Archivi del mese: novembre 2011

Giuro che è vero

Lo giuro è vero.
Una giapponese mi ha chiesto se sono fidanzato. Più per sincerità che per interesse (le asiatiche c’hanno i baffi e non lo tolgono, tutte!) ho risposto correttamente. E lei mi fa scioccata: “Nun pò essere”. E io ho ripetuto esaurendo la gentilezza per quel giorno: “No, non ce l’ho una fidanzata, sono single!”, e c’ho messo pure il carico. E lei: “Ma io l’ho visto in televisione, voi maschi italiani siete tutti fidanzati!”.
Giuro che è vero!
Una taiwanese (stranamente senza baffo ma pure senza pupille, io almeno non sono mai riuscito a vederle) mi chiede cosa mangiamo usualmente in Italia e io tutto orgoglioso parto a spiegare che noi facciamo pure il pasto del giorno, il pranzo! Che la pasta è assolutamente una tappa importante nell’alimentazione giornaliera dell’italiano medio. E lei mi dice: “Sisi, conosco gli spaghetti”. Al che mi viene un dubbio: “Lo sai che gli spaghetti sono solo uno dei moltissimi tipi di pasta?”. E lei scioccata sgrana gli occhi (è una battuta!). “Si infatti, ci sono almeno venti tipi diversi di pasta, tra cui gli spaghetti. E ti dirò di più, ci sono almeno 4-5 tipi diversi di spaghetti”. E lei “oooooooh”.

Perché tutti ‘sti asiatici fanno ooooooh a ogni porcata che gli si dice. E i maschi asiatici ce l’hanno piccolo, e le femmine hanno il baffo. E i canadesi sono tutti educati.
E gli italiani sono “womanizers” e pensano solo a due cose: a fottere e a mangiare. Io non li capisco certi stereotipi, chissà da dove provengono!

Pasta Italiana

Il foglietto con le risposte

Sara mangia poco. Raramente mangia con noi, con me e Joanna. Quando lo fa sono veramente felice, la felicità di un bambino che accoglie gli ospiti ed è subito festa. Ma oggi Sara non ha mangiato con noi, si è solo seduta allo stesso tavolo mentre finivamo il discorso. A un certo punto Sara ha frugato nella sua borsa e ha tirato fuori un’agenda. E poi ha cercato fra le pagine, lo si poteva vedere chiaramente che stava cercando qualcosa. Io ho avuto un tuffo al cuore.

Chissà se sta tirando fuori il foglio su cui c’è scritta la migliore delle risposte che adesso vorrei fosse qui ho pensato. Dov’è l’università che mi può offrire la migliore educazione in ottica di un futuro lavorativo probabilmente fuori dall’Italia, forse persino via dall’Europa. E il Politecnico di Milano – magari corredato con una esperienza di studio internazionale – oppure è l’Università di Victoria (o qualcun’altra da queste parti) più vicina alla realtà lavorativa nel mio campo di studio? E ancora, cosa voglio realmente essere da grande oltre essere ricco e felice?

Sara tirò fuori il foglio e disse ad alta voce: Oh shoot, my workout schedule says that I’m gonna run for 20 minutes today, oh my gosh! (Oh cacchio, il mio programma di lavoro dice che correrò per 20 minuti oggi, oh mio dio). Non era una buona notizia. Né per me né per lei.

Ringrazio chi mi ha concesso la possibilità di pormi questi dubbi che, sebbene mi stanno facendo attraversare uno dei periodi più confusi riguardo il mio futuro, rendono assai evidente quanto sia fortunato. E non sto qui a ricordarlo ogni giorno ma io ringrazio ad ogni risveglio.

Oggi all’università sono riusciti solo a darmi i contatti del professore a cui mi devo rivolgere per avere risposta alle mie domande (che tra l’altro non so ancora bene quali siano, come formularle). Domani sera ho chiesto a Joe (che è ing.informatico e ricopre un importante ruolo governativo per lavoro) di cenare assieme, vediamo che mi consiglia lui.

Nella perenne speranza che a un certo punto qualcuno tiri fuori dalla borsa il foglietto con le risposte.

Caccia, troie e futuro: a 220° per 12 minuti!

A caccia poi ci sono andato sul serio e a cacciare mi sono divertito, è uno sport che fa per me credo. Qua ci sono le foto della serata e qua non c’è spazio per polemiche (se non per vegetariani, vegani e quant’altro possa esserci di perverso).
Son riuscito pure ad andare al party quella sera. Una totale delusione: avrei preferito stare in mezzo al nulla con la neve che batteva in faccia e i piedi che stavano per perdere conoscenza dal freddo che c’era. Ma quanto meno l’obiettivo che ci stava dietro era calcolato, opinabile ma di certo quanto mai umano (ricordo a tutti che da quando l’uomo esiste è sempre stato cacciatore). Ma no, cazzo no, ubriacarsi fino al vomitare nel giorno del tuo compleanno mi sembra da coglioni. E io non sono affatto disposto a spendere (ma neanche a immaginare di spendere) parte di me con un coglione. Io associo il vomitare ad un virus gastro-intestinale che quindi coincide con un letto, una coperta calda e – se possibile – una mamma che ti vizia. Non ad una cazzo di bus-limousine e gente che tratta i suoi (pochi) neuroni come io tratto i “miei” congiuntivi. Che poi senza girarci troppo intorno, è due volte più da bestia ubriacarsi fino a non capire se ti stanno stuprando o se sei cascato sulla bottiglia di vodka che tentare di procacciarsi il cibo come facevano i nostri antenati (poco importa se non ne abbiamo effettivamente bisogno ma la salsiccia di cervo è una delizia). Una caccia ben regolamentata è assolutamente dieci volte migliore di una festa di compleanno sregolata. Che come dico a duli ho speso gli ultimi miei quattro compleanni a studiare come un dannato e probabilmente e finalmente festeggerò i miei 22 anni (l’ultima festa coincidente col giorno del mio compleanno risale al 2007).


Mia madre e i miei parenti da questa parte del mondo mi stanno pushando (che vuol dire letteralmente spingere ma incoraggiare è più adeguato) per proseguire i miei studi qua. La situazione è complicata e difficile da analizzare nel suo complesso, ci sono in ballo così tante variabili e soprattuto in ballo c’è la mia vita. Sembra stupido ma questa scelta potrebbe decidere che lingua parleranno i miei figli, la meta delle mie vacanze quando sarò in ferie eccetera eccetera. Domani andrò all’università locale per chiedere informazioni, sabato ho un appuntamento col boss del dipartimento di Ingegneria Informatica della stessa università. Ho bisogno di un po’ di chiarezza in più per disegnare quantomeno i contorni di tutta questa storia che per adesso è come una nuvola di fiato in una giornata gelida. Tornare in Italia e proseguire il naturale percorso facendo la specialistica al polimi avrebbe come risultato un master teoricamente migliore e una borsa di studio praticamente certa (e non scordiamoci il dormitorio e la presenza dei vecchi amici). Di contro iscrivendomi ad un master qui in Canada avrei un titolo anglofono (e quanto mai simile ad uno statunitense) anche se tecnicamente il livello didattico dovrebbe essere inferiore. In più avrei il problema di recuperare 10000$ (o forse più) per le tasse dato che essendo a tutti gli effetti un forestiero non ho alcun diritto a borse di studio ordinarie. Ciò comporterebbe la ricerca di un lavoro part-time con la probabilità di dover allungare i tempi di conseguimento del master a più di 2 anni (rischio che – è doveroso dirlo – potrebbe esserci anche in Italia a sentire quanto Sergio sia preoccupato per questo primo anno di magistrale). A tutto ciò si aggiunge il problema con l’ambasciata: prolungare il visto, diventare residente cittadino o addirittura iniziare le pratiche per acquisire la doppia cittadinanza? Considerando quanto ho penato per avere un “misero” visto di studio&lavoro sono terrorizzato dal dovere riallacciare i rapporti con la burocrazia.
C’è quindi da discernere tra l’eccitamento dovuto a tutto ciò che comporterebbe un prolungamento della mia vita qua e le effettive migliorie che ne deriverebbero. E in tutto questo discorso sto considerando solo il lato razionale, finanziario e lavorativo. Non mi scordo mica della voce del cuore che – adesso proprio – mi porterebbero a rimettermi su una bicicletta e a fare stronzate (che poi stronzate non erano, siamo uomini di classe, non come quella troia) (cit. di duli).
La prima volta che ho sentito il bisogno di stare da solo è stato esattamente qualche giorno fa dopo aver parlato con Joanna del mio futuro. E ho fatto un giro in macchina che mi ha portato a vedere lo spettacolo del palazzo del governo illuminato di notte.
E’ chiaro che la cosa mi punge un nervo scoperto, io lo sapevo che andava a finire così. Ma il tempo è ancora con me e perciò siamo in maggioranza: adesso tocca ricercare e fare i compiti per casa per benino.
Del resto il mio nome non suonerebbe (in cinese) Giò il mare resistente!

Anche se non te lo dico spesso anche tu mi manchi, lo sai cucciolo mio no? Adesso tutti penseranno che siamo gay ma devi sapere che proprio ora sto indossando la nostra maglietta e tutti mi chiedono che cosa significa. Iu ci dissi "Could be nice", ti va bene come traduzione? Presto ti dedico un post tutto per te sul blog, che un posto per te sul mio cuore già ce l'hai. Ti fai bocciare a qualche esame così quando torno qualche volta studiamo insieme come ai vecchi tempi? Sarebbe bello...

A caccia!

Lunga la stretta larga la mia chi è via è via e chi è rimasto me lo sono dimenticato.

Bello sto inizio col botto eh? Non si capisce un cazzo ma almeno abbiamo rotto il foglio bianco e adesso siamo già nel bel mezzo di un discorso articolato e ricco di subordinate. Proprio adesso sto provando a smaltire una sbornia da hamburger (che pare risulti essere più pesante di un kebab o di un burrito per il mio stomachino) con acqua limone cannella e miele. Domani sarà uno dei giorni più eccitanti della mia permanenza in Canada (e forse anche più in là). No, non sto andando in un cinema a luci rosse.

Un esempio di "moose"

Sto andando a caccia, domani vado a caccia. No, non vado a caccia di femmine vado a caccia di moose (italianizzato dalla nona con mussu) col mio cugino alto grosso e con l’hobby della caccia e della pesca. Andremo su sull’isola, partiremo alle 5 del mattino di domani (sabato). Mi è stato “vietato” di spruzzarmi profumo o deodoranti vari dato che questi animali sono piuttosto sensibili. Non sarà difficile, spero che non siano sensibili al mio naturale profumo da tricheco. Almeno i denti comunque posso lavarli. Andremo qui, non so ancora dove di preciso. E’ supposto pioggia tutto il giorno e pare sia abbastanza arduo restare 12 ore là fuori, in Canada. Così difficile che una amica di Joanna lo ha già battezzato il most miserable day of my life. Ma chi un tantino mi conosce sa quanto ci sguazzo in queste occasioni avventurose, sguazzo sarà proprio la parola giusto visto il meteo. Ad ogni modo andrò vestito in questo modo: scarponi col grasso spalmato per aumentare la resistenza all’acqua, calzini e calzettoni di lana (e altre due paia per il cambio-calze, una specie di pit-stop), calzamaglia jeans e pantaloni anti pioggia. Maglietta della salute, lupetto di lana, felpa di pile, prima copertura del giubbotto, giubbotto e giacca anti vento. E’ prevista l’integrazione in itinere degli scarponi usate per zappare nell’orto, dipende se sono della mia misura.
Chiaramente io non potrò sparare dato che non ho alcuna licenza. La mia arma con cui “shoottare” sarà perciò la d90, la mia fotocamera che adesso è combinata in tal modo!

La d90 waterproof

C’è un ma a questa giornata. Durante lo scorso fine settimana mi avevano invitato a un compleanno a sorpresa di un’amica conosciuta qua. Sergio m’ha dato il più assoluto benestare e Duli ha iniziato a fare quella serie di battute che finiscono con comunque mi sembra una ragazza un po’ piatta. Chissà cosa intendeva dulietta, ahahahah. Il fatto è che mi sono ritrovato a decidere tra il moose e quella musa, che se Sergio lo sa che ho scelto il moose dell’Alaska dice che sono un gay. Domani proverò a fare entrambe le cose, arrivando in ritardo di qualche ora al compleanno. Tuttavia durante la giornata potrei farmi del male a un piede (per esempio) o ritrovarmi a fine giornata troppo stanco per investire i difficili panni ingombranti del Lele da nightclub. E già mi scazza ballare quando sono riposato, chissà dopo una giornata di caccia iniziata alle cinque del mattino.
Sì, ho scelto il moose perché era l’ultima opportunità per vivere una esperienza simile. Alla tipa porterò un mazzo di fiori in un altra occasione, che di esperienze di ‘sto genere ne avrò (potrei avere) a bizzeffe. E comunque diciamolo: è molto meno pericoloso andare a caccia di bestie che di femmine. Senza apparire maschilista (dici che già lo sembro?), ma il moose mi sembra più sincero e prevedibile.
Viriemu chi puttamu a dgiornu! (Vediamo che portiamo a giorno, vediamo che succede)

La verità è che mi sento – ogni volta e ogni volta – tremendamente in colpa, ma che starò facendo di male? E poi le labbra a me sembrano normali!

“Negli antichi sentimenti delle nuove emigrazioni”

Questo sono io – in un video inedito per il grande pubblico – (…babbiavo.) alle 5 del mattino del 23 Ottobre 2011 all’aeroporto di Dusseldorf. Era appena comparsa la scritta Vancouver sul tabellone delle partenze (mancavano tre ore alla partenza e io stavo aspettando questa scritta da già sette ore) e prontamente mi stavo dirigendo verso i controlli dei metal-detector. Ricordo che il mio zaino era pieno e pesante: una nikon D90 e un mac 13” rappresentavano l’emigrante odierno. Un chilo circa tra focacce modicane e ravioli fritti (questi provenienti dalle tradizioni ragusane) invece mi ricordavano che prima d’essere odierno sono un siciliano. Quel tipo d’uomo che parte contadino ed arriverà terrone, quel tipo d’uomo che si porta i bastimenti per le Americhe lontane, quel tipo d’uomo che va per il mondo e si porta il sud nel cuore.
E oggi che è il 23 Novembre (lo so, in Italia è il 24 ma qua è ancora il 23) festeggio il mio primo mesiversario col Canada. Inutile ripetere che il matrimonio è felice, che non abbiamo mai litigato (anche se un giorno mi mancava la mia ex, nazione) e che stiamo trovando il nostro equilibrio chissà se destinato a durare ancora più a lungo. Ad ogni modo volevo solo dir a tutti che il primo mese è passato e che il presente è così vivo che a volte mi sento quasi sick. Che siccu lo sono già!

Miiinchia!!

Fò, Matti fò

Se dovessi scegliere una sola persona per cui io sarei disposto a dare la cosa più preziosa che ho, la mia vita, sceglierei mio fratello.
Del perché gli voglio così bene non mi sono mai domandato fino a trovare una risposta ma forse non ce n’è davvero bisogno. Spero che non sia solo perché abbiamo lo stesso sangue, in tal modo sarebbe una cosa assolutamente non arbitraria. E questo mi infastidisce.
Siamo maschi, ma questo non c’entra. Sono io che non riesco in alcune occasioni e con alcune persone a esprimere i miei sentimenti e mi viene perfino difficile scrivere questo di lui sapendo che potrebbe leggere. Trovo la forza oggi perché al momento si trova ad Ancona a sostenere i test fisici della Marina.
L’ultima volta che ho pianto è stato pensando a lui. Il momento era inopportuno ma non sempre si può scegliere e soprattutto alcune cose non si possono scegliere.

Durante l'ultima gara di scherma

Lui è più di un fratello per me e talvolta è stato anche troppo per me. Nonostante ci separino solamente cinque anni e mezzo a volte i ruoli familiari si sono mischiati, intrappolati in dinamiche arzigorzolate. Ma il tempo e la maturità sbroglia anche i nodi più stretti.
Nonostante questo non gli ho mai detto cosa provo per lui e il massimo che gli ho concesso è stato dormire con me ogni notte precedente il mio ritorno a Milano. Se dovesse esserci una persona che possa fermare il mio Canada quella sarebbe lui, se potesse esserci un motivo per tornare in bici a casa quello sarebbe il suo motivo.
Dormire con mio fratello comunque, e lo dico a mia totale discolpa, è un atto di grande amore fraterno. Appiccicoso come un polpo, ti si avvinghia intorno sia nei mesi d’inverno che in quelli bollenti, ama mettersi di traverso nel lettone e non si sa ancora bene il motivo (pare sia oggetto di studio da parte di una famosa università) riesce sempre e comunque a spingerti all’estremità del lettone e a lasciarti in meno di quindici centimetri di spazio.
Ho scelto io il nome di mio fratello, sono stato io il primo a piangere dopo la sua tormentata nascita e sono stato io a spiegargli perché fosse tanto bello il gioco del calcio. Sono stato io a insegnarli a guidare un motorino, sono stato io a spiegargli i razionali e chiede di me quando ha qualche problema che la sola mamma non possa risolvere. Tipo versioni di latino o problemi di virus al computer.

Mio fratello è l’unico fratello che un fratello come me vorrebbe avere come fratello, è il miglior fratello che io abbia mai avuto. Direi anche l’unico. E il fatto che non avremo una eventuale ereditarietà, il fatto che le donne non possano poter scegliere contemporaneamente lui o me, il fatto stesso che sappiamo di volerci bene tacendo, questi fatti ci rendono fratelli molto indivisibili. Anche se presto ci saranno più di diecimila chilometri a separare i nostri sonni saprò che lui, se solo potesse, sarebbe avvinghiato a me gustandosi ogni singolo secondo col fratello maggiore. Io.

BNG: Il sito dell’immigrazione canadese non è più sotto manutenzione. Continuiamo con la procedura per il permesso di studio

Questo post è stato copiato pari pari da qua. Una vita e mezza fa. Ero ancora in Italia, non sapevo ancora che cosa l’ambasciata mi stava riservando eppure ero speranzoso. E parlavo di Mattia, il mio fratello di cui vado orgoglioso tanto così. Anzi più grande di così. Quando scrivevo questo posto lui era in ballo fra test fisici, psicologici e di ogni altro genere. Neanche lui sapeva a cosa stava andando incontro, quale sorpresa il successivo Settembre gli stava conservando. Ed è stato lui che ha preso quel giorno la telefonata della Morosini, poi ha passato a me il telefono e ho provato a far chiarezza: era un venerdì e lunedì mattina tra le 8 e le 12 si doveva trovare a Venezia. Far chiarezza non è stato facile, cazzo se non lo è stato. Quando qualcuno ti dice per telefono che la tua intera vita sta per cambiare la botta può essere forte. E infatti quando chiesi a Matti cosa volessi fare lui mi disse: “eeehm, non lo so..” e farfugliò qualcos’altro che nessuno mai saprà. Chissà cosa ti passa per la testa in quel momento, lui potrà raccontarlo quando ne avrà voglia. E adesso io sono qua, in Canada, e lui è là che mi racconta su lunghe telefonate su Skype come ha fatto da timoniere a fregare il vento all’imbarcazione “rivale” e ad arrivare per primo in porto, è lì che mi racconta che si stava pisciando addosso e che mai più berrà prima di uscire in barca a vela (e ci credo, la laguna sarà fredda di questi tempi). Mio fratello è lì e sa come pilotare una barca a vela, conosce come usare una gondola e chissà di quante altre cose sta avendo esperienza. E ogni notte si sveglia alle quattro per farsi alla barba che “alla mattina ti passano un foglio di carta sulla faccia e non deve fare fru fru fru“, e tocca studiare il doppio che le cose lì sono serie.
E’ il sangue: sogniamo e desideriamo con la passione dei siciliani. Poi ci proviamo e ritentiamo con la tenacia dei poveri. E infine riusciamo e voliamo con il futuro dei migliori. Fò, Matti fò!

Si torna a "marinare"
Felicità

Elucubrazioni di carattere sparso e inconsistente

Il mio Canada prosegue. Talvolta sussulto, quelle volte ho capito che davvero sono da questa parte del mondo. Ieri ho scritto le cartoline, non tutte e manca ancora l’indirizzo. La cosa simpatica è che ho dovuto chiedere a Joanna dove si dovesse scrivere il breve messaggio, dato che non avevo mai mandato una cartolina. Son venute giù tutte di getto e questo testimonierà la mia sincerità. Ma non so se sarà apprezzata cotanta onestà. Ma che me ne fotte, io sono in Canada (anche se devo inizierà a pensare a quando tornerò a casa). Inizia ad arrivare l’inverno: qualche giorno fa ho dovuto guidare sull’Highway 17 col nevischio che qua viene chiamato “sleet”. Che poi è la seconda parola che mi rendo conto fa rima con shit (merda): l’altra è seat (belt), cintura di sicurezza.
Con la mia scuola procede senza intoppi: ho fatto l’esame di fine blocco è non l’ho passato per poco. Ma quando ho visto la percentuale di risposte corrette mi sono piacevolmente sorpreso dato che dei 5-6 argomenti che erano presenti nell’esame io ne avevo studiato uno, la forma condizionale. E chi ha mai parlato con me conosce quanto possano essere difficile per me i periodi ipotetici. La spiegazione psicologica (e forse paraculistica) è che per quanto mi riguarda l’indicativo è abbastanza. Esprime certezza e io raramente sogno di cose irrealizzabili. O forse se lo sono faccio in modo che si realizzano (un’eccezione bisogna farla con le femmine: a tal riguardo, come duli sa, sono fortunatamente salvo, la svizzerina ha passato l’esame e ha cambiato classe). Mentre parlavo con Joanna ieri dopo cena m’è venuto fuori ‘na bella frase, impreziosita dall’averla detta interamente in inglese. I due valori che più mi caratterizzano sono essere “flexible” e “ambitious”. Quando parlai del Canada nei primi giorni del settembre 2010 ad una antica amica quella mi guardò con quel pietoso sguardo che si rivolge a chi sta farneticando. E chissà quante persone lo hanno pensato di me, chissà quanti hanno confuso le mie intenzioni con un’assurda lista di impraticabili sogni (che fra l’altro non ho). Ah, per la cronaca, il prossimo tic verrà messo in corrispondenza della casella “avere un lavoro da 100.000$ annui”. Ma non diciamo tutta la formazione in anticipo, please!

Fatti che imparo

  • Se si esce con una pischella, che sia un date o meno, nessuno si aspetta che tu le paghi il conto. Se lo fai sei assolutamente un gentleman, ma se non lo fai non hai affatto il peso che ti grava come un macigno sulle palle: avrò fatto la figura dello stronzo? Adesso devo interpretare il fatto che m’hanno già offerto una heineken, uno shortino e una cena. Sono solo gentili o vogliono qualcosa da me?
  • Qui le ragazze sono più aperte (cit.). Ho capito che sono aperte (fra l’altro a riguardo potrei iniziare tutta una serie disgustosa di battute sessiste) ma da quanto in qua lo spanking viene praticato in posti pubblici? Nessuno è autorizzato a farlo se non la mia mamma quand’ero piccolo e comunque sotto stretto e indispensabile mio consenso. Non che cammino per i fatti miei e queste si prendono ste libertà. Troie!
  • Non esiste una legge che ti obbliga a portare un documento d’identità con sé quando si va in strada (ma ne esiste una che ti obbliga a spalare la neve dalla tua porzione di marciapiede) ma sono veramente stretti quando si tratta di entrare in un nightclub: ho dovuto mostrare due documenti d’identità validi perché il tipo della sicurezza potesse fare un doppio confronto. Comunque non m’ha fatto problemi sebbene fossero entrambi italiani, sarà proprio perché erano italiani? Chi lo sa…
  • Ho bevuto la cocaina liquida. E’ buonissima ma non ti fa sballare poi tanto. Me l’hanno offerto e non sapevo cosa stavo prendendo.
  • Duramente i compleanni capita che s’affitta una stanza d’albergo e bere con gli amici finché non si vomita. Poi si ricomincia. Quando è ora ci si dirige in discoteca; chiaramente si ricomincia a bere. Ah, qua il compleanno grosso lo si organizza per i 19 anni e non per i 18. In Canada infatti i ragazzi sono considerati per legge adulti (fumare e bere alcol è da adulti, guidare no: lo si può fare a 16 anni ma con alcune limitazioni) dopo i 19 anni e non dopo i 18 come in Italia.
  • Lo stile nel vestirsi e nell’atteggiarsi non esiste. No davvero, soprattutto quando ci si dovrebbe vestire “casual”. A tirar fuori il vestito buono per l’occasione sono bravi pure i panda ma è durante la routine che riconosci il canadese: calzini bianche, mutande bianche, pigiama in strada, colori abbinati ad cazzum. Io con le mie camicine sono il fighetto della classe, anche se talvolta mi sento a disagio e mi metto una bella felpa: che poi ne ho solo due contro una decina di camicie.
  • Il caffè non si beve perché ti senti stanco (ovvio, sto caffè la caffeina l’ha vista da lontano). Il caffè si prende per potersi riscaldare le mani: per questo lo preferiscono lungo.
Avrei così tante cose da scrivere che ogni volta mi confondo, mi blocco e non scrivo un cazzo. Sto provando a uscire da questa crisi e ciò giustifica questo post in cui scrivo minciate, tra l’altro in concordanza col titolo del blog.
Mamma, la cocaina liquida non è altro che un cocktail, 30% d’alcool massimo (come un buon vino). Non ti preoccupare: quando sono in vena d’esagerare mi mangio i pop-corn con due pugni di sale e una corona con sale e limone mentre guardo “Servizio Pubblico” di Santoro su youtube. E non ho neanche provato a cavalcare dei tronchi. Non ancora almeno!
Ritengo di aver pubblicato il più bell’album da quando mi trovo qua: lo trovate qua. E ho pure creato una nuova pagina ancora in fase di prova: eccola! Al solito, ogni minciata ditemela e la correggerò!

L’oceano quando non è Pacifico – 1

Quando l'oceano è nervoso...

Tutti sanno che l’oceano è più grosso del mare. E siccome è più grosso c’ha anche la voce più grossa e quando smette di essere Pacifico si incazza. Ma proprio come certe donne, quando s’incazza diventa ancora più bello. Ha quel fascino di immensità: si lascia guardare ma non si lascia navigare, il suo odore è esaltato ma non puoi che annusare e se non stai attento ti prende ti cattura ti bagna, a volte non ti lascia andare mai più. Ecco, donna e oceano. Mi piace ‘sto bello paragone, molto “originale” (e poi sull’oceano si ci posano pure gli uccelli, non sottovalutiamolo).

 






Il resto delle immagini le puoi trovare qua: 18 Novembre 2011

Eccessi: la noiosa auto-intervista!

Finalmente l’umore giusto per scrivere ancora. Tipo adesso vorrei già aver detto tutto e ognuno sa quello che voglio dire. Ma non ho ancora detto niente e perciò tocca scrivere ancora.
Ci sono, separiamo gli argomenti, facciamo che mi auto-intervisto!

Caro me, come va la scuola? Ti aggrada o la disapprovi? Ti senti forte o ti senti una cacca? Dicci, dicci…
Caro intervistatore, intanto fatti dire che sei bellissimo. Belle queste domande, mi piacciono proprio…Rispondo alla domanda, ho capito. La scuola si trova a 20 minuti a piedi da dove abito, Broad Street, al secondo piano. La prima impressione non è stata piacevole: tantissima gente che si salutava, che era felice e che parlava come se si conoscesse da una vita. Brivido di eccesso di vita sociale. Ma pian piano ho apprezzato questa socialità che talvolta sfocia nel puerile, che si sa io sono grande e tu sei piccolo.
La mattina mi alzo per le 7 e dopo aver fatto colazione, preparato il lancio (pranzo) e dopo un po’ di pc per le 8 e 10 esco di casa con mia cugina che lavora a 100mt dalla mia scuola. La scuola è organizzata da un corso mattutino e uno pomeridiano con due break nel mezzo: durante la mattinata si svolge la vera e propria lezione  di inglese: grammatica, regole, pronuncia, altre regole. L’ho detto che studiamo le regole? Il pomeriggio è “conversation”, la prof. sceglie n’argomento e s’attacca a parlare di tutto. Mi piace la lezione del pomeriggio, piace a me che amo quelle piccole differenze fra paesi lontani: ho potuto chiedere ad una giapponese del terremoto e delle sue reazioni, ho potuto chiedere ad un koreano quanto sia vero che la loro scuola è fra le più severe, ho potuto constatare che fra italiani e colombiani la differenza è molto sottile, ho scoperto che non tutti gli svizzeri vanno a sciare. A propositi di svizzere. C’ho una strana ossessione io. Ho sempre coniugato l’andare a scuola con il cercare una sposa. Cioè una cosa simile, non così esagerata ma il concetto è quello. Non vedo l’ora che questa svizzerina vada via, non vorrei che accadesse che quando penso alla Svizzera pensassi a Judith e non al mio fidato zaino della Victorinox che mi ha accompagnato da quand’ero in terza elementare. Quello zaino è per sempre e quando si rompe lo porto dal calzolaio, è una cosa preziosa insomma. Una cosa che ho potuto apprezzare con orgoglio è l’amore che il mondo ha dell’Italia (se trascuriamo quando parlavamo di politica, di corruzione e di mafia). Gente che mi chiede cosa vuol dire “Buongiorno Principessa”, gente che dice che il fascino italiano è eccitante (no beh, la parola esatta era exciting), gente che fa a gara per chi ha visitato più città italiane. Io a questa gente disegno la cartina dell’Italia con forme geometriche che spaziano dal triangolo al rettangolo per finire col trapezio. E’ bella l’Italia quando non ci vivi dentro il fango. I genovesi, poveri loro, sono attualmente in prima fila. E gli aquilani si accontentarono del secondo posto sul podio.

Ci fanno desiderare…
…e ci fanno pure giocare!

Caro amico (ci scrivi), raccontaci qualche stranezza del Canada e della vita in quel posto. E’ come non lo raccontano da nessuna parte, cioè…com’è il Canada?
Intanto colgo lo spazio che mi offri per sponsorizzare la più grande galleria che un blog italiano abbia mai avuto sul Canada. Le ultime foto sono state scattate a Sidney, una ridente cittadina popolata da gente in pensione a 22 kilometri da Victoria!
http://www.minciati.eu/canading/
Il Canada è il miglior posto dove ogni essere umano civile vorrebbe vivere. Io vivo su un’isola più grande della Sicilia, di fronte Vancouver e a poche ore di navigazione da Seattle. Poco traffico, sicurezza nelle strade e nelle case ai massimi livelli, molte giornate con un tiepido sole e poche con parecchia neve. Qui sembra la Terra Nova di Spielberg per me che ho vissuto a Milano e in Sicilia (come dire, è una conoscenza variegata). Non c’è la toppa nelle porte perché non serve, la gente rispetta il codice della strada alla lettera e non lo interpreta, i pedoni hanno la assoluta precedenza e la gente è cordiale come se fosse siciliana. Certo, hanno una piccola influenza proveniente dagli Stati Uniti: vogliono le cose grandi, più sono grandi più sono belle. Auto così grandi che qui le chiamano con lo stesso nome usato per indicare i camion, alberi alti come grattacieli, uccelli di dimensioni smisurate, porte dei frigoriferi più larghe delle (poche) porte della casa, hamburger impossibili da addentare, oblò della lavatrice (e della asciugatrice) spropositati. Quello che mi chiedo io è: perché comprarsi un truck se poi puoi andare soltanto a 50km/h? Per sentirsi sicuro? Ma a 50 km/h pure con i pattini si è sicuri! Ma se si è disposti a queste stranezze il resto è uno spasso. Per noi italiani tocca abituarsi al caffè americano ma in cambio si riceve il burro d’arachidi che viene na meraviglia spalmato con la nutella. E poi in qualche negozio italiano esiste anche qui la moka. Di negozi italiani e di negozi che vendono cibi italiani ce n’è a bizzeffe. La pasta costa un poco più che da noi (mi sembra ovvio) e non c’è tutta la varietà a cui siamo abituati (mi pare ancora più ovvio): io non ho ancora trovato le mie mezze penne rigate! La nutella è un poco più costosa e il Tonno Rio Mare costa un botto. Come salumi e formaggi se d’importazione così la carne anche se locale: i prezzi per questi alimenti sono alle stelle. Non è raro trovare una steak (sui 600 gr.) intorno ai 10$ e se volete mangiare fuori due hamburger due bicchieri di vino e un po’ di insalata viene sulle 50$. La qualità è buona se si rifiutano i classici cibi americani e la varietà è eccezionale.
Una nota critica la spendo parlando della sanità e della televisione. I prezzi sono elevati per entrambe le cose ma c’è un ma. Per la mia copertura medica pago 2$ al giorno fino a dicembre quando pagherò un po’ meno dato che sarò a tutti gli effetti uno studente e avrò la copertura della mia provincia, la British Columbia. Tutti hanno una assicurazione medica ma nessuno può negarti le cure se sei in fin di vita e nullatenente. Praticamente le tasse qua ammontano intorno al 15% (ma è solo una media, varia molto fra i vari ceti sociali) e in queste tasse non è inclusa la sanità: ognuno sceglie la propria copertura medica in base a quel che vuole assicurare e ai massimali. E’ facile trovare gente che ha assicurato la propria vita, la casa, la vita dei figli e la macchina all inclusive!
Per quanto riguarda la televisione qui la gente paga circa 80$ al mese. Lo so lo so, noi con meno di 100€ paghiamo la Rai per un anno intero. Ma volete mettere la tv via cavo con quella schifezza che abbiamo noi? Centinaia di canali, varietà di scelta e moltissime altre comodità. Ma c’è un botto di pubblicità comunque evitabile col “time-shift”.
Per quanto riguarda Internet dipende dalla offerta e dall’operatore che si è scelto: le velocità che ho potuto constatare sono comunque ottime anche se si pecca troppo sull’upload (non ho mai visto una connessione raggiungere il Mb in up). A quanto pare c’è pure qualche problema con i principali siti di hosting, pare abbiano la banda “cappata”. Questo è quello che mi ricordo adesso [intanto sono passati tre giorni da quando ho iniziato a scrivere questo post], quello che più mi ha scioccato. Ma (si spera presto) ci saranno aggiornamenti, di quel tipo di cui ero tanto ghiotto quando cercavo informazioni sul Canada dall’Italy!

Abbiamo capito che stai bene. Grazie per essere stato così chiaro, qui in Italia c’abbiamo la merda che ha fatto un giro completo e sta ripassando dal via. Vuoi tirarci su di morale dandoci qualcosa? Te ne saremmo grati!
Bih che bella domanda, molto intelligente. Proprio si vede che è articolata bene; rispondiamo quindi!
Allego qualche foto che illustra il costo della vita di qua, che come è ben noto è superiore a quello delle più ricche città italiane (per alcune cose s’intende, è chiaro).

3$ mezzo chilo di pasta: ci possiamo mica lamentare?
Vascedda di ricotta
‘u pummaroru a 5$ a bottiglia
…e la qualità non è quella a cui siamo abituati!
L’Hamburger più buono della mia vita, un altro hamburger, due bicchieri di vino, un po’ di insalata, maionese e un supplemento (funghi): 52$ + 10% di mancia per due persone! 

Coniglio â stimpirata

Per maggiori informazioni: http://www.viaggiesapori.it/Ita/News/5484_4265.htm

Scherzo, qui è illegale uccidere i conigli. E quando loro si moltiplicavano seguendo le elementari regole dettate dalla serie di Fibonacci (vero dulIetta?) la gente del posto -esasperata- ha imposto al sindaco o il loro trasferimento nella sua proprietà o il loro trasferimento via da Victoria. E cos’hanno fatto questi buontemponi canadesi? Li hanno catturati e spediti in Texas. Ma io credo che qualcuno se lo saranno cucinato, magari qualche famiglia di origine siciliana. Cà u cuniddgiu â stimpirata è cosa bona assai!