Archivi del mese: luglio 2009

Confini (in)Visibili

“…Qualsiasi siciliano – che abbia un minimo di buon senso – ogniqualvolta vede il cartello Villa S.Giovanni nella direzione corretta inizia a sentire una morsa al cuore. Spinge lo sguardo ai limiti dell’orizzonte, finalmente la speranza può mutarsi in lacrime di felicità: oltre quello stretto di mare che separa i buoni dai cattivi che separa un intero popolo da un’altro che separa lingua e tradizioni e cultura e sapori, che separa i siciliani dai calabresi, oltre quello stretto si tocca terra come mai lo si è fatto prima, si tocca la felicità.”


Casa casa casa casa, quella è la mia casa e lo sarà per sempre.
Andrò lontano da essa, girerò intorno al mondo e tornerò a casa. Come l’acqua che torna all’oceano.
Casa casa casa.
Non c’è nulla di materiale che sostituirei con l’amore per la mia terra, l’amore della mia terra.
Se un dio esiste di sicuro abiterà da queste parti, da questa lato dello stretto.

…perchè ritorno da te (e viceversa!)

Mamma, son tanto felice
perché ritorno da te.
La mia canzone ti dice
ch’è il più bel sogno per me!
Mamma son tanto felice…
Viver lontano perché?

Mamma, solo per te la mia canzone vola,
mamma, sarai con me, tu non sarai più sola!
Quanto ti voglio bene!
Queste parole d’amore che ti sospira il mio cuore
forse non s’usano più,
mamma!,
ma la canzone mia più bella sei tu!
Sei tu la vita
e per la vita non ti lascio mai più!

Sento la mano tua stanca:
cerca i miei riccioli d’or.
Sento, e la voce ti manca,
la ninna nanna d’allor.
Oggi la testa tua bianca
io voglio stringere al cuor.

Mamma, solo per te la mia canzone vola,
mamma, sarai con me, tu non sarai più sola!
Quanto ti voglio bene!
Queste parole d’amore che ti sospira il mio cuore
forse non s’usano più,
mamma!,
ma la canzone mia più bella sei tu!
Sei tu la vita
e per la vita non ti lascio mai più!
Mamma… mai più!

…………………………………………………………..

Per amarti senza amare prima me
vorrei essere tua madre…
Per vedere anche quello che non c’è
con la forza di una fede
per entrare insieme
nel poema del silenzio
dove tu sei tutto quello che sento;
per amarti senza avere una ragione,
tranne quella che sei viva,
e seguire il fiume della tua emozione
stando anche sulla riva;
leggerei il dolore
da ogni segno del tuo viso
anche nell’inganno di un sorriso.
Vorrei essere tua madre
per guardarti senza voglia,
per amarti d’altro amore;
e abitare la tua stanza
senza mai spostare niente,
senza mai fare rumore:
prepararti il pranzo
quando torni e non mi guardi,
ma riempire tutti i tuoi ricordi.

Ma il problema vero è se ci tieni tu
ad avermi come madre:
fatalmente non dovrei spiegarti più
ogni gesto, ogni mia frase:
mi dovresti prendere
per quello che io sono,
non dovrei più chiederti perdono.
Vorrei essere tua madre
anche per questo,
e mille e mille altre ragioni:
ti avrei vista molto prima,
molto presto,
e avrei scritto più canzoni:
forse ti avrei messo in testa
qualche dubbio in più,
cosa che non hai mai fatto tu…
Forse ti avrei fatto
pure piangere di più,
ma non hai scherzato neanche tu…

…bella la vita che se ne va!

E’ finito, è tutto finito. l’ultima notte che mi corico qui a milano, l’ultima volta che mi sveglio qua…è finito il primo anno, e già ricordo ieri quando partivo per lasciare la mia città. Ci sono stati imprevisti, intoppi, cazzalutummili, ma pare che non tutto ciò che ho fatto è stato sbagliato.
Ho conosciuto momenti alterni, così come il tempo da queste parti. Ho appreso che una stanza può diventare la tua casa. E anche mezza stanza può esserlo. E poi ho conosciuto tanta gente, gente che farfuglia e gente che dice minchiate. E gente che può apprestarsi a diventare importante, a compiere il gran balzo che separa l’indifferenza dalla necessità.
Strana la vita, incomprensibili le sue decisioni, eppure io sto ancora qua chissà perchè chissà come.
Il resoconto finale non riesco a farlo, so solo ricordare come sono partito:

e nonostante fra qualche mese qua più non sarò, vado lontano, via da mamma e matti, via al buio cieco di una nuova avventura..nonostante cazzi e mazzi io sono entusiasta..
e cazzo.. :D

4 giorni oggi..è arrivato il momento..è arrivato l’attimo..bisogna pur avere i coglioni per chiudere la porta, ed aprire il portone..e se tutto fosse uno sbaglio? se il mondo in cui sono nato è davvero la mia unica terra?bè..a voi frega qualcosa? e manco a me!…se lo faccio ci sarà un motivo. anche se ne ho paura.forse si, ma soltanto ciò che è più grande di me m terrorizza, e non sopporto che ci sia qualcosa più grande d me. devo almeno avere il diritto di guardarla negli occhi, quegli occhi che la gente odia, dicono che siano cattivi…ma quanto sò belli gli occhi miei..li volevo verdi..o chiari quantomeno..nonna li aveva così..e li volevo anch’io..eh.punto. ma li ho neri. e fanno paura se io voglio. dicono che sono troppo indiscreti, ma non sopporto che ci sia qualcosa più grande d me.
prima cosa sogna qualcosa. seconda convinciti di poterla realizzare. terza falla. quarta godi.

se sogno godo d ciò che ho appena fatto, sognato.
ho passato n’estate diversa, ricordo una sudata in macchina, dove ho eliminato qualche scoria, e dove devo ringraziare una persona che forse voleva farmi male, ma io imparo in fretta. ricordo i denti stretti, e la macchina…ah la macchina ha un capitolo a parte..aspè che ve lo racconto..
primo giro..scopro che incredibilmente quando faccio le curve la macchina ha un anima propria..semplicemente ha la mescola delle gomme indurita..e le ruote tendono ad andare dritto anche quando giro e tendono a girare anche quando vado dritto.
beh credo che peppe e saro ricordano quella serata fuori dal cineplex, dopo un film carico d tensione ho trovato un modo molto particolare d scaricarla..e loro m sa che ne hanno accumulata un bel pò..

ho cambiato discorso…ma restano comunque 4 giorni per l’emigrazione..vado nella sede dei nemici, i leghisti..di nuovo l’ho fatto..ho cambiato discorso…
fine discussione va..ho paura d nn trovare quello che ho qua, nn è tanto ma lo avevo fatto bastare. ho paura che deluderò le aspettative, ho paura che mi perdo. ho paura della malinconia della pioggia. ho paura del mio possibile conquilino. ho tanta paura.. ma poi ricordo che dopo la prima regola ci sta la seconda…sii convinto d avere i mezzi per realizzare i tuoi sogni..
ho paura…ma del resto ci sono tante cose più grandi di me. e io le voglio conoscere tutte…

piacere…gioele!…piacere …si sempre io gioele…

E’ stato scritto quattro giorni prima di partire, il 7 Settembre 2008. Molte delle paure erano fondate, molte altre no. Non spetta a me sindacare sul mio operato, ma io so quello che ho dato: tutto.

In questa diapositiva vediamo come il Politecnico plasmi le duttili menti delle matricole: la persona viene accompagnata da un numero (ovvio), tutto viene catalogato…da fuori velocemente si deve vedere che ci sta dentro.
Da notare lo scatolo Bauli e lo zampirone, che sottolinei come solo le zanzare si siano trovate bene in questa fiorente e allegra cittadina (sarcasmo).

Ce ne vuole per far morire una pianta grassa eh ? io c’ho provato, io ci sono riuscito. L’ho pure concimata con quei cosi marroni che ti ritrovi spuntar fuor dal portafogli, ma pare che questa specie vivente non apprezzi questo tipo di concime.
Grazie anche a loro, Padre Figlio Spirito Santo (in primo piano), Florangela (a sinistra), e Formoso (in secondo piano), miei amici immaginari. ah…ossigeno non ne rubano, tranquilli!

Un grazie anche al mio gabinetto. Abbiamo litigato molte volte, e trascorso insieme momenti piacevoli. Ringrazio chi ha provveduto dopo 7 mesi a montarmi la tavolozza, che ha diversificato la nostra relazione e avvicinato le nostre anime. Anche un Cesso a milano può rappresentare una sostanziosa via di fuga! (battuta, ridere!)

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E quest’ultima…beh quest’ultima è una perfetta sintesi degli ultimi 11 mesi di vita. La metà delle cose risulta essere incomprensibile, l’altra metà peggio ancora. Questo verrà ricordato sicuramente come uno dei periodi della mia vita più movimentato.
Grazie vita.

In diretta dal GS: Il desiderio di paternità.

Oggi sono uscito dallo studentato.
Bene il post è finito.

…nono sarebbe troppo comodo…ho scritto due cazzate in croce, un pò misteriose un pò inutili, e poi potrei terminare con un “…trafitto da un raggio di sole ed..ehm..e..tutti a letto che è tardi”.
…Diciamo che il post potrebbe essere giunto già alla fine.
Ci sta l’effetto sorpresa, l’eccezionalità di un evento e l’ansia del finale aperto (sequel del tipo “Riuscirà il nostro eroe a ritrovare la strada di casa ?” oppure “Riuscirà a sconfiggere i mostri del mondo esterno?” ).
Beh no invece continua.
Ho consegnato dei libri in biblioteca, ben 4 libri di Fisica, ho saputo di essere stato multato per 24 giorni perchè ho tardato di ben 4 giorni la consegna. E’ giusto è giusto, quel libro avrebbe potuto salvare il destino di decine di studenti e non avevo nessun diritto di avere la Scienza tutta per me (risata diabolica).
E così mi sono trovato nel parco di fronte al politecnico..ecco..avevo fame, ero fuori. La luce era così accecante, l’aria così rarefatta ed ero abituato alla gravità della Stanza dello spirito e del tempo (solo un paio di persone capiranno questo, il resto andrà oltre…ah non c’è un resto? beh perfetto!).
Ma avevo fame, e mi son chiesto quando mai sarei riuscito dalla mia cara stanzetta, quando mai si sarebbe ripresentata questa occasione. Fortunatamente la risposta è stata elaborata velocemente. MAI. Avrei potuto aspettare molto, titubare tanto, restare fisso a guardare i piccioni per ore. Ma, fiùù, tutto ciò è stato scongiurato. Il GS mi attendeva.
Mi avviai così verso sto famigerato GS, fonte di libagioni per orde di studenti affamati.
Faccio la mia bella spesa di porcherie da mangiare prima d’iniziare a studiare, e procedo a passi lenti e decisi (il nostro eroe è determinato a liberare il GS dal male che lo avvolge) verso la cassa.
Ecco ora la scelta della cassa è cruciale.
La gente non ha capito nulla. Saremo andati sulla luna, saremo tornati dalla luna, sapremo saltare su un piede, cantare “Jingle Bell” e fare le capriole…ma non sappiamo scegliere con criterio e ponderatezza la cassa idonea.
Non bisogna mai e poi mai scegliere la cassa con meno fila. ERRORE ERRORE ERRORE. Meno fila vuol dire che il Cassiere c’ha i coglioni che descrivono un moto circolare uniforme (n.d.r incazzato). Cassiere incazzato vuol dire che passerà la tua Bonnut tre volte, la tua misera cassa d’acqua misteriosamente (e lautamente) diventerà pari ad una riserva acquifera per l’intero Casalpusterlengo, e ti darà i sacchetti di plastica geneticamente modificati cosicché ti si “sbracano” il passo prima di inserire la chiave nella toppa con conseguente moto circolare uniformemente accelerato dei tuoi zibibbi. Si sa, i cassieri sono gente cattiva.
Così scelsi la cassa con la fila più lunga, quella in cui c’è sempre la naughty cassiera, e iniziai a farmi i cazzi degli altri. Si sa la fila è lunga, il paesaggio è privo di amene attrattive (se trascuriamo il reparto ortofrutta), io sono cazzino (ma nel senso buono) e l’unica cosa interessante è il messaggio che sta scrivendo sull’iphone “cool” la tipa dark-emo-techno davanti a me. Dice che lascia il suo ragazzo perchè è troppo assillante. Dico che sono tutte (quasi) uguali, e dico che è una goduria leggere i messaggi. Soprattutto quando non sono i tuoi.

Davanti a me una lunga fila, la ragazza finì di scrivere il messaggio e nascose da occhi cazzini quell’iphone. Ero nuovamente senza far nulla, e le porcherie da mangiare prima d’iniziare a studiare si facevano pesanti (non avete idea quanto possano pesare i tuc col sale).
Così delle urla di bambini attirarono la mia attenzione, in realtà poteva essere qualsiasi cosa in quell’istante..ma furono dei bambini.
Due bambini, uno avrà avuto 3 anni l’altro circa 5. Un bambino, quello piccolo, nel vano portabambini del carrello, l’altro giù per terra. Entrambi col caschetto (la mia uniformità cromatica mi suggerisce che il colore dei loro capelli fosse biondo), entrambi con gli occhi chiari.
Avranno preso molto dal padre, perchè la madre era lì che spingeva faticosamente il carrello, lì in fila davanti la ragazza dark-emo-techno-lascioilmioragazzoquindisonodepressa.
Il bambino di 5 anni stava piagnucolando, implorava la madre di comprargli quei dolcetti che di solito stanno vicino alla casa affinchè scoppino lite inter-familiari (maledetti ovetti kinder).
La madre di tutta risposta lo zittiva, quasi gentilmente, dicendo che “se avesse fatto il bravo invece di correre col fratellino per tutto il santuario (n.d.r GS) ora forse gl’avrebbe comprato il dolciume”.
Il bambino più piccolo era distratto, c’era qualcosa che gli infastidiva il nasino. E così tentava di esorcizzare il fastidio prendendosi a pugni sul volto, finchè la madre sostituì quel metodo barbaro con un fazzolettino.
Nel contempo il bambino più grande s’era già preso/aperto/mangiato un ovetto, e aveva messo i resti sul “tapirulan”. Non si può dire che non sia onesto.
“Mamma, mamma…questo lo posso pagare io ? daidaidai!”
“Buongiooorno, io pa…go.. con il bancoo..mà”
E se ne ritorno a giocare col fratellino.
La madre aveva concesso le richieste del figlio, gli aveva consegnato il bancomat e aveva suggerito di avvertire la cassiera di dover pagare con la carta.

Niente, non riesco a ricreare quella scena..
Quello che voglio dire…è..tutti parlano di “voglia di maternità”, quasi che solo le donne provano amore per i figli (beh talvolta è così). Si so, che è troppo presto e che forse prima dovrei trovare la donna della vita con cui condividere quei momenti in un supermercato in giro per il mondo. E devo scegliere per bene, perchè la madre dei miei figli dovrà comprare l’ovetto kinder anche se i figli fanno i crash test col carrello, anche se si mettono le dita del naso in pubblico, anche se abbandonano il bancomà alla cassiera.
Si so che è presto per pensarci, che in fondo devo ancora darmi Algebra e finire il primo anno. E poi il secondoterzoquartoquinto e poi trovare un posto di lavoro che garantisca milioni di ovetti kinder, e poi una casa che garantisca lo spazio per un milione di..ehm..nono..diciamo che 2 figli sono sufficienti.
2+1, 2 maschietti con l’opzione su una terza…femminuccia.
Li voglio col caschetto, come lo avevo io e come quei bambini del gs. Capelli neri e occhi chiari ( ma su questi non ti preoccupare, di solito il color degli occhi salta una generazione, prendono dai nonni ).
Si so che è presto per pensarci, almeno per altri 10 anni dovrò guardare col sorriso queste scene al GS.
Una volta una persona mi disse che sarei stato un buon padre. Io comprerò gli ovetti kinder, io gli spiegherò tutto le parole che non capisce alla tv, io gli farò guardare Lupin (o chi per lui) sacrificando il mio telegiornale del mezzogiorno, io dormirò scomodo perchè si corichi vicino la mammina nel lettone, io sentirò freddo d’inverno perchè lui ha caldo e sentirò caldo d’estate perchè lui ha freddo. Io gli farò mangiare le patatine untuose nella macchina nuova, e poi ogni venerdì lo porterò al cinema. Farò la guerra coi cuscini e gli racconterò storie noiose sulla mia vita. Io lo porterò sulla mia spalle a fine turno di lavoro, e gli lascerò il posto migliore per guardare la tv. Io gli permetterò di fare il bagno con noi, gli rimboccherò le coperte quando dorme e lo porterò nel suo letto, in braccio, quando farà finta di dormire.
E io sarò geloso di mia moglie, che la mamma è sempre la mamma.
Sarò due padri, che in fondo tocca a me recuperare ciò che è stato, ciò che non è stato.
E così penserò a tutto ciò che farò, e aspetto qualche altre anno e aspetto che si presenti la madre giusta.
Curioso sarà il corso degli eventi, impreviste saranno le coincidenze della vita. Non resta che aspettare.
Aspetterò.
(Chi di voi vorrebbe sostituire un vostro pensiero con questo mio ?)

Troppo cerebrale



«

Troppo cerebrale per capire che si può star bene senza complicare il pane
Ci si spalma sopra un bel giretto di parole vuote ma doppiate
Mangiati le bolle di sapone intorno al mondo
E quando dormo taglia bene l’aquilone
Togli la ragione e lasciami sognare, lasciami sognare in pace
Liberi come eravamo ieri dai centimetri di libri sotto i piedi
Per tirare la maniglia della porta e andare fuori
Come Mastroianni anni fa, come la voce guida la pubblicità
Ci sono stati dei momenti intensi ma li ho persi già

Troppo cerebrale per capire che si può star bene senza calpestare il cuore
Ci si passa sopra almeno due o tre volte i piedi come sulle aiuole
Leviamo via il tappeto e poi mettiamoci dei pattini per scivolare meglio sopra l’odio
Torre di controllo aiuto sto finendo l’aria dentro al serbatoio

Vuoti di memoria non c’è posto per tenere insieme tutte le puntate di una storia
Piccolissimo particolare ti ho perduto senza cattiveria
Mangiati le bolle di sapone intorno al mondo
E quando dormo taglia bene l’aquilone
Togli la ragione e lasciami sognare, lasciami sognare in pace

Libero come ero stato ieri ho dei centimetri di cielo sotto i piedi
Adesso tiro la maniglia della porta e vado fuori
Come Mastroianni anni fa, sono una nuvola, fra poco pioverà
E non ho niente che mi sposta o vento che mi sposterà

»

L’ho sentita sopra il letto mio preferito, in un infelice giorno di luglio. Ma non l’ho capita. Potrei pensare che non era il momento adatto per ascoltarla. Pare che stamattina invece lo era: mi sono svegliato col motivetto in testa, e la continuo a riascoltare finchè qualcuno non mi tirerà una tazza di porcellana in testa.
C’ho pure tutta la mia spiegazione personalizzata di questa canzone, ma non voglio imprigionare le riflessioni di nessuno: sto zitto stavolta. Niente geniali interpretazioni.

Troppo cerebraleTroppo cerebraleTroppo cerebrale(x31)

X Pamela

«
Una compagnia di porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra due mali, finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione
»

(A. Schopenhauer, Parerga e Paralipomena, II, 2, cap. 30, 396)

Io le spine me le sono già tolte. Ne avevo creato un’ infinità attorno a me, e poco importava se ferivano i “porcospini” che mi stavano vicino: avevo bisogno di quella corazza, almeno così m’aveva detto mia nonna.
Io mi sono spogliato di quell’arma di indifferenza di massa, è crollata giù e pare che non ci sia voluto neanche tanto.
E’ inverno, fa freddo (è una metafora, soltanto una metafora. purtroppo). E io senza corazza c’ho freddo, e poi sti porcospini mi pungono tutti quanti.
Io speravo diversamente. Che alla fine c’avrei pure la soluzione. Che genio che sono.
La illustro:
  • Io mi tolgo le spine. Fatto.
  • Io dico chiaramente che le spine me le sono tolte, che non faccio male a nessuno neanche se volessi. Fatto.
  • Io aspetto che tu ascolti la mia voce, aspetto che tu percepisca i miei silenzi. Fatto.
  • Io aspetto che Tu ti tolga le tue spine…ehm…su quest’ultimo punto ci stiamo lavorando su!

Bè in fondo non è che sia proprio tutto sto genio…
…che poi io lo so, anche tu senti freddo. E’ inverno, minchia di freddo si congela oh! Là fuori non c’è nessuno che non sia al calduccio: è impensabile tentare di affrontare il mondo da soli.
Ah lo stai già facendo ? ah…ho capito…
…dicevo..è impensabile tentare di affrontare il mondo da soli, per sempre !
Male non farà, dico se pure tu ti togli quelle spine.
E vedi di darti una mossa, che sto finendo pure il mercurocromo!

P.S Sempre dalla regia mi comunicano che hanno avuto un intoppo nel comunicare il momento esatto della “pausa studio”. Sono pregato di tentare n’altro giorno.

http://www.flickr.com/photos/garibaldi/259064217/

“Indiana Jones”

Ieri sera.
Dario (..quantè ganzo -.- ) dopo una pizza molto appetibile mangiata su un lenzuolo bianco sul mio letto dopo aver guardato Notting Hill (film chiaramente coi bacetti in cui non muore mai nessuno) dirà :

«…non sarai mica Duli Roberts… »

Dopodiché Giulia (a.k.a Duli, a.k.a Fuffi, a.k.a “ohdù” a.k.a Joule [leggesi dʒu:l] ) l’ha guardato, l’ha riguardato, ha trasformato la sua espressione nella peggiore che potesse fare, e poi s’è messa la testa sotto il cuscino. Io intanto mi rotolavo per terra dal ridere.
Dario il ganzo invece sta tentando di distruggere la mia reputazione di comico d’insuccesso, ed è una dura lotta: non ci riuscirà facilmente!

P.S Pare che “ganzo” sia una sorta di insulto in un idioma parlato sui monti dell’appennino centrale.

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“..Trovare una persona che davvero ami e che lei ami te..Insomma, le probabilità sono davvero minuscole…”
Hugh Grant