Archivi del mese: gennaio 2012

Per la presentazione di domani mattina (sarà presto tradotto)

Hi there, Gioele is speaking. I’m italian, anyone know that, right?
Being an italian, I have decided to tell you how to succeed in an italian romantic date.
Before we start, it’s necessary a clarification. As (almost) in every country of the world there are serious dates and the funny ones. I’m going to talk about serious dates, where it’s clearer to understand why italians are said to be romantic.

Another difference, that I’ll make, will be between men and women. We can’t lie: we are different and in serious dates it’s even more evident. Let’s start thinking you are men, just because I’m more familiar with.
A dress shirt is highly-recommended, dressing jeans is the best if you don’t want look too serious. A good perfume could be the key of success, but it shouldn’t be too strong. It’s better if the man pick the girl up. He can’t be late, otherwise he has just lost half of the charme (remember, this point will be quite different for women). If the man is feeling really comfortable, he can open the door of the car and let the girl enter first. For the first appointment, having a dinner together is a little bit too much. In my culture eating is considered a very important activity, share it with someone is significant. A good place for the first date could be a bar, it’s better if it’s not too noisy. As men, we want listen carefully what the girl is saying. The success of the date is also based on how much memories the man will have of the girl’s speech. It’s really meaningful if the man pay the bill, she will unconsciously think that the man is accountable and reliable. Any kind of talk about sex, very private things and inappropriate topics are discouraged. To lie is tolerated if it makes her laugh. And never try to kiss the girl in the first date: it’s the perfect way to screw the date up. To have any feedback I suggest you look any nonverbal  language (if she laugh, if she make an eye-contact, if she touch her hair frequently).

For women things are even more difficult. The make-up should’t be too heavy, the skirt not too short and the t-shirt (or the shirt) not too low-necked. She shouldn’t make evident her feelings in the first times. That’s the cornerstone a woman never should forget. Everything about feelings should be said with the nonverbal communication. The girl is supposed to be late at the first appointment but she has to apologize for it. The man will surely accept the apologizes. The perfume in a girl is really important, it’s part of the “nonverbal word” that I just mentioned. She doesn’t have to expose herself too much and she should let the man lead the conversation. When it’s time to pay, she should try to pay her part, trying to dot it as much sincere as she can. She has to be ready with the wallet and once the man has paid for her, say “thank you” and ask to pay the next time (that make implicitly clear that there will be “a next time”).  The girl must never make the first move, but just make clear that kind of move is well accepted.

To conclude I’d like to say that 70% of the success of the first date it’s based on the nonverbal talk, and the rest 30% is something that can make the real difference. Honesty and clearness are the main values that you want to follow in your first italian date. And as a sicilian saying says, “how it’ll end, it be told” :D

“Please, touch me” – Ti scongiuro, toccami!

Sto ascoltando i Pooh. A tempo di carestia (d’italiano)…
In queste ultimi giorni ne ho fatto di cose, nei prossimi giorni ne farò di prime cose. Ne elenco qualcuna se non vi dispiace.
E’ chiaro a tutti che m’hanno rubato il mio portafoglio di cuoio, quello che avevo dal natale 2005? Bene io ho già dimenticato, l’ho tradito con uno di pelle nera e perciò non condogliatemi. Avendo perduto in un colpo solo due ID (Documenti identificativi) (tra cui uno era la patente!) mi sono ritrovato ad avere solo il passaporto e la patente internazionale, che per altro non vale come licenza di guida se non associato al rispettivo documento italiano. Perciò, consigliato da Joanna, sono andato in un ufficio, una specie di motorizzazione italiana. Ho richiesto il BCID, l’ID della provincia British Columbia. Se dovessi definire la mia nazionalità la percentuale di canadesità sta gradualmente incrementandosi. Resterete ancora più sorpresi quando vi dirò, proprio adesso, che ho ottenuto pure la “CareCard”, una carta che certifica la mia idoneità ad aver assicurato la mia salute tramite B.C. (che ormai è chiaro che vuol dire British Columbia). Altri punti di canadesità nel cestino.
Direzione Banca, stesso giorno altro impegno. Bloccare la carta precedente, richiederne un’altra e nel frattempo riceverne una temporanea. Tempo dell’operazione: una manciata di minuti. I’d like to report my missing card, may I have a new one?
Missing
(Mancante) perché in Canada è considerato impoliteness (maleducazione) dire che qualcuno m’ha rubato il portafoglio. Non posso provarlo perciò bisogna dire che è sparito.
Quindi in quel giorno l’ultima tappa era la stazione di polizia. I poliziotti italiani vogliono che gli faxo un pezzo di carta che dice che il mio portafoglio non c’è più. Del numero che gli sbirri canadesi m’hanno dato al telefono dopo una breve telefonata in cui riportavo la scomparsa del mio amico su cui ho poggiato il culo per anni non sanno che ne farne: loro vogliono la carta, loro non vogliono dimenticare il secolo scorso. Perciò dopo qualche spiegazione (non ci credevano che avevo bisogno di un materiale definito “cartaceo”(Ant.)) ho avuto ciò che desideravo. E sono tornato a casa e ho attivato una scheda Rogers (la TIM del posto) di una mia amica  tramite telefono.
La ragione per cui vi ho raccontato tutto ciò è per pavoneggiarmi (che non è altro che una parola complicata per dire farsi figo): ho sostenuto una chiacchierata col tipo della banca, il tipo dell’ufficio che sembrerebbe essere una specie di motorizzazione, il poliziotto disponibile e la centralinista di Rogers in inglese, usando articoli congiunzioni adverbial clauses noun clauses avverbi e ho perfino coniugato i verbi al passato distinguendo il passato semplice dal passato progressivo e da quello che inizia col verbo “have” all’inizio che ora mi sono scordato come si chiama. A scuola sono uno dei migliori per ampiezza di vocabolario, riconosco le mie buone listening skills anche se devo realmente lavorare ancora a lungo sul suono “h” e sul mio forte accento. Addirittura sono quello che parafrasa quando c’è da spiegare qualcosa ai nuovi arrivati, sono quello che spiega gli errori e fornisce le correzioni.
Come quando la brasiliana mi ha chiesto se per cortesia la potevo toccare (!). Ma si è scoperto che mi stava solo chiedendo di insegnarle una frase in italiano.
E io per poco ci rimanevo morto dallo shock!

…distrattamente pienze a me!

T’addgiu voluto bene a te, tu m’hai voluto bene a me.

Così voglio iniziare. E meglio mettere le carte in tavola subito: questo è un post dedicato. Solitamente si capisce ma non lo dico. Questa volte lo dico e si capisce.
Si lo so che sono in Canada. E che di ragazze ce ne sono a “sporte” già belle e confezionate. Ma dimentichiamoci tutto questo. Sto bevendo una camomilla e lo sai che mi piace con tanto zucchero. Ma questa volta è insipida, un poco l’ho buttato in questo scritto.
Bene ho già mentito: avevo detto che non avrei parlato del Canada ma un poco ne devo parlare. Sono in Canada e a volte mi capita di pensare a te. Inammissibile e impensabile il non farlo, intollerabile se mi stessi ancora affliggendo come feci e rifeci. Ma ci sono degli episodi che è importante portare alla luce dei fatti.
Qui in Canada secondo me ti piacerebbe proprio venirci ad abitare. La gente è educata, tutti ti chiedono com’è stato il tuo giorno ma sostanzialmente ognuno si fa i cazzi suoi. Lo so che ti piace quando la gente si fa i cazzi suoi. Siccome poi sono tutte troie non ti devi preoccupare di discernere i buoni dai cattivi: ti basta fare la domanda “Are you open-minded?”. Se è sì allora è easy, o come dico io open-legs (a gambe aperte). Perciò anche su questo punto siamo a posto. Un altro aspetto che di certo gradiresti è la loro politeness (educazione). Tutti composti ed educati, in autobus salgono per primi donne vecchi e bambini. Le file sono regolari, non c’è chi tenta di fare il furbo e le strade sono sicure. La borsetta la puoi tenere anche un po’ sulla schiena. Qualche pazzo lo incontri anche qua ma ti posso insegnare due tre frasi per farli andare via. Un bello “Ai dunt spik inclish” aiuta sempre (non ho la certezza sei il tuo bizzarro accento è efficace quanto il mio ma anche su quello con due tre lezioni di siciliano rapido ne usciamo fuori).
Tuttavia sarà il traffico la ragione che ti porterà a richiedere la residenza permanente. Sono tutti bravissimi e guidano tutti come te. Infatti io m’annoio. Nessuno suona mai il clacson ma una volta ho visto uno che addirittura ha lampeggiato, sarà stato ubriaco fradicio. Nessuno va più veloce di sessanta chilometri orari, tu potresti sembrare uno Schumacher imbufalito al confronto. Si ti prendo in giro. E lo so che c’hai ragione, ma io rido lo stesso. Allo STOP addirittura si fermano, al dare precedenza rallentano e poi frenano tutti per tempo. Non come me, che dicevi che frenavo troppo tardi (io sta cosa poi non l’ho mai capita fino in fondo, tardi per cosa?).
Ma con rammarico devo dire una cosa che potrebbe allontanarti dall’esilio permanente. Si lo devo fare, non mi fermare. Lo so, è dura…
Al supermercato quando ti avvicini alla cassa e metti le cose sul nastro, neanche te ne accorgi che ci sta un tipo addetto a mettere la roba nei sacchetti. La tua cazzo di roba, lui la tocca e la mette nei minchia dei sacchetti senza chiederti niente. Ma t’immagini, porca vacca?
Niente sacchetto di plastica proteggi scolo della mozzarella, la carne con il pesce, i latticini senza conservanti coi latticini senza edulcoranti, l’uva di sotto e la farina di sopra, le mele una per sacchetto e le uova non si riescono più a trovare. Solo non si vedono i due limoni.
Io non so come potrei aiutarti in questo caso, potrei dire “Stai attento ragazzo che questa te se magna, questa è tosta” ma non so come si dice l’aggettivo “tosta” (e non sono molto sicuro sul te se magna).

Io non so che succede nelle tue giornate ma era importante che tu sapessi che persino quando compro il peanut butter guardo con indisponente indifferenza il tipo addetto ai sacchetti. Ma tu almeno distrattamente, parl emmè?

Distrattamente, Gioele.

Brasiliane, multe, dottori e giusto un po’ di neve

Bene, mamma mi ha chiesto se c’ha problemi al computer dato che non riesce a vedere i nuovi post sul mio blog. Il fatto è che di nuovi post non ne ho scritti. E’ non sono così prolifico come mi aspettavo di essere. E inoltre non ho ancora scritto un post di quelli sentiti, di quelli che alla fine dico “minchia se sono stato bravo”. Interventi generalisti, riassunti eccellenti ma niente di realmente serio. E forse neanche questo alla fine di questo dirò minchia se sono…

Bene, questo a quanto pare è il primo post del 2012. Anno quantomai importante e fatidico per me perché sarà l’unico in cui potrò scrivere 12/12/12 come data, e il dodici è un numero importante per me. Per adesso sta andando bene. Non posso dire di essere felici, perché quando sei felice come lo sono stato tempo fa c’hai la testa che ti scoppia (a me fa male la testa quando sono troppo felice). Ma sto bene, ho nuovi spunti e esperienze ogni fottuto giorno, imparo ed espando il mio vocabolario frequentemente e non c’è niente affatto per cui potrei lamentarmi. C’è però questo strano fenomeno che quando scrivo in italiano mi vengono in mente per prime le parole in inglese, è successo con “lamentare”: m’è venuto to complain, parola che fra l’altro ha il suo certo fascino.

Sembra che le storie riguardo il fascino italiano siano vere. Almeno, non sono così egocentrico da pensare che è tutto merito mio. Ma posso dire che almeno quattro cinque brasiliane e una svizzera e qualche colombiana potrebbero cedere (e alcune lo hanno già fatto) al fascino -seppur decadente- dei miei ricci scuri. Ma nonostante molti mi diedero come unico avviso (suggestion) quello di scopare il più possibile non ce la faccio a ferirle, neanche illuderle. E si spiazza dai sedici anni ai venti sette. Perciò la faccio parte del gay “dai che meglio se restiamo solo amici”. Ad onor del vero da quando sono qui due tre ragazze (girls) m’hanno animato qualche falena nell’intestino (o era farfalla nello stomaco?) ma accidentalmente paiono totalmente disinteressate. E una si trova già a Zurigo.

Tornando a parlare di cose serie ho due novità che riguardano la mia guida qui in Canada. Ho preso la mia cazzo di fottutissima prima multa. La seconda della mia vita. L’ho presa per aver parcheggiato qui: http://g.co/maps/cc5e6. Bene, dovete sapere che quel paletto verde significa qualcosa. Io ho controllato giuro, dopo le 18 il parcheggio è gratuito, così c’era scritto. E poi c’era scritto small cars (macchine piccole). La mia esperienza mi suggerì che perfino un SUV è considerata una “small car” qui in Canada. Dove la mia esperienza ha fallito (e il fallimento mi costerà 20$ se pagherò entro 14 giorni) è che la mia Ford Fusion è una macchina piccola solo se la scritta in questione è stampata sull’asfalto. Ma se la stessa identica scritta è riportata su un paletto (e se questo è verde ma non blu né giallo) la mia Fusion è un camion, non è più buona. E il bello che mi facevo pure il figo che nessuno aveva avuto il coraggio di parcheggiare lì, che solo io ero sperto nel far fittare (entrare) la mia macchina in quello spazio così angusto. Domani vado a pagare ‘sta multa, ma primo proverò la tattica del turista italiano: I noT spicK inglisciu veri uell, uot Tis minZ?

In questo momento sono senza copertura medica. Questo vuol dire che se avessi un serio incidente con la macchina i medici canadesi mi salverebbero la vita per poi stroncarmela presentandomi la parcella. Ho inviato ad inizi dicembre l’applicazione per aver la copertura medica governativa e ho telefonato qualche giorno fa alla tipa del customer service. Dice che ancora non ne sanno niente, devo chiamare questa settimana e in caso negativo re-inviare il modulo.

Oggi prima nevicata a Victoria. Il meteo (forecast) prevedeva il vento più freddo degli ultimi trent’anni. Questo perché qui ci sono delle ondate di fenomeni climatici chiamate El-Nino (leggesi el-nigno) e El-Nina.
Ma si è invece rivelato uno dei più miti. In una città chiamata Edmonton, capitale della provincia a fianco alla nostra famosa per il gioco Risiko, si è registrata una temperatura superiore di ben 20° celsius alla norma. Come se a Victoria, BC ci fossero 18° in pieno inverno.
Ma si sa, l’inverno deve fare il suo dovere e oggi ha spolverato un po’ di neve che ha reso le brasiliane incredibilmente ancor più pazze. E già tutta sciolta ma secondo ciò che google – meteo suggerisce prossima settimana dovrebbe nevicare ancora di più e per più giorni.

Si vede che dovrò guardarmi le spalle (leggasi metaforicamente) dalle brasiliane.

Neve filata

Fà ciò che vuoi (cit.)

Innanzitutto vorrei riportare alla luce un vecchio post datato duemila e dieci. Di quelli che si scrivono una volta e restano lì a prova che non eri poi così male! Eccolo qua: http://www.minciati.eu/2010/04/cento-impervie-e-uno-scoglio-1/
E’ di quelli diabetici, li ammetto. Ma ci vedo qualcosa che adesso non c’è più, manco con Zurigo che dice che ci si vede in Italia. Il passato passa, sono i bei ricordi che di tanto in tanto passano dal presente lo salutano e ritornano indietro da dove son venuti fuori. Finito il prologo voglio caricare una foto!


Puoi cambiare le maniere e i modi di fare di un uomo. Puoi insegnarli il galateo e l’uso corretto dei tempi verbali. Puoi tagliarli i capelli e farne scomparire l’acne dal volto. Puoi insegnarli il nodo della cravatta e ad usare la forchetta in modo corretto. Puoi insegnarli una altra lingua con suoni che impongono di mettere la lingua in posti inappropriati e spostarlo in un posto dove pensano che 110V sono sufficienti. E puoi imparargli che si dice insegnarli e non imparargli.
Ma dopo che gli hai insegnato tutte queste cose ‘sto qua (che sono io) ti continua a saltare da un posto all’altro, incurante delle svariate cicatrici che ha sul volto (e non solo) e di tutti i rimproveri che gli è toccato subire dalla attenta e apprensiva Duli. ‘sto qua se ne va lontano, in Canada, e continua a fare le stesse cose per cui tu, povera incolpevole persona, ti sei tanto spesa affinché non le facesse più.
E lo vedi in faccia che è contento, che si sente libero su quel masso a covare come una gallina. Lo vedi che è tutto e bello concentrato cercando di non precipitare giù da un tronco su una sperduta spiaggia bagnata dal mare…volevo dire oceano Pacifico!
Dategli uno scalino e ci salirà. Dategli un masso e s’arrampicherà. Dategli un tronco e lo cavalcherà.
Anche se poi Duli s’incazza. Giusto dù?