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FDC – 4

Attimi speciali nel corso di una giornata qualunque. E più sono, più m’accerto che sto in piedi con criterio.
E’ successo ancora: mentre tornavo a casa da una giornata di studio ho pensato – così per sbaglio – , di quei pensieri che subito t’accorgi che sono diversi. Di solito mi capita mentre scendo le scale, mentre sono in ascensore, quando ripongo il mio corpo sul letto per il meritato riposo.
Pensavo a un post di questo blog che è stato sommerso, dimenticato, da interventi più felici. Come in un post così i miei giorni, così la vita. C’è un tempo per una estrema felicità inspiegabile, e poi qualche post più in là – qualche attimo dopo –  momenti di rabbia e tensione. Sentimeri veri, sinceri. Che si possono respirare, è così meraviglioso tutto questo.

Mi piace la mia vita: ha abbastanza tratti in salita da donarmi soddisfazione (Breve metafora-aneddoto: da piccolo pensavo che sarebbe stato meraviglioso pedalare in pianura, niente fatica e niente sudore. Sciocco, erano solo i pensieri che mi suggeriva la salita per farmi mollare. Fine della breve metafora).
Giuro, non è masochismo nè follia.
Godo quando ricordo episodi spiacevoli, e ne godo assai. E’ tutta grinta in più, e tutta voglia di spaccare il mondo. Magari prima è bene ricordarsi di togliere l’orologio da polso.
Godo quando mi dicono che non sono buono, che non posso. E’ soltanto in questi momenti che posso avere il diritto di essere incazzato con ogni elemento della natura, con ogni emozione, col mio mignolino.
Godo quando ricordo dove sono nato, in una terra sventurata che ti obbliga a fallire o ad avere successo. Altrove. Ed è così che si sviluppa la tenacia, la sola che annienta la mia mediocrità.
Godo quando ricordo come sono cresciuto, a far botte con chi è più forte di te, a prenderle da chi è più forte di te. Ma ci sarà un giorno che i grandi saranno piccini, ed io allora diventerò grande.
Sarò un grande cattivo, con chi da grande cattivo lo è stato con me. Spero solo che nessun grande in questo frattempo soffra di mani altrui.
Voglio aggiudicarmi le mie piccole insignificanti vendette tardive una per una, e sono abbastanza confidente che così sarà.
Se sogni da una vita che qualcosa si avveri, essa non può che avverarsi.
Godo quando le cattive notizie m’assediano. Posso spaccarmi la testa, uscirà un pò di sangue forse sì. Alzerò le spalluccie, ma non è così che mi fermo.
Non ho una fine, non riesco a trovarne una per questo post sconclusionato. Mi ha permesso di liberarmi di qualche tossina, per questo dico grazie.

“…Le sue lacrime mi farebbero venire la nausea, e poi temo per lui che si vergogni ad entrare da assassino nella casa della giustizia”

Omeopatia – Un uomo che visse troppo a lungo

Oggi racconto la storia di un uomo.
E’ questa la storia di un ragazzotto austriaco, figlio di un principe e d’una contessa. A 18 anni ha a sua completa disposizione la cavalleria. Altro che il ministro Brunetta, quest’uomo con valore, coraggio e dimostrazione di fermezza ha ai suoi ordini i cavalli, gli scudieri e le scudiere. A 21 anni si guadagna il grado di Maggiore e l’anno dopo la carica impetuosa alla testa del suo reggimento, da una svolta decisiva alla battaglia di Cateau-Cambrésis riuscendo con gli alleati britannici ad aprire un varco nelle armate francesi uccidendo e ferendo circa 3000 uomini e catturando 32 cannoni nemici. Poco dopo viene decorato con la Croce dell’Ordine Militare di Maria Teresa e ha ancora la bocca che puzza di latte: ha meno che 25 anni. Passò alla storia come Carlo I di Schwarzenberg, ricordato come l’eroe della battaglia di Lipsia. Quest’uomo capita che nel corso della sua vita si sente male, capita a tutti nella vita. E’ una di quelle piccolissime bastarde clausole che firmi automaticamente appena piangi durante il primo respiro. E se non firmi e non piangi il dottore ti picchia fin quando, infine, piangi. Insomma sta male va nello studio di questo dottore, un certo Christian Friedrich Samuel Hahnemann, gli dicono che è tanto bravo e che cura le malattie incurabili. E lui ha una fitta forte al cuore che definiscono “misteriosa”. Samuele Cristian Federico (per gli amici semplicemente Samu) gli dice che può stare tranquillo, che lui ha ideato una nuova idea di medicina, tutt’apposto insomma: ci pensa lui a rinsavirlo. Solo che a Carlo I, l’eroe che tanto aveva combattuto e vinto, gli piglia n’altro ictus, e stavolta ci resta secco. I genitori di Carlo incazzati chiamano l’associazione dei farmacisti, quella dei consumatori e il Codacons (ormai che c’erano…); i farmacisti riescono quindi ad ottenere per Hahnemann l’ingiunzione a non distribuire i suoi prodotti, e Hahnemann, non potendo più praticare, deve lasciare la città.

Si da il caso che Samu è il fondatore della medicina alternativa chiamata omeopatia.
Samu è un uomo stravagante: conosce tante lingue (addirittura anche il caldeo, lingua parlata da un popolo dell’Asia anteriore) (io mi vergognerei a dire in giro che conosco il caldeo…ma vibbè..), sposa sua moglie, ci fa 11 figli (“Sulla soddisfazione dei nostri desideri animali”, si ammette che l’uomo è fatto – come ogni altro essere – per il godimento e per il piacere”). Poi sua moglie muore ( e lì sua moglie avrà ringraziato dato che a causa delle critiche mosse contro il marito questi la costringeva a cambiare casa frequentemente), capita. E lui oramai ottantenne si sposa con una donna che è 50 anni più giovane: almeno non corre il rischio che muore anche ques’altra. Il suo pensiero medico si basa sulla convinzione che “la malattia viene curata rafforzando le energie vitali al fine di ripristinare l’equilibrio dell’organismo”. Due Pan Goccioli la mattina, e un cucchiaio di Activia a Carlo I però non bastarono. Ma solo perchè aveva esaurito i Bonduelle.
Ribadisce nei suoi scritti che le bevande necessarie agli esseri umani sono latte e acqua pura; alcol e spezie accorciano le nostre vite. Il caffè è sgradevole già quando si prova a berlo per la prima volta senza zucchero: “è un avvertimento che ci dà la natura di non violare le leggi della salute, di non calpestare sconsideratamente l’istinto di conservazione della vita” . Il suo effetto primario è “un’esaltazione più o meno gradevole dell’attività vitale”, nelle prime ore; in seguito, ecco “un sentimento sgradevole dell’esistenza, un rifiuto della vita, una sorta di paralisi delle funzioni animali, naturali e vitali” . Il caffè “asseconda e accelera il lavoro della digestione”, semplificandola; “risveglia l’appetito venereo” (!) con dieci anni di anticipo. “Ansietà e caldane sono il tormento quotidiano di chi beve caffè, e specialmente anche l’emicrania”. Rovina i denti più del mercurio; serve, tendenzialmente, a evacuare in fretta, e a questo soltanto dovrebbe essere necessario(!!).

Se cerco Omeopatia su Wikipedia, nonostante non sia un’enciclopedia, mi avverte:

Le pratiche qui descritte non sono accettate dalla scienza medica, non sono state sottoposte alle verifiche sperimentali condotte con metodo scientifico o non le hanno superate. Potrebbero pertanto essere inefficaci o dannose per la salute. Queste informazioni hanno solo un fine illustrativo: leggi le avvertenze.
Insomma c’è d’aver più paura che dal dottore.
Inoltre per coloro che ancora credano alle erbette di questi stregoni, c’è da leggere tale post (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16125589) che può essere sintetizzato in un:
“…Picci picci picci, gioia della mamma, ti sei fatto la bua ? Vieni da mamma che ti da un bacio e passa tutto…è passato ? Hai visto tesoro ? La mamma è magica…”
La mamma si chiama effetto Placebo, così dicono gli scienzati (veri).
“Prendete un ditale, riempitelo di un prodotto medicinale, versatelo nella Marna dal ponte di Charenton, poi andate con una cisterna a raccoglier l’acqua sotto il ponte Mirabeau. Avrete così alcune migliaia di litri di rimedio omeopatico”
[Anonimo Francese] 

“…ciao, mba-mba-mba, cia…TUTUTU!”

Se dovete farmi un regalo (per il mio onomastico, per la mia carriera, perchè esisto, per sbaglio) toglietemi quel cazzo di TU-TU-TU quando si chiude una telefonata con le lacrime in gola.
Ci vorrebbe un messaggio di conforto, chessò un aiuto psicologico: una voce che ti ricorda soavemente tutte le cose belle che puoi perdere e che invece hai strette a te.
Non TU-TU-sei rimasto solo-TUTU-chi è il più miserabile-TUTU.
Ma vattene affanculu, TU-TU!