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Alba dove sei? + FDC – 9 [Aggiornato]

Quest’estate mi sono bruciato tutto il collo e ci passavo una cremina che secondo me non serviva a un cazzo. Però il collo mi faceva male e perciò c’avrei spalmato pure la pasta al forno.
Penso spesso a quest’estate anche se c’avrei dovuto pensare quando era ancora estate. La sera è il momento più critico: io non so dove trovo la forza per ignorare le urla del cellulare che mi dicono prendimi e scrivimi un sms.  Bello il main comunque. Robusto, una buona dimostrazione di OOP.
Il mondo è così pieno di puttane che se non fai il puttaniere stai disoccupato. Oppure fai architettura.
Aprile di un nuovo anno. Spunta la primavera, alcuni problemi rimangono altri si sono aggravati. Tendo a minimizzare quelli risolti, non sono neanche a metà del mio percorso: l’ottimismo non è ancora desiderato.
Il polimorfismo e la portabilità estrema sono degli ottimi esempi che celebrano l’importanza di java.
E alla fine sono diventato paranoico. Tocca indossare la corazza, tirare fuori le palle. Questo post piacerà a duli che ama l’ermetismo dei miei flussi di coscienza (coscienza con la i, senza è un errore da penna rossa. E sottolineato due volte). Ma le cose importanti adesso sono altre.
Stanotte ho avuto degli incubi. E’ giusto, devo magnare di meno la notte. Spero che faccio incazzare le persone che mi fanno incazzare nei sogni, ora duli puoi smetterla di dirmi falsità. Almeno nei sogni per favore.
A Sergio non funziona il polimorfismo, che sia un problema di upcasting? O forse è l’arryList che segfolta?
Fanculo fanculo fanculo, voglio ancora sudare in piscina. C’ho dei problemi di respirazione in acqua, stanco presto ma forza nelle braccia ce n’è da vendere. Gli effetti fin’ora sono: sono tornati un principio di quadratini, c’ho una fame pazzesca a qualsiasi ora del giorno, ho ripreso un po’ di confidenza con la fatica e soprattutto elimino un mucchio di tossine psicologiche in quell’acqua. Secondo me le propago agli altri, che me ne fotte a me. Oggi tornando [a Sergio funziona il polimorfismo proprio adesso: gli strumenti diventano chitarre da sole] da due-tre ore di programmazione non-stop andate piuttosto bene ho pensato che quando in un giorno di sole come questo, sei allegro, la gente al parco attorno a te è allegra, stai tornando a casa, sei pieno di salute,  ho pensato che mi mancava una cosa.
Ci vuole una nuova Alba per ricominciare.
Una curiosità. Ci sta qualcuno (secondo me è donna) che vive forse dalle parti di Rocca Priora o forse da Bologna. Insomma o nel Lazio o nell’Emilia-Romagna (quali delle tre?) che viene spesso spessissimo sul mio blog. Usa Mozilla Firefox e ha windows xp. Oggi è venuto verso le 19 e prima verso le 12-13. Chi è chi è chi è? Ti chiami Alba? o Alfredo? Ad ogni modo contattami qua: gas12n@yahoo.it
No perditempo, no ragni, no cavalli, no persone che non sanno cos’è u cantaranu.
Se siete un ragno possiamo fare un eccezione. Ma solo quelli non pelosi. Grazie.

[Aggiornamento: il personaggio misterioso è appena arrivato, 8 minuti fa. Se proprio dovesse avere dubbi. Anche i cavalli dai…ma solo entro oggi :D ]

FDC – 8

Sono immerso nel ricordare vocaboli inglesi.
Oggi il cuore mi ha battuto forte come non mai. L’inter ha passato il turno, non è un motivo altrettanto nobile ma era tanto che non avevo un picco di felicità. M’accontento di questo.
La cura Milano aiuta, partire serve. Ancora un’altra dimostrazione.
Domani sono diciannove mesi, continuo comunque a ricordarlo.
Oggi ho imparato le parole: lice[pidocchi], wonder[miracolo, bellezza], dry-humping[“simulare” il sesso da vestiti], garbage[rifiuti, immondizia], rusty[arrugginito].
Poi ho capito che were è il passato di to be, ma può forse essere anche il congiuntivo sempre del verbo essere.
Aspetto una email di risposta da una scuola d’inglese che cito dicono we’ll contact you within one business day. Sono passati due giorni e ancora niente, forse le mie domande erano troppo difficili.
Sono un ingegnere, quasi almeno.

Sia dato un array bidimensionale…

Questo è un super-post, mille cose da scrivere che ho tutte appuntate. Prima cosa, è necessario aver letto questo post qui (http://gas12n.blogspot.com/2011/02/verso-il-paese-immaginario.html) per capire tutti i nessi di questo intervento qui. E comunque questo sarà un post luuuungo lunghissimo.

E’ finito il semestre. E’ una liberazione di cui però non mi sono ancora reso conto. Sarà che ho la testa che scoppia ma pian piano sono sicuro che la leggerezza della ritrovata libertà tornerà a farsi sentire. Non possiamo definirlo il mio miglior semestre, ma sono sicuro che ho fatto altri passi avanti verso la mia laurea breve. Breve è soltanto un altro nome per dire insignificante. Fatto sta che devo passare da qua, e ci sto passando il prima possibile. Proprio oggi ho fatto il mio ultimo esame, Reti Logiche. Ho fatto qualche errore che certificano l’autenticità, diciamo che la mia firma è già il primo errore: sono comunque molto soddisfatto della prova complessiva. Tanto per provare, copio un esercizio dell’esame del 25febbraio. Il corso si chiama “Algoritmi e principi dell’informatica”. Principi non sta per cose iniziali quindi semplici. A dire il vero ho il sospetto che sia l’ennesima illusione del politecnico: viene ritenuto ad ogni modo insieme a Fisica il corso più difficile della triennale. Ecco il testo:

Sia dato un array bidimensionale A di m righe ed n colonne. Supponendo che ciascuna riga sia ordinata in ordine crescente descrivere un algoritmo che riunisce le m righe di A in un’unico array ordinato B di n*m elementi. L’algoritmo deve richiedere tempo O(nm log m).(Suggerimento: mantenere il primo elemento non ancora copiato in B di ciascuna riga in un heap H di m elementi).

Un array bidimensionale è una matrice, una sorta di scacchiera con emme righe ed enne colonne. Bisogna inventarsi un algoritmo che richiede come tempo massimo (il tempo è strettamente collegato al numero di mosse che si fanno per ordinare gli elementi e metterli nell’array monodimensionale, che invece sarebbe una lunga sequenza di caratteri) nm*log(m).
Il suggerimento aiutava un po’ ma vi assicuro che non era affatto semplice. Io ho trovato un algoritmo(=sequenza di passi eseguibili con una benda sugli occhi) che lo risolve in O (nm*log(nm)). Sembra essere buono, quasi uguale. Invece è una ciofeca, è una soluzione ritenuta banale e sarò fortunato se mi daranno 4-5 punti sui 10 circa che valeva l’esercizio. Gli altri due esercizi del compito di sicuro non miglioravano, perciò scusate se quando vado in giro mi riempo la bocca dicendo I N G E G N E R I A. Ogni facoltà ha la sua importanza, senza dubbio, ma non iniziate a dire che sono tutti difficili uguali. Neanche sono difficili ma in una maniera diversa mi sa di una frittata rigirata. Ci sono facoltà più difficili e altre meno difficili: ed ingegneria è più difficile. Quando farò Scienza del fiore forse dirò che sarà quello il corso più difficile, che sti cazzi, mica è facile far girare un girasole…per adesso faccio ingegneria informatica.

Ecco, questo sono io. Commento alla mia foto. Innanzitutto la mia faccia è a colori, ma Sergio (qui potete vedere il suo canale su flickr), l’uomo che ha ritoccato questo bel visino adotta spesso il b&n.
La barba sembra meno lunga in foto, in realtà il baffo sta iniziando a darmi fastidio e a volte mi rantolo grattandomi il viso. Io la barba l’ho sempre tenuta corta. Una volta la tagliavo con la lametta due volte alla settimana, perché mamma mi diceva che altrimenti sarei sembrato disordinato. Poi mi dissero che la barba poteva essere una cosa bella, cioè che mi stava bene la barbetta. E allora mi dissi che era un buon pretesto per evitare questa scocciatura, perciò ora mi limito a spuntarla col rasoio elettrico una volta a settimana. Tania, la signora della mensa, dice che sembro un barbone: di quelli che vagabondano per strada, si capisce. Il portiere ragusano della residenza dice che devo fare la comparsa in un film, per questo c’ho la barba lunga. In realtà è come dicevo nel post precedente, frutto di scaramanzia. Anche se oggi in segreteria ci hanno scambiato per dei ragazzi in erasmus, ce l’ho la faccia da spagnolo o no?
Il mio nasino sembra storto, e lui non lo è. Però sembra nella foto effettivamente. E poi è così strano vedersi così da vicino. Le mie cicatrici sembrano ancora più profonde, ma ho superato la fase della vergogna. Adesso sono quasi un vanto, mi danno l’aria del tipo dall’adolescenza burrascosa. Lo è stata del resto. Si vede pure il piccolo neo sul labbro, sembro uno importante solo per quel neo. E poi sotto l’occhio sinistro c’è la fossetta dovuta alla caduta in bici, che testimonia che oltre all’adolescenza anche la mia infanzia non è stata esente da “infortuni”.
Chissà cosa starò facendo quando rivedrò questa foto, cosa mi ricorderà rivederla dopo anni e cosa dirà mia figlia quando vedrà questa foto dentro una cornice in una mensola polverosa di una vecchia libreria. Come dici duli, le racconterò un’altra lunga storia. Di quella volta che ero amico con uno che si chiamava forse Sergio, di quando vivevo a Milano e c’era sempre freddo, di quando vivevo in una stanza che mi sembrava un’intera casa. Di tanto le parlerò, sono un chiacchierone infatti.

G: fratello
G: nn funziona la somma in binario
G: sto pensando a quanto si è felice da ziti..
G: nn m sembra un pensiero attinente all’aritemica
S: compare io qua non ti posso dire che non è vero
S: ma si può essere felici da ziti così come da single
G: lo sai con me che da ziti è n’altra cosa
S: la felicità non risiede necessariamente nello stare insieme
G: si può andare a 50 anche di prima
G: ma in seconda è tutta n’altra cosa
S: tutto è relativo, bro. Tutto è relativo!
G: il più piccolo si adegua al più grande con l’esponente no?
S: se
S: anche quando si è ziti

Questo è una normale discussione in periodo d’esame. Passato, ricordi, e presente: esame imminente! Capita così che si mischiano i discorsi e talvolta si fanno ragionamenti del tutto spettacolari intrecciando il presente e il futuro.
Io adesso sono appena tornato da casa di Sergio. Sono andato lì proprio per prendere un libro che leggerò domani, nel lungo viaggio che mi riporterà in Sicilia. Ho finito il libro sui numeri primi, gran bel libro. Per tante cose, alcune le ho scritte qua. Adesso tocca iniziare questo libro che Sergio dice che è bellissimo. Inizia così:

Tu mi ricordi una poesia che non riesco
a ricordare una canzone che non è mai esistita
e un posto in cui non devo essere mai stato.

Beh l’inizio non è promettente, io mi ricordo di molte cose. Sono molto abile a ricordare le cose del passato, sarà questo il mio problema? Lo scoprirò solo leggendo.
Io adesso devo andare a togliermi questa barba, sennò domani al metal detector mi fanno levare pure le mutande. La valigia è già stata fatta, l’umore è abbastanza positivo anche se continuo a percorrere le mie strade di prima, Khadir non è ancora rientrato dal suo viaggio a Valencia e sto ascoltando Mistero in tv. Mi godo questi attimi, che ne so che domani l’aereo fa crac e domani tutti voi piangerete leggendo questo intervento. Però sono o non sono stato un bravo ragazzo?

…verso il paese immaginario!

Ok avevo detto che sarei tornato nel silenzio. Ma in questi giorni sono un terribile ottimista, rido e salto spesso, e canto anche fuori dalla doccia. E’ come quando c’è tutto calmo e poi si scatena il temporale. Il naufragio adesso sarà quando esce il voto di reti: rifiutare un votaccio o accettarlo? La media è importante o è più importante mettersi al sicuro per laurearsi probabilmente a luglio stesso? E’ giusto accettare tutti voti per la fretta di andare in Canada o è meglio rischiare un po’ (per la gioia di Paolinò)?
Comunque a questo ci penseremo quando usciranno i voti.
Oggi ho scoperto come finisce una canzone che ascoltavo sempre quando avevo 13 anni. Grazie Cla, la ragazza del mio compagno di stanza. E’ la terza traccia di Afferrare una stella, un album di Edoardo Bennato che mi regalò un’amica di mamma. E’ come se avessi visto quel film centinaia di volte e soltanto oggi dopo quasi dieci anni che so come finisce. E non pensavo finisse così, è veramente un bel finale.
Per il resto c’è un altro aggiornamento. La maglietta porta fortuna s’è scaricata, la camomilla che mi aveva suggerito di prendere mamma mi ha fatto venire una botta di diarrea (francesismo, per restare in tema) nel giorno dell’esame. La nuova frontiera della sortevieniamme è la barba. Il mio primo 30 l’ho preso con una barba di tre settimane. La barba lunga ha un duplice possibile effetto. Uno. Antistress, passo il tempo a farmi i grattini. Due, è un ottimo rimedio per non mangiarmi le unghie, che in questo periodo d’esame son finite nuovamente in bocca. Terzo (si lo so era duplice l’effetto), il prof vedendomi in questo stato potrebbe pensare che ho studiato così tanto che non ho avuto il tempo per curarmi, neanche il tempo per passarmi il rasoio. Ora che ci penso potrei smettermi di fare la doccia, una settimana senza doccia…
Quando si dice essere un genio!

Il prezzo da pagare

Tratto dal Ghezzi-Mandrioli, “Informatica Teorica”.

 «

[…]sfortunatamente, i calcoli, come molti altri servizi, costano. Anche se si avesse libero accesso al più potente calcolatore del mondo, vi sarebbe ugualmente un prezzo da pagare: il tempo. Se non è possibile ottenere una soluzione di un problema entro un “ragionevole” intervallo di tempo, il problema diviene praticamente intrattabile, anche se teoricamente risolubile.

 »

Capitolo 3, pag.231. Edizione del ’15-’18.

http://en.wikipedia.org/wiki/Decision_tree

Il tempo di morire

Non ce la faccio più. Sono esausto. Dentro. Mi sento svuotato di energie e non bastano gli integratori per riprendermi. A questo punto non so se possa bastare anche un periodo di pausa. Rompo il silenzio di questo blog per un attimo, dopo tornerò silenzioso per un altro pò. Mi ripeto di essere ottimista e spesso ci riesco. Ma poi quando cerco quella vecchia spalla che mi dava appoggio -quando la cerco e non la trovo- casco a terra. Casca a terra il mio umore, cascano anche le mie forze per ricominciare ancora una volta la scalata al prossimo esame.
In una bella canzone a un certo punto viene detto che c’è qualcuno che urla “per una botta di vita”. So già quando sarà questa mia botta, lo spero almeno. Il problema è che fino ad allora c’è tutto una serie di ostacoli che richiedono che io sia pieno di energia. Non cerco tanto, ma sento la distanza di quella spalla. E i miei tempi di recupero s’allungano.
Questo semestre non sta andando come sperato. O ho sempre avuto culo in questi due anni o ho dimenticato il modo di studiare. O forse non c’ho più la rabbia e comunque non lo so. Io ci sto provando a costruirmi il mio futuro migliore e i passi falsi credo che ci stanno, che forse potrei esser perdonato per qualche scivolone. Non c’è niente da fare per risolvere la situazione e quel che si può fare lo sto già facendo. Nessun pacco, nessuna giornata di sole, nessuna gita al parco. Serve solo la testa china sul foglio con raziocinio. E poi serve il tempo, quel tempo che a volte va lento e a volte va veloce. Ma sceglie sempre le volte sbagliate. Dove sei adesso? Cosa fai la sera? E’ tutto così buio in questa nuova strada, i miei piedi sono scalzi e non c’è tempo. Tempo, per favore datemi tempo.

P.S Io che sono un burlone dentro di me spezzo la serietà di questo post: ecco il tempo! 

Sono un gay?

Ci sono due cose da sapere per capire a pieno questo post: sono sempre stato un tipo timido, impacciato e molto silenzioso.
Seconda cosa, in questi mesi ho collaborato col magico politecnico di Milano per assistenza internet nella residenza che mi ospita. C’è chi lo chiama dormitorio, e chi lo chiama pensionato: sono termini appropriati sicuramente.
Comunque sia fra le varie persone che hanno bisogno d’aiuto ieri è venuta una ragazza francese. Avevo un computer francese, che ha la tastiera totalmente diversa dalla nostra, con un sistema operativo mai visto prima. Limpus o qualcosa del genere pare si chiami. Non ci capisco niente e porto il pc da un mio amico che sta venti stanze più in là. Nel tragitto mi chiede se voglio andare in stanza da lei, a bere dice. Bah, sarò improvvisamente diventato un uomo di cui potersi fidare? Insomma, c’ho i capelli non pettinati una felpa e delle ciabatte. Chi mai si potrebbe fidare di me? E poi la storia del drink mi assomiglia moltissimo a quella della collezione di farfalle. Dico di no e proseguo. Il mio amico non riesce a combinare una cippalippa (si scoprirà che mancavano i driver) e mentre torno indietro verso la mia stanza mi richiede se voglio un drink, che non mi devo fare nessun problema. Bah, io sono impacciato. Timido, e non so parlare bene l’inglese. Avrò fatto la figura del gay, ma le ho detto semplicemente un accennato “i don’t drink, thank you”. Sono tornato in stanza, ho chiuso la porta, ho preso una wuhrer, l’ho stappata e l’ho smezzata con Khadir.
Chissà che m’avrebbe fatto la francese, se era solo un drink o se era qualcos’altro? Chissà qual’è il modo giusto di vivere, se è meglio un just for fun o un “..perchè è un bravo ragazzo perchè è un bravo ragazzooo…”. Chissà.
Ho fatto la figura del fricchettone santerellino, ma who cares?
In fondo anche con i capelli disordinati resto sempre un bravo ragazzo. E mi sta pure crescendo il dente del giudizio!

Me la sto troppo quagliando

Questo post è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale, per il bene dell’uso dei congiuntivi. A volte bisogna pensare anche a loro.

Né il budino né le profezie. Niente di questo in questo posto, niente post almeno per questo giorno. Ma solo per questo: che a giorni inizia la valanga di esami e che il mio cervello è spugna. Scottex di quelli che asciugano tutto ma il mio non è come quelli che non finiscono mai. E’ proprio per questo ultimo particolare che c’ho bisogno dei pizzini sottobanco, proprio stanotte ho decretato dove e come saranno collocati questa volta. Vabbò potrei farne anche a meno, il mio scottex-cervello avrebbe però bisogno di più tempo per accumulare tutta questa acqua-conoscenza che si è sparsa per terra-libri.
Un mio prof, quello che ci ha cercato di insegnare la materia più difficile dell’anno (parole sue eh!), ha terminato il corso presentandoci un ulteriore presentazione di slide. Erano diverse, ci spronava ad avere hobby, a divertirsi a non morire d’ansia il giorno prima dell’esame e specialmente durante l’esame stesso. Che alla fine un esame è solo un apostrofo rosa tra le parole t’acquaddgiasti! (termine in siciliano stretto che è meglio lasciarlo in siciliano: nè stai diventando denso sei fritto possono rendere l’idea).
Io mi sto già trasformando per questi esami. Ad esempio, c’ho una maglietta da lavare. In realtà c’ho due sporte del gs piene zeppe di vestiti da mettere in lavatrice. Ma come dicevo in un mio precedente post non si può mica fare una lavatrice prima di un esame. Eppure lì c’è la maglietta porta fortuna, quella nera con la scritta motivante. Sono entrato in un ciclo infinito che forse mi porterà a farmi una doccia con la maglia addosso, per lavare me la maglietta ed evitare la maledizione della lavatrice prima di un esame. L’altro giorno sono entrato coi calzini dentro la doccia e me ne sono accorto troppo tardi: ingegneri, valli a capire!
Ho già iniziato ad assumere quelle sostanze dopanti che mamma dice che fa bene prendere: qualcosa che si scioglie in un bicchiere e poi lo bevi e diventi molto intelligente, non senti più la stanchezza e ti riescono gli esercizi. Io so che poi non è che avranno chissà quale effetto ma il trucco è convincersi che sì, col cazzo costano 10€, funzionano egregiamente! Ecco funzionano nel senso che io credo che funzionano, e quando si crede a qualcosa quella cosa inizia ad esistere, e dopo inizia a funzionare. Solo se si è veramente bravi quella cosa inizia a fare quello che vuoi tu. Io una volta credevo che saltando da un divano di testa con un cuscino in mano sarei potuto atterrare sano e salvo se nella fase di volo avessi posto quel cuscino fra la mia faccia e il pavimento. Effettivamente sarebbe stato come saltare su un cuscino. Poi mi sono sfracellato una narice, e non si sa come adesso non si vede nulla. Ma io c’avevo creduto veramente, è per questo che i bambini saranno sempre un passo avanti. Riescono a sognare e a immaginare anche cose totalmente insensate, riescono a buttarsi d’istinto. Del resto cos’è altro è la razionalità se non evitare ciò che è istintivo? E chi è mai riuscito a evitare un buco nell’acqua, chiaro, nessuno ci è mai riuscito. Senza buchi nell’acqua non si può sviluppare l’abilità nell’evitarli, non tutto quello che non si condivide è sbagliato.
Non sarò il più intelligente (che continuo a scrivere inteliggente e poi a correggere), non passerò tutti gli esami “a prima botta”, non sarò il più povero nè il più ricco, non sarò mai l’uomo perfetto ma un brav’uomo questo sì, ma una cosa la so tropp’assai: che sbatto i piedi più forti di tutti e tutto, nonostante tutto e tutti. C’ho una vita da riscattare, e anche se ciò non è vero, l’adrenalina-placebo che ne deriva mi rende così. Il migliore asino che si possa conoscere.

Il ritorno del muro – parte tre

Ci vogliono quasi tre anni per fare tutto ciò, e i ricordi che si accumulano nei momenti passati potrebbero fare del  male nei giorni del presente. Ma io sono lele. Devo ricominciare a prendermi i miei ricordi, che questi anni milanesi sono stati i più intensi. E’ da due anni che ho un muro che mi tiene compagnia; quest’anno non era ancora tornato al suo legittimo posto per paura che potesse fare anche del male.In questo muro c’è la mia prima dichiarazione, i miei pensieri e tutto quello che stravolge la quotidianità dei giorni. Ma c’è una frase che sembra una profezia che m’è balzato all’occhio quasi trafiggendolo.

Resterò solo fin quando non avrò capito a pieno ciò che io ho

Ricomincio da qui.

Quello sulla testa del letto è un muro ingegneristico. Ci sono scritti tutti i conti fatti nel corso dello scorso anno, è fantastico ritrovarci conti di probabilità misti a un disegno di un mos. E poi reti di Petri insieme a come funziona uno stack, che anni meravigliosi cazzo!
Potete trovare lo stesso muro in un altro post. Ve lo segnalo.
http://gas12n.blogspot.com/2009/07/e-finito-e-tutto-finito.html
Dicevo ch’era tutto finito, che cosa ne potevo sapere povero me. Lo faccio ancora, è tutto finito! Finitissimo.

[Il post continua nel privè]