Archivi del mese: aprile 2011

Tributo a Diana

Questo post è un post cuscinetto. Ho finito di mangiare da poco e dovrei iniziare a studiare. Non ho voglia ed è allarmante dato che martedì ho un esame. Adesso che ho iniziato a scrivere dovrei decidermi al più presto cosa scrivere, prima che le cazzate divengano più numerose delle parole.
Ah ecco, il matrimonio del secolo. Nel 1997 quando morì Diana Spencer avevo sette anni. Ricordo un particolare. Avevo 7 anni, stavo sulla poltrona del nonno in campagna. Alla tv davano un documentario sulla vita di questa donna e io scoppiai a piangere. Non so cosa m’aveva colpito, non so cosa possa coinvolgere in tal modo un bimbetto di sette anni sette. Ma, e qui faccio una figura di merda, è ricapitato ieri notte. Durante la classica mezz’oretta di tv sotto le coperte prima del lungo sonno ci stava un documentario sulle nozze reali. Ricordano la madre dello sposo, e fanno vedere una scena di un concerto di Elton John. Questa:

Mi vengono i brividi, adesso e per continuare il racconto ieri notte. E inizio a singhiozzare ma riesco a fermarmi col freno a mano. Vedere la gente che si alza in piedi applaudendo, in un sincero e commosso sentimento comune, mi fa continuamente venire i brividi. Eppure non ho particolare feeling con gli inglesi, non conosco una e dicono una canzone di Elton John e nonostante da un paio di giorni cerco qualche documentario sulla vita di Diana non sono molto informato sulla sua vita.
Adesso il volto di quella donna mi ricorda determinate cose ma nel ’97 non so davvero cosa mi colpì. Sentirmi così coinvolto da cose talmente lontane dal mio mondo ho paura che sia una cosa stupida eppure appena avrò un po’ di tempo cercherò ancora quei documentari.
Questa storia m’ha dato da riflettere parecchio anche se fortunatamente non stanotte. Quante cose si potrebbero cambiare se ci fosse possibile ripercorrere le scelte all’incontrario e chissà se davvero ripercorrendole non si rischierebbe di fare ulteriori danni. Chissà se lei fosse ancora viva che mondo sarebbe. Che avrebbe detto riguardo gli attacchi in Libia, come avrebbe dato scalpore insultando la nuova moglie del suo ex-marito e quanto bene avrebbe ancora fatto per le persone meno fortunate.
Ma c’è quella bizzarra spiegazione che ci diamo per consolarci. Quando una persona è troppo, troppo per questo mondo, ecco che capita di morire. E il mondo se ne dispiace rivendicandone ancora la sua presenza. E si consola dicendo che era decisamente troppo per il mondo, che è giusto così.
Ecco che scopro che oltre ad essere ricco ricchissimo, vorrei che un giorno le persone si alzassero spontaneamente, iniziassero a battere le mani finché non brucino e desiderassero di essere me. Se poi riuscissi a far tutto questo senza morire sarebbe davvero figo. 
Adesso che ho messo un altro mattone sul mio palazzo dei sogni che ne dici, o lele, di andare a studiare? Ci può stare, ci può stare…

“Dove sono sul viso di chi ha avuto l’amore”

Ho fatto la cosa che so fare meglio: sudare. Per la piscina era tardi e perciò c’andrò domani. Restava la bici e i piedi. Ho scelto la bici, perché si può correre più veloce perché si può andare più lontano e perché posso fare le sgommate.
Ho preso l’ipod di duli (con cui mi congratulo sinceramente per la musica che ascolta)(sincero, davvero! faccia con la barba) [Dovete sapere che ho fatto crescere la barba così  o quasi…e duli dice che sembro sempre incazzato, o indisponente…non l’ho ancora capito bene, ve lo spiega lei!), ho messo le cuffie e ho iniziato a pedalare. Per capirci, il mio stato d’animo quando sono uscito era così:

Dietro ogni porta un grido La casa è un muro stretto intorno a me 

Sergio mi chiede se ho bisogno di sfogarmi. Io rispondo si e una serie di volgarità che fungono a stento da preludio. Poi prendo la bici e inizia il vero divertimento. Pedalo finché ho forza nelle gambe, la strada la decido a naso. Penso che il mio percorso è caotico. Nel senso matematico del termine. Ogni decisione agli incroci introduce un livello potente di caoticità, un piccolo cambiamento nelle condizioni iniziali chissà dove mi avrebbe condotto. Mentre penso a ciò e canto a squarciagola – che tanto a Milano chi cazzo mi conosce – finisce prima la pista ciclabile, poi la provincia di Milano e alla fine l’illuminazione pubblica. Decido di tornare indietro, sebbene odio rifare la stessa strada due volte. Attraverso un sovrappassaggio e ricomincio a darci dentro. A volte oltre a cantare penso anche a ciò che sto urlando. Frasi del tipo Ognuno è figlio del suo tempo Ognuno è complice del suo destino oppure Ognuno è figlio della sua sconfitta Ognuno è libero col suo destino non mi lasciano indifferente. Anzi scatenano elucubrazioni matematiche varie e profondi quesiti su chi cazzo sia questo Celestino.
Non si sa come ma spunto a Porta Venezia, poi mentre guardo dei lavori in corso mi accorgo di essere arrivato a S.Babila. Ecco, il mio pedalare si è fatto lento. Si è finita tutta la forza esplosiva, la tensione che avevo si è esaurita. Andare in bici per me è come pregare. Non so cosa vuol dire pregare, se quelle poche volte che ci provo ci riesco. Se qualcuno mi ascolta, se basta dirlo a mente o bisogna anche parlare ma a bassa voce. Ma andare in bici fa circolare il sangue nelle cosce e i pensieri nelle tempie. E’ rilassante per il fisico e stimolante per la mente. A pennello ascolto questa canzone.

♫♪♪  
Avrei bisogno di pregare Dio.
Ma la mia vita non la cambierò mai mai,
a modo mio quel che sono l’ho voluto io
Lenzuola bianche per coprirci non ne ho
sotto le stelle in Piazza Grande,
e se la vita non ha sogni io li ho e te li do.
E se non ci sarà più gente come me
voglio morire in Piazza Grande,
tra i gatti che non han padrone come me attorno a me



Penso alla mia vita da eterno ribelle. Non tutta la mia vita, quando ho preso a lottare contro tutti e tutto. Come Don Chisciotte, urlavo e sferravo colpi all’aria dove c’era tempo e spazio. Senza una mira o un obiettivo. Era troppa delusione e il mio personale contenitore della delusione trasbordava. E io m’incazzavo.
Poi mi sono dato una calmata, ho incontrato le persone giuste, sto diventando grande. Ma non posso dimenticare chi sono stato e chi voglio essere. Mai.
Intanto arrivo in Duomo, poi Cairoli e Castello Sforzesco. Ci stanno tutte le coppiette che si sbaciucchiano. Innamorarsi a Milano, pff! Poi io sono un poco disilluso in questo periodo, e penso dentro di me tanto prima o poi vi lasciate anche voi, mi sento quello che c’è già passato, per un attimo riesco a sentirmi fortunato.
Mai sottovalutare gli effetti della bici.
Arrivo a Lanza, e mi dirigo verso Moscova. Lì ci trovi tutti i fighetti, qui non si dice “baciucchiare” ma “pomiciare forza quattro”. Tanto si lasciano, a maggior ragione questi! Vedo Porta Garibaldi, vicino c’è via Como. A me questa via mi sta particolarmente sul cazzo, sarà perché è l’habitat dei celebrolesi mentali che hanno i soldi. E io non tollero questa iniqua distribuzione della ricchezza. Perciò non mi avvicino a quel luogo diversamente radioattivo e mi dirigo verso casa dato che è circa un’ora e mezza che sto pedalando come un dannato. Repubblica, gialla. Parte De Andrè, Un chimico. Che vi ricordo fa così.

♫♪♪
Da chimico un giorno avevo il potere 
di sposare gli elementi e di farli reagire, 
ma gli uomini mai mi riuscì di capire 
perché si combinassero attraverso l’amore. 
Affidando ad un gioco la gioia e il dolore. 
Guardate il sorriso guardate il colore 
come giocan sul viso di chi cerca l’amore: 
ma lo stesso sorriso lo stesso colore 
dove sono sul viso di chi ha avuto l’amore. 
Dove sono sul viso di chi ha avuto l’amore. 

Mi sento ancora più fortunato. Non ho capito ancora le regole di questo gioco che pensavo ormai d’aver in mio possesso. Ma dacché gli ho affidato gioia e dolore ho dovuto vivere tutti i turni di questo meraviglioso gioco. E non c’è trucco e non c’è inganno.
Ricordo una frase sentita durante un intervista di Pif.
Non sono stato il migliore, non sono stato il peggiore. Sono stato il più determinato.
Sono molte le cose che mi possono essere rimproverate (chissà se sto usando l’italiano…) ma non la determinazione. Non so se basta, magari ci vuole la determinazione uno e pure la concentrazione e la furbizia. Ma io una cosa c’ho e so di essere il migliore in quello.
Adesso non so perché ma è un periodaccio. Potrebbe essere lo stress che Sergio dice che si sente sulle spalle. Io non lo sento sto stress, ho controllato sulle spalle non c’è niente. Ma sto zoppicando un po’, non posso negarlo. Tra un po’ tornerò a casa, forse aiuterà un po’.
Intanto arrivo in Centrale, faccio tutta viale Gran Sasso. Caiazzo e dopo una garetta con una macchina dei vigili del fuoco (sono passato col rosso e ho vinto!) arrivo a Piola e quindi casa. L’ipod adesso suona La via della povertà, canzone che andrebbe citata per intero. Salgo a casa e il resto e ordinaria amministrazione.
No, non è affatto vero.
Ma adesso si è fatto tardi, devo fare la doccia che puzzo di criceto agonizzante, sistemare la stanza che domani torna Khadir e recuperare la via del letto.
Giuro, adesso mi sento bene. Grazie bici di chissà chi.

Stretta la foglialarga la viadite la vostraio ho detto la mia.

Apparenze

Non riesco a stare senza di te per tutti questi giorni, e allora cerco disperatamente con tutti i miei sensi le donne che ti somigliano.
Ne ho trovata una che ha lo stesso colore dei tuoi capelli. Li ha mossi come i tuoi, le toccano leggermente le spalle e perfino il colore sembra essere uguale il tuo. Si chiama Giulia.
Poi c’è Chiara. Ha i tuoi occhi. Non sono neri, non sono castani né verdi. Non ho capito il colore dei suoi occhi ma è esattamente come il tuo.
Francesca invece dorme come te. Ha un sonno profondo, delle volte russa ma lo fa con incredibile discrezione. E’ una ragazza dormigliona ma sa rimanere sveglia se ne vale la pena.
Poi c’è una ragazza che ha un profumo della pelle che mi ha costretto a voltarmi tant’era simile al tuo. Non sono riuscito a capire molto di lei, ma il vostro profumo è identico. Credo si chiamasse Federica.
La conosci Sara? E’ una ragazza discreta, non veste mai fuori luogo e riesce a muoversi con una eleganza unica. Dovreste conoscervi un giorno, vi piacereste.
Martina invece ha la tua risata. Mai eccessiva, non è irritante non è mai fuori luogo. E’ fantastica quando ride, glielo dicono in molti. Ti ricorda, per caso, qualcuno?
C’è Valentina che non è molta alta. Ma è ordinatissima e rasenta la perfezione. Non fa niente se non è necessario, riesce a organizzare il proprio tempo in qualsiasi condizione essa si trovi. Vorrei essere come lei. O come te.
Un’altra ragazza che ti somiglia è Alessia. Respira come te. Si ecco, non tutte le persone respirano alla stessa maniera. Lei ha un respiro perfetto, come te. E quel respiro sembra così tanto prezioso.
Silvia invece parla come te. Quello strano accento, quella voce pacata che m’ha fatto innamorare di te. Quelle parole che sapevano tagliare il ferro quand’era necessario. Quelle parole che non si tiravano indietro, quelle parole che non avevano paura di rompere le catene delle convenzioni.
Infine Elisa. Ha il tuo corpo. Le tue linee leggere, nulla di esagerato. Ma così sinuose che non potrò mai smettere di paragonarle. E quelle di Elisa erano pressoché come le tue, sembravano uguali alle tue.
Dieci ragazze pensavo fossero abbastanza per colmare la tua assenza, per occupare i miei pensieri. Sapevo già che non potevo trovare tutto in una sola persona, ma credevo che se avessi trovato qualcosa di te in dieci di loro allora sarebbe stato un po’ come continuare a vederti. Per un po’ ho voluto credere che poteva andare ma poi davanti all’evidenza mi sono dovuto arrendere.
Nessuna di loro, neanche se provo a fare una stupida somma, riesce a raggiungerti in intelligenza. Nessuna ha la tua arguzia, nessuna ha il tuo spirito. Nessuna di loro può, anche provandoci, assomigliarti. Chissà cosa troverò in Ilaria Eleonora Giorgia Elena o Laura. Ma il fatto che non riuscirò a trovare una donna esattamente come lo eri tu, questo mi stravolge. Questo non mi fa capacitare, non mi da respiro.
Voglio risalire con te sul masso ancora una volta.

Perdonatemi. So che è un po’ da checca questo post. I nomi li ho presi da qui. Il fatto che non verrà letto dalla persona giusta, che mi son finito, scrivendo, il Nero d’Avola, il fatto che non abbia più la lucidità di continuare a scrivere codice e che Sergio probabilmente dirà che ormai il peggio dovrebbe essere passato (e forse così non è)…questi fatti mi fanno sentire un piccolo verme. Per questo chiedo scusa, e mi/vi rimando al prossimo post irriverente. Sperando che il meglio deve ancora venire.
Il martufo.

Sembra divertente…

Fatti. Intesi come eventi accaduti. Stavo in bici e sul cellulare parte questa canzone, Vita da Pirata di Edoardo Bennato. E’ una canzone molto bella, in genere Bennato è uno dei miei cantautori preferiti. La prima volta che ascoltai questa canzone stavo tornendo da un giorno di lavoro durato 10 ore. Inizio settembre di quest’anno, ero distrutto in tutti i sensi che questa parola possa mai avere. Ma ad un certo punto questa canzone iniziò a suonar così:

Sempre in cerca di avventure, notti e giorni a navigare E’ una febbre che non passa mai… E confesso il mio peccato, io non mi accontento mai e non c’è pazzia che non farei 

Tipo salire su quel tronco nella gita a Geraci. Quando lo abbiamo ricordato Daniele mi ha detto che era pronto a chiamare le pompe funebri e che si sarebbe buttato nel fiume per salvarmi. Duli ha detto che non si sarebbe buttata, e che comunque non capisce i motivi di salire su un tronco in mezzo a un fiume.
Sembrava divertente.
Ieri dovevo andare a ritirare il passaporto da G.G. Sfortunatamente abita dell’altra parte di Milano. Bisognerebbe prendere la verde scendere a S.Agostino e poi fare un tratto a piedi. Io non volevo pagare l’euro del biglietto, non volevo farmi il tratto a piedi e volevo muovermi un po’. Allora ho preso la bici e mi sono fatto i miei 15km in notturna. Di cui la metà sul pavet, mi sento ancora tutto tremare; e incluso c’è stato pure uno smarrimento lungo una certa Via Meda. Quando ho chiesto spiegazioni su come ritrovare la giusta via due signore per poco non s’afferravano nel tentativo di dirmi la strada ritenuta la migliore. Chi fa da sé fa per tre, disse Pippo.
Altro fatto divertente. C’è da sapere che in questi giorni di pasqua milanese sto a casa di Sergio. Ieri dopo pranzo dovevamo studiare, lo sanno tutti che il venerdì santo dopo pranzo si deve studiare. Ma mancava il caffè. L’avevo finito io nel tentativo di farmi un caffèlatte la mattina, ma ahimè il caffè non è salito e s’è bruciato. Sergio dice che senza caffè non può iniziare a studiare. Io dico c’ho la tessera del poli da scaricare. Ci vestiamo. Usciamo. Percorriamo quasi un chilometro per trovare il bar convenzionato. Abbiamo preso due caffè, due coca-cola e abbiamo giocato una schedina.
E tutto questo perché dovevamo studiare. E senza caffè Sergio non può studiare. E io c’avevo la canazza, malattia tipica dei siciliani.
Adesso con questa schedina diventeremo milionari. Verranno a farci le interviste sul perché abbiamo giocato proprio quei numeri (in realtà ha scelto la macchina), sul perché eravamo in quel bar a quell’ora, perché siamo ancora a Milano il venerdì santo. E noi risponderemo. Senza caffè Sergio non può studiare. E poi leggeranno il blog, avrò tanti visitatori da scordarmi chi è il visitatore misterioso (tiè), e poi m’arresteranno perché nel parco del Ticino è severamente vietato salire sui tronchi. Giulia mi dirà che lo aveva detto lei di restare al ponte con le barche. E io con le manette ai polsi dirò sembra divertente…

E’ già Pasqua alla 244/2 ( o forse /1…)

La pasqua quest’anno anticipa. La pasqua quest’anno arriva con le poste italiane. La pasta anche quest’anno è un evento di immensa gioia, di quelli che sai che sono belli belli bellissimi. E poi però saranno ancora più belli. Non mi sognerei mai di paragonare l’estate di un anno fa a quella di quest’anno. Le cose cambiano, le persone cambiano, tutto cambia. Come il mio orologio, per quanto monotono possa sembrare il suo lavoro, non si trova mai in una situazione precedentemente affrontata. Come bagnarsi nell’acqua di un fiume che scorre, ma questa l’ha già detta qualcun’altro e allora io faccio finta di niente.
E’ arrivato il pacco, quello che avevo richiesto. E tutta la mia pasqua sta lì dentro. C’ho trovato quel che cercavo ma le quantità sono stratosferiche. Insieme alle decine di litri d’acqua adesso ho anche il cibo per restare rinchiuso in casa per mesi.
C’era anche qualcosa che non avevo richiesto ed è stato come quando si conosce una nuova persona. Ci sta fuori tutta quella carta e scotch (particolare importante: ho squarciato tutto con un coltellaccio): bisogna riuscire a guardar dentro se si vuole davvero scoprire quanto potrà essere importante. Una volta eliminate le ovvie barriere di protezione trovi ancora carta da imballaggio. L’attesa è snervante e appena vedi il suo cuore inizi a sorridere. E poi più vai in fondo più scopri cose nuove, che non pensavo potessero esserci. E invece sono lì in attesa che tu li colga. E li mangi. Ho trovato di tutto, pastieri mandorle 2kg di biscotti fini cioccolata cobaita torrone nutella vape integratori piselli verdi ‘mpanatiddghi  noccioline savoiardi pane di casa due profumi diversi deodoranti ciunghe salatini arance cedri limoni chili di grana padano (che per inciso o mia Duli in Sicilia costa meno di 10€/kg). Perfino un giubbotto c’era in mezzo a questa roba.
Non merito che meno della metà della roba che c’è lì dentro. Tutta questa fiducia riposta sul mio capo ritengo sia eccessiva. Mangerò tutto di gusto, offrirò qualcosa agli altri ma io m’ingozzerò finché la mia pancia non mi farà male. Il fatto stesso che quelle cose siano state comprate vicino casa mia rende tutto favoloso, di un profumo maestoso, di un gusto paradisiaco. Sarò felice una pasqua…
E poi ci lamentiamo se ci dicono terroni, casa mia è l’emblema della Terronia. Arance, cedri e cioccolato modicano. E poi strani biscotti con la carne e carne messa dentro a una rosa fatta di pasta dei biscotti. 
E io mi trovo in mezzo a loro, loro che festosi mi diranno sottovoce mangia lè.
Come posso dir di no? 
Un attimo prima…
…e quello dopo.
I famosi pastieri, due stanno già dentro di me…
Oggetti di varia natura. Vediamo di non dare il Sustenium alle zanzare e bersi il vape

…cosa c’è? Ancora nutella?
Che vita sarebbe senza…
Mi ammalerò lo so, mi ammalerò!
Valli a ordinare poi… 
Confronto fra la dimensione della Pasqua e la mia mano
Fortuna che peso 64kg…

Per queste cose… – 4

Il mio Canada diventa sempre più concreto. Ho inviato adesso i moduli per iscrivermi alla scuola. Ci è voluto un intero fine settimana ma alla fine ce l’ho fatta. Per questo Sergio mi dice sempre che ce l’ho come il David di Firenze, di marmo (ovviamente non si riferisce alle dimensioni, Sergio lo sa).
Piccolo aneddoto: in un modulo c’era bisogno di inserire il numero del passaporto. Passaporto che come ben saprete arriverà solo domani non col pacco ma con un amico che lo consegnerà nelle mie medesime mani. Ma io il modulo volevo consegnarlo adesso. Panico. Gaetano era già a letto dato che domani deve affrontare il viaggio verso il continente. Stavo per mandarlo con quella domanda non compilata ma m’è venuto il colpo di genio che solo alle persone che scrivono e documentano poteva accadere.
Questo post:  Ed è così che sono in cerca di una casa.
Ma colpo di scena finale: quale sarà l’ultimo numero? Un 2 o un 8?

Per queste cose c’è Sergio, io avevo sbagliato.

Aggiornamento: appena ho cliccato il tasto “Pubblica post” il Canada m’ha risposto.

Can you please also send me a copy of your resume (CV) and cover letter as listed on page 5 of the Workplace English Application form?

Cover letter? Resume? In stile nord-americano? Fortuna che è di marmo.

The Pudding theory

A parlare della teoria del budino corro il rischio di banalizzare, e perciò che mi viene difficile scriverne. Non vorrei essere inadeguato e incompleto e perciò potrebbero presentarsi nuovi interventi di correzione o di aggiunta. Insieme alla teoria dell’equilibrista, fin’ora non ho ancora assistito a una smentita ma chiaramente non esiste una dimostrazione rigorosa. Perciò chiamarlo “teorema” sarebbe stato eccessivo. Ad ogni modo presto spiego perché ha questo bizzarro nome.
Un budino perfetto dovrebbe avere quella consistenza tipica di un budino. Innanzitutto per definizione. Quindi non dovrebbe essere liquido e non dovrebbe essere solido, qualche grumo non ne rovinerebbe il sapore che come tutti riconosciamo è favoloso. Non conta che sia nero o bianco, l’importante è che sia duro e dolce insieme, in equilibrio al punto giusto.
E’ così che dovremmo essere, come il budino di mia mamma. In ogni situazione dovunque ci si trovi qualsiasi sia la persona che ci si ritrovi davanti. Bisognerebbe essere fatti della stessa ricetta ma avere caratteristiche mutevoli. La canna (quella da fiume) potrebbe essere un buon esempio per capire tale Pudding theory. E’ altezzosa e fiera quando il fiume l’accarezza, pieghevole e malleabile quando le acque vogliono spezzarla. Adesso tutti sappiamo che perfino i ponti lunghi chilometri non sono fatti esclusivamente di cemento armato, materiale che sembra essere apparentemente il più adatto ai carichi che gravano su tale struttura. Ogni bravo ingegnere sa che agenti climatici, frequenza di risonanza e altri criptici fenomeni possono spezzarlo come se fosse un ramoscello. Il segreto delle case antisismiche è che sanno vibrare insieme al terremoto quando esso le scuote. Quelle che restano rigide cadono rovinosamente, quelle che s’adeguano restano su. L’acciaio sa piegarsi alla forza del fuoco, il rame sa allungarsi a dismisura se posto in determinati condizioni.
Bisogna essere elastici, copio dalla treccani 

Proprietà dei corpi di subire, sotto l’azione di determinate sollecitazioni, deformazioni che scompaiono, più o meno completamente, al cessare delle sollecitazioni.

Bisogna sapersi adeguare alle situazioni. Cambiare quando lo richiedono le circostanze, piegarsi per non spezzarsi. Ma esattamente come il budino mantenere la propria forma, avere un cuore soltanto: è necessario per non essere affetto da quella malattia chiamata pazzia. Gli occhi sono sempre gli stessi, il cervello non cambia. Ma nessuno mai si sognerebbe di mostrare le proprie debolezze in Stazione Centrale come lo farebbe vicino alla persona amata. Nessuno parlerebbe in un colloquio di lavoro come lo farebbe con gli amici al bar. E’ per via della teoria del budino, o forse potremmo anche chiamarlo buon senso. A irrigidirsi ci si rompe, a impuntarsi si rischia di cadere con la faccia nel fango.
La Teoria del Budino proprio – come la preparazione del budino stesso – è di difficile realizzazione pratica. Si rischia sempre di piegarsi troppo o di non cedere abbastanza corda. E così è necessario adottare continue correzioni. Smettere di dire la parola pisciare perché è diventata grezza, imparare a parlare in siciliano perché sennò non puoi capire cosa ti stanno dicendo, parlare di Step&Bebi, montare un video con Gabriel di Lamb, dire che sei molto pentito e che non lo farai più. Sono tutti ondeggiamenti del budino che ognuno di noi è. Qualcuno ondeggia troppo e viene a ragione definito lunatico voltagabbana e paraculo. Altri sembrano un semifreddo e finisce che si sciolgono. Ed è un peccato.
Bisognerebbe continuare a cercare la giusta dose d’amido, ma impegnandosi a restare se stessi. In fondo una casa antisismica è sempre una casa con quattro mura, il ponte elastico svolge sempre la sua importante funzione di collegamento.
Io credo d’aver capito come funziona questa fantomatica teoria.Qualche volta mi capita di sbagliare le dosi perché ogni situazione è diversa e bisogna andarci “ad occhio”. Ma non dovrei essere proprio malaccio: a volte esagero, ondeggio un po’ troppo. Ma una volta che hai capito dove è l’errore “basta” sistemarlo. A volte si può tornare indietro, altre si è costretti a tenere gli occhi puntati su quello che verrà perché a guardare indietro ci si scotta di continuo.
E un budino bruciato fa schifo.
E io non voglio fare schifo.

Pudding theory – Prologo

E’ successo un altro fatto importante. Duli era al mio pc e leggeva il mio passato su un file testo. Io ero andato un attimo a fare il bisogno rapido. Così sento lei che leggendo ad alta voce commenta “Step e Bebi, BUM questa è proprio grossa…”

Io dal bagno ho cercato di abbozzare una risposta ma la evidente condizione psico-fisica in cui mi trovavo mi ha costretto a poter soltanto pensare che era giunto il momento giusto per sganciare la bomba, per esporre l’annunciata atomica teoria del budino
Ma adesso è tardi, mi riservo la notte per raccogliere i pensieri.

Ora so che ogni uomo trova la sua dannazione 
Un rettile può cambiar pelle ma non cambia il cuore”
 

                                                                                                 ♪♪♫

Io sto dicendo una cosa mia…

Ok lo so lo so è tardo. E lo so che ho scritto un post solo qualche ora fa. Ma ho bisogno di scrivere. Il letto è qua accanto a me, il sonno sopra di me, ma devo scrivere. Se adesso fossi in mezzo all’acqua starei nuotando disperatamente per arrivare a toccare l’altra parete. Ma sono su una sedia e sbatto nervosamente questi diti da cui fuoriesce ciò che non voglio. Un po’ come quegli insetti nel “Il Miglio Verde”, così lo immagino io.
Parto con la serie di eventi che sento di scrivere, non hanno una particolare importanza, il loro ordine è piuttosto casuale e probabilmente sono assolutamente noiosi. Ma questo blog  è stato chiaro fin dal primo post, parla di me di come sono fatto di cosa mi succede. E’ una speciale interpretazione di ciò che ho appena letto su facebook da una persona: “When anger rises, think of the consequences”
Stasera sono andato al cinema, è successo un episodio carino. Basta poco per sorridere, non è vero?
Al cinema mentre scorrevano le immagini per la prima volta ho realizzato di essere sereno.
A casa quando sono tornato dal cinema mi sono però accorto che tengo ancora con lo sputo.
Come una foglia d’autunno. Bella bellissima ma un colpo di vento la butta giù. E ci vuole poco a passare dall’altezza di un albero secolare all’umiliazione di una suola di scarpa.
Vorrei essere in Sergio proprio in questo momento, ma so che è sbagliato desiderare di essere qualcos’altro. Devo vedere il lato comico della lunga distanza, vedere quello che si ha vicino i piedi è facile ci riescono tutti.
Ripasso le tappe della mia vita: andare in Canada, tornare migliore e con conoscenze amplificate. Scriversi ad una specialistica e ritornare all’estero per continuare il percorso di ampliamento delle mie possibilità. Poi iniziare con l’umiltà, proseguire con l’umiltà e infine trovare un lavoro che mi riempe di soldi. Con la stessa umiltà. Soddisfare i miei sogni da bambino, poi quelli di adolescente e infine quelli da adulto. Diventare qualcuno, far ricredere gente come l’ispettore Sammito, far mangiare le carne sotto le unghie a chi mi ha fatto del male.
Nel frattempo continuerò a cercare di pescare la carta giusta nel grande mazzo degli imprevisti. O delle probabilità che siano. Sperando che la salute rimanga a farmi compagnia.

La vita non è una tragedia in primo piano, ma una commedia in campo lungo.

E’ appena successo questo fatto. Ero a Parigi (è una metafora) e squilla al telefono. E che palle, mi alzo e vado a rispondere. E’ un numero strano, sono quelli di wired. E che palle, “le offriamo un rinnovo – il suo abbonamento sta scadendo – le regaliamo pure una maglietta perché ci segue sin dall’inizio – solo per lei uno sconto del 60% – altre leccate di culo varie ed eventuali.
Lo interrompo nel bel mezzo del suo messaggio quasi automatizzato sa, non rinnoverò l’abbonamento…molto presto [ma perché non ho detto prestissimo?] andrò all’estero e quindi non avrò un recapito dove farmi consegnare la rivista. E non avrò il tempo di leggerla. Ah ok ho capito, allora la ringrazio e sinceri auguri di buon viaggio. Grazie a lei, arrivederci[ma se non ci siamo mai visti…].
Chissà cosa fanno le persone quando le chiamo al telefono, sarà successo a qualcuno che ho chiamato di trovarsi nelle mie condizioni. Spero che non inventeranno mai i telefoni che diffondono gli odori.
Ad ogni modo oggi ha chiamato di nuovo il politecnico. E’ in vena di darmi dei soldi per ora, mi hanno offerto una nuova collaborazione di circa quaranta ore che porterebbero a sessanta delle centocinquanta ore che posso svolgere in un anno accademico. Questa volta dovrò distribuire dei moduli per l’Osservatorio della Didattica. Che poi è un modo fico per dire che è come gli studenti possono finalmente valutare i loro professori.
Quando ho staccato dalla chiamata, la prima cosa che ho pensato a come poter introdurre questa collaborazione nel mio résumé che dovrò allegare al modulo d’iscrizione della scuola del Canada.
Canada: adesso si va sul concreto. Sto compilando i moduli, impegno che mi terrà occupato per il fine settimana. Molto presto (o prestissimo che dir si voglia) dovrò sborsare il danaro, che è un attività che non mi riesce molto bene. C’ho quell’ansia da senzatetto, di quella persona che ha appena la moneta per sfamarsi e che deve scegliere bene fra i cibi che più lo sazieranno. Ad ogni modo ieri ho fatto 35€ di spesa, stasera andrò al cinema e probabilmente comprerò un paio di cuffie come auto-regalo. E poi basta, stiamo rientrando in periodo d’esame e quindi le mie finanze cresceranno proporzionalmente col diminuire del tempo libero.
Col telefono ho ancora un rapporto difficile, l’altra notte ho dovuto spegnerlo per evitare che facessi minchiate. E lei di tutta risposta non ha suonato la mattina, quando c’era da svegliarmi.
Ho deciso che sarà questo il blog che mi seguirà in Canada, non ne farò uno nuovo. Ser Sergio m’ha aiutato nel decidere, diciamo pure che m’ha detto o così o niente. Cambierò qualcosa nella grafica, forse nel titolo. E vedrò di archiviare in una sorte di package i post ante-Canada.
Ho deciso che voglio farmi i capelli come due anni fa, sento che è l’ultima possibilità prima che inizieranno a fare la fine delle gocce d’acqua in prossimità delle famose Niagara Falls (tanto per rimanere in tema).
In piscina va sempre meglio, se trascuriamo il fatto che ho un po’ i postumi di un crampo da ultima vasca. Ho imparato a respirare correttamente, lo spero almeno, e adesso recupero prima il fiato. Sento sempre più forza dappertutto e mi sento sempre meglio quando esco dalla piscina per tornare a casa.
Lo sport è una cosa meravigliosa, lo avevo scordato.
La vita è una cosa meravigliosa, spero di non dimenticarlo. E poi mi sa che sta tornando la febbre, perciò ho bisogno di karma positivo.
Karma positivo, quello che ti fa prendere il 33 senza anni di attesa, e poi che fa trovarmi l’ascensore al mio piano e che fa apparire l’Alba quando più ce n’è bisogno.

La frase nel titolo è di Sir Charles Spencer Chaplin, 122° anniversario della sua nascita.

Il pacco di pasqua [Aggiornato al 14 Aprile]

Questo post è per la mamma che mi deve spedire il pacco di pasqua.
Cose che vorrei trovare dentro il pacco:

  • Mandorle tostate. C’ho voglia di mandorle tostate, qua se ne trovano ma in sacchetti piccoli piccoli e cari cari;
  • Quattro-Cinque tavole di cioccolato modicano per me, che li ho finiti;
  • Poi un’altra cosa: avevo promesso a una signora della mensa che le avrei portato qualcosa. Mò scuddai, potresti metterci un pacchettino di ‘mpanatiddghi o di torroni o di cioccolata? Di qualsiasi cosa, ma ‘na cosa che costa poco.
  • Biscotti. Attenzione però: non i Mellin nè i Pan di stelle. Vorrei quei biscotti che non si trovano qua (per esempio hai presente quella specie di squisiti ma più fini?), e che durano tanto. Gli ‘mpanatiddghi sono graditi ma solo se non ti costa troppo tempo prepararli. Nun mi mannari i mustazzola cà nun mi piaciunu, sui tipi ci concordiamo per telefono…meglio và…;
  • Due pani di casa mandali. Di quelli di Scicli, così anche se passano 3-4 giorni prima che arriva il pacco non diventano troppo duri (ma la signora del forno il pane lo fa cò cruscenti?);
  • Vedi se quello delle lentine ti dice che riesce a dartele prima di venerdì: in caso di risposta positiva vorrei un pacco di giornaliere, in caso negativo le compro qua a Milano; 
  • Il passaporto. Non so quanto sia sicuro spedirlo con le poste, ma forse potrebbe servirmi al consolato. Quindi mandalo, in caso il pacco lo assicurate;
  • Ti ricordi quello sciroppo di..che era limone? Quello che facevi nella casa vecchia e che doveva essere diluito? Si può mandare o si fa brutto?
  • Ah, nel mio armadio ci dovrebbe essere un giubbotto estivo blu. Non quello di Navigare, un altro: lo riconosci perché ha la cerniera rotta ma tanto ci sono i bottoni e si ciuri ‘u stissu;
  • Solo se ti ricordi com’è fatto: le piastrine del Vape. In fondo c’è la diapositiva ad ogni modo;
  • Se ne hai la possibilità, mi compri un profumo di quelli tarocchi al mercato? Deve essere tintu, profumato e cà costa picca;
  • Gli integratori. Vedi che dice il dottore, in caso prendi quelli che m’ha dato papà quest’estate.
  • Formaggio di quello economico ma che assomiglia al grana padano.
Se mi viene qualcos’altro in mente lo scrivo qua. Grazie.

E perché perché…?

Perché quando si piange gli occhi sono caldi?
Perché quando ci abbracciamo si ha caldo?
Perché i mesi più belli dell’anno sono i mesi più caldi?
Perché per riprenderci abbiamo bisogno di un cibo caldo?
Perché il latte della mamma è caldo?
Perché quando si vedono quegli occhi si ha caldo dappertutto?
Perché qualsiasi elemento che si muove è caldo?
Perché le nostre guance diventano calde quando ci emozioniamo?
Perché quando dormiamo dobbiamo stare al caldo?
Perché l’ansia ci rende le mani calde?
Perché il nostro sangue è caldo?
Perché qualsiasi fonte di luce è calda?

Perché perfino il respiro è caldo?
Perché sotto terra è così caldo?

Perché sono nato in un giorno così caldo?
Perché la vita inizia col caldo e termina col freddo?