The Pudding theory

A parlare della teoria del budino corro il rischio di banalizzare, e perciò che mi viene difficile scriverne. Non vorrei essere inadeguato e incompleto e perciò potrebbero presentarsi nuovi interventi di correzione o di aggiunta. Insieme alla teoria dell’equilibrista, fin’ora non ho ancora assistito a una smentita ma chiaramente non esiste una dimostrazione rigorosa. Perciò chiamarlo “teorema” sarebbe stato eccessivo. Ad ogni modo presto spiego perché ha questo bizzarro nome.
Un budino perfetto dovrebbe avere quella consistenza tipica di un budino. Innanzitutto per definizione. Quindi non dovrebbe essere liquido e non dovrebbe essere solido, qualche grumo non ne rovinerebbe il sapore che come tutti riconosciamo è favoloso. Non conta che sia nero o bianco, l’importante è che sia duro e dolce insieme, in equilibrio al punto giusto.
E’ così che dovremmo essere, come il budino di mia mamma. In ogni situazione dovunque ci si trovi qualsiasi sia la persona che ci si ritrovi davanti. Bisognerebbe essere fatti della stessa ricetta ma avere caratteristiche mutevoli. La canna (quella da fiume) potrebbe essere un buon esempio per capire tale Pudding theory. E’ altezzosa e fiera quando il fiume l’accarezza, pieghevole e malleabile quando le acque vogliono spezzarla. Adesso tutti sappiamo che perfino i ponti lunghi chilometri non sono fatti esclusivamente di cemento armato, materiale che sembra essere apparentemente il più adatto ai carichi che gravano su tale struttura. Ogni bravo ingegnere sa che agenti climatici, frequenza di risonanza e altri criptici fenomeni possono spezzarlo come se fosse un ramoscello. Il segreto delle case antisismiche è che sanno vibrare insieme al terremoto quando esso le scuote. Quelle che restano rigide cadono rovinosamente, quelle che s’adeguano restano su. L’acciaio sa piegarsi alla forza del fuoco, il rame sa allungarsi a dismisura se posto in determinati condizioni.
Bisogna essere elastici, copio dalla treccani 

Proprietà dei corpi di subire, sotto l’azione di determinate sollecitazioni, deformazioni che scompaiono, più o meno completamente, al cessare delle sollecitazioni.

Bisogna sapersi adeguare alle situazioni. Cambiare quando lo richiedono le circostanze, piegarsi per non spezzarsi. Ma esattamente come il budino mantenere la propria forma, avere un cuore soltanto: è necessario per non essere affetto da quella malattia chiamata pazzia. Gli occhi sono sempre gli stessi, il cervello non cambia. Ma nessuno mai si sognerebbe di mostrare le proprie debolezze in Stazione Centrale come lo farebbe vicino alla persona amata. Nessuno parlerebbe in un colloquio di lavoro come lo farebbe con gli amici al bar. E’ per via della teoria del budino, o forse potremmo anche chiamarlo buon senso. A irrigidirsi ci si rompe, a impuntarsi si rischia di cadere con la faccia nel fango.
La Teoria del Budino proprio – come la preparazione del budino stesso – è di difficile realizzazione pratica. Si rischia sempre di piegarsi troppo o di non cedere abbastanza corda. E così è necessario adottare continue correzioni. Smettere di dire la parola pisciare perché è diventata grezza, imparare a parlare in siciliano perché sennò non puoi capire cosa ti stanno dicendo, parlare di Step&Bebi, montare un video con Gabriel di Lamb, dire che sei molto pentito e che non lo farai più. Sono tutti ondeggiamenti del budino che ognuno di noi è. Qualcuno ondeggia troppo e viene a ragione definito lunatico voltagabbana e paraculo. Altri sembrano un semifreddo e finisce che si sciolgono. Ed è un peccato.
Bisognerebbe continuare a cercare la giusta dose d’amido, ma impegnandosi a restare se stessi. In fondo una casa antisismica è sempre una casa con quattro mura, il ponte elastico svolge sempre la sua importante funzione di collegamento.
Io credo d’aver capito come funziona questa fantomatica teoria.Qualche volta mi capita di sbagliare le dosi perché ogni situazione è diversa e bisogna andarci “ad occhio”. Ma non dovrei essere proprio malaccio: a volte esagero, ondeggio un po’ troppo. Ma una volta che hai capito dove è l’errore “basta” sistemarlo. A volte si può tornare indietro, altre si è costretti a tenere gli occhi puntati su quello che verrà perché a guardare indietro ci si scotta di continuo.
E un budino bruciato fa schifo.
E io non voglio fare schifo.

Un pensiero su “The Pudding theory

  1. Se tutti fossimo in grado di diventare dei perfetti budini sai i problemi che ci eviteremmo… Complimenti per la teoria o.o
    Chiara

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