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The heart-cycle

Achtung Achtung I am going to expound my new theory that clams to be universal, true and valid for each period of the Year, included April, the First and February the 29th when there is on the calendar. Actually it works just for me, I am not sure about its sensibleness and validity during the passing of the time, you should have imagined.

Even thought what I say around, emotionally I am like a quail egg: I stink and I am weakling. But with my working brain I thought a theory, again inspired by a true story: the bicycle. Indeed, the principle why it doesn’t fall. Because it’s fast, fall a bit on the right and a bit on the left and thus it stays on the middle in a sophisticated and intriguing way. But if you let it go, the bicycle unfortunately fall, I mean it fall gracelessly.
And in this way I work out, in this way my emotions work. I give to my little heart an input: four, five brasilians, a french, swiss until the God says stop (sicilian expression that means “endlessly”). I am not the italian that everyone at the school thinks I am, it’s just that I’m worried my heart-cycle all of a sudden fall. And when it falls it hurts, blood flows in the heart. A lot of blood. Explaining my metaphor, falling from the bicycle means fall in love. To me, being italian and therefore religious (irony!), it has been said to me “love your neighbor”. Thus I do it. All of a sudden I fall. Without helmet I fall (in italian sounded like a wordplay: first person singular, present simple of to fall and helmet are the same word: “casco”. It would have been: Senza casco, io casco). Falling hurts me and don’t start to tell me that all this falls are making you fall your arms (again wordplay using an italian expression, in english the same expression is said “it is off-putting”). Romantically I could say I am made for loving, engineerically I could say:

if (love()) 
     then {existence() is true;}

It doesn’t matter how you say it, what matters is what I am doing. I’m trying to protect the integrity of my emotions. Because if falling is painful I want to fall just when it is worth it.

So, even though this swiss smells like clouds before a rainstorm, look this movie with her and then drive her home. Are we understood, beast (originally in sicilian)?
And if she asks more?

 

The original post is here: http://www.minciati.eu/2012/02/la-cuore-cicletta/. Every noticed mistake will appreciate to be found and corrected. Help them.

Il cammino di Baiano

Lo ammetto questo posto lo sto scrivendo per riempire un ansioso buco di tempo di un’ormai appena ora e mezza. Era tuttavia un intervento che dovevo fare, in canna da giorni. Non si parlerà di Canada (giusto un pochettino) perciò coloro che sono interessati soltanto a quello possono fare marcia indietro.
Anni fa mi piaceva una ragazza. Come spesso è accaduto da queste mie parti le emozioni non erano ricambiate, ma come ancora più spesso è accaduto (sempre da queste parti) la cosa non mi riguardava. Cioè in effetti mi riguardava, ma io non l’avevo capito. E siccome ho sempre tenuto in gran considerazione l’importanza dei gesti (simbolici o meno) mi sono messo a dipingere l’Impresa. Una cosa illegale, infantile, tecnicamente infantile ma impreziosita da dei giochetti da settimana enigmistica. Stupido si ma con originalità. Credo che la spiegazione sia questa: per bilanciare tutto questo slancio di emozioni verso l’esterno ho creduto che una missione suicida in solitaria avrebbe creato un gesto almeno tanto grande da auto-celebrarmi (o auto-coglionarmi) per un po’, per il tempo necessario a ricominciare a dire io continuo ad esistere, guarda cosa sto facendo.
Ecco, detta così sembra una cosa poetica e bellina da raccontare. Ma sapendo ciò di cui sto parlando vi avviso che in realtà come gesti simbolici (con lo scopo sopra descritto) ho sempre fatto delle minchiate. “Divertenti” e un po’ fuori dall’ordinario. Del resto ubriacarsi per dimenticare è già stato fatto da centinaia di essere umani, dovevo fare qualcosa di nuovo. Di innovativo. Una minchiata diversa insomma. Eccone un’altra. Altro stile, altra storia.

 

Se sono qua a scrivere vuol dire che dal cavalcavia non sono caduto. Perché sono tornato indietro. Ma come dico nel video di “tornare indietro” non se ne parla. Esattamente mi trovavo qui:


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E sarebbero stati soltanto 600 e rotti metri di cavalcavia dico io:

 
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Beh, adesso che posso guardare su street view come quella strada continua devo dire che sono stato bravo ad immaginare che forse fare un passo indietro sarebbe stata la scelta giusta!
Vedete in questa storia che non sto raccontando (ma che la sto facendo vedere e intuire a pezzi) c’ero io, alla stremata e sfrenata ricerca di tappare qualche buco dai cui, sebbene fosse passato tempo, uscivano ancora emozioni. Ma di dipingere altri muri non se ne parlava. Le esperienze sono belle perché si può decidere di non ripeterle, perché se ne possono avere sempre di nuove e originali. E dopo aver lavorato tutta l’estate avevo il diritto (e i soldi) di fare la prossima esperienza. Il cammino di Baiano lo possiamo chiamare. Fu così che arrivato alla stazione dei treni più vicina invece di prendere a destra presi a sinistra. E c’è da dire che dritto non si poteva andare, praticamente ho avuto sfiga. Quando chiesi al bar come arrivare su per i monti quelli del bar mi dissero che oramai arrivati a quel punto potevo prendere l’altra strada, una strada secondaria della (già) secondaria strada. Praticamente una mulattiera asfaltata con pendenze di 25%. Quelli del bar forse pensavano che avessi una grossa moto o forse un 4×4.

Quando ricevetti la telefonata

Io avevo poco più che una graziella e tanta forza di volontà nei polpacci e nel cervello. Fu una scalata epica, sotto il sole cocente (ebbene sì, ad ottobre il sole non è solo in Sicilia), senza cibo nello stomaco (perché avevo girato a sinistra cazzo!) e pure la Taverna del Sole era chiusa. Fortunatamente ho una buona memoria, fortunatamente là fuori c’è ancora gente disponibile a dare un tozzo di pane agli affamati. Quella giornata è quella che io chiamerei una giornata perfetta: fatica, profonda spensieratezza, raggiungimento degli obiettivi prefissati. E poi vogliamo parlare del panorama, delle bellezze del caratteristico paesaggio? Di seguito una delle amenità riscontrate.


“‘more non dimenticherò mai il tuo budino” [cit. dal Guardrail]

La discesa è stata la parte più eccitante. Un po’ perché preferisco l’alta velocità, un po’ perché dopo quella salitaccia (per giunta avendone fatta di più dopo aver sbagliato strada) quella discesa fu la fine delle sofferenze. La liberazione. E poi si doveva correre che c’era un treno da prendere più di 13 chilometri lontano con 40 minuti rimasti. E il treno avrebbe condotto verso quella sera, graziosamente definita come l’ultima cena. Senza budino è chiaro, ma c’ho pensato lo stesso al dessert :D

 

La vita è come andare in bicicletta: se vuoi stare in equilibrio devi muoverti [Albert Einstein]

La cuore-cicletta

Achtung Achtung, sto per esporre una mia nuova teoria che pretende di essere universale, vera e valida per ogni periodo dell’anno comprese il primo d’Aprile e il ventinove di Febbraio quando c’è. In realtà funziona solo per me, non sono sicuro della sensatezza e della sua validità nel corso del tempo. L’ho già detto che è nuova, lo dovevate immaginare.

Nonostante quello che vado dicendo emozionalmente sono come un uovo di quaglia: puzzo e sono deboluccio. Ma col cervello funzionante ho pensato a una teoria, ancora una volta ispirata a una storia vera: la bicicletta. Anzi, il principio con cui la bicicletta sta su. Perché è veloce, cade un po’ a destra e un po’ a sinistra e quindi sta al centro in una maniera elegante e intrigante. Ma quando la lasci andare la bici prende e casca disgraziatamente, cioè voglio dire…in un modo sgraziato.
Ed è così che funziono, che le mie emozioni funzionano. Do al mio cuoricino un botto di input: quattro cinque brasiliane, una francese, svizzere a signori buonu ciui. Non faccio l’italiano come tutti a scuola pensano, è solo che c’ho paura che la mia cuore-cicletta prende e casca. E quando si casca fa male, nel cuore ci passa il sangue. Tanto sangue. Spiegando la metafora una caduta con la bicicletta vuol dire cascare innamorati, falling in love. A me, essendo italiano e quindi religioso (ironia pungente), mi è stato insegnato di amare il prossimo. E così io faccio. Prende e casco. Senza casco, io casco. Cascare mi fa male, e non ditemi che questi cascamenti vi stanno facendo cascare le …braccia. Romanticamente potrei dire che sono fatto per amare, ingegneristicamente potrei dire:

if(love())
then {existence() is true}

Non conta come lo dici, conta che so quello che sta facendo. Sto cercando solo di salvaguardare l’integrità delle mie emozioni. Perché se cadere fa male io voglio cadere solo quando ne vale la pena, worth it!

Perciò anche se questa svizzera profuma come le nuvole prima di un acquazzone, guardati sto film e riaccompagnala a casa. N’amu capitu bestia?
E se chiede di più?

Pensieri recenti dispersi tra passati ricordi: un’insalata insomma!

Era dicembre e stavo attraversando il periodo più merdoso degli ultimi anni. Per quanto la torre di Pisa sia inclinata essa rimane uno spettacolo, un magnifico esempio di architettura italiana. Ma è quando che sarà cascata che si vedrà chiaramente il vuoto che lascerà, la gente inizierà a dare maggior valore alla loro foto-clichè mentre fingevano di sostenerla. Pensate adesso che io quella torre l’ho cercata di sostenere davvero, fin quando esausto, ho deciso di evitare il peggio e di lasciar accadere gli eventi. E’ un bel racconto per descrivere ciò da cui stavo cercando di riemergere, c’è qualche minchiata ma del resto che cosa ci si può aspettare da un blog con questo titolo.

L’altro giorno pensavo a quel dicembre 2010. Quando Khadir non era in stanza e io stavo quasi al buio, che tutti lo sanno che a me la luce di notte confonde. Mi rantolavo e abbracciavo un cuscino, battevo i pugni sul tavolo chiedendo a qualcosa fuori dalla finestra del terzo piena della Casa Dello Studente perché. E siccome nessuno mi ha mai risposto ho escogitato qualcosa altro. Mi alzavo da quel letto di sofferenza e sonno e mi mettevo al mio pc, con accesa la lampada grigia da 5€ dell’Ikea che adesso duli sta riciclando e sognavo del Canada. Cercavo la migliore scuola e la migliore in questo caso vuol dire la più economica. Cercavo il migliore programma ma ero un dilettante: 8000$ per 7 mesi era stata la migliore offerta. Dove cazzo li avrei trovati quei soldi? La cosa fuori della finestra sempre zitta.

Poi però trovai questo programma che prevedeva quattro mesi di lavoro pagato. Facendo quattro conti era già Febbraio e venivano 1000$ alla fine degli 8 mesi. 1000$ erano più facili da trovare, il mio culo era salvo ancora una volta. A quel punto dovevo studiare, laurearmi per tempo, darmi piattaforme, sperare che il mio doppio permesso studio/lavoro venisse accettato, lavorare per tutta l’estate e forse poi potevo andare in Canada.

E adesso io sono qua, mi sento completamente realizzato e non ho (ancora) rimpianti. Mi sento un uomo migliore, fuori dalla finestra non arrivano risposte ma da dentro il mio corpo c’è una energia che avevo dimenticato di avere. Inoltre riesco a sostenere una conversazione importante con una persona importante senza vomitare la bile, mi sembra un passo avanti da sottolineare.

Perciò mamma non puoi piangere, qua tutto va persino meglio di come avevo immaginato. E lo sai che c’ho una fantasia che non basta un muro da trenta metri per scriverle tutte. Prometto di fare il bravo, di fare il simpatico e di guadagnare tante mance che così vieni qua presto. Del resto si tratta di qualche mese.

…distrattamente pienze a me!

T’addgiu voluto bene a te, tu m’hai voluto bene a me.

Così voglio iniziare. E meglio mettere le carte in tavola subito: questo è un post dedicato. Solitamente si capisce ma non lo dico. Questa volte lo dico e si capisce.
Si lo so che sono in Canada. E che di ragazze ce ne sono a “sporte” già belle e confezionate. Ma dimentichiamoci tutto questo. Sto bevendo una camomilla e lo sai che mi piace con tanto zucchero. Ma questa volta è insipida, un poco l’ho buttato in questo scritto.
Bene ho già mentito: avevo detto che non avrei parlato del Canada ma un poco ne devo parlare. Sono in Canada e a volte mi capita di pensare a te. Inammissibile e impensabile il non farlo, intollerabile se mi stessi ancora affliggendo come feci e rifeci. Ma ci sono degli episodi che è importante portare alla luce dei fatti.
Qui in Canada secondo me ti piacerebbe proprio venirci ad abitare. La gente è educata, tutti ti chiedono com’è stato il tuo giorno ma sostanzialmente ognuno si fa i cazzi suoi. Lo so che ti piace quando la gente si fa i cazzi suoi. Siccome poi sono tutte troie non ti devi preoccupare di discernere i buoni dai cattivi: ti basta fare la domanda “Are you open-minded?”. Se è sì allora è easy, o come dico io open-legs (a gambe aperte). Perciò anche su questo punto siamo a posto. Un altro aspetto che di certo gradiresti è la loro politeness (educazione). Tutti composti ed educati, in autobus salgono per primi donne vecchi e bambini. Le file sono regolari, non c’è chi tenta di fare il furbo e le strade sono sicure. La borsetta la puoi tenere anche un po’ sulla schiena. Qualche pazzo lo incontri anche qua ma ti posso insegnare due tre frasi per farli andare via. Un bello “Ai dunt spik inclish” aiuta sempre (non ho la certezza sei il tuo bizzarro accento è efficace quanto il mio ma anche su quello con due tre lezioni di siciliano rapido ne usciamo fuori).
Tuttavia sarà il traffico la ragione che ti porterà a richiedere la residenza permanente. Sono tutti bravissimi e guidano tutti come te. Infatti io m’annoio. Nessuno suona mai il clacson ma una volta ho visto uno che addirittura ha lampeggiato, sarà stato ubriaco fradicio. Nessuno va più veloce di sessanta chilometri orari, tu potresti sembrare uno Schumacher imbufalito al confronto. Si ti prendo in giro. E lo so che c’hai ragione, ma io rido lo stesso. Allo STOP addirittura si fermano, al dare precedenza rallentano e poi frenano tutti per tempo. Non come me, che dicevi che frenavo troppo tardi (io sta cosa poi non l’ho mai capita fino in fondo, tardi per cosa?).
Ma con rammarico devo dire una cosa che potrebbe allontanarti dall’esilio permanente. Si lo devo fare, non mi fermare. Lo so, è dura…
Al supermercato quando ti avvicini alla cassa e metti le cose sul nastro, neanche te ne accorgi che ci sta un tipo addetto a mettere la roba nei sacchetti. La tua cazzo di roba, lui la tocca e la mette nei minchia dei sacchetti senza chiederti niente. Ma t’immagini, porca vacca?
Niente sacchetto di plastica proteggi scolo della mozzarella, la carne con il pesce, i latticini senza conservanti coi latticini senza edulcoranti, l’uva di sotto e la farina di sopra, le mele una per sacchetto e le uova non si riescono più a trovare. Solo non si vedono i due limoni.
Io non so come potrei aiutarti in questo caso, potrei dire “Stai attento ragazzo che questa te se magna, questa è tosta” ma non so come si dice l’aggettivo “tosta” (e non sono molto sicuro sul te se magna).

Io non so che succede nelle tue giornate ma era importante che tu sapessi che persino quando compro il peanut butter guardo con indisponente indifferenza il tipo addetto ai sacchetti. Ma tu almeno distrattamente, parl emmè?

Distrattamente, Gioele.

L’importanza d’avere due piedi e dieci dita

Piede sinistro
Piede destro

Li vedete questi? Questi sono i miei piedi. Vi fanno schifo? A me no. Mi permettono di correre, saltare di cadere e rialzarmi. Dite che non ve ne importa, che non sono i vostri? E il blog mio è, che facciamo…mettiamo su un concorso per feticisti con i vostri piedi? E poi voglio dire una cosa riguardo i piedi, i miei di piedi.
Effettivamente sono un po’ bruttini, tutti rotti e callosi. Ma è questo il punto. Vedete, io adesso sono in Canada e mi c’hanno portato i miei piedi. Vedete, tocca andare oltre l’interpretazione letterale di quest’ultima frase. Se ho potuto affrontare le spese non indifferenti che si devono sostenere quando vai a vivere dall’altre parte del mondo per otto mesi qualcuno si deve sacrificare (in verità bisogna dire che mi ritrovo essere uno dei più fortunati dato che adesso ho il supporto pieno della mia famiglia). A sacrificarsi sono stati loro, i miei piedi. Che adesso li guardate e gli dite brutti siete! ma quando c’era da fare il loro dovere – correre – lo hanno fatto egregiamente. Correre non per vincere una gara (non in quel senso almeno), correre per guadagnare soldi e speranze che adesso galoppano nelle lande canadesi (e no cazzo, orsi non ce n’è!).
Ogni volta che ne ho avuto il tempo, ogni volta che ne ho avuto l’opportunità i miei piedi erano con me nel lavorare senza sosta. L’ultima vigilia di natale, l’ultimo capodanno, l’ultima estate e fino a qualche giorno prima della partenza i miei piedi hanno onorato il loro compito senza preoccuparsi se sarebbero diventati brutti e rotti (a onore del vero anche i miei piedi hanno patito le pene d’amore e hanno cercato di dimenticare facendo l’unica cosa che sapevano fare: camminando passo dopo passo).

Quest’estate i miei piedi piangevano come mai avevano fatto. Il lavoro che avevo consisteva nel correre da un tavolo ad un altro, nel macinare chilometri sulla spiaggia e nel fermarsi solo quando si scriveva la comanda: dalle 10 alle 12 ore al giorno per 20 giorni, lavorare là dove la gente si ubriacava sudare là dove la gente vomitava l’alcool in eccesso. Ma i miei piedi il loro lavoro lo hanno fatto come due piccole trottole: sono stati egregi e l’intero Canada adesso gli è grato. Purtroppo fuor di dolce racconto loro hanno sofferto assai. Lo sa mia mamma che, mentre io provavo a dormire ormai giorno, continuava a sistemarsi la borsa col ghiaccio sulla pianta dei miei piedi per accelerare il loro ristoro (che -ahimè- risultava insufficiente). Lo so io che guidavo lungo i venti chilometri che separavano la spiaggia dalla mia casa a piedi nudi, che almeno mi facevano meno male. E quanta Lasonil c’ho spalmato e quante scarpe diverse ho provato. E quando la pelle era così consumata che ormai usciva il sangue dalle vene e quando la pelle è iniziata a morire ed erano ancora più indifesi. In quei momenti sapevo che lo stavo facendo per un motivo (anzi due) e non ho mai desiderato realmente di trovarmi in un luogo diverso dal mio posto di lavoro: sotto il sole prima e sotto la luna poi, quel lavoro l’ho scelto senza nessuna forzatura. E i piedi lo sapevano. E’ per questo che dopo tre mesi stanno ancora tentando di guarire da quelle settimane di straordinari, è per questo che s’incazzavano quando la gente si lamentava che non c’era niente da fare in spiaggia, è per questo che sono così orgogliosi di prendersi questo “anno sabbatico”.
Sono sempre loro che m’hanno portato lassù dove ho cercato di ritrovarmi prima d’andarmene, dove ho fatto la mia minciata “che sennò-chi-sono-io-senza?”. Sono loro i miei migliori amici e sono loro l’oggetto della risposta quando una professoressa mi ha chiesto di cosa ho più paura: di perdere l’indipendenza.
I miei piedi, che adesso toccano le Indie con orgoglio e rispetto. E a voi che facevano schifo…

Dove si torna punto e a capo.

Caccia, troie e futuro: a 220° per 12 minuti!

A caccia poi ci sono andato sul serio e a cacciare mi sono divertito, è uno sport che fa per me credo. Qua ci sono le foto della serata e qua non c’è spazio per polemiche (se non per vegetariani, vegani e quant’altro possa esserci di perverso).
Son riuscito pure ad andare al party quella sera. Una totale delusione: avrei preferito stare in mezzo al nulla con la neve che batteva in faccia e i piedi che stavano per perdere conoscenza dal freddo che c’era. Ma quanto meno l’obiettivo che ci stava dietro era calcolato, opinabile ma di certo quanto mai umano (ricordo a tutti che da quando l’uomo esiste è sempre stato cacciatore). Ma no, cazzo no, ubriacarsi fino al vomitare nel giorno del tuo compleanno mi sembra da coglioni. E io non sono affatto disposto a spendere (ma neanche a immaginare di spendere) parte di me con un coglione. Io associo il vomitare ad un virus gastro-intestinale che quindi coincide con un letto, una coperta calda e – se possibile – una mamma che ti vizia. Non ad una cazzo di bus-limousine e gente che tratta i suoi (pochi) neuroni come io tratto i “miei” congiuntivi. Che poi senza girarci troppo intorno, è due volte più da bestia ubriacarsi fino a non capire se ti stanno stuprando o se sei cascato sulla bottiglia di vodka che tentare di procacciarsi il cibo come facevano i nostri antenati (poco importa se non ne abbiamo effettivamente bisogno ma la salsiccia di cervo è una delizia). Una caccia ben regolamentata è assolutamente dieci volte migliore di una festa di compleanno sregolata. Che come dico a duli ho speso gli ultimi miei quattro compleanni a studiare come un dannato e probabilmente e finalmente festeggerò i miei 22 anni (l’ultima festa coincidente col giorno del mio compleanno risale al 2007).


Mia madre e i miei parenti da questa parte del mondo mi stanno pushando (che vuol dire letteralmente spingere ma incoraggiare è più adeguato) per proseguire i miei studi qua. La situazione è complicata e difficile da analizzare nel suo complesso, ci sono in ballo così tante variabili e soprattuto in ballo c’è la mia vita. Sembra stupido ma questa scelta potrebbe decidere che lingua parleranno i miei figli, la meta delle mie vacanze quando sarò in ferie eccetera eccetera. Domani andrò all’università locale per chiedere informazioni, sabato ho un appuntamento col boss del dipartimento di Ingegneria Informatica della stessa università. Ho bisogno di un po’ di chiarezza in più per disegnare quantomeno i contorni di tutta questa storia che per adesso è come una nuvola di fiato in una giornata gelida. Tornare in Italia e proseguire il naturale percorso facendo la specialistica al polimi avrebbe come risultato un master teoricamente migliore e una borsa di studio praticamente certa (e non scordiamoci il dormitorio e la presenza dei vecchi amici). Di contro iscrivendomi ad un master qui in Canada avrei un titolo anglofono (e quanto mai simile ad uno statunitense) anche se tecnicamente il livello didattico dovrebbe essere inferiore. In più avrei il problema di recuperare 10000$ (o forse più) per le tasse dato che essendo a tutti gli effetti un forestiero non ho alcun diritto a borse di studio ordinarie. Ciò comporterebbe la ricerca di un lavoro part-time con la probabilità di dover allungare i tempi di conseguimento del master a più di 2 anni (rischio che – è doveroso dirlo – potrebbe esserci anche in Italia a sentire quanto Sergio sia preoccupato per questo primo anno di magistrale). A tutto ciò si aggiunge il problema con l’ambasciata: prolungare il visto, diventare residente cittadino o addirittura iniziare le pratiche per acquisire la doppia cittadinanza? Considerando quanto ho penato per avere un “misero” visto di studio&lavoro sono terrorizzato dal dovere riallacciare i rapporti con la burocrazia.
C’è quindi da discernere tra l’eccitamento dovuto a tutto ciò che comporterebbe un prolungamento della mia vita qua e le effettive migliorie che ne deriverebbero. E in tutto questo discorso sto considerando solo il lato razionale, finanziario e lavorativo. Non mi scordo mica della voce del cuore che – adesso proprio – mi porterebbero a rimettermi su una bicicletta e a fare stronzate (che poi stronzate non erano, siamo uomini di classe, non come quella troia) (cit. di duli).
La prima volta che ho sentito il bisogno di stare da solo è stato esattamente qualche giorno fa dopo aver parlato con Joanna del mio futuro. E ho fatto un giro in macchina che mi ha portato a vedere lo spettacolo del palazzo del governo illuminato di notte.
E’ chiaro che la cosa mi punge un nervo scoperto, io lo sapevo che andava a finire così. Ma il tempo è ancora con me e perciò siamo in maggioranza: adesso tocca ricercare e fare i compiti per casa per benino.
Del resto il mio nome non suonerebbe (in cinese) Giò il mare resistente!

Anche se non te lo dico spesso anche tu mi manchi, lo sai cucciolo mio no? Adesso tutti penseranno che siamo gay ma devi sapere che proprio ora sto indossando la nostra maglietta e tutti mi chiedono che cosa significa. Iu ci dissi "Could be nice", ti va bene come traduzione? Presto ti dedico un post tutto per te sul blog, che un posto per te sul mio cuore già ce l'hai. Ti fai bocciare a qualche esame così quando torno qualche volta studiamo insieme come ai vecchi tempi? Sarebbe bello...

A caccia!

Lunga la stretta larga la mia chi è via è via e chi è rimasto me lo sono dimenticato.

Bello sto inizio col botto eh? Non si capisce un cazzo ma almeno abbiamo rotto il foglio bianco e adesso siamo già nel bel mezzo di un discorso articolato e ricco di subordinate. Proprio adesso sto provando a smaltire una sbornia da hamburger (che pare risulti essere più pesante di un kebab o di un burrito per il mio stomachino) con acqua limone cannella e miele. Domani sarà uno dei giorni più eccitanti della mia permanenza in Canada (e forse anche più in là). No, non sto andando in un cinema a luci rosse.

Un esempio di "moose"

Sto andando a caccia, domani vado a caccia. No, non vado a caccia di femmine vado a caccia di moose (italianizzato dalla nona con mussu) col mio cugino alto grosso e con l’hobby della caccia e della pesca. Andremo su sull’isola, partiremo alle 5 del mattino di domani (sabato). Mi è stato “vietato” di spruzzarmi profumo o deodoranti vari dato che questi animali sono piuttosto sensibili. Non sarà difficile, spero che non siano sensibili al mio naturale profumo da tricheco. Almeno i denti comunque posso lavarli. Andremo qui, non so ancora dove di preciso. E’ supposto pioggia tutto il giorno e pare sia abbastanza arduo restare 12 ore là fuori, in Canada. Così difficile che una amica di Joanna lo ha già battezzato il most miserable day of my life. Ma chi un tantino mi conosce sa quanto ci sguazzo in queste occasioni avventurose, sguazzo sarà proprio la parola giusto visto il meteo. Ad ogni modo andrò vestito in questo modo: scarponi col grasso spalmato per aumentare la resistenza all’acqua, calzini e calzettoni di lana (e altre due paia per il cambio-calze, una specie di pit-stop), calzamaglia jeans e pantaloni anti pioggia. Maglietta della salute, lupetto di lana, felpa di pile, prima copertura del giubbotto, giubbotto e giacca anti vento. E’ prevista l’integrazione in itinere degli scarponi usate per zappare nell’orto, dipende se sono della mia misura.
Chiaramente io non potrò sparare dato che non ho alcuna licenza. La mia arma con cui “shoottare” sarà perciò la d90, la mia fotocamera che adesso è combinata in tal modo!

La d90 waterproof

C’è un ma a questa giornata. Durante lo scorso fine settimana mi avevano invitato a un compleanno a sorpresa di un’amica conosciuta qua. Sergio m’ha dato il più assoluto benestare e Duli ha iniziato a fare quella serie di battute che finiscono con comunque mi sembra una ragazza un po’ piatta. Chissà cosa intendeva dulietta, ahahahah. Il fatto è che mi sono ritrovato a decidere tra il moose e quella musa, che se Sergio lo sa che ho scelto il moose dell’Alaska dice che sono un gay. Domani proverò a fare entrambe le cose, arrivando in ritardo di qualche ora al compleanno. Tuttavia durante la giornata potrei farmi del male a un piede (per esempio) o ritrovarmi a fine giornata troppo stanco per investire i difficili panni ingombranti del Lele da nightclub. E già mi scazza ballare quando sono riposato, chissà dopo una giornata di caccia iniziata alle cinque del mattino.
Sì, ho scelto il moose perché era l’ultima opportunità per vivere una esperienza simile. Alla tipa porterò un mazzo di fiori in un altra occasione, che di esperienze di ‘sto genere ne avrò (potrei avere) a bizzeffe. E comunque diciamolo: è molto meno pericoloso andare a caccia di bestie che di femmine. Senza apparire maschilista (dici che già lo sembro?), ma il moose mi sembra più sincero e prevedibile.
Viriemu chi puttamu a dgiornu! (Vediamo che portiamo a giorno, vediamo che succede)

La verità è che mi sento – ogni volta e ogni volta – tremendamente in colpa, ma che starò facendo di male? E poi le labbra a me sembrano normali!

Aggiornamento parigino

Vi scrivo da Parigi. Qui l’aria è fresca, secca anche se un po’ pesante. Ho poco tempo a disposizione. Il mio lavoro è veramente bello, si lavora tanto, non so quanto guadagno, godo come un coniglio quando mi stendo sul letto alle prime luci del mattino e ho chiuso coi ricordi. Veramente ho chiuso con tutto dato che non faccio altro che dormire e lavorare. E di tanto in tanto ho qualche minuto libero per scriver qualcosa da Parigi. Stop.

Inizia la vacanza

Ieri sono arrivato nella mia casa. Nel mio paese. Nella mia terra. Ma tutto questo è già lontano.
Stamattina mi sono svegliato alle 10. Alle 11 eravamo già in giro. Elenco le cose che ho fatto oggi:
  • Orologiaio, nel tentativo di ri-riparare l’orologio. Tranquilli, non s’è rotto con un pugno ma cadendo da un tavolo. 
  • Gitarella all’assicurazione per “riaccendere” l’assicurazione della mia piccola macchinina del ’97.
  • Giretto velocissimo da carpisa: una valigia nuova costa 100€. Parto con quella di cartone.
  • Ottico. Per un difetto (non provocato da me) è andato via l’antigraffio dei miei vitali occhiali da vista. Perciò devo mandarli in garanzia, anzi l’ho già fatto. Così dovrò stare per una decina di giorni con le lenti giornaliere. La cosa mi ha fatto incazzare un po’.
  • Manca il colore, i pensili e il lavello…
  • Sempre dall’ottico. Ho misurato la vista e si è riscontrato un aumento della miopia di 0.25 per occhio. Poca roba, ma prima di partire per il Canada farò gli occhiali per averne uno di emergenza. Ho infine scoperto che mi è quasi vietato fare il Bungee Jumping per via del mio distacco dell’umor vitreo. Non che l’avessi prenotato per domani, ma il fatto che non posso fare qualcosa mi fa irritare. Sul paracadutismo però ho meno vincoli, vuol dire che mi getterò su quello. Anzi…mi getterò da un elicottero. Da quello.
  • Nel pomeriggio Ikea. Quasi 300km di autostrada, e qualcuno di strada tortuosa e provinciale. Cercavamo una cucina, un soggiorno, un divano con la sciatlong, e il lavello per il bagno buono. Diciamo che è stata una visita poco fruttuosa: abbiamo scoperto che il low-cost svedese è paragonabile ai prezzi siciliani. Però noi c’abbiamo anche il caldo (ma le bionde no, ma le bionde no!).
  • Pizzeria. Era ora di una buona pizza. E’ stato proprio lì che ho scoperto tramite il mio amico Sergiuz di essere ufficiosamente un dottore. Ho passato infatti la mia ultima materia. E l’ho passata con più dei punti che mi servivano per prendere il punticino in più al voto di laurea. Ho cantato un po’ in macchina la vecchia imbarazzata :D canzoncina del buco del culo.
  • Sono andato a Sampieri, da cui sono tornato solo da poco. Cercavo il titolare della discoteca in cui ho lavorato quest’estate. Il boss si è aperto un grande chiosco sulla spiaggia e io vorrei andarci a lavorare in estate. Sul perché di questa mia scelta ci torno quando ho meno sonno. Il fatto è che il boss sta male, ha tipo la febbre. Perciò sono tornato a casa. Non prima di essermi fatto una passeggiata sul lungomare, avere annusato le alghe marce e aver capito che m’hai lasciato con un sacco di ricordi.

 Un po’ di foto ora.

Questa per ricordarmi (dopo un lustro e un giorno) che ogni cosa deve essere misurata.
Questa per ricordarmi che nella vita le porte si aprono sempre.
Tutto sta nello scovare lo spiraglio di luce…
E questa infine per ricordarmi che non è importante se rimani serio o se ridi di gusto.
L’importante è vivere e giocare. Sebbene stai guidando per finta con uno sterzo fantasma…