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Istanti

 Se potessi vivere di nuovo la mia vita.
  Nella prossima cercherei di commettere più errori.
  Non cercherei di essere così perfetto, mi rilasserei di più.
  Sarei più sciocco di quanto non lo sia già stato,
  di fatto prenderei ben poche cose sul serio.
  Sarei meno igienico.

   Correrei più rischi,
   farei più viaggi,
   contemplerei più tramonti,
   salirei più montagne,
   nuoterei in più fiumi.

   Andrei in più luoghi dove mai sono stato,
   mangerei più gelati e meno fave,
   avrei più problemi reali, e meno problemi immaginari.
   Io fui uno di quelli che vissero ogni minuto
   della loro vita sensati e con profitto;
   certo che mi sono preso qualche momento di allegria.
   Ma se potessi tornare indietro, cercherei
   di avere soltanto momenti buoni.
   Chè, se non lo sapete, di questo è fatta la vita,
   di momenti: non perdere l’adesso.
   Io ero uno di quelli che mai
   andavano da nessuna parte senza un termometro,
   una borsa dell’acqua calda,
   un ombrello e un paracadute;
   se potessi tornare a vivere, vivrei più leggero.
   Se potessi tornare a vivere
   comincerei ad andare scalzo all’inizio
   della primavera
   e resterei scalzo fino alla fine dell’autunno.
    Farei più giri in calesse,
    guarderei più albe,
    e giocherei con più bambini,
    se mi trovassi di nuovo la vita davanti.
     Ma vedete, ho 85 anni
     e so che sto morendo.

L’invincibile

« Dalla notte che mi avvolge,
nera come la fossa dell’inferno,
rendo grazie a qualunque dio ci sia
per la mia anima invincibile.
La morsa feroce degli eventi
non m’ha tratto smorfia o grido.
Sferzata a sangue dalla sorte
non s’è piegata la mia testa.
Di là da questo luogo d’ira e di lacrime
si staglia solo … l’orrore della fine,
ma in faccia agli anni che minacciano
sono e sarò sempre imperturbato;
non importa quanto angusta sia la porta,
quanto impietosa la sentenza:
sono il padrone del mio destino,
il capitano della mia anima »

夫或妻的姊妹

夫或妻的姊妹 vs 鄧小平
Si dice che ripetesse: “Non importa che il gatto sia bianco o nero; ciò che importa è se acchiappa i topi”.

Oh mia cara tikè, tu lo sai che io nutro rispetto e stima incommensurabile, e che io ti difendo oltre ogni limite, e per questo mi piglio pure ulteriori incanate, ma che vuoi che sia, una due mille che differenza fa.
Eppure sono costretto a subire questi colpi alle spalle: contraddire me, Tu quoque, tikè, cognāta meā!

Tu non sai quanto mi dispiace stavolta aver ragione, ma così è.
Il tuo “connazionale”, di cui abbiamo una diapositiva proveniente direttamente dai gialli, faceva parte d’una famiglia appartenente alla nobiltà decaduta. La ricchezza della sua famiglia si concentrava nel borgo di Xiexing, ed è lì che il carissimo Deng frequento la piccola scuola confuciana. Lì ascolto ‘sta storiella di sto gatto maculato che accappia i topi, ci piaciu, e incominciò a ripeterla. Ma fu il caro Confucio (vissuto 2500 anni prima, così, tanto per essere sicuri che sia lui il primo cronologicamente) a studiare per prima le correlazioni tra il colorito dei felini e le loro caratteristiche. Non voglio ferirti ancora, consideriamo chiuso il malinteso. Avevo ragione.

P. S Anzi, ti offro una immediata possibilità di riscattarti (quanto sono buono): volevo scrivere nel titolo A mia cognata, e invece credo che sia riuscito appena a scrivere cognata (e non sai che fatica mi è costata sincerarmi di non aver scritto Melanzane alla parmigiana). Potresti aiutarmi? :)

Omeopatia – Un uomo che visse troppo a lungo

Oggi racconto la storia di un uomo.
E’ questa la storia di un ragazzotto austriaco, figlio di un principe e d’una contessa. A 18 anni ha a sua completa disposizione la cavalleria. Altro che il ministro Brunetta, quest’uomo con valore, coraggio e dimostrazione di fermezza ha ai suoi ordini i cavalli, gli scudieri e le scudiere. A 21 anni si guadagna il grado di Maggiore e l’anno dopo la carica impetuosa alla testa del suo reggimento, da una svolta decisiva alla battaglia di Cateau-Cambrésis riuscendo con gli alleati britannici ad aprire un varco nelle armate francesi uccidendo e ferendo circa 3000 uomini e catturando 32 cannoni nemici. Poco dopo viene decorato con la Croce dell’Ordine Militare di Maria Teresa e ha ancora la bocca che puzza di latte: ha meno che 25 anni. Passò alla storia come Carlo I di Schwarzenberg, ricordato come l’eroe della battaglia di Lipsia. Quest’uomo capita che nel corso della sua vita si sente male, capita a tutti nella vita. E’ una di quelle piccolissime bastarde clausole che firmi automaticamente appena piangi durante il primo respiro. E se non firmi e non piangi il dottore ti picchia fin quando, infine, piangi. Insomma sta male va nello studio di questo dottore, un certo Christian Friedrich Samuel Hahnemann, gli dicono che è tanto bravo e che cura le malattie incurabili. E lui ha una fitta forte al cuore che definiscono “misteriosa”. Samuele Cristian Federico (per gli amici semplicemente Samu) gli dice che può stare tranquillo, che lui ha ideato una nuova idea di medicina, tutt’apposto insomma: ci pensa lui a rinsavirlo. Solo che a Carlo I, l’eroe che tanto aveva combattuto e vinto, gli piglia n’altro ictus, e stavolta ci resta secco. I genitori di Carlo incazzati chiamano l’associazione dei farmacisti, quella dei consumatori e il Codacons (ormai che c’erano…); i farmacisti riescono quindi ad ottenere per Hahnemann l’ingiunzione a non distribuire i suoi prodotti, e Hahnemann, non potendo più praticare, deve lasciare la città.

Si da il caso che Samu è il fondatore della medicina alternativa chiamata omeopatia.
Samu è un uomo stravagante: conosce tante lingue (addirittura anche il caldeo, lingua parlata da un popolo dell’Asia anteriore) (io mi vergognerei a dire in giro che conosco il caldeo…ma vibbè..), sposa sua moglie, ci fa 11 figli (“Sulla soddisfazione dei nostri desideri animali”, si ammette che l’uomo è fatto – come ogni altro essere – per il godimento e per il piacere”). Poi sua moglie muore ( e lì sua moglie avrà ringraziato dato che a causa delle critiche mosse contro il marito questi la costringeva a cambiare casa frequentemente), capita. E lui oramai ottantenne si sposa con una donna che è 50 anni più giovane: almeno non corre il rischio che muore anche ques’altra. Il suo pensiero medico si basa sulla convinzione che “la malattia viene curata rafforzando le energie vitali al fine di ripristinare l’equilibrio dell’organismo”. Due Pan Goccioli la mattina, e un cucchiaio di Activia a Carlo I però non bastarono. Ma solo perchè aveva esaurito i Bonduelle.
Ribadisce nei suoi scritti che le bevande necessarie agli esseri umani sono latte e acqua pura; alcol e spezie accorciano le nostre vite. Il caffè è sgradevole già quando si prova a berlo per la prima volta senza zucchero: “è un avvertimento che ci dà la natura di non violare le leggi della salute, di non calpestare sconsideratamente l’istinto di conservazione della vita” . Il suo effetto primario è “un’esaltazione più o meno gradevole dell’attività vitale”, nelle prime ore; in seguito, ecco “un sentimento sgradevole dell’esistenza, un rifiuto della vita, una sorta di paralisi delle funzioni animali, naturali e vitali” . Il caffè “asseconda e accelera il lavoro della digestione”, semplificandola; “risveglia l’appetito venereo” (!) con dieci anni di anticipo. “Ansietà e caldane sono il tormento quotidiano di chi beve caffè, e specialmente anche l’emicrania”. Rovina i denti più del mercurio; serve, tendenzialmente, a evacuare in fretta, e a questo soltanto dovrebbe essere necessario(!!).

Se cerco Omeopatia su Wikipedia, nonostante non sia un’enciclopedia, mi avverte:

Le pratiche qui descritte non sono accettate dalla scienza medica, non sono state sottoposte alle verifiche sperimentali condotte con metodo scientifico o non le hanno superate. Potrebbero pertanto essere inefficaci o dannose per la salute. Queste informazioni hanno solo un fine illustrativo: leggi le avvertenze.
Insomma c’è d’aver più paura che dal dottore.
Inoltre per coloro che ancora credano alle erbette di questi stregoni, c’è da leggere tale post (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16125589) che può essere sintetizzato in un:
“…Picci picci picci, gioia della mamma, ti sei fatto la bua ? Vieni da mamma che ti da un bacio e passa tutto…è passato ? Hai visto tesoro ? La mamma è magica…”
La mamma si chiama effetto Placebo, così dicono gli scienzati (veri).
“Prendete un ditale, riempitelo di un prodotto medicinale, versatelo nella Marna dal ponte di Charenton, poi andate con una cisterna a raccoglier l’acqua sotto il ponte Mirabeau. Avrete così alcune migliaia di litri di rimedio omeopatico”
[Anonimo Francese] 

Lu maschiu deve avè sapore.

 
“Te vulisse cunta l’istoria de un amico mio pastore 
che entrò dentro gliu letto a fa l’ammore…
e pe surpresa, questo ammico mio / 
nun ce trovò la femmina, ma ce trovò lu Zio… 
…e cosi la famija s’encazza, pe rippara lu scandalo ia mmolla la regazza 
nun ce sta propio gnente da fare / a carci n bocca gliu porta all’altare…

tieu tieu tieu tieu tirà tirà tirà
mo perde mo perde mo perde la libbertà
la libbertà…che c…o ce po’ fa, che ce po’ fà…

Comm’era bello, tosto e scarcagnato / che l’ommo vero nun se mai lavato
puzzava de caprittu che era na bellezza
li era a ieri la settima schifezza
le donne s’enpazzevano d’amore
lu maschiu però deve avè sapore
lui invece li parenti te l’hanno ripulito
povero Serafino nun sape più de gnente
vonno sposà co l’organo, co l’organo e la banda,
lo fregano cu l’obligo de carza e de mutanda
lo trattano de striglia e de sapone
la ridotto nu povero ricchione… 
 
tieu tieu tieu tieu tirà tirà tirà
mo perde mo perde mo perde la libbertà
la libbertà…che c…o ce po’ fa, che ce po’ fà…”

“…può essere una forma di paura di ritorno ad una sofferenza.” (cit.)


Il siciliano geloso
Nei dintorni di Trapani c’è un signore che sta tranquillamente percorrendo una strada secondaria. Ad un certo punto trova un uomo per la strada che gli fa animatamente cenno di fermarsi. Questo si ferma e l’uomo gli chiede:
“Scusi… lei sta andando a Trapani?” –
“Si… pecchè?”
L’uomo ricevuta la risposta che desiderava tira fuori una lupara e la punta contro il malcapitato automobilista:
“Niesci subbito fori dalla machina o ti sparo!” –
“Ma pecchè? Io nulla feci!” – “Niesci o ti sparo!”

L’automobilista esce dalla macchina terrorizzato.
Uora calati li pantaluni o ti sparo!” –
“Ma che feci di male? Se vole gli do tutti i soldi che c’ho!” –

“Ho detto calati li pantaluni o ti sparo!”

Il pover’uomo sempre più in preda al panico si leva i pantaloni.
“Uora calati le mutanne o ti sparo!”
E si leva anche le mutande…
“Minatilla o ti sparo!” –
“Ma come…una sega?” –
“MINATILLA!!”

Pur di non morire si fa anche una sega…
“Ora fattene un’attra o ti sparo!” –

“Ma come un’attra?” –

“Fattene subbito un’attra!”

E così via fino a quando, sempre sotto minaccia, arriva alla decima sega!
“Fattene un’attra ancora o ti sparo?” –

“No, ora basta, dieci me ne fece fari! Io nun ce la fazzu chiù! Sugnu esausto!!!!”

L’uomo con la lupara allora si gira verso un cespuglio e fa:
“Cammelaaa!! Vieni pure che il signore ti da un passaggio fino a Trapani!!”

P.S
Mi sono accorto di aver fatto dei casini cogli interventi: c’è QUESTO da leggere !

Americano all’improvviso.

Sono queste le parole di Barack Obama rivolte agli studenti d’America per l’apertura del nuovo Anno Scolastico.
Preferisco non essere sminuito di fronte al Presidente, dicendo stupidaggini irriverenti.Nessun commento ulteriore.


So che per molti di voi questo è il primo giorno di scuola. E per chi è all’asilo o all’inizio delle medie o delle superiori è l’inizio di una nuova scuola, così un minimo di nervosismo è comprensibile.
Immagino che tra voi ci siano dei veterani a cui manca solo un anno per concludere gli studi e quindi contenti. E, non importa a quale classe siate iscritti, qualcuno tra voi probabilmente sta pensando con nostalgia all’estate e rimpiange di non aver potuto dormire un po’ di più stamattina. So cosa vuol dire. Quando ero giovane la mia famiglia visse in Indonesia per qualche anno e mia madre non aveva abbastanza denaro per mandarmi alla scuola che frequentavano tutti i ragazzini americani. Così decise di darmi lei stessa delle lezioni extra, dal lunedì al venerdì alle 4,30 di mattina. Ora, io non ero proprio felice di alzarmi così presto. Il più delle volte mi addormentavo al tavolo della cucina. Ma ogni volta quando mi lamentavo mia madre mi dava un’occhiata delle sue e diceva: «Anche per me non è un picnic, ragazzo».

Ora, io ho fatto un sacco di discorsi sull’istruzione. E ho molto parlato di responsabilità. Della responsabilità degli insegnanti che devono motivarvi all’apprendimento e ispirarvi. Della responsabilità dei genitori che devono tenervi sulla giusta via e farvi fare i compiti e non lasciarvi passare la giornata davanti alla tv. Ho parlato della responsabilità del governo che deve fissare standard adeguati, dare sostegno agli insegnanti e togliere di mezzo le scuole che non funzionano, dove i ragazzi non hanno le opportunità che meritano. Ma alla fine noi possiamo avere gli insegnanti più appassionati, i genitori più attenti e le scuole migliori del mondo: nulla basta se voi non tenete fede alle vostre responsabilità. Andando in queste scuole ogni giorno, prestando attenzione a questi maestri, dando ascolto ai genitori, ai nonni e agli altri adulti, lavorando sodo, condizione necessaria per riuscire.


Questo è quello che voglio sottolineare oggi: la responsabilità di ciascuno di voi nella vostra educazione. Parto da quella che avete nei confronti di voi stessi. Ognuno di voi sa far bene qualcosa, ha qualcosa da offrire. Avete la responsabilità di scoprirlo. Questa è l’opportunità offerta dall’istruzione. Magari sapete scrivere bene, abbastanza bene per diventare autori di un libro o giornalisti, ma per saperlo dovete scrivere qualcosa per la vostra classe d’inglese. Oppure avete la vocazione dell’innovatore o dell’inventore, magari tanto da saper mettere a punto il prossimo i-Phone o una nuova medicina o un vaccino, ma non potete saperlo fino a quando non farete un progetto per la vostra classe di scienze.


Oppure potreste diventare un sindaco o un senatore o un giudice della Corte suprema ma lo scoprirete solo se parteciperete a un dibattito studentesco. Non è solo importante per voi e per il vostro futuro. Che cosa farete della vostra possibilità di ricevere un’istruzione deciderà il futuro di questo Paese, nulla di meno. Ciò che oggi imparate a scuola domani sarà decisivo per decidere se noi come nazione sapremo raccogliere le sfide che ci riserva il futuro. Avrete bisogno della conoscenza e della capacità di risolvere i problemi che imparate con le scienze e la matematica per curare malattie come il cancro e l’Aids e per sviluppare nuove tecnologie ed energie e proteggere l’ambiente. Avrete bisogno delle capacità di analisi e di critica che si ottengono con lo studio della storia e delle scienze sociali per combattere la povertà e il disagio, il crimine e la discriminazione e rendere la nostra nazione più corretta e più libera.

Vi occorreranno la creatività e l’ingegno che vengono coltivati in tutti i corsi di studio per fondare nuove imprese che creeranno posti di lavoro e faranno fiorire l’economia. So che non è sempre facile far bene a scuola. So che molti di voi devono affrontare sfide tali da rendere difficile concentrarsi sui compiti e sull’apprendimento.

Mi è successo, so com’è. Mio padre lasciò la famiglia quando avevo due anni e sono stato allevato da una madre single che lottava ogni girono per pagare i conti e non sempre riusciva a darci quello che avevano gli altri ragazzi. Spesso sentivo la mancanza di mio padre. A volte mi sentivo solo e pensavo che non ce l’avrei fatta. Non ero sempre così concentrato come avrei dovuto.


Ho fatto cose di cui non vado fiero e sono finito nei guai. E la mia vita avrebbe potuto facilmente prendere una brutta piega. Ma sono stato fortunato. Ho avuto un sacco di seconde possibilità e l’opportunità di andare al college e alla scuola di legge e seguire i miei sogni. Qualcuno di voi potrebbe non godere di questi vantaggi. Può essere che nella vostra vita non ci siano adulti che vi appoggiano quanto avete bisogno. Magari nelle vostre famiglie qualcuno ha perso il lavoro e il denaro manca. O vivete in un quartiere poco sicuro, o avete amici che cercano di convincervi a fare cose sbagliate.


Ma, alla fine dei conti, le circostanze della vostra vita – il vostro aspetto, le vostre origini, la vostra condizione economica e familiare – non sono una scusa per trascurare i compiti o avere un atteggiamento negativo. Non ci sono scuse per rispondere male al proprio insegnante, o saltare le lezioni, o smettere di andare a scuola. Non c’è scusa per chi non ci prova.


Il vostro obiettivo può essere molto semplice: fare tutti i compiti, fare attenzione a lezione o leggere ogni giorno qualche pagina di un libro. Potreste decidere di intraprendere qualche attività extracurricolare o fare del volontariato. Potreste decidere di difendere i ragazzi che vengono presi in giro o che sono vittime di atti di bullismo per via del loro aspetto o delle loro origini perché, come me, credete che tutti i bambini abbiano diritto a un ambiente sicuro per studiare e imparare. Potreste decidere di avere più cura di voi stessi per rendere di più e imparare meglio.


E in tutto questo, spero vi laviate molto le mani e ve ne stiate a casa se non state bene in modo da evitare il più possibile il contagio dell’influenza quest’inverno. Qualunque cosa facciate voglio che vi ci dedichiate. So che a volte la tv vi dà l’impressione di poter diventare ricchi e famosi senza dover davvero lavorare, diventando una star del basket o un rapper, o protagonista di un reality. Ma è poco probabile, la verità è che il successo è duro da conquistare.

Non vi piacerà tutto quello che studiate. Non farete amicizia con tutti i professori. Non tutti i compiti vi sembreranno così fondamentali. E non avrete necessariamente successo al primo tentativo. È giusto così. Alcune tra le persone di maggior successo nel mondo hanno collezionato i più enormi fallimenti. Il primo Harry Potter di JK Rowling è stato rifiutato dodici volte prima di essere finalmente pubblicato. Michael Jordan fu espulso dalla squadra di basket alle superiori e perse centinaia di incontri e mancò migliaia di canestri durante la sua carriera. Ma una volta disse: «Ho fallito più e più volte nella mia vita. Ecco perché ce l’ho fatta».

Nessuno è nato capace di fare le cose, si impara sgobbando. Non sei mai un grande atleta la prima volta che tenti un nuovo sport. Non azzecchi mai ogni nota la prima volta che canti una canzone. Occorre fare esercizio. Con la scuola è lo stesso. Può capitare di dover fare e rifare un esercizio di matematica prima di risolverlo o di dover leggere e rileggere qualcosa prima di capirlo, o dover scrivere e riscrivere qualcosa prima che vada bene. La storia dell’America non è stata fatta da gente che ha lasciato perdere quando il gioco si faceva duro ma da chi è andato avanti, ci ha provato di nuovo e con più impegno e ha amato troppo il proprio Paese per fare qualcosa di meno che il proprio meglio.


È la storia degli studenti che sedevano ai vostri posti 250 anni fa e fecero una rivoluzione per fondare questa nazione. Di quelli che sedevano al vostro posto 75 anni fa e superarono la Depressione e vinsero una guerra mondiale. Che combatterono per i diritti civili e mandarono un uomo sulla Luna. Di quelli che sedevano al vostro posto 20 anni fa e hanno creato Google, Twitter e Facebook cambiando il modo di comunicare.

Così, vi chiedo, quale sarà il vostro contributo? Quali problemi risolverete? Quali scoperte farete? Il presidente che verrà di qui a 20, 50 o 100 anni cosa dirà che avrete fatto per questo Paese?


Le vostre famiglie, i vostri insegnanti e io stiamo facendo di tutto per fare sì che voi abbiate l’istruzione necessaria per saper rispondere a queste domande. Mi sto dando da fare per garantirvi classi e libri e accessori e computer, tutto il necessario al vostro apprendimento. Ma anche voi dovete fare la vostra parte. Quindi da voi quest’anno mi aspetto serietà. Mi aspetto il massimo dell’impegno in qualsiasi cosa facciate. Mi aspetto grandi cose, da ognuno di voi. Quindi non deludeteci, non deludete le vostre famiglie, il vostro Paese e voi stessi. Rendeteci orgogliosi di voi. So che potete farlo.