Altri due giorni e si ricomincia. Non vedo l’ora di essere impegnato per non vedere l’ora di volere quello che ho adesso.
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Cosi ri l’autri tiempi
U tiempu è all’acqua e ‘u ciumi tira petri. (Mazzacani oserei dire!)
Ferro ignique
Adesso è così: col ferro e il fuoco. Non ce ne fotte a nessuno (sic) chi sei, perchè stai barcollando sotto i colpi impietosi della vita. Là fuori sei solo, davanti quel foglio interamente bianco ognuno esprime il suo istinto primordiale. Ferro ignique, bisogna stringere un cuscino fra i denti quando ti spezzano le speranze e mordere. E mordere più forte che puoi.
Di tutto ho timore e di poche cose ho certezze. Che io i denti li so stringere meglio di tutti gli altri è una di queste. E’ una cosa così che sento, sento di essere il migliore in questo. Cederei tutto il corso della mia restante vita a chi ha voglia di rovinarla senza nessuna paura di ripensamenti, non prima però d’aver posseduto fra le mie mani l’intera realizzazione di ciò che voglio.
L’altro giorno, che poi sarebbe ieri ma sempre d’un altro giorno trattasi, avevo mal di testa, caldo e un puttusu nello stomaco, dato che la nausea pre durante e post esame m’hanno alterato il normale ciclo biologico cibo-cacca (adesso sto tentando di porre rimedio, ho comprato la frutta). Mentre tentavo di tornare a casa, mi sono chiesto il perchè di tutto questo: “che sballo sarà essere una farfalla” ho pensato. Ma poi, ho riso, e tutto mi è sembrato più facile: io sono il migliore a stringere i denti, non ho nessun problema.
Credo d’aver perso un paio di chili, e se penso a cosa avrebbe da dirmi mia madre se mi vedesse in questo momento, mi viene da guardare i fossi che ormai hanno preso il sopravvento sulle mie guance. Il problema non si pone: una cura massiccia di tacchino al forno per un paio di giorni e tornerò al mio peso forma: sessantre chili scarsetti.
Adesso ho voglia di tornare a casa, e quest’evento potrebbe non essere troppo lontano. Di passare la più bella estate della mia vita, coronando quindi il quasi anno più bello della mia vita (che è diverso dell’anno quasi più bello della mia vita). Per il resto, esami a carriolate e 21 che escono fuori come vermi impazziti, sono solo tappe obbligate che devo superare.
Datemi un altro cuscino, il mio l’ho appeno distrutto.
Il cielo è pieno di stelle
E’ tanto che manco da qui lo so, e ancora per qualche settimana mancherò. E’ per via di quei 21 da rimontare, che diventerò cieco, col culo quadro e i tondi in testa. Ho voglia di scrivere molto, ma per adesso trovo giusto il tempo di scrivere margini di fase e guadagni: ideali, reali, ad anello aperto e mi raccomando, se tagli, ricostruisci l’impedenza vista dall’uscita.
Questo se pur breve sarà un intervento nostalgico, c’ho voglia di tornare nella mia casa dalla mia mamma e dal mio piccolo fratello. Per adesso è così che li posso sentire vicino, ricordando le mie ninna nanne preferite. Mamma mia ne sapeva a centinaia, ma queste -chissàperchè- mi sono rimaste dentro.
Buon ascolto :)
Son tre notti che non dormo, trallallà
sempre penso al mio galletto; trallallà
l’ho perduto, trallallà
poveretto, trallallà
non lo posso più trovar.
Ho girato l’Inghilterra trallallà
e poi tutta la Germania trallallà
e la Spagna trallallà
e il Portogallo, trallallà
fino in cima del Perù
A voi donne io raccomando, trallallà
se per caso lo trovate, trallallà
con bel garbo trallallà
lo prendete trallallà
lo portate sino a me.
Ha le ali inargentate, trallallà
le zampette di velluto, trallallà
quando canta trallallà
slarga il becco trallallà
e poi fa “Chicciricchì!”.
“Il cielo è pieno di stelle
che fan sognare
le cose più belle, più belle, più belleTu sogni e guardi lontano
vedi un gran fiume
che scorre pian piano
pian piano, pian pianoSul fiume c’è una piroga
e dentro questa c’è un negro
che voga, che voga, che vogaIntanto dietro la duna
vedi spuntare pian piano
la luna, la luna, la lunaIl negro lascia il vogare
guarda la luna e si mette a
cantare, cantare, cantare“Ti prego o madre Luna
fammi trovare anche oggi
fortuna, fortuna, fortuna”Intanto dietro la luna
vedi calare pian piano
la luna, la luna, la lunaIl cielo è pieno di stelle
che fan sognare
le cose più belle, più belle, più belle…”
A maccia picca e a rama arricivi.
Per ciò vi lascio immaginare che cosa vuol dire
per un ragazzo come noi tirare a campare,
uscire solo il sabato diventa un’eccezione
entrare dentro un pub soltanto un’occasione,
Di passiari e spassiari tuttu jornu mi stuffavu
e di ammiriari a machina nova di chiddu m’abbuttavu,
ora chi vogliu quacchicosa mia mi l’accattari
nun vogliu l’alimosina e puru ‘cci le ‘ffari[…]pi cu nun avi un sordu e i problemi sunnu seri,
si fannu stari mali, mi mettinu ‘mpinseri
comu risolviri ‘sta situazioni mala, comu spararisi senza pistola…
http://www.youtube.com/watch?v=-fmJlotUuxo
Non è che i problemi vanno e vengono: è che a volte ci si pensa e altre no. E mieddgiu è pinsarici e truvari u sistema pì risovverli, nè cà su chisti i pobblemi veri. Basta cà ciè a saluti (sta minchia)!
Pane e Nutella
Oggi, dopo aver riposato un pò dopo pranzo, ho chiesto a duli di scongelare con il suo Magnifico fornetto due fette di pane, emigrato anch’esso stipato fra le mutande e i calzini. Una l’ho mangiata con la nutella, perchè volevo assaporare l’estasi del cacao sciolto in mezzo ai denti. Nell’altra non ho messo nutella, perchè finalmente volevo gustarmi il gusto del pane siculo.
Questa è la mia vita.
A casa sugnu.
Ho dimenticato tutti quei discorsoni sulla felicità e dintorni.
In realtà sono felice quando quell’aereo fa la curva e dal finestrino vedo esattamente sotto di me i terreni dei massari, che paiono pezze di jeans strazzati. E sono felice quando esco dall’aereo e m’entra nei polmoni ossigeno, azoto, e altre schifezze a 20°. A dicembre. Che poi si sente che quello è ossigeno siculo, minchia se si sente.
Posso parlare quanto voglio, studiare, innamorarmi, dire minchiate e fare tutto ciò che mi è concesso: quando il mio piede poggia sulle spalle di Tifeo, in quel preciso istante, so di essere felice. A casa sugnu.
…comu t’appi t’appi!
Cu lu tuppu un t’appi,
senza tuppu t’appi,
cu lu tuppu o senza tuppu,
basta chi t’appi
e comu t’appi t’appi.
“…può essere una forma di paura di ritorno ad una sofferenza.” (cit.)
Il siciliano geloso
Nei dintorni di Trapani c’è un signore che sta tranquillamente percorrendo una strada secondaria. Ad un certo punto trova un uomo per la strada che gli fa animatamente cenno di fermarsi. Questo si ferma e l’uomo gli chiede:
“Scusi… lei sta andando a Trapani?” –
“Si… pecchè?”
L’uomo ricevuta la risposta che desiderava tira fuori una lupara e la punta contro il malcapitato automobilista:
“Niesci subbito fori dalla machina o ti sparo!” –
“Ma pecchè? Io nulla feci!” – “Niesci o ti sparo!”
L’automobilista esce dalla macchina terrorizzato.
“Uora calati li pantaluni o ti sparo!” –
“Ma che feci di male? Se vole gli do tutti i soldi che c’ho!” –
“Ho detto calati li pantaluni o ti sparo!”
Il pover’uomo sempre più in preda al panico si leva i pantaloni.
“Uora calati le mutanne o ti sparo!”
E si leva anche le mutande…
“Minatilla o ti sparo!” –
“Ma come…una sega?” –
“MINATILLA!!”
Pur di non morire si fa anche una sega…
“Ora fattene un’attra o ti sparo!” –
“Ma come un’attra?” –
“Fattene subbito un’attra!”
E così via fino a quando, sempre sotto minaccia, arriva alla decima sega!
“Fattene un’attra ancora o ti sparo?” –
“No, ora basta, dieci me ne fece fari! Io nun ce la fazzu chiù! Sugnu esausto!!!!”
L’uomo con la lupara allora si gira verso un cespuglio e fa:
“Cammelaaa!! Vieni pure che il signore ti da un passaggio fino a Trapani!!”
P.S
Mi sono accorto di aver fatto dei casini cogli interventi: c’è QUESTO da leggere !
…figghia mia a ccu t’haju a dari!
Studiavo questa mattina, studiavo. Ci provavo quantomeno, dato il periodo infelice (esclusivamente sotto questo punto di vista) che sto attraversando.
La brusca interruzione di un estate entusiasmante, il ritorno a milano ( che non si merita neanche l’iniziale maiuscola, tiè) e la lontananza dei cari “parenti” ha provocato in me un odio profondo verso la materia in questione. C’è da dirsi che l’accoppiata Pacco-Dulio non ha migliorato la situazione alquanto precaria.
Ed è così che stamattina, stanco di far cose che non capisco e che non capirò, mi dedicavo con tutto me stesso a fare una pausa. Non so come ma ci fu come qualcosa, qualcosa che mi fece svegliare dal torpore vettoriale: una canzone della mia terra (che è la più migliore assai etcetc ma queste cose già le sapete, sono ovvie d’altronde!).
Coooomunque, è da stamattina che rido come un matto disperato ad ascoltare e riascoltare questa canzone, per poi improvvisamente diventare serio nel leggere l’ultima strofa. Serio col sorriso.
E la luna a menzu o mari, mamma mia m’ha’ maritari,
figghia mia a ccu t’haju a dari, mamma mia penzici tu.
Si ti dugnu a lu chiancheri, iddu va iddu veni la sasizza ‘n-manu teni,
si ci pigghia la fantasia ti nsasizzia figghia mia.E la luna a menzu o mari, mamma mia m’ha’ maritari,
figghia mia a ccu t’haju a dari, mamma mia penzici tu.
Si ti dugnu lu fruttaiolu, iddu va iddu veni lu citrolu a ‘n-mau teni,
si ci acchiappa la fantasia ti citrulia figghia mia.E la luna a menzu o mari, mamma mia m’ha’ maritari,
figghia mia a ccu t’haju a dari, mamma mia penzici tu.
Si ti dugnu a lu pumperi, iddu va iddu veni e la pompa a manu teni,
si ci pigghia la fantasia poi ti pumpia figghia mia.E la luna a menzu o mari, mamma mia m’ha’ maritari,
figghia mia a ccu t’haju a dari, mamma mia penzici tu.
Si ti dugnu o gilataru, iddu va iddu veni e e lu conu a manu teni,
si ci acchiappa la fantasia ti fa liccari lu conu a tia.E la luna a menzu o mari, mamma mia m’ha’ maritari,
figghia mia a ccu t’haju a dari, mamma mia penzici tu.Si ti dugnu a ‘n-autista, iddu va iddu veni e lu cambju a manu teni,
si ci pigghia la fantasia la marcia cancia figghiuzza mia.E la luna a menzu o mari, mamma mia m’ha’ maritari,
figghia mia a ccu t’haju a dari, mamma mia penzici tu.Iu ti rugnu a un picciutteddu, riccu è, beddu assai, e ti voli tantu beni.
Notti e jornu voli a tia pi vasariti figghia mia “.
Confini (in)Visibili
Casa casa casa casa, quella è la mia casa e lo sarà per sempre.
Andrò lontano da essa, girerò intorno al mondo e tornerò a casa. Come l’acqua che torna all’oceano.
Casa casa casa.
Non c’è nulla di materiale che sostituirei con l’amore per la mia terra, l’amore della mia terra.
Se un dio esiste di sicuro abiterà da queste parti, da questa lato dello stretto.
Ci s’avissa nnasciri!