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Ferro ignique

Ferro ignique

Adesso è così: col ferro e il fuoco. Non ce ne fotte a nessuno (sic) chi sei, perchè stai barcollando sotto i colpi impietosi della vita. Là fuori sei solo, davanti quel foglio interamente bianco ognuno esprime il suo istinto primordiale. Ferro ignique, bisogna stringere un cuscino fra i denti quando ti spezzano le speranze e mordere. E mordere più forte che puoi.
Di tutto ho timore e di poche cose ho certezze. Che io i denti li so stringere meglio di tutti gli altri è una di queste. E’ una cosa così che sento, sento di essere il migliore in questo. Cederei tutto il corso della mia restante vita a chi ha voglia di rovinarla senza nessuna paura di ripensamenti, non prima però d’aver posseduto fra le mie mani l’intera realizzazione di ciò che voglio.
L’altro giorno, che poi sarebbe ieri ma sempre d’un altro giorno trattasi, avevo mal di testa, caldo e un puttusu nello stomaco, dato che la nausea pre durante e post esame m’hanno alterato il normale ciclo biologico cibo-cacca (adesso sto tentando di porre rimedio, ho comprato la frutta). Mentre tentavo di tornare a casa, mi sono chiesto il perchè di tutto questo: “che sballo sarà essere una farfalla” ho pensato. Ma poi, ho riso, e tutto mi è sembrato più facile: io sono il migliore a stringere i denti, non ho nessun problema.
Credo d’aver perso un paio di chili, e se penso a cosa avrebbe da dirmi mia madre se mi vedesse in questo momento, mi viene da guardare i fossi che ormai hanno preso il sopravvento sulle mie guance. Il problema non si pone: una cura massiccia di tacchino al forno per un paio di giorni e tornerò al mio peso forma: sessantre chili scarsetti.

Adesso ho voglia di tornare a casa, e quest’evento potrebbe non essere troppo lontano. Di passare la più bella estate della mia vita, coronando quindi il quasi anno più bello della mia vita (che è diverso dell’anno quasi più bello della mia vita). Per il resto, esami a carriolate e 21 che escono fuori come vermi impazziti, sono solo tappe obbligate che devo superare.
Datemi un altro cuscino, il mio l’ho appeno distrutto.

Il cielo è pieno di stelle

E’ tanto che manco da qui lo so, e ancora per qualche settimana mancherò. E’ per via di quei 21 da rimontare, che diventerò cieco, col culo quadro e i tondi in testa. Ho voglia di scrivere molto, ma per adesso trovo giusto il tempo di scrivere margini di fase e guadagni: ideali, reali, ad anello aperto e mi raccomando, se tagli, ricostruisci l’impedenza vista dall’uscita.

Questo se pur breve sarà un intervento nostalgico, c’ho voglia di tornare nella mia casa dalla mia mamma e dal mio piccolo fratello. Per adesso è così che li posso sentire vicino, ricordando le mie ninna nanne preferite. Mamma mia ne sapeva a centinaia, ma queste -chissàperchè- mi sono rimaste dentro.
Buon ascolto :)

Son tre notti che non dormo,      trallallà
sempre penso al mio galletto;     trallallà
l’ho perduto,     trallallà
poveretto,     trallallà
non lo posso più trovar.    
   
Ho girato l’Inghilterra     trallallà
e poi tutta la Germania     trallallà
e la Spagna     trallallà
e il Portogallo,     trallallà
fino in cima del Perù    
   
A voi donne io raccomando,     trallallà
se per caso lo trovate,     trallallà
con bel garbo     trallallà
lo prendete     trallallà
lo portate sino a me.    
   
Ha le ali inargentate,     trallallà
le zampette di velluto,     trallallà
quando canta     trallallà
slarga il becco     trallallà
e poi fa “Chicciricchì!”.



“Il cielo è pieno di stelle
che fan sognare
le cose più belle, più belle, più belle

Tu sogni e guardi lontano
vedi un gran fiume
che scorre pian piano
pian piano, pian piano

Sul fiume c’è una piroga
e dentro questa c’è un negro
che voga, che voga, che voga

Intanto dietro la duna
vedi spuntare pian piano
la luna, la luna, la luna

Il negro lascia il vogare
guarda la luna e si mette a
cantare, cantare, cantare

“Ti prego o madre Luna
fammi trovare anche oggi
fortuna, fortuna, fortuna”

Intanto dietro la luna
vedi calare pian piano
la luna, la luna, la luna

Il cielo è pieno di stelle
che fan sognare
le cose più belle, più belle, più belle…”


Mia mamma, comunque, le cantava molto meglio. Ecco ho detto tutto, che sia una buona notte anche la tua.

A maccia picca e a rama arricivi.

Per ciò vi lascio immaginare che cosa vuol dire
per un ragazzo come noi tirare a campare,
uscire solo il sabato diventa un’eccezione
entrare dentro un pub soltanto un’occasione,
Di passiari e spassiari tuttu jornu mi stuffavu
e di ammiriari a machina nova di chiddu m’abbuttavu,
ora chi vogliu quacchicosa mia mi l’accattari 

nun vogliu l’alimosina e puru ‘cci le ‘ffari
[…]

pi cu nun avi un sordu e i problemi sunnu seri,
si fannu stari mali, mi mettinu ‘mpinseri
comu risolviri ‘sta situazioni mala, comu spararisi senza pistola… 

http://www.youtube.com/watch?v=-fmJlotUuxo 


Non è che i problemi vanno e vengono: è che a volte ci si pensa e altre no. E mieddgiu è pinsarici e truvari u sistema pì risovverli, nè cà su chisti i pobblemi veri. Basta cà ciè a saluti (sta minchia)!

Pane e Nutella

Oggi, dopo aver riposato un pò dopo pranzo, ho chiesto a duli di scongelare con il suo Magnifico fornetto due fette di pane, emigrato anch’esso stipato fra le mutande e i calzini. Una l’ho mangiata con la nutella, perchè volevo assaporare l’estasi del cacao sciolto in mezzo ai denti. Nell’altra non ho messo nutella, perchè finalmente volevo gustarmi il gusto del pane siculo.
Questa è la mia vita.

A casa sugnu.

Ho dimenticato tutti quei discorsoni sulla felicità e dintorni.
In realtà sono felice quando quell’aereo fa la curva e dal finestrino vedo esattamente sotto di me i terreni dei massari, che paiono pezze di jeans strazzati. E sono felice quando esco dall’aereo e m’entra nei polmoni ossigeno, azoto, e altre schifezze a 20°. A dicembre. Che poi si sente che quello è ossigeno siculo, minchia se si sente.

Posso parlare quanto voglio, studiare, innamorarmi, dire minchiate e fare tutto ciò che mi è concesso: quando il mio piede poggia sulle spalle di Tifeo, in quel preciso istante, so di essere felice. A casa sugnu.

“…può essere una forma di paura di ritorno ad una sofferenza.” (cit.)


Il siciliano geloso
Nei dintorni di Trapani c’è un signore che sta tranquillamente percorrendo una strada secondaria. Ad un certo punto trova un uomo per la strada che gli fa animatamente cenno di fermarsi. Questo si ferma e l’uomo gli chiede:
“Scusi… lei sta andando a Trapani?” –
“Si… pecchè?”
L’uomo ricevuta la risposta che desiderava tira fuori una lupara e la punta contro il malcapitato automobilista:
“Niesci subbito fori dalla machina o ti sparo!” –
“Ma pecchè? Io nulla feci!” – “Niesci o ti sparo!”

L’automobilista esce dalla macchina terrorizzato.
Uora calati li pantaluni o ti sparo!” –
“Ma che feci di male? Se vole gli do tutti i soldi che c’ho!” –

“Ho detto calati li pantaluni o ti sparo!”

Il pover’uomo sempre più in preda al panico si leva i pantaloni.
“Uora calati le mutanne o ti sparo!”
E si leva anche le mutande…
“Minatilla o ti sparo!” –
“Ma come…una sega?” –
“MINATILLA!!”

Pur di non morire si fa anche una sega…
“Ora fattene un’attra o ti sparo!” –

“Ma come un’attra?” –

“Fattene subbito un’attra!”

E così via fino a quando, sempre sotto minaccia, arriva alla decima sega!
“Fattene un’attra ancora o ti sparo?” –

“No, ora basta, dieci me ne fece fari! Io nun ce la fazzu chiù! Sugnu esausto!!!!”

L’uomo con la lupara allora si gira verso un cespuglio e fa:
“Cammelaaa!! Vieni pure che il signore ti da un passaggio fino a Trapani!!”

P.S
Mi sono accorto di aver fatto dei casini cogli interventi: c’è QUESTO da leggere !

…figghia mia a ccu t’haju a dari!

Studiavo questa mattina, studiavo. Ci provavo quantomeno, dato il periodo infelice (esclusivamente sotto questo punto di vista) che sto attraversando.
La brusca interruzione di un estate entusiasmante, il ritorno a milano ( che non si merita neanche l’iniziale maiuscola, tiè) e la lontananza dei cari “parenti” ha provocato in me un odio profondo verso la materia in questione. C’è da dirsi che l’accoppiata Pacco-Dulio non ha migliorato la situazione alquanto precaria.
Ed è così che stamattina, stanco di far cose che non capisco e che non capirò, mi dedicavo con tutto me stesso a fare una pausa. Non so come ma ci fu come qualcosa, qualcosa che mi fece svegliare dal torpore vettoriale: una canzone della mia terra (che è la più migliore assai etcetc ma queste cose già le sapete, sono ovvie d’altronde!).
Coooomunque, è da stamattina che rido come un matto disperato ad ascoltare e riascoltare questa canzone, per poi improvvisamente diventare serio nel leggere l’ultima strofa. Serio col sorriso.

E la luna a menzu o mari, mamma mia m’ha’ maritari,
figghia mia a ccu t’haju a dari, mamma mia penzici tu.
Si ti dugnu a lu chiancheri, iddu va iddu veni la sasizza ‘n-manu teni,
si ci pigghia la fantasia ti nsasizzia figghia mia.

E la luna a menzu o mari, mamma mia m’ha’ maritari,
figghia mia a ccu t’haju a dari, mamma mia penzici tu.
Si ti dugnu lu fruttaiolu, iddu va iddu veni lu citrolu a ‘n-mau teni,
si ci acchiappa la fantasia ti citrulia figghia mia.

E la luna a menzu o mari, mamma mia m’ha’ maritari,
figghia mia a ccu t’haju a dari, mamma mia penzici tu.
Si ti dugnu a lu pumperi, iddu va iddu veni e la pompa a manu teni,
si ci pigghia la fantasia poi ti pumpia figghia mia.

E la luna a menzu o mari, mamma mia m’ha’ maritari,
figghia mia a ccu t’haju a dari, mamma mia penzici tu.
Si ti dugnu o gilataru, iddu va iddu veni e e lu conu a manu teni,
si ci acchiappa la fantasia ti fa liccari lu conu a tia.

E la luna a menzu o mari, mamma mia m’ha’ maritari,
figghia mia a ccu t’haju a dari, mamma mia penzici tu.

Si ti dugnu a ‘n-autista, iddu va iddu veni e lu cambju a manu teni,
si ci pigghia la fantasia la marcia cancia figghiuzza mia.

E la luna a menzu o mari, mamma mia m’ha’ maritari,
figghia mia a ccu t’haju a dari, mamma mia penzici tu.

Iu ti rugnu a un picciutteddu, riccu è, beddu assai, e ti voli tantu beni.
Notti e jornu voli a tia pi vasariti figghia mia “.

Confini (in)Visibili

“…Qualsiasi siciliano – che abbia un minimo di buon senso – ogniqualvolta vede il cartello Villa S.Giovanni nella direzione corretta inizia a sentire una morsa al cuore. Spinge lo sguardo ai limiti dell’orizzonte, finalmente la speranza può mutarsi in lacrime di felicità: oltre quello stretto di mare che separa i buoni dai cattivi che separa un intero popolo da un’altro che separa lingua e tradizioni e cultura e sapori, che separa i siciliani dai calabresi, oltre quello stretto si tocca terra come mai lo si è fatto prima, si tocca la felicità.”


Casa casa casa casa, quella è la mia casa e lo sarà per sempre.
Andrò lontano da essa, girerò intorno al mondo e tornerò a casa. Come l’acqua che torna all’oceano.
Casa casa casa.
Non c’è nulla di materiale che sostituirei con l’amore per la mia terra, l’amore della mia terra.
Se un dio esiste di sicuro abiterà da queste parti, da questa lato dello stretto.

Ci s’avissa nnasciri!



Clicca su mostra per il testo ( e la traduzione per gli sfortunati )

Duminica jurnata di sciroccu
fora nan si pò stari
pi ffari un pocu ‘i friscu
mettu ‘a finestra a vanedduzza
e mi vaju a ripusari

Ah! Ah! ‘A stissa aria ca so putenza strogghi ‘u mo pinzeri
Ah! Ah! ‘U cori vola s’all’umbra pigghi forma e ti prisenti
nan pozzu ripusari.

‘U suli ora trasi dintr’o mari
e fannu l’amuri
‘un c’è cosa cchiù granni
tu si la vera surgenti
chi sazia i sentimenti

Ah! Ah! ‘A stissa aria ca so calura crisci e mi turmenta
Ah! Ah! ‘U cori vola sintennu sbrizzi d’acqua di funtana
‘ndo mo’ jardineddu mi piaci stari sula.

Ah! Ah! ‘A stissa aria ca so calura crisci e mi tormenta
Ah! Ah! ‘U cori vola sintennu sbrizzi d’acqua di funtana
‘ndo mo jardineddu mi piaci stari sulu
mi piaci stari sula.

***

Domenica giornata di scirocco
fuori non si può stare
per fare un po’ di fresco
socchiudo la finestra
e mi vado a riposare.

La stessa aria con la sua potenza scioglie i miei pensieri
un cuore vola se all’ombra prendi forma e ti presenti
non posso riposare.

Il sole ora entra dentro il mare e fanno l’amore
non c’è cosa più grande
tu sei la vera sorgente
che sazia i sentimenti.

La stessa aria col suo calore cresce e mi tormenta
il cuore vola sentendo schizzi d’acqua di fontana
nel mio giardinetto mi piace stare solo
mi piace stare sola.

Trad. di Rina Accardo