Archivi del mese: novembre 2010

L’America e le mie cognate

Ok. C’ho una curiosità che mi mangia le ossa. Chi di voi si collega con un link diretto al mio blog dall’America (il sistema mi suggerisce talvolta Mountain View talvolta New York ma potrebbe essere dovunque nel continente…) e usa Safari come browser? Lasciami un commento, interagiamo in qualche modo: anche una partita a scopa online mi farebbe piacere.
Poi vorrei suggerire a quel pervertito che giunge sul blog cercando su google “Le cosce lunghe di mia cognata” o “Ho voglia di mia cognata” che le mie cognate ad honorem non sono in vendita, da queste parti è meglio che non si fa rivedere più. Ecco (dito al collo che simula il taglio netto!!!)

Pensieri in ordine sparso

Ieri mentre mangiavo le patatine m’è venuto in mente Bukowski. Non so bene il motivo ma sono rimasto affascinato da questo scrittore, credo sia per il suo anticonformismo. Insomma sono andato a leggermi qualche sua piacevole citazione e ho trovato questa:

Solo i poveri conoscono il significato della vita; chi ha soldi e sicurezza può soltanto tirare a indovinare.

Wow mi sono detto: per una volta, in un contesto, faccio parte di quelli che gli va di culo. Poi ho riflettuto sulle mie ambizioni future che, almeno inizialmente, fanno pensare che dovrò attraversare il fiume e andare dalla parte sbagliata.
Col cazzo mi sono detto. Poi ho pensato ancora meglio, ancora di più. Tutto ciò di cui mi lamento nella mia vita mi ha anche condotto a essere quello che sono. E tolta una percentuale di difetto in me (nessuno è perfetto, ma se facciamo una correzione possiamo asintoticamente diventarlo), non mi dispiaccio affatto. Se non fossi che io sono io, io vorrei vivere tutta la mia vita con me stesso. Ma siccome sono io penso che soffrirei di solitudine.
Dicevo, tolta quella percentuale, non dispiaccio tante a Io. E allora ho realizzato che tutto quello che è passato per la mia vita è stato anche il fabbro di me stesso. Sono quello che sono perchè ho fatto e ho vissuto quello che ho vissuto. Ma se non mi dispiaccio di come sono non dovrei lamentarmi di quel che mi è successo. Così sono arrivato a un brutto punto d’arrivo. Ho salvato questi pensieri in qualche angolo del mio cervello, li riprenderò quando leggerò qualche altra citazione che potrà aiutarmi ad andare avanti.
Per adesso cerco di non pensare troppo. Diciamo che le tre settimane che verranno scolpiranno qualcos’altro in me, speriamo che vengo bene!

Lo stato interessante

Ci sono un paio di motivi che mi convincono d’essere nato appartenente al sesso giusto, maschio.
Le elenco in ordine d’importanza che in questo caso coincidono col presunto fastidio che arrecono: non sono obbligato a sanguinare una volta al mese per circa cinquecente volte, non devo spalmarmi necessariamente una colla calda lungo il corpo per togliere i peli superflui, non c’è il pericolo che mi diano della buttana e se ottengo un ottimo posto di lavoro nessuno avrà il sospetto che mi sono trombato la boss (coi tempi che corrono ognuna di queste cose potrebbe aver contaggiato anche noi uomini, la cosa mi fa un pò ‘mpressioni).
Ma poi oggi mentre ero in coda per sapere dove pagare il ticket, il tipo dietro il vetro antisputacchiamento chiede alla tipa davanti a me in fila se si trovava in uno stato interessante.
Basta questo. Lo stato interessante. Minchiuni!
E’ stato un maschio a toccare per primo il suolo lunare, è un maschio l’uomo più veloce del mondo, è un maschio l’individuo che ha inviato per prima un messaggio di posta elettronica, è un maschio l’inventore dell’aereo, della macchina di Turing, della lampadina, del telefono, della bomba nucleare.
Ma poi un tipo chiede a una tipa se è in uno stato interessante e quella donna – in un sol colpo – si fa beffa di tutti i maschi illustri nella storia dell’umanità.
La tipa davanti a me all’ospedale di via Rugabella:1/Armstrong&Bolt&Tomlinson&fratelli Wright&Alan&Edison&Marconi&Fermi 0.
La sola cosa che m’è concessa, giusto per nn farmi sentire un fallito, è di ospitare dei cosini irrequieti e schifosi che hanno come unico scopo nella loro breve vita di trasformare una donna in una donna interessante. Già li vedo tutti lì, come nel film di Allen, a scalpitare e a menarsi su chi è più adatto a trasformarsi in una creatura; tuttavia nessuno è mai potuto tornare dagli altri girini a vantarsi della sua performance (oddio, sto pensando al concepimento come un insieme frattale!) .
Quindi, scusatemi, ma limitandoci ai lettori maschi di questo blog (Sergio, siamo io e tu…), ma è normale se mi sento un pò usato? Chessò, una sorta di serbatoio vagante pieno di cose potenzialmente interessanti ?!?
E poi, per i restanti lettori, ci vuole una cosa così schifosa a rendere una donna interessante?
E’ proprio vero allora che dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori…

P.S Spero di scordarmi di questa citazione quando, nella mia vita, una donna mi chiederà in dono un diamante…
P.P.S Giornata mondiale contro gli abusi sul mondo femminile
P.P.P.S Questo non è uno STATO interessante
P*4.S Non parlare di me e dei miei lagni non è poi così male, quand’è che ci vediamo allora?

Making a pudding…

“Ma che ci devi fare con 3kg di budino?” (In realtà sono 3kg di latte, se aggiungiamo tutto il resto siamo quasi ai 5kg)
“Come che ci devo fare? Mò manciu tuttu!”

Oggi il portiere m’ha detto che sarebbe meglio comprarmi un vestito che comprarmi da mangiare. Che vuol dire non lo so. In ogni modo mi sono divertito tantissimo con quell’affaro diabolico dal nome invitante.
Alla prossima.

A volte ritornano – Amarcord

Direttamente dal diario di mia madre sulla mia infanzia:

14 Agosto 1996:


…ti sei ricordato che papà ti aveva promesso che potevi farti il giro in bici nella strada di Busita. io t’ho fatto scendere e subito dopo una vigorosa pedalata…al solito sei sempre “furioso”..è iniziata una discesa, non sei riuscito a controllare la bici e dopo poco sei caduto a capofitto, ho sterzato subito a sinistra e t’ho preso per portarti in ospedale, dove ti hanno dato due punti al sopracciglio sinistro e ho visto che ti sei ridotto la faccia malissimo..”
[…]

“Dopo 48 ore ti abbiamo fatto la T.A.C e abbiamo visto che tutto andava bene.
Tu dopo hai fatto il primo giro in bici


Oggi: sono a casa, beh sono da solo. mamma è al lavoro e mio fratello è ancora uno studente “di quelli forzati”. Ho la musica forte, che la sente tutto il palazzo e oltre. fra meno di una settimana ritorno a milano, dovrò fare la strada inversa e non sono tanto sicuro che adesso i cata-siciliani siano disposti a spingersi per oltrepassare quel gate. del resto anch’io tenterò di prolungare il più possibile la mia permanenza al di qua, io su quel coso pilotato da Caronte nun ci voglio proprio andare.
Beh dai iniziamo, vi devo raccontare di come sono arrivato ad oggi, ad essere quello che sono: sicuro ho sbattuto molte volte la testa.
Beh si, dopo esser nato, aver tentato di sfondare ogni cosa che si intromettesse tra me e i cassetti della cucina pieni di oggetti tanto inutili quanto buoni d’assaggiare..ecco sono cresciuto. Beh cresciuto è una parola un pochino grossa, diciamo che mi son nati i dentini e tante nuovi pensieri per conquistare il mondo: ecco ora se trascuriamo i denti del giudizio (che chissà per quale misterioso motivo tardano a nascere), solo i dentini si sono “realizzati”.

Il primo incidente che ricordo è stato il più stupido, ma che m’ha procurato un 2/3 punti di sutura dietro nella nuca: sotto il tavolo di calcestruzzo m’era caduta na biglia, mi chino la prendo m’alzo sbatto piango. e così adesso, ogni volta che voglio tagliarmi i capelli corti devo raccomandare al barbiere di nascondere quella cicatrice, beh si sulle cicatrici non ricrescono più i capelli.
Altro incidente insanguinato: m’avevano regalato il super liquidatore nuovo, beh non datemi mai una cosa che spruzza acqua nelle mani ( niente riferimenti eh ), dopo mio fratello e mio padre toccava a mia madre: ma ho calcolato male le distanze e sono finito dritto dritto nel cancello ferrato: e così c’ho na cicatrice pure sulla tempia e anche lì devo stare attento dal barbiere: 3 punti di sutura e siamo a 6. promemoria: buttare acqua addosso alla gente può arrecare seri danni alla salute. buon risultato ma è ancora poco. possiamo migliorare.
Casa di mia nonna, ero più piccolino. meno di 6 anni. na volta sbatto sulla spalliera di una sedia, 2 punti al naso. quella volta non lo ricordo.
Sempre da mia nonna, questo è uno dei più significativi…
preparo con cura la scenografia, un cuscino a terra e uno fra le mani: mi metto sul divano, m’alzo prendo la mira e mi butto di testa. dovevo prendere il cuscino…e se non l’avessi preso avevo quello nelle mani..beh..adesso so che sotto il mento non mi cresce più la barba. e che l’attrazione gravitazionale è più giusta di quanto pensassi. e altri 2 punti s’aggiungono alla mia collezione. 8 punti. sto migliorando sempre più.
Ancora più piccolo, avrò avuto 4 anni. Veglia di pasqua: io dico..ma perchè cavolo torturare i bambini e portarli in una chiesa dove tutti hanno sonno, anche il prete ne ha, se poi puoi andare in momenti più tranquilli dal prete e chiedere “scusascusascusa ho dimenticato di santificare le feste, e chiedo perdono anche per gli altri peccati già che sono qua. grazie.cià” ? bah, io dovevo andarci e dovevo pure impegnarmi: dovevo pur far capire a mia madre che non volevo stare lì. Vi siete mai chiesti perchè i bambini quando li portati in chiesa piangono a dirotto ? beh cazzo non è che le presentazioni d’apertura fra bebè-sacerdote siano delle migliori.. “senti bello mio, tu ora entri a far parte della nostra cricca, ma prima ti devo buttare un pò d’acqua qua e qua e qua. “
partiamo dal presupposto che nessuno m’ha chiesto se volevo essere lì e se volevo entrare a far parte di partiti,associazioni e fan club.. poi ok..mi devi buttare anche l’acqua sulla testa..almeno abbi il buon senso di accendere lo scaldabagno no ? e poi che cazzo mi fai i flash in faccia che sto dormendo…e mamma e papà che cazzo c’hanno da essere felici ? bah…
si ecco, così è capitato che quando s’è finita quella messa siamo tornati a casa e io ero felice, d’esser tornato a casa. pensavo pure fosse mattina data la lunga e santa runfata. Così mi sono messo a saltare sul lettone (saltare sul lettone è una delle gioie della vita che mai dovrebbero esser private ai bambini), e saltachetisaltasaltapiùinalto son caduto. ma non per terra, banale. con la fronte sulla sponda del letto. cazzo che male..stavolta nessun punto di sutura, solo qualche cerotto traente. adesso in piena fronte ho un taglio neanche tanto orizzontale che mi ricorda che anche le cose più belle possono far male a volte. ( beh in realtà mi ricorda anche che devo migliorare la mia tecnica di salto sul lettone ).
Beh arriviamo all’ultima, che poi sarebbe la prima per coefficiente di avvicinamento alla morte. mia madre credo che lo ricordi tutt’ora quell’attimo. si mi riferisco all’incidente descritto nel mio/suo diario…io ricordo che dopo il patatrack lei scese dall’auto e mi alzò da terra e mi urlò: “riesci a star in piedi dieci secondi..prendo le scarpe ( ch’erano disperse sull’asfalto ) e metto di lato la bici (ch’era spalmata sull’asfalto) ok??”
io annuì, lei mi lasciò e io precipitai al suolo. lei mi riprese, corsa all’ospedale e due punti di sutura al sopracciglio: ora ho un sopracciglio leggermente storto e il ricordo che il freno davanti NON si deve usare neanche nelle emergenze. e non si deve correre troppo coi pedali se sotto il culo non c’hai almeno una cosa che abbia 26” di diametro.
In realtà ho capito che talvolta è meglio non frenarsi, che se magari non frenavo non cadevo. che prima di gettarsi a capofitto in un sogno, beh è meglio calcolare bene le distanze (non per niente mi sono iscritto ad ingegneria -LL). che anche troppa felicità fa male, così come troppa cocacola o troppa cioccolata..o saltare troppo in alto sul lettone!
…che non conta quanto sangue ti manca in circolo, quanto forte sia stata la botta, se c’avevi ragione o torto, se è colpa del tavolino troppo basso o del cuscino troppo piccolo..
48 ore sono un tempo sufficiente per rifarti un giro in bici: che t’abbia tradito o meno poco importa.

Strada facendo…

…io ed i miei occhi scuri siamo diventati grandi
insieme
con l’anima smaniosa a chiedere di un posto che
non c’è…

Per adesso è così la mia vita. Colpi d’accetta nei coglioni e fare silenzio. Non è facile, per niente, ma ammetto che sto venendo su bene. Divento grande insieme ai miei occhi scuri, i miei fieri occhi scuri. Data la mia felice facilità a proiettarmi nel futuro il presente io lo vivo solo per tre quarti. L’altro angolo è destinato ai pensieri nella mia testa vagabondi.
La linea comune di questi tempi è la mia non celata voglia di andare via. Via da ogni cosa: da casa, da Milano, dal periodo degli esami, dalle prossime sfide, da ogni contatto umano e dalla solitudine.
Pare che io rappresenti non troppo metaforicamente un bislacco crogiolo di guai, di difetti: l’esempio perfetto dell’uomo. Sono tante le volte che sbaglio a fare i conti: con gli altri, con la calcolatrice, con le persone care, con il futuro. Come posso pretendere di donare stabilità se non riesco ancora a non cascare dalla sella senza rotelle? Come posso insegnare ad un bimbo a camminare se sono il primo che si ritrova sempre con la mente in mezzo al fango?
Per adesso non mi rimangano molte cose da fare. Sulla mia scrivania c’è scritto quest’elenco qua:

Giocare a Xmoto
Tagliare i capelli
Aggiustare il pc
Vedere i film.

Ovviamente il tutto passando domani, passando l’ultimo esame, naturalmente alla comi veni si cunta!

Un sogno per amico

Ci sta la vita è bella in tv. La sto guardando. Trasmette allegria, trasmette la voglia di cambiare il mondo. E fa ridere. Riderissimo, c’è la scena dell’ombelliiiiccooo. Guardate che bell’ombelico, che nodo ma non si snoda. Questo è l’ombelico italiano. C’hanno provato a copiarlo gli scenziati tedeschi…
In questo post niente lagne, che poi sono i cani a lagnare…ma in fondo ho detto che siamo animali, tutto quadra. Ho tolto i ricordi dal muro, chissà quando ne affisserò di nuovi, ma quello che c’era lì non andrà via, non così presto. Non posso ignorare il contenuto di questo tuo blog, neanche tu potrai mai farlo: te lo garantisco.

Me ne andrò presto dall’Italia, andrò dall’altre parte del mondo. E sarà così. E’ semplice fare le cose, è semplice sognare. Basta andare a dormire e svegliarsi il giorno dopo. Vivere perlappunto (o si scrive perla appunto, o per l’appunto…ma poi di quale appunto stiamo parlando?), vivere è (ma anche senz’accento, la e dico) sognare.
So farlo benissimo, e questo non lo può dimenticare nessuno. Questo no per lo meno (e varianti annesse). Non importa il numero di problemi che il sogno si porta a braccetto; io sogno i sogni, i problemi io non li ho mai sognati. Non me lo sogno mica. Espatrierò per la seconda volta: un altro paese dove non si parla la mia lingua, ma neanche qui a Milano poi conoscono in tanti il dialetto. Un paese che non festeggia i santi, che non si lamenta ma opera, che mi lascia sognare. Che poi qua talvolta pure sognare è proibito, taluni sognano solo di notte.
Il mio ultimo sogno ricorrente è diventare famoso, importante, ricco, di sani principi e robusta costituzione. E poi tutti a guardarmi alla tv, a dire quello io lo conoscevo. Tutti lì in fila a vendere una testimonianza di quando m’avevano visto cantare in motorino, tutti miei amici/nessuno mio nemico. Quello c’ha provato con me, tutti così diranno. Mia moglie riderà di loro, già la vedo su quella poltrona davanti al fuoco della casa dei miei sogni. Anche la moglie è nei sogni, tutto nei sogni per adesso.
Poi cerco su facebook è vedo una che sta fra le mie amiche che va, che viaggia, gira per l’italia divertendosi. Boh dico io, io sto studiando per Reti di Telecomunicazioni e Internet (la prima lezione era per imparare a pronunciare il titolo del corso). Quella là spassa la passera a destra e a manca, non un titolo di studio, non un lavoro e io qua a rincoglionire? Ah giusto, io c’ho tutto nei sogni. Devo giocare ancora la mia carta Realizza un sogno a tua scelta, per adesso non c’è nel mio mazzo. E tocca studiare, per non farsi trovare impreparato quando esce la carta giusta. Un pò come la prima lezione, s’impara il titolo e al momento giusto lo si tira fuori.
A quella spassosa passera che se la spassa i miei migliori auguri, ma io quando sarò il momento sarò un qualche migliaio di passi avanti. Due tre migliaia se tutto va storto (tocca farci l’abitudine).
Una piroetta, il sogno proiettato bene in testa e va, e va testa dura. Vai dove nessuno andrebbe, tocca calpestare la sabbia liscia e lasciarci la propria impronta. Il susseguirsi delle mie orme sarà affascinante, ma dubito che rimarrò a fissarlo a lungo. Tocca iniziare a correre. C’è una spiaggia interminabile da segnare, da sognare.

Qualche ora prima dell’esame

Qualche ora prima dell’esame. Si accumulano le differenze, prima e dopo. Sono piccole feritoie da cui vien fuori vento gelido, insopportabile.
Sto cercando di tenere il cervello impegnato e nel frattempo cerco di evidenziare i miei limiti. Non riesco a stare solo e sereno, la notte dormo ma è chiaro che le mie cervella non se la passano tanto bene. E la mattina, appena sveglio, quando me ne accorgo (e poi vedo il cielo della inestimabile Padania…) la balla dei guai inizia a rotolare giù per la discesa.
D’altro canto cerco di distrarre me stesso dai ricordi, che compaiono srotolati, come pezzi sparsi di un film bellissimo e lontano.
Leggere un blog di uno sconosciuto, cioè lui non conosce te, ho scoperto essere il massimo del voyeurismo. E’ impensabile a quanto dettagli della nostra vita rimangono intrappolati nel web, nella ragnatela. Puoi scoprire quasi tutto di una persona senza che questa ti conosca o sappia cosa si stia facendo su di lei. Credo sia il nuovo modo di stupro consensuale: ogni volta che navighiamo siamo consapevoli dei rischi, ogni volta che aggiungo un intervengo a questo blog so che può essere rintracciato, letto, analizzato da chi potrebbe volermi male (o bene, ecco il cielo non è sempre grigio) (Milano non fa testo).
E’ un periodo che ogni cosa va storta. M’immagino già la scenetta.
I Guai lassù dietro un sacco di sabbia, costretti nell’ultimo anno a doversi nascondere consci della loro inevitabile inferiorità. Adesso che possono sono agguerriti, è da un anno che escogitano, elaborano. E io ho aperto il mio guscio, non serviva più averne uno. Si sono lanciati giù, non hanno più alcun timore e per gran parte la colpa è mia. Così uno dopo un’altro ci siamo scontrati. Mi fa male la schiena, ogni giorno ormai, ma se non mi sono spezzato lo devo alla mia tenacia e poco più.
Sono a terra tuttavia, mi sanguina un sopracciglio e sputo qualche dente. E poi questa settimana, è come se mi chiedessero di fare una maratona in quella situazione. Se il risultato sarà disastroso sarà facile dare la colpa ai Guai, forse sarà anche un pò da vigliacchi.
C’ho st’esame da fare da perdere mi rimane poco tanto c’è da lavorare. Buena Suerte, come mi disse il turco.

Messaggio a mia madre

Cazzo. Come ho fatto a non pensarci prima. Ho fatto un pò di chiamate, una a dire al vero, per sentire la voce di qualcuno. Qui in stanza c’è il frigo che fa uno strano rumore, la ventola del fanculor che soffia aria calda e quella d’aspirazione. Ma nessuno di questi silenzi riesce a farmi compagnia realmente. In realtà mi trovo in quello spiacevole momento della vita in cui ti ritrovi a necessitare dell’unica cosa che ti manca. Terribile.
Allora ho pensato, per farmi ridere, che ho trovato la giustificazione della mia secchezza. Non delle mucose, non delle labbra, di tutto insomma. Di me.
Mà, peso 62kg con i vestiti perchè sono sciupato dalle pene (questo termine è piuttosto cacofonico in questo contesto). Mi stanno consumando, le vertebre stanno prendendo il sopravvento, puoi farmi  una radiografia a occhio nudo, puoi vedere se il cuore batte senza poggiare l’orecchio al petto.
Ma poi, un giorno, tutto questo passerà, avrò molti soldi, sarò felice (è una coimplicazione della speranza precedente) e allora sì che ingrassero (eeeh avojia).
Ho un motivo per essere secco, finalmente. La bilancia che pesa la felicità. Ci voleva proprio…