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Lo stato interessante

Ci sono un paio di motivi che mi convincono d’essere nato appartenente al sesso giusto, maschio.
Le elenco in ordine d’importanza che in questo caso coincidono col presunto fastidio che arrecono: non sono obbligato a sanguinare una volta al mese per circa cinquecente volte, non devo spalmarmi necessariamente una colla calda lungo il corpo per togliere i peli superflui, non c’è il pericolo che mi diano della buttana e se ottengo un ottimo posto di lavoro nessuno avrà il sospetto che mi sono trombato la boss (coi tempi che corrono ognuna di queste cose potrebbe aver contaggiato anche noi uomini, la cosa mi fa un pò ‘mpressioni).
Ma poi oggi mentre ero in coda per sapere dove pagare il ticket, il tipo dietro il vetro antisputacchiamento chiede alla tipa davanti a me in fila se si trovava in uno stato interessante.
Basta questo. Lo stato interessante. Minchiuni!
E’ stato un maschio a toccare per primo il suolo lunare, è un maschio l’uomo più veloce del mondo, è un maschio l’individuo che ha inviato per prima un messaggio di posta elettronica, è un maschio l’inventore dell’aereo, della macchina di Turing, della lampadina, del telefono, della bomba nucleare.
Ma poi un tipo chiede a una tipa se è in uno stato interessante e quella donna – in un sol colpo – si fa beffa di tutti i maschi illustri nella storia dell’umanità.
La tipa davanti a me all’ospedale di via Rugabella:1/Armstrong&Bolt&Tomlinson&fratelli Wright&Alan&Edison&Marconi&Fermi 0.
La sola cosa che m’è concessa, giusto per nn farmi sentire un fallito, è di ospitare dei cosini irrequieti e schifosi che hanno come unico scopo nella loro breve vita di trasformare una donna in una donna interessante. Già li vedo tutti lì, come nel film di Allen, a scalpitare e a menarsi su chi è più adatto a trasformarsi in una creatura; tuttavia nessuno è mai potuto tornare dagli altri girini a vantarsi della sua performance (oddio, sto pensando al concepimento come un insieme frattale!) .
Quindi, scusatemi, ma limitandoci ai lettori maschi di questo blog (Sergio, siamo io e tu…), ma è normale se mi sento un pò usato? Chessò, una sorta di serbatoio vagante pieno di cose potenzialmente interessanti ?!?
E poi, per i restanti lettori, ci vuole una cosa così schifosa a rendere una donna interessante?
E’ proprio vero allora che dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori…

P.S Spero di scordarmi di questa citazione quando, nella mia vita, una donna mi chiederà in dono un diamante…
P.P.S Giornata mondiale contro gli abusi sul mondo femminile
P.P.P.S Questo non è uno STATO interessante
P*4.S Non parlare di me e dei miei lagni non è poi così male, quand’è che ci vediamo allora?

…figghia mia a ccu t’haju a dari!

Studiavo questa mattina, studiavo. Ci provavo quantomeno, dato il periodo infelice (esclusivamente sotto questo punto di vista) che sto attraversando.
La brusca interruzione di un estate entusiasmante, il ritorno a milano ( che non si merita neanche l’iniziale maiuscola, tiè) e la lontananza dei cari “parenti” ha provocato in me un odio profondo verso la materia in questione. C’è da dirsi che l’accoppiata Pacco-Dulio non ha migliorato la situazione alquanto precaria.
Ed è così che stamattina, stanco di far cose che non capisco e che non capirò, mi dedicavo con tutto me stesso a fare una pausa. Non so come ma ci fu come qualcosa, qualcosa che mi fece svegliare dal torpore vettoriale: una canzone della mia terra (che è la più migliore assai etcetc ma queste cose già le sapete, sono ovvie d’altronde!).
Coooomunque, è da stamattina che rido come un matto disperato ad ascoltare e riascoltare questa canzone, per poi improvvisamente diventare serio nel leggere l’ultima strofa. Serio col sorriso.

E la luna a menzu o mari, mamma mia m’ha’ maritari,
figghia mia a ccu t’haju a dari, mamma mia penzici tu.
Si ti dugnu a lu chiancheri, iddu va iddu veni la sasizza ‘n-manu teni,
si ci pigghia la fantasia ti nsasizzia figghia mia.

E la luna a menzu o mari, mamma mia m’ha’ maritari,
figghia mia a ccu t’haju a dari, mamma mia penzici tu.
Si ti dugnu lu fruttaiolu, iddu va iddu veni lu citrolu a ‘n-mau teni,
si ci acchiappa la fantasia ti citrulia figghia mia.

E la luna a menzu o mari, mamma mia m’ha’ maritari,
figghia mia a ccu t’haju a dari, mamma mia penzici tu.
Si ti dugnu a lu pumperi, iddu va iddu veni e la pompa a manu teni,
si ci pigghia la fantasia poi ti pumpia figghia mia.

E la luna a menzu o mari, mamma mia m’ha’ maritari,
figghia mia a ccu t’haju a dari, mamma mia penzici tu.
Si ti dugnu o gilataru, iddu va iddu veni e e lu conu a manu teni,
si ci acchiappa la fantasia ti fa liccari lu conu a tia.

E la luna a menzu o mari, mamma mia m’ha’ maritari,
figghia mia a ccu t’haju a dari, mamma mia penzici tu.

Si ti dugnu a ‘n-autista, iddu va iddu veni e lu cambju a manu teni,
si ci pigghia la fantasia la marcia cancia figghiuzza mia.

E la luna a menzu o mari, mamma mia m’ha’ maritari,
figghia mia a ccu t’haju a dari, mamma mia penzici tu.

Iu ti rugnu a un picciutteddu, riccu è, beddu assai, e ti voli tantu beni.
Notti e jornu voli a tia pi vasariti figghia mia “.

…perchè ritorno da te (e viceversa!)

Mamma, son tanto felice
perché ritorno da te.
La mia canzone ti dice
ch’è il più bel sogno per me!
Mamma son tanto felice…
Viver lontano perché?

Mamma, solo per te la mia canzone vola,
mamma, sarai con me, tu non sarai più sola!
Quanto ti voglio bene!
Queste parole d’amore che ti sospira il mio cuore
forse non s’usano più,
mamma!,
ma la canzone mia più bella sei tu!
Sei tu la vita
e per la vita non ti lascio mai più!

Sento la mano tua stanca:
cerca i miei riccioli d’or.
Sento, e la voce ti manca,
la ninna nanna d’allor.
Oggi la testa tua bianca
io voglio stringere al cuor.

Mamma, solo per te la mia canzone vola,
mamma, sarai con me, tu non sarai più sola!
Quanto ti voglio bene!
Queste parole d’amore che ti sospira il mio cuore
forse non s’usano più,
mamma!,
ma la canzone mia più bella sei tu!
Sei tu la vita
e per la vita non ti lascio mai più!
Mamma… mai più!

…………………………………………………………..

Per amarti senza amare prima me
vorrei essere tua madre…
Per vedere anche quello che non c’è
con la forza di una fede
per entrare insieme
nel poema del silenzio
dove tu sei tutto quello che sento;
per amarti senza avere una ragione,
tranne quella che sei viva,
e seguire il fiume della tua emozione
stando anche sulla riva;
leggerei il dolore
da ogni segno del tuo viso
anche nell’inganno di un sorriso.
Vorrei essere tua madre
per guardarti senza voglia,
per amarti d’altro amore;
e abitare la tua stanza
senza mai spostare niente,
senza mai fare rumore:
prepararti il pranzo
quando torni e non mi guardi,
ma riempire tutti i tuoi ricordi.

Ma il problema vero è se ci tieni tu
ad avermi come madre:
fatalmente non dovrei spiegarti più
ogni gesto, ogni mia frase:
mi dovresti prendere
per quello che io sono,
non dovrei più chiederti perdono.
Vorrei essere tua madre
anche per questo,
e mille e mille altre ragioni:
ti avrei vista molto prima,
molto presto,
e avrei scritto più canzoni:
forse ti avrei messo in testa
qualche dubbio in più,
cosa che non hai mai fatto tu…
Forse ti avrei fatto
pure piangere di più,
ma non hai scherzato neanche tu…

Troppo cerebrale



«

Troppo cerebrale per capire che si può star bene senza complicare il pane
Ci si spalma sopra un bel giretto di parole vuote ma doppiate
Mangiati le bolle di sapone intorno al mondo
E quando dormo taglia bene l’aquilone
Togli la ragione e lasciami sognare, lasciami sognare in pace
Liberi come eravamo ieri dai centimetri di libri sotto i piedi
Per tirare la maniglia della porta e andare fuori
Come Mastroianni anni fa, come la voce guida la pubblicità
Ci sono stati dei momenti intensi ma li ho persi già

Troppo cerebrale per capire che si può star bene senza calpestare il cuore
Ci si passa sopra almeno due o tre volte i piedi come sulle aiuole
Leviamo via il tappeto e poi mettiamoci dei pattini per scivolare meglio sopra l’odio
Torre di controllo aiuto sto finendo l’aria dentro al serbatoio

Vuoti di memoria non c’è posto per tenere insieme tutte le puntate di una storia
Piccolissimo particolare ti ho perduto senza cattiveria
Mangiati le bolle di sapone intorno al mondo
E quando dormo taglia bene l’aquilone
Togli la ragione e lasciami sognare, lasciami sognare in pace

Libero come ero stato ieri ho dei centimetri di cielo sotto i piedi
Adesso tiro la maniglia della porta e vado fuori
Come Mastroianni anni fa, sono una nuvola, fra poco pioverà
E non ho niente che mi sposta o vento che mi sposterà

»

L’ho sentita sopra il letto mio preferito, in un infelice giorno di luglio. Ma non l’ho capita. Potrei pensare che non era il momento adatto per ascoltarla. Pare che stamattina invece lo era: mi sono svegliato col motivetto in testa, e la continuo a riascoltare finchè qualcuno non mi tirerà una tazza di porcellana in testa.
C’ho pure tutta la mia spiegazione personalizzata di questa canzone, ma non voglio imprigionare le riflessioni di nessuno: sto zitto stavolta. Niente geniali interpretazioni.

Troppo cerebraleTroppo cerebraleTroppo cerebrale(x31)

“…mi darò sempre torto anche quando avrò ragione…”

E ti diranno parole
rosse come il sangue, nere come la notte
ma non è vero, ragazzo,
che la ragione sta sempre col più forte;
io conosco poeti
che spostano i fiumi con il pensiero,
e naviganti infiniti
che sanno parlare con il cielo.

Chiudi gli occhi, ragazzo,
e credi solo a quel che vedi dentro
stringi i pugni, ragazzo,
non lasciargliela vinta neanche un momento
copri l’amore, ragazzo,
ma non nasconderlo sotto il mantello;
a volte passa qualcuno,
a volte c’è qualcuno che deve vederlo.

Sogna, ragazzo, sogna
quando sale il vento nelle vie del cuore,
quando un uomo vive per le sue parole
o non vive più.

Sogna, ragazzo, sogna,
non lassciarlo solo contro questo mondo,
non lasciarlo andare, sogna fino in fondo,
fallo pure tu!

Sogna, ragazzo, sogna
quando cala il vento ma non è finita,
quando muore un uomo per la stessa vita
che sognavi tu.

Sogna, ragazzo, sogna,
non cambiare un verso della tua canzone,
non lasciare un treno fermo alla stazione,
non fermarti tu!

Lasciali dire che al mondo
quelli come te perderanno sempre,
perché hai già vinto, lo giuro,
e non ti possono fare più niente.
Passa ogni tanto la mano
su un viso di donna, passaci le dita;
nessun regno è più grande
di questa piccola cosa che è la vita.

E la vita è così forte
che attraversa i muri senza farsi vedere;
la vita è così vera
che sembra impossibile doverla lasciare;
la vita è così grande
che “quando sarai sul punto di morire,
pianterai un ulivo,
convinto ancora di vederlo fiorire”.

Sogna, ragazzo sogna,
quando lei si volta, quando lei non torna,
quando il solo passo che fermava il cuore
non lo senti più.

Sogna, ragazzo, sogna,
passeranno i giorni, passerrà l’amore,
passeran le notti, finirà il dolore,
sarai sempre tu …

Sogna, ragazzo sogna,
piccolo ragazzo nella mia memoria,
tante volte tanti dentro questa storia:
non vi conto più.

Sogna, ragazzo, sogna,
ti ho lasciato un foglio sulla scrivania,
manca solo un verso a quella poesia,
puoi finirla tu.


Roberto Vecchioni – Sogna ragazzo sogna
Aprile 1999

…(a) Mare

Bene, ho ripensato a questo video. L’ho trovato dopo averlo strappato alla polvere. mamma se n’è riappropriata rivendicandone i diritti. beh in realtà è suo, dico è un mio regalo ma è suo..uhm…ecco l’ho sempre detto che sta storia del mio e tuo mi fa confondere.

Ecco, in realtà ho già finito. Talvolta bisogna star zitti per far capire cosa si vuol dire, soprattutto se a parlare sono io :)

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