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Tocca quello che vuoi!

  • *Le patate vanno giù. Per il resto va tutto su, tutto. Cioè forse non sono chiaro. Le patate sotto, il resto su. Se non servono le patate e quindi si può evitare l’acquisto non c’è scusa che tenga: TUTTO il resto va sopra. No non m’importa niente, basta!!
  • *Lecitina
  • *Il machete Mascara non è affatto pericoloso. Anzi se viene inciso sopra e sotto (ottenendo il desiderato offetto M a s c h e r a ) è meglio. Molto meglio, cara.
  • *Il cellulare nel taschino o dentro le mutande è pericoloso. Al riparo della borsetta (tutti sanno che la borsetta è schermata) invece è tutt’apposto. Qualcuno ha una graziosa borsetta per salvaguardare i miei eredi ?

[Ah si ?]

I fenicotteri rosa.

Un paio di comunicazioni di carattere organizzativo avrebbe scritto la mia professoressa di Analisi I, II.

  • Ho tradotto un paio di voci di questo blog nella mia personalissima lingua;
  • Ho modificato, credo in miglior modo, le dimensioni di titoli, sottotitoli, note a piè di pagina, vulcani, pianeta terra e stiamo provvedendo…(bzz..bzz…cosa..?? ah..okok riferisco! )..mi informano dalla regia che le dimensioni della terra sono rimasti immodificate. pff;
  • Ho cambiato il colore dei link cliccabili. Da un cupo grigio a un bel vivace azzurro: che c’ho bisogno di dare un pò di felicità al resto del mondo, che il mio esiguo magazzino è già colmo;
  • Ho aggiunto dei simpaticissimi quadratini dove, cliccando in quello giusto (Spacchiusu o Spassusu), vincerete un posto di lavoro a tempo determinato: mastru capu carriola;
  • Fiore all’occhiello di quest’oggi Udite Udite!! : ho aggiunto un bel ligneo gadget che permette a voi altri di sapere attimo per attimo che libro si trova sul bidet del mio bagno, da quanto tempo sta lì, le sue condizioni materiali e le sue proprietà organolettiche. I ringraziamenti sulla mia postapay. Grazie.

P.S Personalissima opinione: i libri belli, quelli veramente belli, te li porti ovunque: perfino nel momento di massimo raccoglimento, in bagno. Ed è quello l’unico momento che un uomo impegnato (come me, arghh) può concedersi affinchè si diletti nella lettura. Quindi i miei libri stanno sul bidet!

P.P.S Sfortunatamente il mio bagno è sprovvisto di un bidet, quindi il mio libro si sposta dal piatto doccia al lavandino con la stessa frequenza dei viaggi migratori dei fenicotteri rosa. Che bella la vita.

In diretta dal GS: Il desiderio di paternità.

Oggi sono uscito dallo studentato.
Bene il post è finito.

…nono sarebbe troppo comodo…ho scritto due cazzate in croce, un pò misteriose un pò inutili, e poi potrei terminare con un “…trafitto da un raggio di sole ed..ehm..e..tutti a letto che è tardi”.
…Diciamo che il post potrebbe essere giunto già alla fine.
Ci sta l’effetto sorpresa, l’eccezionalità di un evento e l’ansia del finale aperto (sequel del tipo “Riuscirà il nostro eroe a ritrovare la strada di casa ?” oppure “Riuscirà a sconfiggere i mostri del mondo esterno?” ).
Beh no invece continua.
Ho consegnato dei libri in biblioteca, ben 4 libri di Fisica, ho saputo di essere stato multato per 24 giorni perchè ho tardato di ben 4 giorni la consegna. E’ giusto è giusto, quel libro avrebbe potuto salvare il destino di decine di studenti e non avevo nessun diritto di avere la Scienza tutta per me (risata diabolica).
E così mi sono trovato nel parco di fronte al politecnico..ecco..avevo fame, ero fuori. La luce era così accecante, l’aria così rarefatta ed ero abituato alla gravità della Stanza dello spirito e del tempo (solo un paio di persone capiranno questo, il resto andrà oltre…ah non c’è un resto? beh perfetto!).
Ma avevo fame, e mi son chiesto quando mai sarei riuscito dalla mia cara stanzetta, quando mai si sarebbe ripresentata questa occasione. Fortunatamente la risposta è stata elaborata velocemente. MAI. Avrei potuto aspettare molto, titubare tanto, restare fisso a guardare i piccioni per ore. Ma, fiùù, tutto ciò è stato scongiurato. Il GS mi attendeva.
Mi avviai così verso sto famigerato GS, fonte di libagioni per orde di studenti affamati.
Faccio la mia bella spesa di porcherie da mangiare prima d’iniziare a studiare, e procedo a passi lenti e decisi (il nostro eroe è determinato a liberare il GS dal male che lo avvolge) verso la cassa.
Ecco ora la scelta della cassa è cruciale.
La gente non ha capito nulla. Saremo andati sulla luna, saremo tornati dalla luna, sapremo saltare su un piede, cantare “Jingle Bell” e fare le capriole…ma non sappiamo scegliere con criterio e ponderatezza la cassa idonea.
Non bisogna mai e poi mai scegliere la cassa con meno fila. ERRORE ERRORE ERRORE. Meno fila vuol dire che il Cassiere c’ha i coglioni che descrivono un moto circolare uniforme (n.d.r incazzato). Cassiere incazzato vuol dire che passerà la tua Bonnut tre volte, la tua misera cassa d’acqua misteriosamente (e lautamente) diventerà pari ad una riserva acquifera per l’intero Casalpusterlengo, e ti darà i sacchetti di plastica geneticamente modificati cosicché ti si “sbracano” il passo prima di inserire la chiave nella toppa con conseguente moto circolare uniformemente accelerato dei tuoi zibibbi. Si sa, i cassieri sono gente cattiva.
Così scelsi la cassa con la fila più lunga, quella in cui c’è sempre la naughty cassiera, e iniziai a farmi i cazzi degli altri. Si sa la fila è lunga, il paesaggio è privo di amene attrattive (se trascuriamo il reparto ortofrutta), io sono cazzino (ma nel senso buono) e l’unica cosa interessante è il messaggio che sta scrivendo sull’iphone “cool” la tipa dark-emo-techno davanti a me. Dice che lascia il suo ragazzo perchè è troppo assillante. Dico che sono tutte (quasi) uguali, e dico che è una goduria leggere i messaggi. Soprattutto quando non sono i tuoi.

Davanti a me una lunga fila, la ragazza finì di scrivere il messaggio e nascose da occhi cazzini quell’iphone. Ero nuovamente senza far nulla, e le porcherie da mangiare prima d’iniziare a studiare si facevano pesanti (non avete idea quanto possano pesare i tuc col sale).
Così delle urla di bambini attirarono la mia attenzione, in realtà poteva essere qualsiasi cosa in quell’istante..ma furono dei bambini.
Due bambini, uno avrà avuto 3 anni l’altro circa 5. Un bambino, quello piccolo, nel vano portabambini del carrello, l’altro giù per terra. Entrambi col caschetto (la mia uniformità cromatica mi suggerisce che il colore dei loro capelli fosse biondo), entrambi con gli occhi chiari.
Avranno preso molto dal padre, perchè la madre era lì che spingeva faticosamente il carrello, lì in fila davanti la ragazza dark-emo-techno-lascioilmioragazzoquindisonodepressa.
Il bambino di 5 anni stava piagnucolando, implorava la madre di comprargli quei dolcetti che di solito stanno vicino alla casa affinchè scoppino lite inter-familiari (maledetti ovetti kinder).
La madre di tutta risposta lo zittiva, quasi gentilmente, dicendo che “se avesse fatto il bravo invece di correre col fratellino per tutto il santuario (n.d.r GS) ora forse gl’avrebbe comprato il dolciume”.
Il bambino più piccolo era distratto, c’era qualcosa che gli infastidiva il nasino. E così tentava di esorcizzare il fastidio prendendosi a pugni sul volto, finchè la madre sostituì quel metodo barbaro con un fazzolettino.
Nel contempo il bambino più grande s’era già preso/aperto/mangiato un ovetto, e aveva messo i resti sul “tapirulan”. Non si può dire che non sia onesto.
“Mamma, mamma…questo lo posso pagare io ? daidaidai!”
“Buongiooorno, io pa…go.. con il bancoo..mà”
E se ne ritorno a giocare col fratellino.
La madre aveva concesso le richieste del figlio, gli aveva consegnato il bancomat e aveva suggerito di avvertire la cassiera di dover pagare con la carta.

Niente, non riesco a ricreare quella scena..
Quello che voglio dire…è..tutti parlano di “voglia di maternità”, quasi che solo le donne provano amore per i figli (beh talvolta è così). Si so, che è troppo presto e che forse prima dovrei trovare la donna della vita con cui condividere quei momenti in un supermercato in giro per il mondo. E devo scegliere per bene, perchè la madre dei miei figli dovrà comprare l’ovetto kinder anche se i figli fanno i crash test col carrello, anche se si mettono le dita del naso in pubblico, anche se abbandonano il bancomà alla cassiera.
Si so che è presto per pensarci, che in fondo devo ancora darmi Algebra e finire il primo anno. E poi il secondoterzoquartoquinto e poi trovare un posto di lavoro che garantisca milioni di ovetti kinder, e poi una casa che garantisca lo spazio per un milione di..ehm..nono..diciamo che 2 figli sono sufficienti.
2+1, 2 maschietti con l’opzione su una terza…femminuccia.
Li voglio col caschetto, come lo avevo io e come quei bambini del gs. Capelli neri e occhi chiari ( ma su questi non ti preoccupare, di solito il color degli occhi salta una generazione, prendono dai nonni ).
Si so che è presto per pensarci, almeno per altri 10 anni dovrò guardare col sorriso queste scene al GS.
Una volta una persona mi disse che sarei stato un buon padre. Io comprerò gli ovetti kinder, io gli spiegherò tutto le parole che non capisce alla tv, io gli farò guardare Lupin (o chi per lui) sacrificando il mio telegiornale del mezzogiorno, io dormirò scomodo perchè si corichi vicino la mammina nel lettone, io sentirò freddo d’inverno perchè lui ha caldo e sentirò caldo d’estate perchè lui ha freddo. Io gli farò mangiare le patatine untuose nella macchina nuova, e poi ogni venerdì lo porterò al cinema. Farò la guerra coi cuscini e gli racconterò storie noiose sulla mia vita. Io lo porterò sulla mia spalle a fine turno di lavoro, e gli lascerò il posto migliore per guardare la tv. Io gli permetterò di fare il bagno con noi, gli rimboccherò le coperte quando dorme e lo porterò nel suo letto, in braccio, quando farà finta di dormire.
E io sarò geloso di mia moglie, che la mamma è sempre la mamma.
Sarò due padri, che in fondo tocca a me recuperare ciò che è stato, ciò che non è stato.
E così penserò a tutto ciò che farò, e aspetto qualche altre anno e aspetto che si presenti la madre giusta.
Curioso sarà il corso degli eventi, impreviste saranno le coincidenze della vita. Non resta che aspettare.
Aspetterò.
(Chi di voi vorrebbe sostituire un vostro pensiero con questo mio ?)

“Indiana Jones”

Ieri sera.
Dario (..quantè ganzo -.- ) dopo una pizza molto appetibile mangiata su un lenzuolo bianco sul mio letto dopo aver guardato Notting Hill (film chiaramente coi bacetti in cui non muore mai nessuno) dirà :

«…non sarai mica Duli Roberts… »

Dopodiché Giulia (a.k.a Duli, a.k.a Fuffi, a.k.a “ohdù” a.k.a Joule [leggesi dʒu:l] ) l’ha guardato, l’ha riguardato, ha trasformato la sua espressione nella peggiore che potesse fare, e poi s’è messa la testa sotto il cuscino. Io intanto mi rotolavo per terra dal ridere.
Dario il ganzo invece sta tentando di distruggere la mia reputazione di comico d’insuccesso, ed è una dura lotta: non ci riuscirà facilmente!

P.S Pare che “ganzo” sia una sorta di insulto in un idioma parlato sui monti dell’appennino centrale.

…………………………………………………………..

“..Trovare una persona che davvero ami e che lei ami te..Insomma, le probabilità sono davvero minuscole…”
Hugh Grant

L’anno che non ho

Ma vi sembra giusto che dopo un giorno – in cui dire che il sole adempie al suo lavoro è ben poco – adesso che è sera e dovrei godermi della brezza serale debba piovere?
E’ quindi qualcuno chiuderà quella cazzo di finestra e io sentirò puzzo di cani tutta la notte ?
-Tuono-
Analizziamo la situazione: Milano, sul mio letto, sto mangiando una granita importata clandestinamente dalla Sicilia e sorseggio il mio regalo. 20 giugno, e quindi finalmente mi metto a pari.
Per mettersi “a pari”, è necessario introdurre una condizione di squilibrio. Beh si, in realtà è tutta colpa mia…ma sto andando troppo mirato al centro di questo intervento, c’ho bisogno di farvi confondere un pò le idee..
Beh cosa dicevamo…ah sisi oggi ho visto un bel film. Trama del film: un hacker tanto bravo vuole salvare sua figlia, dal patrigno e dalla sua amata che sarebbe la ex dell’hacker. Ecco, la morale del film è…non è importante quanto quella puttana sia brava a ciucciarti l’uccello, se c’hai no scopo che sia moralmente corretto o meno, basta che c’hai la volontà…bè è fatta..è così il nostro tipo ha dovuto violare i pc della C.I.A mentre una puttana lo “torturava”, il film c’ha il lieto fine e la morale è discutibile..ma vabbè di un film pure si trattava e nel contemoi di confodervi v’ho confuso.

Dicevo…è colpa mia se solo oggi faccio 19 (o se oggi faccio solo 19 anni), dovrei farne 20 di anni. Uno in più a quello in meno, ecco ora sto in quello giusto. Ma in realtà quando avevo siennò 5 anni ho deciso autonomamente che il terzo anno d’asilo era troppo. Dovevo sbrigarmi a imparare a leggere e scrivere che il mondo non t’aspetta, che c’è bisogno di gente colta.
In realtà m’ero stufato di giocare con le lego, volevo fare le addizioni in colonna e imparare a scrivere: mi sarebbe servito!
E così feci la primina, e così sono con un anno in anticipo da circa quando avevo 5 anni. In anticipo con la scuola, che la carta d’identità mente è chiaro (un pò come i petali delle margherite o le strisce nel cielo).
La cosa ha i suoi pregi e i suoi difetti: ho sempre avuto la possibilità e spero di mantenerla ancora. Di avere un anno bonus, che se voglio piantare lattughe o fare il capo-responsabile porta carriola per un annetto posso sempre farlo e sto comunque “a pari” (definitelo voi come un pregio, o come un difetto).
-Tuono-
Poi beh, c’ho sempre avuto amici più grandi di un anno forse due, in classe mia sono sempre stato il più piccolo. Non che mi sentissi il più piccolo, ho sempre pensato di lasciare la polvere ad almeno metà della gente che conosco per quanto riguarda la quantità di massa utile all’interno del cranio.
Certo devo dirlo…da piccolo avevo un pò di pudore, celavo la mia vera età come se fosse un danno d’immagine rilevare ch’ero più piccolo.
E così quando la gente mi chiede quanti anni ho io faccio sto conto:


  1. 1990+10 = 2000


  2. (Anno corrente – 2000) + 10 = Età attuale


  3. Età Attuale + 1 = Età giusta

Eh si, da piccolino poi era un dramma: non potevo avere tecnicamente una fidanzata. Si sa..le donne canoniche amano gli uomini che hanno almeno 23 ore e una manciata di minuti in più di loro per poterlo definire “il loro uomo”. E le mie compagne di classe erano sempre un anno più grande. cazzo cazzo cazzo.
A quanto pare recentemente ho superato questo trauma interiore, come ho fatto non lo so. Ma non credo siano miei i meriti.
Poi beh, i miei amici hanno avuto la carta d’identità figa un anno prima di me, hanno avuto lo scooter promotore dell’independenza adolescienzale un anno prima di me, hanno avuto l’auto promotore dell’independenza sessuale un anno prima di me.
Un pò ho rosicato lo ammetto.
Ma quando adesso dico di aver 18…19 anni, beh la gente si stranisce e io godo.
Fino a ieri dicevo di avere quasi 19 anni, adesso ne avrò quasi 20 no ? E secondo gli strani calcoli astronomici di mia nonna peppina “sto compilando” i 21.
Facendo altri due calcoli mi sto avvicinando inesorabilmente all’età pensionabile..

  • Ma comeeee?? ma sei sicuro che hai solo la tua età ???

No guarda, quando ho fatto 3 anni un bambino dispettoso m’ha rubato una candelina e io ne ho potuto soffiare solo 2, e così adesso c’ho n’anno di gap.

  • Ma sembriiiii più grande!!!

Stai mica dicendo che ti affascino ? Si in realtà ho 38 anni, ho il fascino dell’uomo maturo e la barba canuta. I capelli li tingo, anzi li ho ricostruiti uno per uno e faccio i bigodini ogni mattina. E poi se stai bene attenta si capisce anche perchè ho così sviluppata la parte notevole di massa craniale. Ora tutto coincide.

  • Ma comeeee hai fatto? cioè…fammi vedere tutto..cioè mi basta la carta d’identità..ma in questa foto sei diverso!

Grazie al cazzo, ho 15 anni lì. Adesso ne ho 35, e un folletto mi ruba le candeline anno dopo anno.


Ho sempre odiato i compleanni perchè a me regalavano sempre puzzle o vestiti, mai qualcosa di figo. E poi dovevo dire lo stesso che mi piacevano, che sennò la mamma s’arrabbiava pure. Mia nonna mi regala ancora oggi delle cose fatte di tessuto.
L’anno scorso m’ha regalato la tovaglia che dovrò mettere sul tavolo di casa quando mi sposerò, quest’anno, non può sono distante. Ma pretendo le lenzuola da mettere sul letto quando mi sposerò. E poi voglio anche il maglioncino di mio figlio, che sarà chiaramente maschio.
Chissà se anch’ io lo chiamerò piccolo mio anche quando, chiaramente, è un gran e lungo uomo. E chissà se anch’io gli chiederò di volta in volta quando ritorna, di andare piano e di fare il bravo cogli amici.
Ah sisi, e anche di non dire parolaccie e di mettere la mano davanti la bocca quando fa gli sbadigli.
E se gli vieterò di bersi la sua birra a 1500km da casa.

Tralasciando le minchiate, chissà che succederà st’anno: forse niente, forse tutto, forse chissà. Forse sto diventando grande…
(Grazie a chi m’ha già fatto gli auguri)

“Tanto ri luoncu e tanto ri zonnu”

(Attimo in cui m’han fregato l’anno che non ho)

“Ma è rossooooo…”

ATTENZIONE: Mi sono accorto che ho scritto troppo, ma vi giuro che dalla mia testa mi avevano assicurato che non sarebbe successo mai più. Vi prego di scusarli, fate i turni, e tentate di arrivare alla fine. Oppure mangiatevi na fette di pane e Nutella!

è chiaro: c’ho fame. Devo ingannare in qualche modo il mio stomaco…chessò io sto provando a cercare su google qualcosa che non mi faccia pensare al pollo alla birra della mamma o a delle fette gigaaanti di salame inglese, uhm..sto pure sentendo qualche canzone demenziale, e sto leggendo sul giornale.it. Niente c’ho fame, non passa “e allora scrivo”…è giusto!

In realtà il miglior modo sarebbe prendere il pane – che a chiamarlo così bisogna essere impavidi – e seppellirlo con della mia nutella, che in realtà si chiama bonnut che costa meno e da lo stesso effetto stupefacente. Ma tutto ciò non è raggiungibile dal mio braccio, qui seduto sul mio letto. ed è chiaro che muovendosi si compie un lavoro..io sto studiando ancora la dinamica, quindi non posso azzardarmi a fare cose di mia in-competenza. però è chiaro che c’ho fame, tralasciando le balle del lavoro e dell’energia dell’universo che si conserva (quindi qualcuno dall’altra parte del mondo in questo momento sta mangiando la mia bonnut grrrr!!).
che mondo sarebbe senza bonnut ? e che vita sarebbe senza…uhm..vabbò..senza gli amici ? :D

Io odio avere torto quando voglio avere ragione, questo un pò tutti credo. Il problema rilevante che non hanno “un pò tutti”, è che io sto – tecnicamente – sempre nel torto. E voglio avere sempre ragione. Tranne quando Gino rompe il cazzo, o quando i controllori dell’atm mi dicono che devo dargli 35€ solo perchè non avevo mai notato che da qualche parte ci sta scritto che “si sale solo con un documento di viaggio valido”. O quando passo sulle striscie quando non si può passare perchè un omino davanti a me, pure abbastanza brutto, è colorato di rosso!
In fondo si tratta di convenzioni no ? Quando sali su un coso che fa rumore e che ti porta dove vuoi devi avere un biglietto figo da mostrare a gente cattiva che vuole sentirsi figa nel dirti che devi dargli 35€ perchè è così, che loro sono i capi e tu sei una vittima dell’universo (..io ancora penso al cinese che si sta fottendo la mia bonnut!).
O che quando è rosso si deve stare sull’attenti, e che quando è verde posso pure rotolarmi, saltare, giocare a campanello sulle strisce pedonali…

Cronaca di un attraversamento pedonale milanese

  • Stai attento ai colori e prega Dio (lei non sa chi sono io!!) di non essere daltonico!
  • Puoi deridere gli autisti dei tram, i motociclisti e i piloti di qualsiasi mezzo mentre hai il verde: quella è gente milanese e non si azzarderà mai a tirare il freno a mano (che poi è stato abolito dalle automobili milanesi, manco a pagarla una salita!), scendere e oltrepassare la linea tratteggiata fintanto che avrà il rosso!
  • Giallo. vuol dire che devi correre il più veloce possibile verso qualcosa che non sia a strisce, prova a mettere in salvo te e “poi aiutate coloro che vi camminano vicino”: potrete anche tentare il salto che mette in salvo la vostra donna con l’urlo scenografico che fa sempre un pò figo “noooooo!!” e poi capriola e scrollatevi la polvere della spalla e aspettate i flash dei giornalisti! Il concetto è…giallo è il colore delle pupille di tutti coloro che stanno aspettando che il loro rosso diventi verde, e che finalmente possono legittimamente sfogare la loro rabbia tentando di schiacciare qualcuno, che tanto hanno il verde loro muahahahah.
  • Veniamo al rosso…il rosso è particolare. Bisogna posiziona i piedini proprio dietro la linea da non oltrepassare. Bisogna controllare la respirazione e cercare di equilibrare il karma. Non bisogna MAI azzardare un passo verso la striscia, pena la scomunica dalla Santa Lega Unita! Bisogna però essere pronti all’azione.

Li vedo ogni mattina, dappertutto. I semafori qui servono per tenare a bada la gente, è una sorta di oppio popolare. Stanno lì tutti in fila per 2 con la mano sulla spalla, con l’apri fila e il chiudi fila. Sembra quasi che aspettano il “aivostriposti-pronti-partenza-via-buum!”, li vedi..sono tesi, sudano. Gli uomini in giacca, cravatta e 24ore si piegano nella classica posizione del centometrista, non possono perdere tempo. Dicono che Usain Bolt s’è allenato per battere il record mondiale nei 100mt fra i semafori milanesi. Anche i vecchi hanno fretta…si i vecchi.

Digressione Campanilista:
I vecchi. Quelli siciliani salgano sul primo autobus che vedono, che sono rari ( quindi non bisogna perdere l’opportunità di avere un giro gratis per il mondo…il loro paese di solito, in cui sono nati-cresciuti-morti).
I vecchi siciliani viaggiano gratis ed è per questo che dopo tanti anni di duro lavoro ora si meritano rispetto (che vuol dire che loro sono, di diritto, i padroni degli autobus).
I vecchi siciliani, salgano alle 8 e scendono alle 20 dallo stesso autobus: ma solo perchè è l’ultima corsa.
I vecchi siciliani non hanno un cazzo da fare, non lo avevano manco da giovani..ma ora sono vecchi: ed è giusto (finalmente) !
I vecchi siciliani si lamentano sempre: alla posta per colpa dello sportello che dovrebbe essere aperto ma è chiuso da anni, sull’autobus…che è in ritardo di qualche minuto ma in realtà loro non vogliono fare un cazzo, non devono andare da nessuna parte. Ma è risaputo che l’AST ritarda e quindi è un buon motivo per lamentarsi.
I vecchi siciliani si incontrano alla fermata puntuali per non perdere l’autobus che gli permette di annoiare i giovani con le loro storie inventate, che gli permette di pretendere il posto a sedere, che gli permette di guardare una donna che non sia l’infermiera o la badante o la nuora o la moglie: puah!
Fine digressione.

Il vecchio milanese è diverso: lui non si lamenta, non si annoia. Lui fa. produce. Cosa non lo sa neanche lui, ma tu lo vedi lì che sbraita anche lui per essere scattante al verde. Il vecchio milanese ha gli addominali scolpiti e 50bpm a riposo. Il vecchio siciliano c”ha la panza e va in giro col bastone e con la maschera d’ossigeno (“St’autobussi sù truoppi luonchi, truoppu auti, truoppu faticosi inzomma”).
Non bisogna sprecare qualche secondo di quel semaforo, quel verde. E non è giusto passare col rosso.

Io sono siciliano, Sergio è siciliano, la maggior parte del mondo è siciliana solo che non lo sa. E noi mica glielo diciamo…meno si è più si mangia!
Io devo essere nel torto e pretendere d’aver ragione: devo passare col rosso!
Che poi diciamolo…c’è il rosso ok, cerco di passare in mezzo alle file ordinate dei milanesi, e mi ritrovo primo..mi guardo a destra e a sinistra e non c’è nessuno, niente macchine: ma è rosso io non dovrei oltrepassare la linea tratteggiata. Ma io sono siciliano. e posso dove altri non possono.
Allora tento un attraversamento, col cuore che ride per il rancore di tutti quei milanesi che mi guardano e rosicano: arriverò prima di loro alla fermata del metro ahahahaha!!
Ma non ho calcolato l’imprevisto: a circa 800mt un’auto svolta l’angolo, vede che ha il verde, vede me..ritiene di avere il diritto di passare lei, io non devo oltrepassare quella strada da vivo, STO PASSANDO CON IL ROSSO!
I vecchi milanesi, già li sento, urlano: “Schiaccia schiaccia sangue sangue unsolo grido unsolo allarme l’africano in fiamme l’africano in fiamme spalmalo spalmaloooo” e gli altri, quelli con la giacca e cravatta, sono lì che fanno: “oooooooh” stile stadio di calcio prima del tiro del rigore decisivo.
L’autista di quel mezzo guarda la sua velocità sul tachimetro, calcola il tempo che impiegherò per attraversare e decide l’accelerazione da imporre al suo veicolo per soddisfare il suo diritto.
Lo vedo, accelera e accelera e già da lontano inizia a suonare il clacson..accelera sempre più, vedo il rosso del semaforo che si rispecchia nelle sue pupille, lui vuole passare, lui deve passare.

oooooh, schiaccia schiacciaaaaa.
Ma un siciliano non può morire, non per colpa di un milanese fustrato. E così volta per volta mi salvo, e sono alquanto felice, volta per volta, di far incazzare un milanese.
Per tutto il resto c’è Mastercard!

Post Scriptum: tutto ciò è tratto da una storia vera, qualche giorno fa..da Via Bonardi a Parco Leonardo: attraversamento pedonale. Io e Sergio.
Tentiamo di oltrepassare i nostri limiti (il rosso), un motociclista “avente diritto” mi vede e vuole spaventarmi/uccidermi: si avvicina a me a gran velocità, annuso il suo dopobarba, gli mostro il mio dito medio.
Riusciamo ad attraversare, siamo siciliani.
Dall’altro lato della strada si sente il pianto dei milanesi, uno ha la forza di urlare in lacrime:
Ma è rossooooo…
Sergio risponderà: “…e CHE CI FA ahahahahahaha, ihihihihi, uhuhuhu

Post Scriptum bis: La fame è andata via, svanita. Ho violato il principio di conservazione d’energia!

Come un misero ladro…

C‘è una nuvola fuori. Si, fuori dal finestrino. E’ grande, non poi così tanto grande. Però è mia. Non so come l’abbia deciso, stavo guardando un film su quest’aereo che ballonzola nervosamente, e ho guardato fuori, sì fuori dal piccolo finestrino che m ritrovo accanto. E c’era quella nuvola. Agli occhi di molti può sembrare una come tante, agli occhi del mio vicino è inesistente: si illude di conoscere il mondo sfogliando un giornale. Ma agli occhi miei non è una nuvola, semplicemente una nuvola. Agli occhi miei è indescrivibile, non posso pretendere di dir tutto ciò che vedo, di descrivere tutto ciò che sento.

Quella nuvola ora è lontana, ora non la vedo più. E ci sono molte altre nuvole fuori dal finestrino. Ma nessuna di esse è mia. Non voglio essere presuntuoso, quella nuvola è lì, libera. Forse lei non vuole essere mia, forse vuole continuare ad essere una nuvola…semplicemente una nuvola “come tutte le altre”.

E poi io su questo volo – così come un misero ladro – ho deciso, è mia. Potrebbe sentirsi offesa la mia nuvola, ora che ci penso. Potrebbe rivendicare le sue ragioni, elencare una lista di diritti, potrebbe dirmi che tutte le nuvole non sono di nessuno. Ed avrebbe ragione. Ma deve pur concedermi la possibilità di spiegarle, di spiegarmi. Io non la tratterei mai male, e mai conoscerebbe la furia del vento. Starebbe accanto a me, protetta. Avrebbe la sua vita libera, ma ogni sera tornerebbe da me. A raccontarmi di come abbia trascorso la giornata, quali meravigliose avventure ha vissuto, quali volti ha conosciuto, quali tristezze ha incontrato.

Anch’io ero libero, ma poi l’ho vista. Non so bene perchè l’ho vista, cosa m’ha spinto a distogliere lo sguardo da quel normale film. Ma è successo. L’unica cosa che posso fare adesso è scegliere nel migliore dei modi.–> Anch’io adesso non sono più libero, c’è la mia nuvola.
Devo garantirle protezione, devo mostrarle sicurezza anche quando questa vacilla, devo essere forte. Non posso far lacrimare la mia nuvola, non posso essere causa della sua tristezza.
Chissà, forse non sono io che ho scelto la mia nuvola..

M’hanno stuprato la mia povera e bella valigia blu

e allora..mizza oh..porca puttana.

ecco l’inizio non è promettente, cioè..anche sta volta m’ero imposto di essere chiaro, lucido e determinato. ma vabbò..ormai che son partito non posso che continuare per questa strada.
Allora, dicevo..sono partito. oh na perfezione mai vista prima: tutto secondo i piani.
Due ore di anticipo non me la chiamate perfezione ?
Per mezz’ora ho cercato una presa della tensione (si beh, quella che noi chiamiamo presa della corrente dovrebbe chiamarsi presa della tensione, o generatore controllato in tensione), ma a linate hanno pensato bene di nasconderle tutte. Ma sottovalutavano me, dico..non uno qualsiasi, me! bè dai uno qualsiasi..
Ho girato tutto l’aeroporto: ci sono tre prese disponibili

  1. di fronte la stazione di polizia aeroportuale, ma vi consiglio vivamente di non sistemarvi lì al pc a vedere un film scaricato da emule e rippato da silent..
  2. in un bagno, credo sia quello dedicato ai portatori d’handicap. se siete disposti a stravaccarvi a terra in un posto dove solitamente a terra c’è ben altro, beh quella presa fa per voi.
  3. locale macchina di un ascensore. questo è il posto migliore. i dipendenti dell’aeroporto vanno a fumarci, e dovrebbe essere vietato fumare all’interno di un aeroporto. così come allacciarsi all’impianto elettrico dell’aeroporto per eccitarsi giocando a need for speed. diciamo che un occhio può essere chiuso da entrambi, e così loro fumavano e io giocavo. in piena armonia dei sensi.

Beh, dopo questi gentile concessioni (che verranno presto rese disponibili nelle migliori librerie di Milano, Come inventare/costruire/trovare una nerd-presa , Edizione “Aiuto Aiuto al ladro al ladro” ), continuo la storiella…
Arrivo al mio gate, che poi sarebbe il posto più bello di Milano..risuona quasi profetico: di qua ci sta Milano, di là ci sta il gate, l’uscita da Milano!
..arrivo con mezz’ora di anticipo, e trovo una fila da stadio, o da fiera del paese. Centinaia di catanesi, e siciliani, che si spingono perché vogliono essere i primi a salire su quel cazzo di coso che ti riporta in paradiso.

{Questa la situazione, in marrone evidenzierò la situazione al gate 15 – Ritorno a Catania, in blu sarà descritto il volo per Parigi – Gate 16
}

GATE 15, 19:45 c.a. – Inizio procedure d’imbarco 20:15. “cammmeeeeela, vieni fozza cà è auraaa” si sente urlare da una sudaticcia signora piuttosto in carne. “Giorgio, o papà…gioggiu…GIOGGIUUUUUU vieni cà stamu tunnannu a casa, tu quannu ti parru mà scutari cassennò a casa ni faciemu i cunti”, dici il padre di giorgio, ignota vittima dell’educazione siciliana.
Tutti e dico tutti i 150 passeggeri c.a. che devono tornare a Catania sono lì a pressare, in una coda inesistente, urlanti, incazzati coi figli ma dentro, nell’anima entusiasti di trovarsi vicino al gate che assomiglia a una porta di teletrasporto: Dall’inferno al paradiso in un’ora e mezza.

Al gate 15 c’è già la fila, ‘nnaggia..lo sapevo..dovevo presentarmi un’ora prima..

GATE 15, 19:46 c.a. -Inizio procedure d’imbarco 20:00. Destinazione Parigi.
Tutti seduti. Un tipo con la cravatta legge un giornale. un bambino sta composto, eretto sulla schiena. due tipi evidentemente di origini sicule si alzano e con molta discrezione si avvicinano al bancone: in rigorosa fila indiana e mantenendo la legittima distanza di sicurezza espressa in cm e in foot. 24 ore nella mano destra, giacca nell’avambraccio sinistro. A un tipo cade un foglio misterioso dal giornale, quello accanto glielo raccoglie e lo porge gentilmente accennando un sorriso.


Guardo quei francesi, quanto sono bravi..ma intanto ho perso circa due minuti…e si sa, due minuti quando ti ritrovi davanti la gente in “fila” è tantissimo. Devo decidermi…ok fatto! Mi butto a capofitto, devo onorare il mio sangue, e così inizio a spingere e a sgomitare tentando di far apparire reali i miei tanto ipocriti “mi scusi”. Alla fine mi sono pure guadagnato un’ottima posizione, diciamo non la pole ma parto dalla seconda fila. Sono nervoso, devo concentrarmi. Appena arriva il tipo che vuole vedere se ho pagato il biglietto devo scattare, essere fulmineo..controllare la trazione evitando di far slittare le ruote della valigia perdendo tempo prezioso. Spero che almeno ‘sta volta non mi chiedano la taglia dei miei calzoni ( è una 44, l’ho scoperto comprando un paio di pinocchietto a un mercato rionale ).

Dopo due ore sono a Catania, annuso l’aria..sisi non m’han riportato a linate: sono finalmente tornato nella volta celeste.
Corro (beh se correvo a milano, in sicilia devo correre ancora più veloce: qui tutti giochiamo in casa), riesco a guadagnare qualche posizione indovinando il lato dell’autobus corretto, e così arrivo al nastro che fa girare le valigie fra i primi.
Riesci a capire che sei a Catania, perché agli Arrivi vedi già centinaia di persone arrampicate sulle scale. tutte le persone in quella folla di parenti ansiosi ha un solo obiettivo: urlare per primi ai restanti parenti


” u vitti u vitti maria chi fattu beddi, è canciatu, e sempri u stissu maria che beddu maria che siccu maria chì fattu ranni”
Farebbero di tutto per dirlo per primi, e così vedi in gente in precario equilibrio e nonne che piangono. si perchè non ci sono solo i genitori, ma anche le nonne e gli zii. e la fidanzata e i parenti tutti della fidanzata che mischiniedda sarà l’ultima a poter baciare il suo uomo. Le nonne hanno la precedenza, si sa (bah).
Il nastro si avvia, ognuno prende la sua valigia e si avvia all’ultimo supplizio prima di varcare le porte del paradiso su cui non c’è mica scritto che “cù trasi nunni nesci ciui” (difatti fra na settimana dovrò tornare dal buon lucifero). Aspetto, penso…ma unni cazzu finiu a valigia mia ? Mi domando quante persone erano su quel volo, e quale sia la probabilità che proprio la mia valigia bella e blu si sia persa/smarrita/rubata/trafugata/stuprata. la mia povera bella valigia blu.
Per farla breve me l’hanno persa. oggi l’ho riconquistata dopo un paio di crociate contro il servizio Lost&Found catanese.

Si sa..in paradiso c’è un bel clima, una vista stupenda: ma è sempre festa. e quando è festa non si lavora.

Afanculu Piola

Previsione per oggi.

  • Partenza da Studentato: fra 5 minuti.
  • Arrivo alla fermata del 90/91: fra 6 minuti.
  • Scambio con la 73 direzione linate: 16 minuti e una manciata di secondi.
  • Arrivo a Linate: 25/30 minuti c.a. (variabile pilotata dalla noia dell’autista del 73)…

previste a questo punto lunghe ore d’attesa, le più lunghe da 2 mesi ad oggi (omettendo le eccezioni necessarie)

  • Partenza aereo: 3h e 15minuti c.a. (variabile pilotata dalla noia dell’autista dell’airbus della windjet)
  • Arrivo a Catania: …uhm..facciamo le 22 ?
  • Arrivo sull’uscio di casa mia: sempre trooooppo tardi..ma beh “arrivai..cù cazzu si ni futti ciui”

Previsti lunghi interventi scritti nelle lunghe ore in assenza della “ragnatela” (web, ndr ) che verranno aggiunti solo quando la noia dell’autista della mia vita sia minore dell’interesse che spende nell’aggiornare questo spazio.

Caricamento stato emotivo felice ed eccitato: fatto!
Caricamento stato emotivo campanilista: fatto!
Caricamento desiderio di sole e mare e granita e caldo e goduria: fatto!
Caricamento desiderio di permanenza in loco siculo: ah era già fatto questo ?dici che è sempre attiva questa voce…boh!
Caricamento “portati l’occhiali che poi Sergio non può farti il favore che parte anche lui oggi, ricchione! (sergio)” fatto!
Caricamento Valigia…quasi fatto!
Caricamento “monta la testa sul collo in senso antiorario previa lubrificazione degli ingranacci” Fallito!!!

ops..cazzo..mi sa che dovrò riavviare..

Pinocchietto alla riscossa + sfogo beck’stiale!

oggi, dopo una lunga seduta di sauna a metà tra il letto e la doccia, ho deciso ch’era il momento: giro in centro. che poi il centro di milano non è che sia questa gran cosa che agli occhi di un forestiero potrebbe apparire. sisi ok, c’è il duomo. si e c’è anche una madonnina non indifferente. e la galleria ok ok..e poi ? mi direte via torino…beh e poi cos’altro ? la scala ? via montenapoleone? beh sostanzialmente odio girare i negozi alla ricerca di qualcosa che non so. primo: odio guardare e non avere, toccare e non prendere. annusarne l’odore e andare via. io in un negozio entrerei solo per l’aria condizionata: è chiaro, anche voi fate così!
secondo. per me le fasi del comprando sono queste: mi si bucano i pantaloni. maaammaaaaaaa ci puoi mettere una pezza?sisi scippa pure una tasca…(passano un paio di giorni): mammaaaaaaaaa quante tasche aveva quel pantalone ? come una sola ? sigh!
e così sono costretto ad umiliarmi e andare in un negozio in cui tutto costa più di quanto hai nel portafoglio, tutto tranne quel paio di pantaloni – per altro anche carini – di cui non c’è la tua misura. io credo che ci sia una congiura da parte di tutti coloro che indossano la mia taglia: già li vedo messi dietro l’angolo a fiondarsi sui pinocchietto in offerta della taglia 42/44, la mia ecco, proprio quando mi vedono entrare alla ricerca del sostituto al mio vetusto indumento…
beh si..non so la mia taglia, ho già mille altri numeri da imparare a memoria: il numero di casa mia, la targa della macchina mia, di quella di mia madre e di mio padre, di tutte quelle persone che hanno una macchina comune, e di tutte quelle persone che “comuni” non sono. il mio numero di telefono, e quello di tutti coloro per cui non posso aspettare che il mio amato n95 mi dica il loro nome (si ho un cellulare talmente figo che mi dice chi mi chiama, cosa vuole da me e della mia vita e la scusa da inventare nel caso non vuole che io risponda). ed è per questo che ho bisogno di mia mamma quando vado a comprare il paio di pinocchietto per rimpiazzare il caro estinto (r.i.p). a dire il vero talvolta ho dovuto confessare, non con estremo e visibile pudore, alla commessa di turno se potesse sbirciarmi nei pressi del fondoschiena alla ricerca dell’etichetta chiarificatrice. che poi recentemente ho scoperto che sta tanto più in giù, all’altezza del cavallo ecco (c’è chi lo chiamerebbe scecco, ma questa è un altra storia). ecco mia madre è la soluzione più semplice ai miei problemi. e non parlo solo dei vestiti, sì sono un terrone mammone del cazzo ma almeno ho una mamma che mi vuole bene io.
dicevo..mia madre è la soluzione. entriamo in un negozio, massimo due. lei entra e come se annusasse nell’aria l’offerta del 60% del pinocchietto stra-fico con taaante tasche (sono molto utili quando ti si bucano i pantaloni e non hai voglia di spogliarti in camerini pieni zeppi di maniaci) e cerniere moooolto lunghe (odio quei caz..z…ops..cavolo di cerniere di circa 2 cm). si dirige. vede, occhiata veloce la sua. mi chiama: “ninniii” (si ok, ora lo sanno tutti. lei mi chiama ninni, non chiedetemi il perchè). io mi alzo dallo sgabello, che in teoria starebbe lì per coloro che devono provarsi scarpe e non hanno i calzini bucati ( che poi ha un suo fascino quando l’alluce fa capolino ). si, beh io ho risolto le noie rappresentate dalle commesse che t’invitano a lasciar posto a coloro che hanno veramente bisogno di quello sgabello, per’altro scomodissimo: mi slaccio una scarpa e lascio il tallone fuori. loro penseranno che stia lì lì per togliermela e cambieranno zona. pff, dilettanti.
si vero, perdo sempre il filo del discorso…dicevo..m’alzo, provo a non intersecare la mia gamba destra col piede sinistro e mi dirigo da mia madre.

Lei: ti piacciono ?
Io: si tanto mamma (è chiaro che stia mentendo, voglio solo scappare da questo posto pieno di guardoni)

Fatto. torno a casa, mia madre è felice. ha speso poco e ci sono tante tasche. io sono ancora più felice. non ho dovuto neanche denudarmi e togliermi le scarpe, temendo che le scarpe di ginnastica m’hanno impuzzato i calzini che m’hanno impuzzato i piedini miei.
M’immagino, a milano che tento di comprare un paio di pinocchietto. Entro nel primo negozio di via torino, disorientato, mi guardo a destra e a manca. sono terrorizzato, è pieno di grandissimi cartelli colorati che mi ordinano in modo quasi feticista di provare quelle scarpe che respirano o quei pantaloni che c’han scritto nel culo ricco. che poi io ricco ce l’ho fra pane bianco e nutella, fra le cose che devo comprare al mercato. inizio a girare quel negozio, ma scopro presto che non c’è solo un piano, ma ben due: i miei problemi improvvisamente raddoppiano. ma poco più là una commessa sente profumo di pollo. coscia di pollo con la pelle bruciacchiata..che poi sarei io. sente profumo di gente persa, e gente persa è genta di cui bisogna rapidamente approfittare. si avvicina, io la vedo. non posso far altro che restare immobile, tremo. penso alla mamma. in fondo le volevo tanto bene. l’ultimo mio pensiero va a lei.
Commessa gentile con vestito imbarazzante: serve qualcosa ?
Io: beh, si..dovrei prendere un paio di pinocchietto…ma.. sto dando un’occh… Commessa gentile con vestito imbarazzante: che taglia porti ?
Io: ehm..credo la…(peso circa 65kg..sono alto 1.80, abito al civico 1..no questo numero proprio non serve.., 4023 6004…neanche questo ‘ttana della miseria ladra….dovrà pure calcolarsi in qualche modo questa taglia no ?) ehm..credo..si ecco..non la conosco con esattezza, dico la taglia..si cos’altro..ehm..si ecco (dove minchia sei mammaaaa?)
Commessa non più gentile con vestito imbarazzante: beh ecco si abbassi i pantaloni si metta a fare le capriole, quindi inizi a fare finta di starnutire, conti fino a trentatrè e saltelli su un piedi toccandosi la punta del naso mente canta “Vincerò”. almeno sapremo la taglia che porta…
Seconda Commessa non più gentile con vestito imbarazzante che parla con signora esperta del posto: ihihihih, deve essere ancora inizializzato…non sa ancora cosa gli sarà fatto…muahahahahah!!

Ecco è meglio se vado a fare compere con la mia mamma, almeno mi evito di cantare vinceròòòòò!!

ecco..dovevo raccontare della seconda parte della mia parte d’infanzia narrabile, poi ho pensato di parlare di stasera, poi credevo che un accenno al campanilismo fosse dovuto, ma sono caduto in una lunga storiella del perchè è meglio una mamma che un pinocchietto..ehm..ah no? non era così ?

Sono un pò dispiaciuto questa sera, ecco dispiaciuto non è la parola adatta. odio esser qualcuno, solo un qualcuno. ma non è neanche questo, ecco non lo so con esattezza. è una di quelle serate in cui manderesti calorosamente affanculo (ma con tanta cattiveria) aleandro baldi e la sua canzone inganna-popoli. ci sono cose che non possono essere comprese del tutto: ma ci sono persone che sarebbero disposte a tutto, a rinunciare a parte delle propria libertà per garantire un angolo di serena felicità a chi..si ecco.. a chi ? non so bene come sia accaduto, ma talvolta non è bene chiedersi perchè. il mondo gira e il tempo scorre: chiedersi perchè è superfluo, richiede troppo tempo. meglio fare anche se non si capisce. che qualsiasi strada da qualche parte mi porterà, via da qua di sicuro.
lontano del chiedermi perchè…

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Bone no ?