Archivi del mese: maggio 2011

Mio padre

C’è una sensazione che non ho mai più provato
Non abito più lì da sempre
Ho avuto una vita
Altrove
E’ solo una stupida villetta con uno sputo di giardino,
ma sarà la prima cosa che comprerò
Quando sarò ricco.
♫♪
Oggi è il 31 Maggio. E’ il compleanno di mio padre, non l’ho mai dimenticato per un fatto curioso. Nacque in casa, come si usava cinquantadue anni fa. Ed era una domenica, così la sua nascita fu dichiarata all’anagrafe solo il giorno dopo, il primo Giugno. Lui per il mondo è nato il primo di Giugno. Gli ho mandato un augurio di buon compleanno, come si fa tra persone educate. 

E’ tutto oggi che penso a questa cosa, e mi sono svegliato alle sette. Il regalo più grosso che gli farò è scrivere qui un ricordo felice che ho di lui. Solo che questo post non lo leggerà mai. Ma ci sono delle cose che io non ho mai capito di lui per cui va bene così.
Non ho saputo scegliere quale sia il ricordo più felice. Ricordo una volta quando con una tuta da macchino era sdraiato sotto la sua macchina, una Citroen BX azzurro cielo. Stava aggiustando qualcosa e io da buon figlio maschio cercavo di capire cosa stesse facendo. E anche se avevo una paura matta che l’auto rialzata su dei ceppi di legno mi cascasse tutta in faccia, a fatica, riuscì a sdraiarmi accanto a lui. Gli chiedevo cosa stava facendo, cosa stava toccando ma lui non mi rispondeva. Io avevo sempre timore di infastidirlo, di risultare scortese ai suoi occhi. Così quando non rispondeva alle mie domande dopo un po’ tacevo e rimanevo semplicemente a guardare.
Un altro ricordo che ho di lui risale al periodo delle elementari. Fece da guida turistica in una gita organizzata dalle maestre fra le grotte di una contrada del mio paese. Tutti gli altri bambini stavano a guardare lui, e anche se la sua dialettica non era raffinata come quella delle persone in televisione, io ero orgoglioso di lui. Volevo dire bambino per bambino che quello che spiegava era mio padre e ci tenevo particolarmente a farglielo capire.
Questi ricordi mi mettono tristezza.
Voglio soltanto andare via.
Vorrei ricominciare da capo.
Ma il massimo che posso fare è ricomprare la casa da bambino, la stupida villetta con uno sputo di giardino.

[La citazione iniziale è tratta da questa canzone degli Afterhours. La canzone ascoltabile cliccando sulle note invece è la sua canzone, gli piaceva tanto e mi piace tanto]

Di questi giorni silenziosi

In questi giorni scrivo moltissimo. Non sul blog, su un programma che permette di creare cose di questo genere.

Clicca qui per vedere a tutto schermo

Pur essendo pressato dalla consegna sempre troppo vicina mi diverto molto a far funzionare il codice. Sono estasiato dall’eleganza e della assoluta perfezione che richiede un linguaggio di programmazione affinché esso funzioni. E non ci sono stati di incertezza: o va o ti si pianta. Perciò per adesso non faccio che questo.
Adesso sto a scrivere qui sul blog nuovamente per un motivo particolare. Per la gente che legge. Il blog lo legge la gente, anche gli sconosciuti. La maggior parte dei lettori li conosco perché ho scambiato parti della mia vita con parti delle loro e l’operazione è sempre andata a buon fine. Alcuni mi leggono perché sono incuriositi dai fatti miei. Potrei essere tacciato di esibizionismo effettivamente, chissà se l’avere un account su blogger.com deriva da  una repressa eccitazione sessuale per il voyeurismo. Queste cose io non le posso sapere. Ad ogni modo più gente legge più sono istigato a scrivere. Ovviamente la presenza di visitatori non è  una condizione né necessaria né sufficiente al mio scrivere un blog, ma senza scadere in trappole logiche, se la gente legge (e apprezza = commenta) a me piace.
Ho raggiunto un insperato e improvviso periodo di serenità estrema. Ho avanzato la giustificazione che fosse per via del progetto che mi sta sottraendo ogni briciola di tempo libero, prima destinato alla produzione della scenografia di scontati film mentali.
Sì, mi rendo conto che questa giustificazione è un po’ debole. Forse, come dicevamo col mio amico di dinosauro (Sergiuz), l'”intelligenza” può semplificare le cose. Alcune cose non sono del tutto semplici, sono pregne di dolore come un pan di stelle nel latte alle otto di mattina. Ma se davvero una cosa c’è, ciò che ci distingue dalle mere bestie non è l’istinto (di cui siamo colmi fino all’ultimo bulbo che abbiamo in testa) ma la nostra abilità nel semplificare cose difficili, nel trasformare i problemi e farli diventare a noi familiari.
A dire il vero c’è un’altra cosa che gli uomini fanno e le bestie no. Gli uomini (e pare anche i bonobo) fanno sesso per piacere, per saldare un legame o per saldare dei debiti: procreare è lo scopo più nobile, non l’unico. Ma la stessa chiesa che ha impiegato quattrocento anni a scusarsi con chi aveva compreso la perfetta magia che si cela dietro l’alba e il tramonto può mica essere tanto moderna da includere fra gli atteggiamenti umani il sesso non destinato alla procreazione? Fortuna che la gente se ne fotte e fotte. O per meglio dire, futti futti cà diu pidduna a tutti (futtiri significa anche fregare).
Mi sono preso una pausa col Canada. Per rigore morale voglio prima capire come minchiazza funziona questa storia del visto. In realtà temporeggio, non c’ho voglia di sborsare tutti quei dollari canadesi. Che poi essendo scritti in dollari sembrano tantissimi, già che sono abbastanza.
Per racimolarli sono stato piegato sulle ginocchia per dieci ore al giorno, raccogliendo frutti che avevo fatto cadere dagli alberi nelle dieci ore del giorno precedente. Dopo dieci giorni ero con la schiena a pezzi, che faceva pendant con il core. Poi ho lavorato la notte di natale, quella di capodanno, quella della befana e tutti i fine settimana del periodo natalizio in una discoteca per gente adulta, ho collaborato con tutto quel che il politecnico mi offriva come 150 ore (tranne spiegare le differenziali a quella matricola…), ho fatto il pagliaccio durante una manifestazione locale e lavori saltuari come delivery boy. E tutto questo basta giusto giusto a pagarmi le spese della scuola. Adesso resta da guadagnare il gruzzolo che farà da base per la esosa vita oltreoceano. Ma per quello c’è tutta Agosto Settembre e metà Ottobre, sempre che non riesca a prendere quest’ultimi 25 crediti e quindi laurearmi in tempo.
L’email che è arrivata mentre scrivevo non è il miglior modo per diffondere l’ottimismo a riguardo, ma come c’è scritto nel mio muro…devo pur fregarmi per rialzarmi. C’ho sto vizio.

Canada ++;

Aspettando il post sull’architettura albanese e quello sulla voce di duli ne facciamo uno veloce veloce sul Canada.  Ieri ho finalmente inviato ciò che mancava per fare il grande passo avanti che mi porterà ad approdare nel paese dell’hockey. Ho ultimato in due giorni la traduzione della mia stessa lettera di motivazione, ho rinominato il file nel più figo “Cover Letter” e l’ho spedito per email. Dopo un’ora passata a guardare Machete in HD arriva la risposta dalla persona che mi segue personalmente, Coleen.

Thank you so much for sending your resume and cover letter.  They look great! 

Wow! Ci passiru spacchiusi! Le sono sembrate belle. Ok, mi rendo conto che è una frase di circostanza, che i miei documenti erano un’abile scopiazzatura del materiale presente in rete…ma diciamo che una volta che l’ha detto è meglio.
Payment can be made by bank or wire transfer (our bank details are listed on the bottom of your invoice) or by credit card (Visa or MasterCard) using the attached credit card authorization form. 
Discorso soldi: non ci girano troppo alla larga. Bonifico Bancario, by bank ma non capisco che differenza ci sia col bonifico… o carta di credito usando il fantomatico e molto formale “modulo di autorizzazione credit-cardoso. Nell’email successiva in qui gli chiedevo se potessi inviare questo modulo per email invece che per fax mi sono scordato in quale numero di carta di credito avrei dovuto fare il trasferimento di soldi. Perciò ora mi pare brutto fare la figura del nabbo ed allora vado di Wire Transfer.

In allegato alla email ci stava pure un bellino resoconto di quel che devo sborsare; la voce più spettacolare non è quella a quattro cifre ma una con un meno davanti: 2011-2012 Italy Promotion.
A leggerlo ho pensato, ecco il primo privilegio nell’essere italiani…c’ho pure una promozione interamente dedicata a me, che ho il merito di essere nato nel bel paese da cui ora scappo. E loro mi stanno invogliando ad andare da loro che sono sì una delle nazioni (se non la prima) dove la qualità della vita è al top ma che non possono farsi vanto del passato come noi italiani. Il passato, appunto. Talvolta è così bello che devi scordartelo, per poter apprezzare quel che c’hai.
Once we receive payment of your fees, I will send your letter of acceptance and COOP Visa Support letter for you to bring to Embassy to apply for your Study and wok permits.

Da qui si ricomincia con la burocrazia. Sul sito dell’ambasciata canadese si dice che in Italia ci sia esclusivamente a Roma. Ce n’era una a Milano ma è stata chiusa nel 2007. Recentemente ho trovato una sede a Padova, ma anche lì il sito da cui proviene l’informazione non viene aggiornata dal 2009. Posso avviare la procedura online e ci vogliono circa 48h, o tramite posta tradizionale e si impegneranno a soddisfare la tua richiesta in una decina di giorni. Non ho ancora deciso quale strada intraprendere ma ho la fottuta paura di sbagliare qualche segno da qualche parte e vedermi rifiutato il mistico visto.

Questo il programma dei giorni a seguire.
Domani dovrei andare in banca e fare il versamento, in serata invierò la ricevuta per email quando in Canada sarà ancora mattina, è figa sta cosa…il giorno italo-canadese dura circa diciotto ore. Appena stacco chiamo l’ufficio di Padova, per vedere se esistono ancora o se come propone Sergio mi risponde un bel maschione che mi comunica che accetta solo sotto i 25 anni e solo sopra i 20 cm.
BNG: Oggi mamma e mio fratello partono per Ancona. Primi veri test per mio fratello che vorrebbe entrare nella scuola militare. Nessuna pedata ma tanta pedalata.

Il parco Lambro

Parlavo di dio. Ecco a proposito – non c’entra niente – se dio esiste di sicuro la bici è opera sua. Se dio non esiste è un problema. Non potrei sapere chi ha inventato la bici.
Oggi dopo lezione, dopo tre ore di codice su quella che rappresenta la mia tesi col mio amico Sergio l’anguilla, ho posto il culo sul sellino e mi sono gettato nel misteriosissimo gioco d’equilibrio che è l’andare in bici. Poi io impenno pure, drifto e vado senza mani, giusto per far rimbalzare un poco la palla di cui parlavo un post fa. Per colpa di duli che poi s’annoia a risentirla ancora una volta, salto il racconto di come ho imparato ad andare in bici. In caso vorreste saperne di più chiedete pure a lei, mi raccomando si scrive duli non “dulietta”.

Insomma oggi Sergiuz mi voleva portare in questo parco che ho scoperto essere davvero molto bello. Forse il più bello di quelli che ho visto dentro Milano, parco Lambro lo chiamano. Addirittura ci sono pure le salite che è una cosa rara a Milano. I milanesi, tentando di sopperire alle mancate differenze di altitudine, sono arrivati pure ad ammucchiare tutta l’immondizia che si trovavano a portata di mano e le macerie della seconda guerra mondiale in un unico posto. Poi c’han fatto crescere su l’erba e un boschetto. E l’han chiamato monte Stella. Monte? Son fatti così, lo sappiamo…

Il posto è davvero bello, a saperlo primo. Il parco non è recintato perciò bisogna andarci di giorno, non perché chiuda ma perché la notte immagino che si trasformi in un parco “divertimento”. L’acqua che in queste immagini sembra spettacolare è in realtà parecchio sporca. Si tratta del fiume Lambro, saltato sulle pagine di cronaca qualche mese fa per un caso di inquinamento piuttosto serio. Ma anche così non scherza, se i moscerini si ammazzavano per potersi posare sull’acqua questo non è proprio un buon segnale. Comunque mi basta il rumore dell’acqua per apprezzare un posto, perciò ben venga il Lambro, anche se stra inquinato. Di moscerini ce n’è così tanti che uno rischia di saziarsi camminando a bocca aperta. In pochi minuti di giri all’interno del barco mi sentivo gli occhi colmi di insetti, le narici ostruite e qualcosa pizzicava la gola. Ma sorprendentemente ho avuto l’impressione che fosse un posto molto romantico, che strano un posto romantico a milano che strano innamorarsi a Milano. Che poi questa città non è che sia così schifosa. Più s’avvicina il giorno che la lascerò e più pare garbata, sarà che alla fine Pisa.pia ha vinto al ballottaggio? (ndr. è una profezia) o sarà che qualche volta esco di casa?

Adesso vi dico la cosa fica di questo post. In tutto questo giro abbiamo portato con noi il cellulare intelligente e un gps bluetooth. Un programma apposito ha tracciato per noi una quantità di statistiche enormi, che a noi ingegneri ci fanno godere da matti (pure a duli, SCOOP fra qualche giorno sentirete la sua voce qua sul blog…). Per esempio sappiamo che abbiamo consumato 520kcal (non so come l’ha calcolato e se è un dato plausibile), mantenuto una media orario di 11km/h (ma c’è da dire che ci siamo fermati spesso per sputare i moscerini e che abbiamo “scalato” il monte del parco), percorso quasi 10km e raggiunto la stratosferica altezza massima di 213 metri s.l.m.. Ma la cosa fica è che ha tenuto traccia esattamente dai posti che abbiamo attraversato, mostrando una linea in una mappa stile google maps. E accanto c’è un grafico ancora più fico che mette in relazione l’altezza rispetto al livello del mare e la velocità. E passandoci sopra col mouse si vede in che punto della mappa sono state rilevate quelle informazioni. Bisogna vederlo per crederci. Ecco qui il link: http://bit.ly/l8lpmX.
Andare in bici è favoloso. Se non fosse per quei moscerini che mi si sono attaccati sui polpacci e su tutte le braccia. Ma almeno per questa settimana c’ho una scusa per farmi una doccia.
Scherzo.
Non troppo.

Vaneggiamenti di un giovedì notte diventato un venerdì

Oggi è un giorno di scoramento. E porca troia, sbaglierò i congiuntivi uno si e l’altro pure ma so che cosa vuol dire scoramento. E ne faccio un uso inteliggente ( o intelligente che dir si voglia). L’ondata d’entusiasmo insensata come ogni cosa è terminata e adesso è sopraggiunta la normale paura di fronte alla montagna troppo alta ( o isola troppo vasta, per chi sa). Siccome la mia vita è simile al moto di una palla pazza e io non metto di certo un freno a questo sballottamento, sempre oggi è capitato pure che andassi a rileggere un post felice. Felice quando lo scrivevo ma adesso che l’ho letto di felice conservavo soltanto il ricordo. Vabbò, siccome ero scoraggiato questo pomeriggio mi sono visto un film horror al posto del tradizionale studiacchiare. E poi ho finalmente scritto la lettera d’accompagnamento. Adesso fa ancora abbastanza schifo, c’è un pericoloso crogiolo (e adesso ho proprio fatto l’amplein) di linguaggi e modi di dire. Ma domani o al più sabato, giuro, diventerà interamente in inglese aulico. E poi il mio amico pakistano Hassan gli darà un occhio.
Ci mancava solo che mi ascoltassi Cinque Giorni di Zarrillo (a proposito, io e Sergio siamo gli unici che invece di interpretare la canzone nel modo convenzionale – cantando – abbiamo contato quante lacrime al giorno perdeva il tipo…).
Invece volevo pure scrivere questa cosa. Quando facevo Fisica1 ricordo che ebbi una diatriba col docente sulla impossibilità di effettuare una misura precisa. Effettivamente la cosa è vera. Se miglioriamo continuamente la granularità delle misurazioni offertaci dal nostro strumento di misura otterremo una misura sempre più precisa (ovvio). Teoricamente il discorso potrebbe continuare all’infinito ma appare a tutti evidente che un tavolo debba avere una dimensione finita. Forse incalcolabile, ma pur sempre finita. Il prof. calvo rispose che se ci spingessimo sufficientemente oltre potremmo osservare la vibrazione dell’ultima molecola dell’estremo del tavolo. E continuando a penetrare nella materia diventerebbe impossibile misurarne la pur continuamente variabile posizione dell’atomo senza alternarne il moto.
Poi oggi ho iniziato a leggere la voce sulla teoria dei multiversi. Alla sottovoce “Teoria delle stringhe e superstringhe”. E recita così: Il costituente primo della materia sono stringhe di energia che vibrano ad una determinata frequenza o lunghezza d’onda caratteristica, e che si aggregano a formare particelle.

Secondo questa teoria che tra l’altro riscuote grande plauso fra la comunità scientifica la materia è un pezzo d’energia che un pochetto vibra con un movimento sempre uguale, poi s’attacca ad un’altra stringa che vibra anch’essa e così via. E ho pensato.
Tutto questo attaccarsi di stringhe (che io personalmente immagino come lacci di scarpe) genera gli atomi, che costituiranno il tavolo di prima e anche l’essere umano. Poi queste cose vibranti generano l’intero mondo e il mio stesso pensiero. Il mio cervello è tutta fatto di cose energiche che vibrano. E il dolore e l’amore, la paura e l’orgasmo sono tutte composte da quelle cose che scodinzolano come code di folli cani.
Cazzo, io quando sono molto triste non ho mai pensato che fosse per colpa di qualche sostanza distribuita da qualcosa all’interno della mia calotta cranica che è fatta da cose come i lacci delle scarpe che s’ingarbugliano in modi assurdi. Io sono triste e basta, altre volte invece sono molto euforico. E basta. Ma non penso mai alle stringhe.
Poi la gente si stupisce perché ci sono così pochi atei in giro. Credere in dio, vista così, è una sciocchezza. Adesso sì che è naturale crederci, è la spiegazione più breve e razionale: ci ha fatti, poi ha messo i sentimenti dentro di noi e questi poi girano per il corpo e quando colpiscono le zone sensibili si fanno sentire. 
Su questo ci devo ancora pensare bene, per adesso concediamogli una possibilità.
BNG: Oggi i tipi delle dailies (quelli delle lentine) m’hanno regalato un paio di lentine giornaliere e pure un buono di 10€ per un pacco di lentine. Se non è una buona notizia questa…

…però la vita, che gran cosa è!

Le cose procedono. Fronte università ho finalmente iniziato a scrivere codice a pieno ritmo. Sono nella fase ottimistica e per adesso me la godo. C’è ancora qualche lacuna su come proseguirà questo semestre ma anche questo è normale. 
Fronte Canada nel fine settimana (che poi sarebbe o stasera o domani sera) devo abbozzare la lettera di motivazione, quantomeno in italiano. Nell’ultima email mi han fatto sapere cosa vogliono che scriva.

[…] it is most important that you tell us a bit the types of jobs and/or companies you’d like to work in (for example, do you hope to work for a large brand-name store, or a smaller locally owned business).

Vogliono sapere un pochetto che tipi di lavoro vorrei fare e se voglio lavorare per un negozio potente o in una putia). Ovviamente non posso dire che ho scelto il programma studio-lavoro principalmente per poter ammortizzare le spese della stessa scuola. Non so come la prenderebbero. Ma a inventare balle ragionate me la cavo, devo solo racimolare la voglia, da qualche parte si sarà nascosta. Puttana (parolaccia a caso).
Fronte vita va meglio di come io avrei previsto. Peggio di come vorrei, ma perché mi mantengo sempre un sottile margine per continuare a Desiderare.
Ieri sono stato al duomo. Ci stava Pisa.pia che diceva le sue quattro stronzate copiate dalla maggioranza (siamo il vero partito dell’amore, fermiamo il killeraggio mediatico, riprendiamoci la libertà, l’urgenza dell’adesso è in noi questa volta vinceremo noi, quelli la cultura non sanno neanche cos’è). Poi la gente si domanda perché nonostante la politica filo xenofoba e (soprattutto) separatista la gente vota Lega Nord. Perché quando Pisa.pia diceva che adesso c’ha un’urgenza, Bossi mussu stuottu faceva promettere alla Letizia di riparare le strade. Oddio dicono tutti minciati, minciati cù l’uossi aruci, ma quantomeno alcune si capiscono. Vuoi mettere?
Ieri sono stato al duomo. Dopo Pisa.pia ci stava Vecchioni. Io per lui sono andato al duomo. Di Vecchioni il primo ricordo che ho è io che canto “Dove” riprodotta da un lettore cd di quelli portatili mentre scalavo in bici una salita davvero pendente. Un altro ricordo è quando lo ascoltavo in scooter, in un giorno di pioggia. Mentre mi ammazzavo per superare un autobus su cui c’era una ragazza che mi piaceva. Andavo davanti casa sua prima che lei vi entrasse, la guardavo entrare e poi me ne tornavo a casa mia. Erano una ventina di chilometri andata e ritorno, e per sopperire alla minchiata che facevo ogni giorno ascoltavo Euridice.
E adesso insieme a questi ricordi c’è pure quello di ieri sera. Fra l’altro ricorderò di esserci andato con due amici, uno mi pare fosse romano. Chissà adesso cosa staranno facendo, se hanno superato i loro problemi o se si sono laureati come pensavano. 
E anche se adesso questi possono sembrare giorni difficili o pieni di curve in salita un giorno li ricorderò con nostalgia, quant’ero giovane quant’ero sbadato quant’ero diverso.
Durante la serata di ieri di canzone che ne conoscevo ne ha fatte pochine. Oltre a quella che m’ha dedicato (Sogna Ragazzo Sogna) e la sempreverde Samarcanda ha fatto in totale altre cinque sei canzoni. Poi a un certo punto è accaduto il miracolo. Di cui abbiamo una esclusiva testimonianza di un lettore che preferisce restare anonimo. Io.  


Questa canzone mi fa venire i brividi ogni volta, tutti i peli delle braccia si mettono in piedi e sento freddo. Ma era una giornata ventosa, può esser anche quello.

Poi c’è un’altra canzone, che per l’occasione ho cantato con Roberto. Io l’ho sempre cantato da solo, o in stanza o in bici. Ma adesso con la scusa del trambusto l’abbiamo cantata insieme. Chiaramente la scelta della canzone non è casuale, niente lo è.

Passano via così come acquiloni, 
corrono dietro un vento che non c’è: 
vincono a sogni, perdono a emozioni 
le mie ragazze, 
proprio come me; 
una me la ricordo più di tutte: 
che strano, è proprio quella che non c’è; 
manca una luce sola questa notte; 
però la vita, che gran cosa è!

Ora che ho perso la vista ci vedo di più…

♫♪ (E’ abbastanza consigliato ascoltare della buona musica durante la lettura)
In fin dei conti è l’unica cosa che ci rende meno bestie: il parlare. Lo facciamo solo noi umani. Talvolta c’è da vergognarsi a sentire come viene usato questo dono, altre volte dovremmo renderci conto di quanto sia vitale. Sono state le parole che mi hanno condotto in questo stato d’animo che barcolla pericolosamente ma che potrebbe finalmente aver capito. Ha capito che è molto facile rompere il silenzio, che sbraitare lo è ancora di più. Che incrinare uno specchio, frantumare una foglia secca o bagnarsi in un giorno d’inverno sono eventi molto frequenti.
Ma se è vero che non mi spiego come due pezzi di puzzle così diversi si siano potuti intrecciare, sebbene non per sempre, ho capito infine che grazie alla grande virtù che noi abbiamo – la parola – riusciremo a non perderci fra tutti questi altri pezzi di cui il mondo è composto.
Stavo scrivendo un post sul Canada. Oggi non sono uscito in bici per lasciar calare la tensione e perciò non restava che raccontare dei progressi che giorno dopo giorno il Canada mi offre per distrarmi. Ma poi ho cancellato tutto, perché non stavo scrivendo ciò che gironzola per il cervello. Pensavo al sale.
In fondo è tutto una questione di sale. Alcuni ritengano che ce ne sia troppo e altri ne aggiungano perfino quando non si potrebbe più. La misura giusta non si sa bene qual’è, chissà se davvero esiste una misura giusta uguale per tutti. Penso che forse esista un patto segreto fra il sale e la pietanza, un patto che solo loro conoscono fino in fondo e che a noi, poveri affamati, ci sfuggirà di continuo. E non possiamo che assistere a questo gioco delle parti, provando ad alterare le combinazioni e ad evitare che di sale ce ne sia o troppo o troppo poco. Ma se adesso sto scrivendo è per il sale che è caduto di recente, abbiamo aggiunto un altro pizzico di sale alla nostra minestra. E chissà se ce n’è a sufficienza e chissà per quanto tempo ancora, cum summa Elegantia et Integritate, ne aggiungeremo.
E’ un mondo bellissimo del resto. La mia vita è perfetta anch’essa. Anche che accade quando talvolta mi appare troppo salata o piccante, è davvero difficile ignorare quale sia il loro maledetto patto segreto. Finché avrò minestra la mangerò. E per quanto sale possa esserci, anche se il sale mancherà e non percepirò la sua assenza, mangerò sempre la mia minestra. Per rispetto di chi una minestra non l’ha più, per onore di chi la minestra non l’ha proprio mai assaggiata. Le parole sono il modo migliore per esprimere la nostra presenza e quando sarà il giorno che tornerà a rivivere useremo quel che forse troppo spesso c’è mancato: un po’ di sale in zucca e tante parole per contorno. Una ricetta perfetta.
….E arrivati alla novantanovesima notte il soldato si alzò, si prese la sedia e se ne andò via.

“…senza desideri non c’è bisogno di un diario”

In questo post vorrei parlare di qualcosa di mio. Per non essere monotoni insomma. Due cose principalmente: la potenza dei sogni e il valore delle promesse.
Promesse e sogni sono cinicamente aria fritta. Sono orientati al futuro e il futuro è risaputo, muta più velocemente di quanto si possa immaginare. Ma nel mio caso ci sono delle piccoli ma evidenti eccezioni. Per spiegarmi meglio devo prendere un altro foglio da quella carpetta che contiene i temi della mia scuola media e superiore. Se nel post precedente avevo già quindici anni adesso trascriverò un tema scritto quando avevo ancora dodici anni, ben otto anni fa. Frequentavo l’ultimo anno della scuola media, e come quest’anno, ero destinato a grandi cambiamenti nella mia vita. Vediamo che scrivevo (ovviamente stesse regole: nessuna correzione nella trascrizione).

Traccia
Proiettati nel futuro e immaginati ormai adulto. E’ la sera del 20 Dicembre 2025 e tu, dopo una giornata intensa, ti fermi a riflettere scrivendo il tuo diario, come fai puntualmente tutte le sere da quando avevi dodici anni.

Svolgimento

20/12/2025

Caro Diario,
scusa se è da tanto che non ti scrivo, ma, sai, nel periodo natalizio c’è molto lavoro da fare e come al solito le cose più difficili sono assegnate a me. Oggi ho visitato una ventina di persone che avevano rotto il computer e cercavano di convincermi che si era rotto da solo. Poi al ritorno sono dovuto andare ad Ottawa per una riunione con il presidente francese dell’informatica locale e dopo mi ha offerto il pranzo in un ristorante cinese. Ho “ordinato” solo un bicchiere d’acqua perché i cibi scritti sul menù non erano di mio gradimento. Sono ritornato a Sidney e il mio capo mi ha detto di ritornare a casa. Sulla strada di casa sento un leggero sibilo e poi un botto. In cinque minuti ho montato la ruota di ricambio; così sono stato costretto ad andare dal carrozziere. Finalmente sono arrivato a casa. Mia moglie è in cucina che sta cucinando e mia figlia non è ancora tornata da scuola. Dopo la doccia mia moglie mi dice che quella sera avremo ospiti e che verranno verso le 19:00. Guardo l’orologio e mi sono accorto che sono le 17:00, Mia moglie non ha ancora iniziato a cucinare. Quindi la devo aiutare a cucinare, a tagliare le patate, a sbattere le uova e altri lavori noiosi. Arrive  Mentre  metto nel forno la pasta arriva mia figlia e gli le dico gentilmente di sistemare la stanza sua che come sempre è tutta disordinata. Finalmente arrivano gli ospiti e dopo la cena gli racconto la mia giornata. Ho sgridato tre volte mia figlia perché non voleva mangiare la pasta che in verità non piaceva neanche a me. Ho iniziato a parlare che col con l’avvicinarsi del Natale i bambini che dovrebbero essere più buoni diventano più monelli e inve(qualcosa di incomprensibile, potrebbe essere coprono di richieste) i loro genitori. Tutto questo mi fa pensare a quando ero piccolo io. Ti ricordi quella volta che mi dovevo trasferire e dovevo andare in Canada e la valigia era troppo pesante; allora decisi di lasciare al posto tuo il mio pallone preferito. Oppure quando ricevetti a otto anni per natale una bicicletta troppo alta per me. Allora quando dovevo andare a Milano dovevo prendere il traghetto per passare lo stretto di Messina e invece ora c’è un lungo ponte. Beh!! Ripensandoci ho avuto tutto nella vita da piccolo fino ad ora e penso che come avevo promesso ritornerò a Modica, (questa volta senza prendere il traghetto) e rivedere dopo molti anni la mia citta e prima di tutto mia madre. Penso che questa sia l’ultima pagina di questo diario perché non ho più tempo ma sopratutto perché ho finito i miei sogni ed ho ottenuto tutto e non ho un desiderio e senza desideri non c’è bisogno di un diario

A presto….
Gioele

Canada, informatica e Milano. Lo scrivevo nel 2002.
L’11 settembre del 2008 mi trasferisco definitivamente a Milano, il 15 settembre inizio la mia prima lezione di Ingegneria Informatica. E il 22 ottobre 2011 partirò per il Canada, e andrò ad abitare proprio a Sidney.
Esattamente come sognavo ben nove anni fa. Parlando con una persona mi ha detto che sono proprio determinato! Questo complimento perché l’anno scorso le avevo detto che sarei andato in Canada. E quest’anno ci vado sul serio!! Pff, i sogni di un anno sono da dilettanti(si, dilettanti) ma io c’ho i sogni lungimiranti. Anzi, preferisco prendermi qualche merito in più. Di solito non sogno cazzate e quando ho un sogno lo perseguito. Si, proprio lo perseguito. Perseguito chi si oppone, perseguo ciò che mi sono prefissato. E la cosa potrebbe impegnare dieci anni 180 crediti un viaggio di quasi 10000km (diecimila): tutto ciò non m’importa. Ad un certo punto penso pure che c’ho azzeccato sul ponte di Messina, che sarebbe degno di Nostradamus (ricordo che nel 1998, dopo che la Francia ci batté ai rigori, il telegiornale di Rai 2 pubblicava questa dichiarazione di Berlusconi che diceva che nel 2006 i lavori del ponte sarebbero terminati).
Ricordo ancora quando “progettavo” videogiochi nella terrazza della ModicaIn, pizzeria del cugino ormai chiusa. Non sapevo niente di codice, linguaggi di programmazione et similia ma mi sarebbe piaciuto farlo. Era divertente e la fantasia era gratis. E le cose gratis e pure divertenti sono rare a questo mondo, ecco spiegato perché dopo undici anni ho ancora lo stesso sogno.
Ovvio, adesso ho imparato che per riparare una gomma bisogna andare dal gommista e non dal carrozziere. Ho imparato che Ottawa è distante cinque volte l’Italia da Sidney, che forse non tornerò mai più a Modica e che forse sarà parte di essa che mi raggiungerà.
E ovviamente mi devo sbrigare. In quattordici anni secondo il mio tema di terza media devo finire i miei studi, trovare un lavoro e – quel che più importa – una moglie. E pure avere una figlia così grande d’andare già a scuola, insomma sembra saranno quattordici anni piuttosto intensi.
Il tema finisce con una affermazione forte. Forse la più forte che mai farò nella mia vita, e pare la farò nel 2025. Quando avrò la bellezza di 35 anni (si dice che si raggiunge l’acme della maturità psico-fisica in quella età) (sempre se avrò ancora qualche capello, duli non gufare più per favore!). Chissà quando smetterò di scrivere su un blog, chissà se mai sarò in grado di dire …e adesso che minchia sogno. Conoscendomi NO.

Dovevo parlare pure del valore delle promesse, ma il post è diventato lungo, io ho fame, scrivo da più di un ora e mezza e voglio guardarmi Rain Man in inglese. L’attesa è snervante, ma io lo sono di più.
Delle mie promesse scriverò un’altra volta. Lo prometto :D

Sidney, BC
http://www.flickr.com/photos/snogun/3759477440/

“Dopo i 20 anni è tutta in discesa…”

Questo post sarà noioso. C’ho da scrivere per necessità ma è da qualche giorno che mi sento vuoto di contenuti.   Ho trovato un blog spettacolare, questa immagine l’ho presa da lì.

icanread.tumblr.com

Quando ho scritto le prime due righe di questo post volevo farvi il resoconto della mia giornata che è stata alquanto strana. Ma poi mi sono accorto che non avevo le cuffie e sono andate a cercarle. La ricerca è durata 5 minuti e anche se i tempi di lettura sono immediati queste parole sono state scritte dopo circa 6-7 minuti dalle prime del post. Nel frattempo ho cambiato idea su cosa scrivere e mi perdonerete se ritengo che il post che sto per scrivere sarà un post interessante. Fra l’altro non ho idea del perché parlo come se mi stessi rivolgendo a un pubblico vasto. Sarà perché da pochi giorni i “seguitori” delle mie minciati sono diventati quattro, numero stratosferico per gli standard del mio piccolo spazio.
In questo post vi racconto una brutta di un tema per un compito in classe. Anno scolastico 2005-2006, così ha appuntato mia madre a matita per ricordarlo. Vi avverto per chi è poco sensibile: la traccia era sull’arte dell’amore.

Traccia
L’arte dell’amore, osserva From, consiste nel dare liberamente senza interessi, è un atto creativo, dinamico e stimolante esente da qualunque egoismo. Chi non ama se stesso non può amar neppure gli altri ed è condannato ad una frustrata felicità.

Chi sia sto From non ne ho la più pallida idea, scriverò il tutto senza correggere nessun errore scrivendo anche le parti scritte e poi cancellate. Correggere il tutto sarebbe come distillare l’acqua di una sorgente, una minchiata appunto.

Svolgimento
Amare se stessi è l’inizio di un idillio che dura tutta una vita”. Così scriveva Oscar Wilde. Talvolta penso che veniamo al mondo soltanto per amare. Fin dagli inizi della nostra vita amiamo. Forse Amiamo Amiamo la mamma e il papà. Così si comincia ad amare. Crescendo si capisce che si può amare anche qualcun’altro, qualcuno che non sia un parente, qualcuno che mai si è visto prima, si può certamente amare qualcuno. Passato il primo decennio di vita si capisce quanto sia incontrollabile l’amore colle sue virtù e colle sue mancanze. Passato il secondo decennio talvolta l’amore viene confuso, sfruttato, si abusa nell’amore. Ma farà parte anche ciò del nostro amore. Dopo i 20 anni è tutta in discesa Amare. Solo amare. Ci vuole poco per innamorarsi, moltissimo per farsi amare. L’amore ti trasforma, ti traina, ti comanda. Mai qualcuno riuscirà a fermarlo. E’ nella natura dell’uomo amare. Spesso si ama per cercare la completezza nell’essere. Si ama un altra persona. Spesso non accade il contrario. Sempre ci sono ostacoli da saltare, da superare, da scavalcare. Sempre si deve sopportare, soffrire, penare. Un critico comico dice “E’ nella natura dell’uomo amare chi ti detesta e detestare chi ti ama”. Sembra una menzogna, una non può corrispondere alla realtà, tuttavia io penso che sia una non-bugia. [Si gira il foglio di bloc-notes]
Da questa frase si capisce quanto l’amore sia crudele. Si prende gioco di noi, ci umilia, ci fa felici ma sono sicuro che non si resta felici nell’amare un essere umano. Purtroppo l’amore è tutta la felicità che questo mondo ci può donare. Bisogna saper interpretare, L’unico amore sicuro di cui ti puoi sempre fidare è l’amore di se stessi. Sai che mai ti tradirai, mai ti potrai ingannare, non esiste la mancanza di fiducia. Tu e il resto. Tu. Pensa a te stesso che qualcuno prima o poi ti cercherà. E se non ti cercherà nessuno non ti sarai amato abbastanza. Mi viene spontaneo amare. Non amo per essere amato. Amo basta. Non so perché amo, ma so che non mi interessa. Amo. Amo il “mio” mondo, la mia vita forse amo anche qualche altro mondo. Il mondo degli altri. Pieno di incertezze, di pericoli. Ma è un mondo nuovo. Mai esplorato e pieno di ricchezze. Sempre si amerò. L’amore per se stessi è sicuro che dura tutta una vita, l’amore verso gli altri si spera. Purtroppo l’amore porterà anche odio. Odio e Amore camminano in braccetto. Sono come il sole e la luna. Mai insieme. Uno leva il posto all’altro. Da sempre funziona così. Mai amore e odio potranno incontrarsi insieme. Sono due sentimenti troppo forti per convivere insieme in una sola persona. Prima viene l’amore poi l’odio. Potrà accadere anche il contrario ma dovremo sempre ricordarci che al buio seguirà necessariamente la luce. C’è da esaltarsi nei periodi bui. La lu Un nato Così è l’amore. Dopo l’amore ci sarà l’odio a cui seguirà nuovamente l’amore. E’ un processo che dura da sempre. Non si può arrestare. Difatti Un noto proverbio siciliano afferma che l’amore è come un cetriolo: inizia dolce la prima parte è dolce, verso la fine è amaro. Godi del tuo stato ovunque tu sia. Se stai amando sei felice. Se stai odiando felice lo sarai. Forse è questo l’unico vantaggio nell’amore…


Adesso, mentre trascrivo il post.
Il muro, profezia numero uno.

Già che ci siamo in questo post inauguriamo la nuova rubrica BNG: Buona notizia del giorno.
BNG: ho richiesto in tribunale la visura del casellario giudiziale per via del visto. Risulto avere la fedina penale (e civica) pulita che, per chi mi conosce un poco, non è una cosa scontatissima.

Le costole e l’ansia

Questo sono io. Il giorno in cui ho festeggiato il mio diciottesimo compleanno e nello stesso tempo il conseguimento della maturità (scolastica). Si parla del 2008, ben tre annetti fa. Torniamo alla foto.
La cosa importante non è il culo, ne’ i capelli cortissimi per i miei standard. 
La cosa importante è il costato, le vertebre e pure la colonna vertebrale. Sono queste parti del mio corpo che volevo mostrare in questa foto. In quella foto pesavo sessanta kg appena. Ero quattro ossa ‘ncravaccati, chiaramente facevo schifo. Adesso peserò un cinque chili in più se è passato molto tempo dall’ultima volta che sono andato in bagno. Ma almeno per ora le ossa si sono nascoste dietro un sottile strato di grasso, ma proprio sottile! Non ho mai avuto problemi alimentari, mai stato bulimico, anoressico o cose del genere. Da piccolo non mi piacevano molti cibi, da neonato non mangiavo la carne e verso i 5-6 anni odiavo bere il latte la mattina. Avevo sempre mal di pancia e il pediatra non mi trovava niente di anormale; credo però che siano cose nella norma. Poi sono cresciuto e sono cambiato. Adesso sono una fogna, come Duli mi ha gentilmente ribattezzato. Mangio praticamente tutto anche se ho i miei vizi da persona fortunata. Non gradisco le uova fritte, i tortiglioni, lo zucchero sul pomodoro, i piselli e le fave se non sono state tolte per bene le bucce. Anche il pesce con le “spine” non lo mangio. Per il resto non faccio molti complimenti, dal fegato di vitello alla pastina col finocchietto selvatico.
Insomma, non ho problemi col cibo.
Eppure se contate si vedono tutte le vertebre in quella foto, nel non troppo lontano duemilaeotto.
A dire il vero un problema col cibo ce l’ho e per me, uomo sano e robusto, è una cosa insolita e fastidiosa.
Quando sono in ansia cronica non riesco a mangiare. Mangio ma ho la nausea che si oppone. Non riesco a strafare come faccio di solito, non riesco a fare le mie due tre merende che capitano tra il pranzo e la cena. In queste atroci situazioni non riesco neanche a fare un pasto completo che quello spiacevole senso di stomaco chiuso si manifesta in tutta la sua potenza, con la nausea! Fortunatamente in quei giorni però non ho neanche fame, perché in tal caso sarebbe un vero dramma. Ricordo ancora quei giorni dell’esame in cui mangiavo poco poco e diventavo magro sempre di più. Ricordo ogni volta che questo mio….malessere si è verificato e buona parte di esse non è un piacevole ricordo.
Ad ogni modo sono un ragazzo fortunato. Fra le altre cose c’ho pure questo dono. Sembra stupido ma molta gente sta male a causa di ciò. Riesco a mangiare tutto quello che voglio senza ingrassare di un etto. Le peggiori schifezze presenti al GS, i peggiori dolci che mia madre nel tentativo di farmi prendere qualche chiletto mi ha fatto ingurgitare con l’imbuto. Niente, resto intorno ai 62 chili. Non è che mi disperi più di tanto, basta che il mio peso non scenda sotto i 51 kg dato che in tal caso non potrei più donare. Ovvio, qualche muscoletto qua e là favorirebbe, nell’immaginario collettivo, l’aumento della mia virilità ma boh io ‘sto immaginario collettivo non lo conosco molto bene. 
Questo avere un equilibrio interiore (lett.) più che perfetto non ho mai pensato che potesse essere una fortuna, è sempre stata la norma per me. Una dieta non so cosa sia e diverse volte mi son scordato di non mangiare prima di un prelievo di sangue.
Eppure è una cosa davvero drammatica. Fra i blog che leggo ce ne sta uno che google tenta di proteggere agli occhi delle persone sensibili: per via dei contenuti forti. E’ il blog di una ragazza un poco più piccola di me, una ragazza anoressica. Ecco l’anoressia è una cosa che non so definire in nessun modo.
Per me è normale avere fame e soddisfare questo desiderio istintivo (che per Freud sarebbe incluso fra i desideri primari). Gente che ama essere ossuta (è un titolo di un altro blog), gente che guardandosi nello specchio si vede grossissima quando le ossa spuntano fuori dalla pelle quasi sfondandola, gente che trova nell’autolesionismo un ottimo modo per non pensare alla propria ciccia…io queste cose non riesco davvero a capirle. Lo specchio non mente, il cervello non può fingere a se’ stesso. Io non posso credere che questa gente sia malata solo di vittimismo, io credo che questa gente stia male sul serio. Forse è come il mio fastidio quando sono sotto ansia, forse è dieci volte di più.
Non saprei come si possa curare una malattia che viene dal pensiero dato che non si può far a meno del pensiero. Cosa si può dire a chi vive questa cosa? E poi si tratta di una malattia? Che è? E’ così semplice aver fame e mangiare…
Mi sento fortunato io che mangio di tutto senza dovermi preoccupare di niente.
Mi sento davvero fortunato.