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Ivan (non quello che m’assomiglia)(ma forse, si!)

Lo vedete questo? Si chiama Ivan Ukhov. E’ un russo, nato nel’86 ed ha appena vinto la medaglia d’oro nel salto in alto alle olimpiadi. Chiaramente, il salto che avete visto nel video (e se non lo avete fatto vedetelo adesso!) non è il salto vincente. Quel salto risale al settembre 2008, quando fu trovato ubriaco di una bevanda portoghese chiamata Medronho. Perché aveva litigato con la fidanzata.

La trova una storia impressionante. Ubriaco a Losanna, volle comunque provare a saltare. Che del resto è quello che sa fare. Dopo 4 anni riprova a saltare ed è l’essere umano che salta più in alto nel pianeta Terra. Quello che lo avrà spinto ad allenarsi per quattro anni duramente e lo ha portato adesso sul tetto di Olimpia non posso scriverlo dato che non lo so. La morale é:

Non importa se litighi con la fidanzata, non importa quanto brachetto ti sei bevuto, non importa se ricevi un pesante avvertimento dalla IAAF. Se lavori duro le tue palle saranno le più alte nel cielo. No aspè..diciamola poetica…Non importa se litighi con la fidanzata, neanche la gravità può rallentarti quando sei destinato ad essere il migliore del mondo. E hai nel petto il cuore del Ribelle.

 

Non scrivo da tanto, lo so. Cosa sto facendo? Guardo le olimpiadi (era chiaro no?), lavoro duramente per saltare più in alto di tutti, mi godo la mia famiglia per questi ultimi giorni, resto sveglio per guardare l’ammartaggio di Curiosity (c’ho una storia a riguardo), mi alleno a saltare, a saltare.

Io non voglio essere pregato!

In Italia succedono cose ma io me ne accorgo solo 9 ore dopo. Ad esempio stanotte sono morte quante, 13, 15 persone. Una briciolina, ma che dico, una bricioletta se contiamo i bambini massacrati in Siria (giusto per fare un esempio, sia chiaro). Ma l’Italia si sfoggia dell’appellativo di paese civilizzato, moderno e all’avanguardia. Anche se poi al primo terremoto qualsiasi (se confrontato a quello del Giappone, giusto per fare un esempio sia chiaro) le case e le cose cadono giù. Gli operai, ritenuti fortunatissimi assai fino al giorno prima per il solo fatto di avere un lavoro, muoiono come quando si sbattono le uova per fare le crepes. Dato che è da un po’ che la parola terremoto è collegata a quella della morte ogni volta che sento una notizia simile sui giornali penso, chissà quanti saranno i morti. L’Italia bellissima cade a pezzi perché l’Italia di bello ha tante cose vecchie nel passato e molte poco belle nel presente. E poi siamo il paese delle contraddizioni. La bimba ha appena perso i suoi genitori e farebbe di tutto per averne indietro almeno uno, che è meglio di niente. E il prete che era salvo rientra nella chiesa per salvare la statua della madonna. Di chi? Boh. Che poi il Signore lo disse che non bisogna abusare della sua clemenza, che l’idolatria è un peccato e, che cazzo, i preti non dovrebbero aiutare la gente invece di fare i pompieri delle statue?
Per non parlare di quella vecchietta che non ha più un tetto sotto cui guardare “C’è posta per te” ma si lamenta alle televisioni che la domenica non può più andare a messa perché la casa del signore è inagibile. Ma pensa te ‘sti barocchiani del ‘600 che fanno le chiese che poi cadono giù! L’Italia è un paese strano. Chi non emigra evade. Ma poi al momento del terremoto tutti con le mani giunte a chiedere i buoni “Terremoti, casa omaggio (usufruibile fra una trentina d’anni) “. Sotto quale punto di vista lo stato deve risarcire? E ben pochi possono urlare ai quattro venti di aver pagato le tasse (ma anche se fosse…). Una volta ero in bici, uno con la vespa m’ha inculato, io sono caduto e mi sono sbucciato il ginocchio. Pensate che abbia chiesto il risarcimento allo stato? Se c’è un rischio che non si è disposti a correre ci sono le assicurazioni. C’è quella sulla salute, quella sull’automobile, quella sulla lavastoviglie (leggesi garanzia), furto, incendio, rapina col cacciavite, rapina a mano disarmata e c’è pure quella sul terremoto. La casa casca giù? Rimettila su in 4+4 = 8 con noi! Le assicurazioni costano care e sono praticamente un furto? Vuol dire che dovete pregare più forte che il terremoto succede da qualche altra parte e no a casa vostra. Mi chiedete se c’ho un’assicurazione a casa mia in Italia? NO, non ce l’ho. Abbiamo a stento i soldi per pagare il mutuo. E allora sono ipocrita? No, se la mia casa casca giù insieme a loro vengono giù i santi, Beatrice e il paradiso tutto. Mica Monti o le preghierine del Papa. Che, tanto per dire, per me portano pure un poco di sfiga. Vabbene che è il suo mestiere ma che pregasse su qualcun’altro.
Io non voglio essere pregato!

Giorno 17 Aprile (Mount Doug Trip) + L’ennesima svizzera

Scrivere un post dopo quello che precederà questo è sempre una cosa difficile, ci sono dei post in questo blog che considero – pur tenendo conto tutto l’impegno ad essere obiettivo – dei capolavori, delle cose che se un giorno scrivono una mia biografia e trovano questo blog diranno “anvedi aoh!”.

Bene questo sarà un post un poco multimediale e persino interattivo, nel senso che ci saranno parole ma anche immagini, video e persino i dati gps della mia ultima scorrazzata in bici. Cioè, mi potete pure dire che sbaglio i congiuntivi ma no che non sono originale. Questo no!
Iniziamo con le anteprime. Simone dice che quello che ho fatto precedentemente è un vlog (non è uno sbaglio sebbene la b e la v siano vicini, vuol dire che un blog ma fatto da video, scemi!) e siccome l’esperimento non mi è dispiaciuto ho fatto un altro video in cui aggiorno quello che avrei dovuto fare oggi, che poi l’ho fatto pure ma questo ieri non si sapeva. Schiaffatevi questo video, breve promesso!

Adesso avete visto pure l’Io in abiti da ciclista (pure col caschetto eh, mica cetriolini e capperi sottosale!).
Mount Douglas è un’altura di appena 200 metri ma sono sembrati infiniti con quella bici. Cioè non sono affatto in allenamento, la vecchietta sessantenne a piedi mi stava sorpassando se non facevo lo scatto della disperazione. Il giorno era piuttosto nuvoloso e la vista non era delle migliori. In più era freddino, che il sudore si stava asciugando addosso (come amo inserire queste espressioni dialettali tradotte!). Ma è stata una esperienza spettacolare, in particolare la discesa che purtroppo non ho filmato. Ma c’andrò di nuovo solo solo per scendere di nuovo in quel sentiero. Vi faccio vedere qualche foto del monte, della vista e di me che faccio il minchione?

Se volete rivedervi le foto, scaricarle o stamparle come poster le trovate sulla pagina Canading, l’ultimo album ovviamente.

Ma, dulietta ora gli piglia il colpo, pensate che con tutto quel ben di dio di natura alberi e rami sarei rimasto coi piedi per terra? Ma quando mai, io sono fatto per fare le minchiate (sebbene indossando un caschetto che sono in Canada ed essendo di tanto in tanto responsabile). Altro video per far incavolare dulIetta che il giorno che mi farò seriamente male dirà ti l’avia dittu iù. In quel giorno dovrò stare zitto e dire c’avevi ragione (se sarò morto mando un telegramma con tanto di stop!).
Sto giro il video ce l’abbiamo in HD che l’ho fatto con la nikon:

Finiamo il capitolo Mount Doug inserendo i link ai tracciati gps dell’andata e del ritorno. Raccomando altamente di non fermarvi alla schermata generale che vi farò vedere qui sul blog ma di vedere tutti dettagli (ci sta il bottone sulla mappa): potrete così vedere la mia velocità collegata all’altitudine e al posto in cui mi trovavo, scoprirete quanto è alto precisamente Mount Doug, che ho raggiunto un picco di 65km/h in quasi pianura e cosa è successo alla mia velocità quando ho iniziato a confrontarmi con la salita.

Per finire questo post parlando d’altro vi racconta della nuova svizzera. Diciamo che a quanto pare c’ho un debole per le svizzere. Quando poi questa è bionda, occhi chiari, piercing sul dente (avete capito no?) e parla italiano ho deciso che sarebbe stata un interessante modo per spendere un po’ di tempo invece che continuare a farmi i video da solo e a scalare i rami sul monte. Dopo la mia frase in tedesco (l’unica che so) in cui le dicevo che mi pareva attraente, dopo aver ricevuto lo stesso complimento pensai: questa è la volta buona. Ma no, invece. Come breve premessa devo dire che avevo capito che forse non sarei stato il suo tipo dopo essermi sentito dire che sa dov’è Milano perché ci va a far shopping (cioè questa viene della Svizzera per fare shopping a Milano? Sarà che non sono del giro…ma io non ci sto capendo niente!). Altra cosa che mi aveva insospettito era quel suo fare un po’ da mignotella che ha trovato un altro italiano pronto a darle soddisfazioni. Non che io sia contento a sembrare gay, non che ne avevo le intenzioni. Ma questa prima ha iniziato a credere che Sergio fosse la mia fidanzata (correntemente è lui la mia relazione sullo stato di fb) e poi, dopo aver spiegato il quiproquo grazie all’intervento di Sergio in persona pirsonalmente ha continuato a credere che io c’abbia la zita e che la stia tradendo con lei. Qui le cose sono due: o sta mentendo e s’è trovata una scusa (originale però la bionda, aggiorniamoli ‘sti stereotipi!) o io sono troppo bello che mica ci si può credere che sia ancora sul mercato. Ed è qui che mi venne in mente una celebre battuta in un film di Celentano:
Sono così bello che ho dovuto ricorrere a un istituto di bruttezza.
Che dite? Possibile?

Aggiornamento generale ma comunque Canada

  • Domani invio le cartoline.
  • Vi piace la nuova favicon? Almeno riuscite a vederla?
  • Oggi ho portato a lavare per la prima volta una macchina qui, in Canada. E’ come nei film, ho assistito dietro ai vetri al lavaggio. Spettacolare anche in questo.
  • Ma puoi mai essere che il cielo di mattina è così rosso? Non accade sempre ma quando accade la cosa mi terrorizza (dalla bellezza)!

  • Ho aggiunto un nuovo panorama. Lo potete vedere qui: http://www.minciati.eu/panoramas-beta/
  • Ho aggiunto un nuovo video della giornata di caccia, niente di che. Ma è pur sempre cronaca! Eccolo: http://youtu.be/lywSOcuWt3E
  • Ho aggiunto un nuovo album. C’è qualche foto interessante sulla parata delle barche mentre le foto sulle parata dei trucks (camion) non sono altrettanto efficaci a causa della scarsità di luce e dell’obiettivo inadeguato. Ma -come dicevo prima- è cronaca. Ormai sapete dove si trovano gli album, no?
  • Ho aggiunto un altro album (sempre lì sta) delle foto dell’ultimo giorno, di oggi cioè. Questo è veramente bello, c’è pure un matrimonio sugli scogli. Alternativo e fico!
  • Il 16 e 17 dicembre andrò sui monti Washington per una giornata sulla neve. E’ il mio regalo di natale!
  • Sono ancora felice e non sento alcuna “malattia di casa”. Vedremo che combinerò!

“Negli antichi sentimenti delle nuove emigrazioni”

Questo sono io – in un video inedito per il grande pubblico – (…babbiavo.) alle 5 del mattino del 23 Ottobre 2011 all’aeroporto di Dusseldorf. Era appena comparsa la scritta Vancouver sul tabellone delle partenze (mancavano tre ore alla partenza e io stavo aspettando questa scritta da già sette ore) e prontamente mi stavo dirigendo verso i controlli dei metal-detector. Ricordo che il mio zaino era pieno e pesante: una nikon D90 e un mac 13” rappresentavano l’emigrante odierno. Un chilo circa tra focacce modicane e ravioli fritti (questi provenienti dalle tradizioni ragusane) invece mi ricordavano che prima d’essere odierno sono un siciliano. Quel tipo d’uomo che parte contadino ed arriverà terrone, quel tipo d’uomo che si porta i bastimenti per le Americhe lontane, quel tipo d’uomo che va per il mondo e si porta il sud nel cuore.
E oggi che è il 23 Novembre (lo so, in Italia è il 24 ma qua è ancora il 23) festeggio il mio primo mesiversario col Canada. Inutile ripetere che il matrimonio è felice, che non abbiamo mai litigato (anche se un giorno mi mancava la mia ex, nazione) e che stiamo trovando il nostro equilibrio chissà se destinato a durare ancora più a lungo. Ad ogni modo volevo solo dir a tutti che il primo mese è passato e che il presente è così vivo che a volte mi sento quasi sick. Che siccu lo sono già!

Miiinchia!!

Le nostalgie

Stamattina non avevo molta voglia di studiare. Mi manca solo mezzo esame e mi basta un punto per considerarmi laureato. Certo, se ne prendessi 5 (è un esame in quindicesimi) otterrei un voto di laurea con un punticino in più. Il concetto però è che sono stanco di questo posto, di studiare e il fatto che tutti scendono a casa per iniziare le vacanze non aiuta nello studio. Se poi penso che un anno fa di questi tempi ero già a casa da circa cinque giorni, aspettando freneticamente il primo d’agosto, se penso a questo mi viene anche il broncio.
Questa mattina quindi mi son messo a cercare video della mia terra su youtube. E ne ho trovato uno fantastico.

E’ il viaggio in deltaplano di qualcuno, che da Siracusa raggiunge la pista in terra battuta situata all’Oasi del Re, un posto tra Sampieri e Marina di Modica.
Io adesso sono a Milano. Fra tre mesi andrò in Canada. Ma fra cinque giorni tornerò a casa. In Sicilia. Zona sud-est. E sarà che ci sono nato ma guardando quelle riprese aeree mi emoziono. Mi emoziono vedendo quanto è bella la mia terra, mi emoziono pensando con orgoglio che io provengo da questa meraviglia. Che adesso è una terra sottosviluppata, che costringe ogni anno decine di migliaia di giovani a partire per le terre del Nord, una terra senza infrastrutture, ancorata spesso a tradizioni di secoli fa. Ma quando osservo quel mare, quelle coste su cui sono cresciuto facendo castelli di sabbia e ridendo con l’innocenza della fanciullezza, quei problemi che solo adesso riesco a riconoscere, quando guardo tutto questo mi sento il re del mondo. Per quanto possa andare lontano il mio sangue resta legato al mio luogo d’origine. E se Trenitalia qui non esiste, e se le autostrade più vicine sono ad almeno 20 chilometri dalla mia città, se l’animo medio della gente è ancora paesano, tutte queste cose il mio sangue davvero non le conosce.
Ed è per questo che se c’è posto in cui vorrò ritornare per vivere la mia vecchiaia sarà a Modica, altrove sentirei troppo nostalgia. Ma per adesso mi sento costretto ad andare altrove. Le mie frenetiche ambizioni cozzano con questa terra congelata nel tempo.

P.S Della nostalgia, dicevamo… In questo istante del video di prima potete vedere il punto più a sud dell’isola, l’isola delle correnti. Ed è lì che è stata scattata questa mia foto, che rievoca la nostalgia di cui prima.

Ci su tanti ricchizzi n’ta st’America !
Però iu pensu a la Sicilia mia.
Su chiuru l’occhi, ccu la fantasia,
Mi pari ca sugnu propriu ddà !

Ora che ho perso la vista ci vedo di più…

♫♪ (E’ abbastanza consigliato ascoltare della buona musica durante la lettura)
In fin dei conti è l’unica cosa che ci rende meno bestie: il parlare. Lo facciamo solo noi umani. Talvolta c’è da vergognarsi a sentire come viene usato questo dono, altre volte dovremmo renderci conto di quanto sia vitale. Sono state le parole che mi hanno condotto in questo stato d’animo che barcolla pericolosamente ma che potrebbe finalmente aver capito. Ha capito che è molto facile rompere il silenzio, che sbraitare lo è ancora di più. Che incrinare uno specchio, frantumare una foglia secca o bagnarsi in un giorno d’inverno sono eventi molto frequenti.
Ma se è vero che non mi spiego come due pezzi di puzzle così diversi si siano potuti intrecciare, sebbene non per sempre, ho capito infine che grazie alla grande virtù che noi abbiamo – la parola – riusciremo a non perderci fra tutti questi altri pezzi di cui il mondo è composto.
Stavo scrivendo un post sul Canada. Oggi non sono uscito in bici per lasciar calare la tensione e perciò non restava che raccontare dei progressi che giorno dopo giorno il Canada mi offre per distrarmi. Ma poi ho cancellato tutto, perché non stavo scrivendo ciò che gironzola per il cervello. Pensavo al sale.
In fondo è tutto una questione di sale. Alcuni ritengano che ce ne sia troppo e altri ne aggiungano perfino quando non si potrebbe più. La misura giusta non si sa bene qual’è, chissà se davvero esiste una misura giusta uguale per tutti. Penso che forse esista un patto segreto fra il sale e la pietanza, un patto che solo loro conoscono fino in fondo e che a noi, poveri affamati, ci sfuggirà di continuo. E non possiamo che assistere a questo gioco delle parti, provando ad alterare le combinazioni e ad evitare che di sale ce ne sia o troppo o troppo poco. Ma se adesso sto scrivendo è per il sale che è caduto di recente, abbiamo aggiunto un altro pizzico di sale alla nostra minestra. E chissà se ce n’è a sufficienza e chissà per quanto tempo ancora, cum summa Elegantia et Integritate, ne aggiungeremo.
E’ un mondo bellissimo del resto. La mia vita è perfetta anch’essa. Anche che accade quando talvolta mi appare troppo salata o piccante, è davvero difficile ignorare quale sia il loro maledetto patto segreto. Finché avrò minestra la mangerò. E per quanto sale possa esserci, anche se il sale mancherà e non percepirò la sua assenza, mangerò sempre la mia minestra. Per rispetto di chi una minestra non l’ha più, per onore di chi la minestra non l’ha proprio mai assaggiata. Le parole sono il modo migliore per esprimere la nostra presenza e quando sarà il giorno che tornerà a rivivere useremo quel che forse troppo spesso c’è mancato: un po’ di sale in zucca e tante parole per contorno. Una ricetta perfetta.
….E arrivati alla novantanovesima notte il soldato si alzò, si prese la sedia e se ne andò via.

Tributo a Diana

Questo post è un post cuscinetto. Ho finito di mangiare da poco e dovrei iniziare a studiare. Non ho voglia ed è allarmante dato che martedì ho un esame. Adesso che ho iniziato a scrivere dovrei decidermi al più presto cosa scrivere, prima che le cazzate divengano più numerose delle parole.
Ah ecco, il matrimonio del secolo. Nel 1997 quando morì Diana Spencer avevo sette anni. Ricordo un particolare. Avevo 7 anni, stavo sulla poltrona del nonno in campagna. Alla tv davano un documentario sulla vita di questa donna e io scoppiai a piangere. Non so cosa m’aveva colpito, non so cosa possa coinvolgere in tal modo un bimbetto di sette anni sette. Ma, e qui faccio una figura di merda, è ricapitato ieri notte. Durante la classica mezz’oretta di tv sotto le coperte prima del lungo sonno ci stava un documentario sulle nozze reali. Ricordano la madre dello sposo, e fanno vedere una scena di un concerto di Elton John. Questa:

Mi vengono i brividi, adesso e per continuare il racconto ieri notte. E inizio a singhiozzare ma riesco a fermarmi col freno a mano. Vedere la gente che si alza in piedi applaudendo, in un sincero e commosso sentimento comune, mi fa continuamente venire i brividi. Eppure non ho particolare feeling con gli inglesi, non conosco una e dicono una canzone di Elton John e nonostante da un paio di giorni cerco qualche documentario sulla vita di Diana non sono molto informato sulla sua vita.
Adesso il volto di quella donna mi ricorda determinate cose ma nel ’97 non so davvero cosa mi colpì. Sentirmi così coinvolto da cose talmente lontane dal mio mondo ho paura che sia una cosa stupida eppure appena avrò un po’ di tempo cercherò ancora quei documentari.
Questa storia m’ha dato da riflettere parecchio anche se fortunatamente non stanotte. Quante cose si potrebbero cambiare se ci fosse possibile ripercorrere le scelte all’incontrario e chissà se davvero ripercorrendole non si rischierebbe di fare ulteriori danni. Chissà se lei fosse ancora viva che mondo sarebbe. Che avrebbe detto riguardo gli attacchi in Libia, come avrebbe dato scalpore insultando la nuova moglie del suo ex-marito e quanto bene avrebbe ancora fatto per le persone meno fortunate.
Ma c’è quella bizzarra spiegazione che ci diamo per consolarci. Quando una persona è troppo, troppo per questo mondo, ecco che capita di morire. E il mondo se ne dispiace rivendicandone ancora la sua presenza. E si consola dicendo che era decisamente troppo per il mondo, che è giusto così.
Ecco che scopro che oltre ad essere ricco ricchissimo, vorrei che un giorno le persone si alzassero spontaneamente, iniziassero a battere le mani finché non brucino e desiderassero di essere me. Se poi riuscissi a far tutto questo senza morire sarebbe davvero figo. 
Adesso che ho messo un altro mattone sul mio palazzo dei sogni che ne dici, o lele, di andare a studiare? Ci può stare, ci può stare…

Io sto dicendo una cosa mia…

Ok lo so lo so è tardo. E lo so che ho scritto un post solo qualche ora fa. Ma ho bisogno di scrivere. Il letto è qua accanto a me, il sonno sopra di me, ma devo scrivere. Se adesso fossi in mezzo all’acqua starei nuotando disperatamente per arrivare a toccare l’altra parete. Ma sono su una sedia e sbatto nervosamente questi diti da cui fuoriesce ciò che non voglio. Un po’ come quegli insetti nel “Il Miglio Verde”, così lo immagino io.
Parto con la serie di eventi che sento di scrivere, non hanno una particolare importanza, il loro ordine è piuttosto casuale e probabilmente sono assolutamente noiosi. Ma questo blog  è stato chiaro fin dal primo post, parla di me di come sono fatto di cosa mi succede. E’ una speciale interpretazione di ciò che ho appena letto su facebook da una persona: “When anger rises, think of the consequences”
Stasera sono andato al cinema, è successo un episodio carino. Basta poco per sorridere, non è vero?
Al cinema mentre scorrevano le immagini per la prima volta ho realizzato di essere sereno.
A casa quando sono tornato dal cinema mi sono però accorto che tengo ancora con lo sputo.
Come una foglia d’autunno. Bella bellissima ma un colpo di vento la butta giù. E ci vuole poco a passare dall’altezza di un albero secolare all’umiliazione di una suola di scarpa.
Vorrei essere in Sergio proprio in questo momento, ma so che è sbagliato desiderare di essere qualcos’altro. Devo vedere il lato comico della lunga distanza, vedere quello che si ha vicino i piedi è facile ci riescono tutti.
Ripasso le tappe della mia vita: andare in Canada, tornare migliore e con conoscenze amplificate. Scriversi ad una specialistica e ritornare all’estero per continuare il percorso di ampliamento delle mie possibilità. Poi iniziare con l’umiltà, proseguire con l’umiltà e infine trovare un lavoro che mi riempe di soldi. Con la stessa umiltà. Soddisfare i miei sogni da bambino, poi quelli di adolescente e infine quelli da adulto. Diventare qualcuno, far ricredere gente come l’ispettore Sammito, far mangiare le carne sotto le unghie a chi mi ha fatto del male.
Nel frattempo continuerò a cercare di pescare la carta giusta nel grande mazzo degli imprevisti. O delle probabilità che siano. Sperando che la salute rimanga a farmi compagnia.

Lo sbaglio

Capita che passi giorni e giorni a pensare, poi capita che ti ricordi di una canzone che non ascoltavi da anni. Poi capita che ti ammali per un colpo d’aria preso fuori dalla piscina, e capita che non c’è nessuno a infilarti il termometro sotto l’ascella. Capita che tutte queste cose sono capitate questa notte, notte assolutamente insonne (e siamo a due). E la notte non posso fare sport per distrarmi.

Certi problemi non sono un dramma
Perchè è la vita che li programma
E questa vita
Mi ha messo in vita
Forse quel giorno era impazzita

Certi problemi non sono un dramma
Perchè è la vita che li programma
E se lo fa sa quel che fa
E chi lo sa quand’è che sbaglia
Quando ci dona quando ci toglie
E chi lo sa quand’è che sbaglio
Quando son solo o con mia moglie
E chi lo sa quand’è che è meglio
Se per capire cosè uno sbaglio
Nessuno sa qual’e la soglia
Per poter dire diamoci un taglio
Chi lo sa se darci un taglio
Non sia frutto del prorpio orgoglio
Non so più qual’è il mio meglio
Se non si scioglie questo groviglio

Certi problemi non sono un dramma
Perchè è la vita che li programma
E se lo fa sa quel che fa
E chi lo sa quand’è che sbaglia
Quando ci dona quando ci toglie
E chi lo sa quand’è che sbaglio
Quando son solo o con mia moglie
E chi lo sa quand’è che è meglio
Se per capire cosè uno sbaglio
Nessuno sa qual’e la soglia
Per poter dire diamoci un taglio
Chi lo sa se darci un taglio
Non sia frutto del prorpio orgoglio
Non so più qual’è il mio meglio
Se non si scioglie questo groviglio

Non so più qual’è il mio meglio
Se non si scioglie questo groviglio

Tutta apparenza un solo abbaglio
Non c’è canzone senza uno sbaglio