cui ho studiato: volevo fare l’ingegnere, che l’idea di spremere barbabietole e tritare erba per tutta la vita mi faceva venire la scarlattina. Allora scrivevo così al Britanno:

Salve,
 sono Gioele Minciati e dopo attenta ricerca e considerazioni sto cercando con ardore una internship/posizione di primo livello con la tua compagnia. Allego la mia lettera di presentzione e il mio cv per una sua accurata lettura. 
Aspettando di risentirla presto,
Sinceramente

Io così gli dicevo e così feci per tante altre compagnie. Ma per loro avevo personalizzato la mia lettera di presentazione, citando alla fine uno dei loro valori chiavi copiandolo preciso dal loro sito: “data only has value when it gets used ;)“. Le informazioni hanno un valore solo quando vengano usate, per dire insomma…se cestini questo messaggio non sai che ti sei perso, io sono qua e tu dovresti venire a conoscenza della mia esistenza. Fallo e non fallerai.

Il primo responso della mia vita
Due giorni dopo, l’8 marzo. La prima risposta a una mia richiesta di lavoro, la prima e (quasi) l’unica fra una ventina di curriculum inviati.

Ciao Gioele,
 grazie per il tuo interesse in quelli del gps! Potresti inviarmi una ufficiosa copia del tuo documento che riporta le considerazioni sulla tua laurea? Inoltre, stai cercando un lavoro solo per l’estate? Quando programmi di iniziare la specialistica?
Grazie

E, nessun dubbio, gli risposi subito dopo inviando ciò che aveva richiesto e rispondendo a ciò che aveva domandato. La sincerità assunse tutto un nuovo concetto, onesti ma ponderando le parole. Cercai di contenere la mia eccitazione, ignaro di quello che sarebbe successo. Intanto ogni mattina mi alzavo, mi vestivo di nero e andavo a lavorare dove i mirtilli rossi sono chiamati Cranberries e dove la gente aggiunge proteine ai loro frappé credendo che così stanno meglio. Ma unni e quannu?

L’attesa
12 interminabili giorni di attesa. Niente, il Britanno non si faceva sentire. Che non avesse capito qualcosa? Che avesse visto il 19 in Fisica? Forse era un vicolo cieco. Ma tanto, forte della conoscenza del proverbio siciliano l’affruntusu mori lu sfacciatu campa, andai negli uffici. Mi vestì come un adulto, passai la lametta sul mio viso, presi la mia cartelletta Invicta e andai in un giorno di pioggia a parlargli di persona o quantomeno a richiedere un appuntamento. Dopo aver trovato la porta, dopo esser salito al secondo piano in un palazzo senza scale, dopo aver parlato con una segretaria che mi diceva che il Britanno era in un meeting, e poi aveva un altro meeting ancora e non sapeva quando finiva, dopo essere tornato a casa col musone gli scrissi una mail. Dicendogli, sono venuto-non c’eri-voglio prendere un appuntamento-sono disponibile tot e tot giorni-cazzo chiamami. Dopo un ora e qualche dozzina di minuti ricevetti la sua email. Questo era già un segnale che incominciavamo a volercese bene.

Compiti per casa
22 Marzo. 16 giorni dopo il primo contatto. Nella sua email di risposta il Britanno mi diceva che:

  • Era molto impegnato Non aveva capito il documento dell’uni, in particolare pensava che il mio 96/110 fosse la mia posizione: del tipo che su 110 partecipanti ero il 96esimo, il 14º migliore. E mi faceva i complimenti. Io zittooooo :D
  • Mi invitava a completare un test, 45 minuti di tempo per tre domande tecniche che poi si sono rivelati tre piccoli programmi da scrivere.
  • Sto giro era lui che ringraziava per il mio interesse e mi domandava se avevo richieste per lui. Era amore, amore amore!

Risposi, ero ansioso di ricevere il test. Cioè in pratica mi stavo cagando sotto. Feci il test, Simone e Dani vedevano se compilava ciò che scrivevo ed era tutto perfetto. Invia il test in tempo, commentai il codice. Questa fase fu perfetta. Fu allora che inizia a guadagnare un po’ di autostima ma ben sapevo che la fine di questo lungo processo era ben lontana.
Lo stesso giorno il Britanno mi disse che non avrebbe potuto darmi alcun esito se non prima delle successive due settimane, erano tutti impegnati in conferenze fuori città. Mi misi il cuore in pace: altri due settimane di succhi di frutta per i canadesi!

Incontriamoce
Giorni interminabili, attese impazienti. Nervoso, Joanna che dice che bisogna stare calmi, io che calmo lo sono che tanto il test lo so che è andato bene. Ma le visite al gabinetto si fanno frequenti, tocca darse una mossa sennò qua muoio di troppa cacca.
10 Aprile. Una vita e 18 giorni dopo. Chiedeva scusa per il ritardo e se ero ancora interessato mi proponeva un incontro con un paio dei loro (a couple of us), figoooooo? pensai e subito dopo corsi in bagno. Dopo 5 mesi di permanenza nello stato Canadese, dopo aver imparato il famigerato inglese avrei dovuto sostenere un colloquio serio in inglese. Colloquio per cui concorrono gente che l’inglese lo parla da quando sono nati, che sanno che dire “await” fa più figo di dire “wait”. A-iuto! Non vi racconto le ore trascorse a studiare le domande statisticamente  più probabili, le risposte migliori, come rispondere alla domanda: “Qual’è la tua più grande debolezza?”.
Quando si è carenti in qualcosa bisogna trovare la pezza giusta per tappare il buco. E se di pezze ne servono due, bisogna trovarne due che siano giuste. E loro sono stati sorpresi della mia fermezza di spirito e del assoluto successo nel soddisfare le tappe che mi ero prefissato. Si vede che di pezze nello zaino ce n’è qualcuna. E che pezze, questi lenzuoli matrimoniali sono!
Sono stato “colloquiato” dall’hiring manager e prima dal senior developer. Ho risposte a domande personali e domande tecniche, ho raccontato la mia storia esaltando gli aspetti positivi e minimizzando quelli negativi. Avrò fatto davvero un buon lavoro, in seguito mi han detto che erano già pronti ad assumermi dopo il primo colloquio. Sì, perché ne ho avuti due…due e mezzo a dire il vero!
Il 18 aprile infatti mi è toccata il colloquio col CTO. Il CTO è il tipo che dice mò programmiamo questo, quest’altro nunnè buonu: fatece ‘na x.  E’ il capo del reparto tecnico, l’unico capo che conta per me (avrò più contatti con lui di quelli immaginati perciò dovrò trovargli un soprannome). Il tipo è molto serio, quando sorride è perché sei stato davvero bravo. Ho usato tutti i mezzi a mia disposizione per impressionarlo ma, al contrario dei precedenti, lui è rimasto impassibile (anche se poi è stato lui che m’ha detto d’aver deciso d’assumermi sin dal primo momento). Ha richiesto di vedere del codice scritto da me e io gli ho inviato 10000 righe di codice scritto con Sergio.

L’assunzione (“in cielo”)
Dopo la fase referenze (hanno contattato la mia cugina canadese che citerò in uno dei prossimi post) e il mio professore dei dinosauri (un prof. del Politecnico, il collegamento coi dinosauri non è rilevante). A quante pare entrambi hanno fatto il loro lavoro davvero bene e il 2 maggio il CTO mi manda un’altra mail chiedendomi un ulteriore colloquio con un nuovo tipo, non meglio identificato. Dentro di me lo sapevo, era fatta. Ma l’ansia non accennava a diminuire e così quella mattina del 4 maggio mi sono vestito per bene, ho cambiato lo stile della mia barba in quello che duli definisce “il lele incazzoso”  e sono andato. Ho parcheggiato la macchina nello stesso parcheggio (si paga circa 3$ l’ora, in totale avrò speso non meno di 25$ fra tutte questi colloqui), ho preso l’ascensore e sono arrivato con i soliti 10 minuti di anticipo. Il tempo di farmi annunciare dalla segretaria e compare un uomo aaaaaalto alto alto. Tazza di caffè in mano, jeans e maglioncino girocollo. Il capo del reparto vendite! E invece di portarmi nella sala conferenza mi faceva girare a destra: sezione uffici. Porca vacca, ho pensato io, ci siamo, si fa seria la cosa! Quando poi mi ha offerto acqua o caffè sono entrato nel pallone, avrò cambiato idea 5 volte per finire con un sano bicchiere d’acqua. Del resto non posso dire molto per via della confidenzialità di cui mi hanno già istruito e che presto metterò per iscritto firmando il contratto. Mi hanno offerto di scegliere fra due progetti, ho brevemente raccontato la mia storia e dopo un’ora e qualcosa sono stato condotto nell’ufficio del CTO. Dove ha aperto una cartella sul suo computer, aperto un file col mio nome (IL MIO!) e brevemente riletto il contratto con me. E se fra quattro mesi faccio il bravo ricevo il primo aumento della mia vita. ‘inchia!

Riassumendo
In breve. Il tutto ha impegnato due mesi della mia vita, 18 email col Britanno, 4 col CTO. Una cover letter e un resume. Quattro viaggi nei loro uffici, centinaia di visite sul loro sito. Un test tecnico, anzi due. Qualche decina di stampe, due-tre vestiti buoni, un po’ di gel nei capelli e un tre paia di lentine. Giornate di ansia e nottate come se fosse giorno. Cacca, molta cacca. Un paio di giri in bici per sfogare la tensione, ridere e risate: qualcuna, nei momenti giusti. Felicità. Ed è così che torniamo al video di partenza. Felicità.

 

P.S Ci sono decine e decine di dettagli che sarebbero degni di essere scritti: alcuni li ho temporaneamente scordati, altri non si possono dire. Ma certamente questo non sarà l’ultimo post a riguardo, certo che no!

Giorno 17 Aprile (Mount Doug Trip) + L’ennesima svizzera

Scrivere un post dopo quello che precederà questo è sempre una cosa difficile, ci sono dei post in questo blog che considero – pur tenendo conto tutto l’impegno ad essere obiettivo – dei capolavori, delle cose che se un giorno scrivono una mia biografia e trovano questo blog diranno “anvedi aoh!”.

Bene questo sarà un post un poco multimediale e persino interattivo, nel senso che ci saranno parole ma anche immagini, video e persino i dati gps della mia ultima scorrazzata in bici. Cioè, mi potete pure dire che sbaglio i congiuntivi ma no che non sono originale. Questo no!
Iniziamo con le anteprime. Simone dice che quello che ho fatto precedentemente è un vlog (non è uno sbaglio sebbene la b e la v siano vicini, vuol dire che un blog ma fatto da video, scemi!) e siccome l’esperimento non mi è dispiaciuto ho fatto un altro video in cui aggiorno quello che avrei dovuto fare oggi, che poi l’ho fatto pure ma questo ieri non si sapeva. Schiaffatevi questo video, breve promesso!

Adesso avete visto pure l’Io in abiti da ciclista (pure col caschetto eh, mica cetriolini e capperi sottosale!).
Mount Douglas è un’altura di appena 200 metri ma sono sembrati infiniti con quella bici. Cioè non sono affatto in allenamento, la vecchietta sessantenne a piedi mi stava sorpassando se non facevo lo scatto della disperazione. Il giorno era piuttosto nuvoloso e la vista non era delle migliori. In più era freddino, che il sudore si stava asciugando addosso (come amo inserire queste espressioni dialettali tradotte!). Ma è stata una esperienza spettacolare, in particolare la discesa che purtroppo non ho filmato. Ma c’andrò di nuovo solo solo per scendere di nuovo in quel sentiero. Vi faccio vedere qualche foto del monte, della vista e di me che faccio il minchione?

Se volete rivedervi le foto, scaricarle o stamparle come poster le trovate sulla pagina Canading, l’ultimo album ovviamente.

Ma, dulietta ora gli piglia il colpo, pensate che con tutto quel ben di dio di natura alberi e rami sarei rimasto coi piedi per terra? Ma quando mai, io sono fatto per fare le minchiate (sebbene indossando un caschetto che sono in Canada ed essendo di tanto in tanto responsabile). Altro video per far incavolare dulIetta che il giorno che mi farò seriamente male dirà ti l’avia dittu iù. In quel giorno dovrò stare zitto e dire c’avevi ragione (se sarò morto mando un telegramma con tanto di stop!).
Sto giro il video ce l’abbiamo in HD che l’ho fatto con la nikon:

Finiamo il capitolo Mount Doug inserendo i link ai tracciati gps dell’andata e del ritorno. Raccomando altamente di non fermarvi alla schermata generale che vi farò vedere qui sul blog ma di vedere tutti dettagli (ci sta il bottone sulla mappa): potrete così vedere la mia velocità collegata all’altitudine e al posto in cui mi trovavo, scoprirete quanto è alto precisamente Mount Doug, che ho raggiunto un picco di 65km/h in quasi pianura e cosa è successo alla mia velocità quando ho iniziato a confrontarmi con la salita.

Per finire questo post parlando d’altro vi racconta della nuova svizzera. Diciamo che a quanto pare c’ho un debole per le svizzere. Quando poi questa è bionda, occhi chiari, piercing sul dente (avete capito no?) e parla italiano ho deciso che sarebbe stata un interessante modo per spendere un po’ di tempo invece che continuare a farmi i video da solo e a scalare i rami sul monte. Dopo la mia frase in tedesco (l’unica che so) in cui le dicevo che mi pareva attraente, dopo aver ricevuto lo stesso complimento pensai: questa è la volta buona. Ma no, invece. Come breve premessa devo dire che avevo capito che forse non sarei stato il suo tipo dopo essermi sentito dire che sa dov’è Milano perché ci va a far shopping (cioè questa viene della Svizzera per fare shopping a Milano? Sarà che non sono del giro…ma io non ci sto capendo niente!). Altra cosa che mi aveva insospettito era quel suo fare un po’ da mignotella che ha trovato un altro italiano pronto a darle soddisfazioni. Non che io sia contento a sembrare gay, non che ne avevo le intenzioni. Ma questa prima ha iniziato a credere che Sergio fosse la mia fidanzata (correntemente è lui la mia relazione sullo stato di fb) e poi, dopo aver spiegato il quiproquo grazie all’intervento di Sergio in persona pirsonalmente ha continuato a credere che io c’abbia la zita e che la stia tradendo con lei. Qui le cose sono due: o sta mentendo e s’è trovata una scusa (originale però la bionda, aggiorniamoli ‘sti stereotipi!) o io sono troppo bello che mica ci si può credere che sia ancora sul mercato. Ed è qui che mi venne in mente una celebre battuta in un film di Celentano:
Sono così bello che ho dovuto ricorrere a un istituto di bruttezza.
Che dite? Possibile?

“Che bella la casetta in Canada”!

 

Una di queste case è quella in cui abito. Per il resto la maggior parte di queste foto è stata scattata Victoria Downtown, venti minuti a piedi dal cuore della città. Furono scattate qualche mese fa, essendomi perso nel tentativo di tornare a casa da scuola.
Sono solo 21 esempi di come le case sono pensate ed abitate da questa parte del mondo. Se la vostra mamma dice di sì potete pure commentare inserendo il numero della fotografia della vostra casa preferita. E chi indovina qual’è la mia casa vince una storia raccontata da me in persona personalmente. Fossi in voi, e duli può confermare, io butterei a casaccio sperando di non beccare quell’unventinuesimo di probabilità che avete di beccar la casa giusta.

Ritorno a casa

Consigliato l’ascolto durante la lettura:

Cara Duli,
questo post non è indirizzato specificamente a te. Ma come non sai ho bisogno di parlare con qualcuno o con qualcosa per schiarirmi le idee. E se adesso ti starai chiedendo perché io abbia scelto te, beh sappi che stavo facendo la doccia e mi sei venuta in mente. Lo vedi qui sopra, lo vedi col tuo ipad? La vedi, cazzo la vedi? Quella alla sinistra del cancello verde, in fondo, quella è una cisterna. Io su quella cisterna c’ho passato parte della mia infanzia. Quella era la mia navicella aerospaziale, quella era la mia macchina, quella era la mia moto col coso affianco, che quando ero piccolo non sapevo si chiamasse “sidecar”. Lì ho speso i miei sogni da bimbo, quella cisterna ha contribuito a realizzare il Gioele che conosci. Qualsiasi cosa io adesso sia, quella cisterna è in parte responsabile. Era un gioco pericoloso, la signora che abitava vicino casa (puoi scorgere un cancello nero in fondo alla strada, quella è la sua casa) mi aveva detto che dentro la cisterna ci stava il bau. Io mica l’avevo capito che cosa era questo bau ma da come lo diceva e da come suonava sembrava spaventoso. Io non ci volevo avere niente a che fare con questo bau. Ma a quell’epoca il tempo scorreva lento e spensierato, la cisterna era la mia compagna di giochi e il bau non ha mai avuto niente in contrario. Due tre anni fa ti c’ho portato. Avevo ancora la macchina rossa che Marta diceva che era insicura e vecchia (chissà dove sei adesso io ti amo, 106), tornavamo dal mare. Si era in cinque in macchina e tutti eravamo stanchi. Ma ci tenevo che vedessi dov’ero nato Gioele, dove sono Gioele. Così imboccai quella stretta vanella di campagna. Tu eri là che seguivi le storie che raccontavo, come hai sempre fatto. Ti indicavo quella che era stata la mia casa per i primi otto anni di vita, cosa era cambiato nel tempo e cosa era rimasto uguale. Sono sicuro che adesso non sai neanche di cosa sto parlando. Non sei l’unica. La gente mi chiede se ho nostalgia di casa, dico di no. Ma la prima volta che ho avuto un singhiozzo di pianto è stato due giorni fa, prima di addormentarmi. Ho pensato a quella casa e ho singhiozzato. Fortuna che ero da solo a letto, che la porta era chiusa e che sono in Canada. Sennò sai che vergogna se qualcuno sapesse che ho piagnucolato per il ricordo di una casa.

Questo almeno lo ricordi no? Ci sei pure tu che parli, devi ricordarlo. Quante volte abbiamo discusso su questa minchiata, su questo brivido d’adrenalina che mi sono concesso? Quante volte ne ho parlato io? Questo video però è la prima volta che lo rivedi. Quello è il Gioele che è cresciuto pensando che una cisterna fosse una navicella aerospaziale ma col bau dentro. E adesso ci credi che sono arrivato fino in Canada? Pare che di progressi ne abbia fatti eh?
Da quant’è che ci conosciamo? Tre, quattro anni? E quanto puoi dire che mi conosci? 70%, 45%, o 37%? Mi hai mai visto piangere, mi hai mai sentito chiedere scusa? E dire grazie? E lo hai visto il lele incazzato? E quello che sembra un bambino? E quello che facevo prima che gente come te mi diceva che certe cose sono pericolose e non bisogna farle? Questo te lo posso fare vedere.

Un pitito sull'albero

Quello è un albero di carrubo, secondo Wikipedia può raggiungere i 10 metri d’altezza. A che altezza sarò io? E quali potrebbero essere le fratture se, durante il lavoro che sto facendo chiamato in italiano bacchiatura, cascassi giù? Mi si potrebbe perforare un polmone se cadessi su una pietra, potrei rimanere su una sedia a rotelle se cadessi sbattendo l’osso sacro. Li lascio a te gli altri potrei. Che io ho ricevuto un’altra educazione, sicuramente peggiore se valutiamo il voto di laurea. Possibilmente peggiore se valutiamo come sono uscito fuori. Ma, peggiore o migliore, quello non si può cambiare. Orizzontali o verticali per me un tronco è da scalare. Carrubo o meno. Rischi d’annegare o di fratturarsi le costole. Per lavoro o per svago. Sono un mediocre, se mi togli pure la possibilità di scalare gli alberi che razza di persona sarei? Fallisco di continuo, concedimi l’opportunità di essere diverso. E il significato che attribuisco a diverso è questo:

Un pitito col grano

Diverso è tuta da meccanico, paglia e un trattore. Se c’è da spezzarsi la schiena per diventare ricco è quello che farò. Far cadere le carrube o aiutare il nonno con la paglia. Imparare a programmare o capire come parlano ‘sti canadesi. Diverso è sognare di volare su una cisterna e finire in Canada a fare succhi di frutta in Inglese. Diverso è dimostrare a chi ha già riso che io lo farò dopo di loro. Come quando e dove non sono variabili da considerare. E piangerò ancora per quella casa, la mia casa.

Æssiaeiai prtin, please!

Andiamo per disordine. Ho iniziato il lavoro che come già detto qua mi accompagnerà per le prossime 16 settimane. Quasi quindici ormai. Ora…questo post sarà incentrato nel descrivere questo lavoro ma mentre mi facevo la doccia poco fa ho pensato bene che saranno dei pensieri sparsi. Insomma, niente introduzione-sviluppo-conclusione. Questo post può finire da un momento all’altro, di certo è già iniziato.

Allora vi spiego il posto. E’ un negozio che fa succhi di frutta. Detta così fa strano lo so. Praticamente è come se fosse una gelateria per noi. C’hai voglia di qualcosa che non sai cos’è di preciso e ti prendi un gelato. Non è un pasto, non è un cioccolatino. Ognuno gli da il significato che vuole, c’hanno fatto pure la dieta del gelato (googlate!). La gente perciò viene in questo chiosco da una decina di metri quadri e richiede un succo di frutta fra quelli presenti in menù. In realtà in “italiano” lo chiameremmo frappé piuttosto che succo di frutta. Usualmente è parecchio denso, abbastanza da potersi mangiare con un cucchiaino ma liquido al punto che in realtà l’unico mezzo fornito per papparselo è una cannuccia. La preparazione di tale coso consiste nel versare in un frullatore tramite un macchinario la polpa del frutto desiderato: mela, arancia, un imprecisato nectar, e cranberry (mi pare eh) che sarebbe mirtilli rossi.
A tal punto si estrae dal freezer il sacchetto di plastica che contiene ghiaccio, talvolta yogurt congelato e sempre pezzi di succhi di frutta. Il tutto verrà frullato e presentato al cliente ad un prezzo che s’aggira mediamente sui 6$. Facciamo anche piadine che loro chiamano wrap, ‘na specie di tramezzini e si vendono bottiglie d’acqua, acqua con la vitamina e un’acqua che si chiama smart e costa tipo 3.33$. Smart sì, per il titolare! Ah, molta gente aggiunge delle vitamine in polvere al succo di frutta. Non è malaccio.

Il lavoro non è molto pesante di questi tempi. Direi una media di una cinquantina di clienti in un turno di lavoro da 6 ore. Questa è la media di questi giorni di lavoro, 6 ore al giorno. Per me abituato alle 12 di quest’estate non è che sia massacrante, ma dopo 5 ore in piedi inizio a sentire il desiderio di una poltrona. Succedeva lo stesso in estate, solo che dopo un’ora da quella sensazione ne mancavano altre sei prima di tornare a casa. Quando lavoro più di 5 ore ho mezz’ora di pausa da spendere come più mi piace. Io di solito mi metto a sedere in una poltrona del centro commerciale dove il negozio è sito e giudico la gente che passa. Altri per rilasciare lo stress fumano una sigaretta, io giudico.

Sono l’unico maschio dell’equipaggio. Tutte femmine, oggi mi sono dovuto sorbire 5 dico cinque ore di girl talk, i discorsi fra femmine insomma. In inglese eh. Per adesso si sono tenute a debita distanza, lo stesso farò io. Sono sufficientemente carine ma quel posto è tre metri quadri: perché mi dovrei mettere nei casini? Meglio pensare ai succhi di frutta và. A quanto pare fra di loro messaggiano, in uno di questi messaggi si riferivano a me dandomi del g-man. Niente a che vedere con i doppi sensi, vastasuna, il problema è che non hanno interamente capito come mi chiamo: Gioele. Ho provato a spiegarglielo (c’è una che ha discendenze italiane, si chiama Rosina!!!!), ho provato a farmi chiamare Joe o Joel ma g-man è quello che sono riusciti a fare. In italiano diremmo: gi-coso là.

Ho problemi con l’inglese. Sono bravo, davvero. Ma nel menù ci stanno dei nome di succhi di frutta scoglionati. Acai Protein, prendiamolo per esempio: Æssiaeiai prtin. Così lo dicono, æssiaeiai prtin. La prima volta dissi: What?? che è un po’ come dire cheeee?, non il massimo dell’educazione insomma. La seconda ho detto say it again, ridillo! Alla terza ho capito: quando qualcuno dice cose come se avesse sbattuto in qualche spigolo allora devo schiacciare il tasto dove c’è scrito Acai Protein.

Da quanto ho capito se continuassi a lavorare presso la titolare del negozio (che per scherzo del destino di cognome fa McDonald), potrei avere una sponsorizzazione presso l’ufficio immigrazione e rimanere in Canada. Anzi mi ha proprio detto di iniziare a preparare le carte burocratiche. Io ho paura, non so ancora che fare e ad eccezione di una persona nessuno fra i lavori relativi alla mia laurea mi ha risposto. Dovrei aspettare un’altra settimana prima di iniziare a pensare se rimandare il curriculum o arrendermi ma con Joanna siamo rimasti d’accordo che al primo giorno off vado direttamente nei loro uffici e mi presento: *Hallò, I vud like tu intrudius maiself. Ai emm italian and ai fink ai emm the uan iu ar lukking for. Æssiaeiai prtin, a te a tutta la tua famiddgia!

*Salve, vorrei presentarmi. Sono italiano e penso di essere quello che state cercando. 

Quando ero in Italia – Storia di un ignorante

Quando ero in Italia (potremmo discutere per ore su questa frase, vero dù?).
Quando ero in Italia e pensavo al mio periodo di lavoro in Canada avevo in mente questa scenetta qui.

Datore di lavoro: Passami il tagliere (in inglese).
Cervello (il mio):  ‘inchia vuole questo, che gli do adesso? Cazzo cazzo cazzo!

Adesso, domani c’ho il fantomatico primo giorno di lavoro. Tagliere si dice…controllo…cutting board oppure chopping board.

Sono pronto.

Le svizzere, la cocaina e il timore del lavapiatti

Oggi s’è concluso l’ultimo giorno di scuola. Era iniziato tutto qua

Partiamo con le precisazioni. Se disprezzavo le relazioni sociali presenti in quella scuola, col senno del poi posso dire che sono quello più conosciuto là dentro. Nessuno è veramente mio amico ma se chiedi dove sta l’italiano quelli ti portano dritti da me. E non perché faccio il tamarro, giusto un pochino (camicia e maglioncino che fa sempre figo).
Un’altra precisazione riguarda la Svizzera. Parlavo di una svizzera ed è andata a finire che adesso ne parlo di un’altra. Sempre di svizzere si tratta, la prossima volta che ne incontro una ci sto attento. Alcune di loro hanno il fascino dell’impenetrabilità (caratteriale). Poi sono pure ricche (tutte!) e questo è un fattore da considerare nell’equazione delle relazioni sociali. E ve lo dice uno che per poco non c’aveva il bue e l’asinello a scaldarlo (senza scomodare esempi altisonanti, si capisce). Ma per tornare in tema di teorie, se qualche giorno fa ho dato una botta di pedale troppo potente, io -uomo cauto e coscienzioso- mi sono buttato tutto dall’altre parte (che fuor di metafora si chiama martufaggine (che fuor di dialetto umbro si intende misantropia)). Così oggi ho detto un goodbye agli inglesi, un adieu alle francesi e un adeus (ma questa è la versione formale, tchau è quella fra amici) ai brasiliani e me ne sono tornato a casa sotto un piogge battente.

Adesso mi aspetta il lavoro. Ho due proposte di lavoro scottanti e, quindi, altrettanti colloqui di lavoro. Uno domenica e uno sabato. Il primo è la migliore che mi potevo aspettare dalla scuola: bartender, barista (che in inglese vuol dire solo quello che fa il caffè), cameriere e sparecchia-tavoli. Sarà uno stipendio da 10$/h ma il posto è carino ed elegante e questo vuol dire tante mance, che ci vuole n’attimo che arrivino alle 20$ per ora. Nessuno sbaglio, è un arrotondamento per difetto.
La seconda posizione è un posto in cucina, sguattero. No, non c’ho girato intorno. Questo significa il lavoro più duro che c’è in cucina, no mance e stare perennemente piegato su un lavandino con le mani a mollo toccando le schifezze che gli altri non hanno voluto toccare. Sempre 10$/h, ma non c’è bisogno di ripeterlo due volte che darò il massimo nel primo colloquio.

Che poi a dirla tutta quest’estate ho lavorato a 3€/h e le mance me le ha date solo il batterista di Vasco Rossi. E quello che mi ha chiesto se c’avevamo la cocaina!

Gli ho risposto serissimo che dovevo controllare in magazzino.