Archivi del mese: maggio 2009

Omnia mutantur

ok, c’ho pensato se farlo questo intervento. è un tantino diverso dagli altri, ora spiegherò il motivo.
E’ vicinissimo a un altro intervento, troppo vicino. rischia di diventare un diario e perderebbe entusiasmo. così perlomeno immagino.mi giustifico tuttavia dato che vi avevo avvertiti che le lunghe ore di attesa m’avrebbero smosso la testa, che vi ricordo s’avvita in senso antiorario.

bene, è un intervento diverso perchè non finisce con un punto, non espongo la mia tesi e voi zitti zitti a rosicare dentro. qua il problema è reale anche per me, e s’aggiunge alle tante cose di cui ragionare quando sei in un aeroporto con qualche paio d’ora in anticipo.
(i siciliani sono gente furba e lestofante perchè hanno decine di ore interamente dedite al pensare)

Ho parlato con un uomo, ieri..se vogliamo essere precisi e considerare la mezzanotte..l’altro ieri..a una domanda stupida ha dato una risposta superlativa, magnifica. veramente un gran d’uomo. lo stimo.
Oggi ho dovuto domandarmi ancora ciò che vi sto per dire, ciò che sento di vivere e/o essere. è un gran bel problema quando sei lì-lì per spiegare cosa hai in testa e la testa invece ti dice: “ma non è che quel che stai per dire è totalmente errato ? “
cazzo questo è un ammutinamento bello e buono. come quando porti l’auto dal meccanico: sono giorni che ti fa quel rumorino malefico, che t’urla nelle orecchie “fra 10 metri ti lascio a piedi, brutto umano viziato e presuntuoso“, così decidi d’andare dal dottore delle automobili. e lei muta, sembra che rida (dovrebbe starci il congiuntivo, ci sta un che ) di te. sembra che ti prenda in giro quando risali in auto, arrossato di rabbia e vergogna per la pessima figura col meccanico, lei è lì e riprende a far quel rumore fastidiosissimo da sotto il cofano.
così come quel figlioletto che prega il papà che lo porti dal dottore che gli fa male “qua qua e qua e poi qua e qua” e una volta dal dottore gli è passato tutto, tutto. na pasqua, lo vedi che saltella cogli amici.

“vieni qua figlio mio, vieni qua che ti devo dire una cosa (iu ti fici e iu ti lievu ro mienzu sorta ri delinquenti chi malafiura mi facisti fari ‘nto dutturi ? “

“Qual’è la forza misteriosa che m spinge a soffrire? Che sia la stessa che mi spinge ad amare? Cos’ho fatto ordunque per amare?

ok stop, potrei finirla anche qua. con questa frase scopiazzata dai miei pensieri di qualche anno fa. ma è bene che aggiunga qualcos’altro.
L’uomo saggio l’altra sera mi dice:
l’uomo ha bisogno per istinto di due cose che dovrebbero essere proporzionali: amare ed essere amati. l’una e l’altra cosa. insieme.
purtroppo è un mondo difficile e spesso insieme non vanno. ed è così che l’essere umano deve sopperire a una delle due con qualcosa di diverso: o ricchezza, o potere o sesso.
ma l’uomo tenterà sempre di amare ed essere amato. insieme.

Lo credo anch’io: Amare non mi basta, oh sono bravissimo eh, ma non mi basta. è come mangiare il cornetto e non gustarsi la punta al cioccolato o come mangiarsi un panino intero e far scivolare sbadatamente per terra l’ultimo boccone. [trattasi volutamente di esempi denigratori, è già tutto pomposo per natura ridere non uccide nessuno].
Essere amati d’altro canto non è sufficiente. talvolta diviene perfino indesiderato,fastidioso, si odia la gente che sarebbe disposta a darti la vita. (vd. Ballata dell’amore cieco). ecco per fare un esempio…a chi non è mai capitato quella cazzo di mosca che trova eccitazione nel fare “bzzzz” dietro il tuo orecchio, preciso preciso di fronte al timpano proprio nel momento migliore del tuo sonno?
Credo che quando si verificano entrambe, quando si è ama e si è amati – magari tutto con lo stesso soggetto – quello è un vero momento felice. come una mosca che fa bzzz nella punta del cornetto algida per intenderci. [torniamo seri]

ma se tutto ciò diventa una mia necessità, amare…come posso non credere che tutto va a puttane, che l’amore non è che merce scambiata, che non diventi un banale bisogno dell’uomo al pari di mangiare e urinare ?
è davvero un passatempo ? e cosa mi rassicura dal fatto che l’amore verso quella donna/uomo (barrare solo una delle due opzioni, grazie) è amore vero, e non soltanto un bisogno? la persona che ti sta accanto è lì per soddisfare un tuo bisogno ? è uno scambio equo di favori? perchè?

cosa mi spinge ad amare ? e perchè ? e come starei senza ? e perchè ?


P.S: vorrei che i codardi mettessero un punto come commento..sisi un piccolo punto e che gli altri – gli sperti coraggiosi – mettessero il loro pensiero, la loro risposta. ringrazio tutti per la collaborazione. vi assicuro che a questo intervento risponderò ai commenti, eccezione.

M’hanno stuprato la mia povera e bella valigia blu

e allora..mizza oh..porca puttana.

ecco l’inizio non è promettente, cioè..anche sta volta m’ero imposto di essere chiaro, lucido e determinato. ma vabbò..ormai che son partito non posso che continuare per questa strada.
Allora, dicevo..sono partito. oh na perfezione mai vista prima: tutto secondo i piani.
Due ore di anticipo non me la chiamate perfezione ?
Per mezz’ora ho cercato una presa della tensione (si beh, quella che noi chiamiamo presa della corrente dovrebbe chiamarsi presa della tensione, o generatore controllato in tensione), ma a linate hanno pensato bene di nasconderle tutte. Ma sottovalutavano me, dico..non uno qualsiasi, me! bè dai uno qualsiasi..
Ho girato tutto l’aeroporto: ci sono tre prese disponibili

  1. di fronte la stazione di polizia aeroportuale, ma vi consiglio vivamente di non sistemarvi lì al pc a vedere un film scaricato da emule e rippato da silent..
  2. in un bagno, credo sia quello dedicato ai portatori d’handicap. se siete disposti a stravaccarvi a terra in un posto dove solitamente a terra c’è ben altro, beh quella presa fa per voi.
  3. locale macchina di un ascensore. questo è il posto migliore. i dipendenti dell’aeroporto vanno a fumarci, e dovrebbe essere vietato fumare all’interno di un aeroporto. così come allacciarsi all’impianto elettrico dell’aeroporto per eccitarsi giocando a need for speed. diciamo che un occhio può essere chiuso da entrambi, e così loro fumavano e io giocavo. in piena armonia dei sensi.

Beh, dopo questi gentile concessioni (che verranno presto rese disponibili nelle migliori librerie di Milano, Come inventare/costruire/trovare una nerd-presa , Edizione “Aiuto Aiuto al ladro al ladro” ), continuo la storiella…
Arrivo al mio gate, che poi sarebbe il posto più bello di Milano..risuona quasi profetico: di qua ci sta Milano, di là ci sta il gate, l’uscita da Milano!
..arrivo con mezz’ora di anticipo, e trovo una fila da stadio, o da fiera del paese. Centinaia di catanesi, e siciliani, che si spingono perché vogliono essere i primi a salire su quel cazzo di coso che ti riporta in paradiso.

{Questa la situazione, in marrone evidenzierò la situazione al gate 15 – Ritorno a Catania, in blu sarà descritto il volo per Parigi – Gate 16
}

GATE 15, 19:45 c.a. – Inizio procedure d’imbarco 20:15. “cammmeeeeela, vieni fozza cà è auraaa” si sente urlare da una sudaticcia signora piuttosto in carne. “Giorgio, o papà…gioggiu…GIOGGIUUUUUU vieni cà stamu tunnannu a casa, tu quannu ti parru mà scutari cassennò a casa ni faciemu i cunti”, dici il padre di giorgio, ignota vittima dell’educazione siciliana.
Tutti e dico tutti i 150 passeggeri c.a. che devono tornare a Catania sono lì a pressare, in una coda inesistente, urlanti, incazzati coi figli ma dentro, nell’anima entusiasti di trovarsi vicino al gate che assomiglia a una porta di teletrasporto: Dall’inferno al paradiso in un’ora e mezza.

Al gate 15 c’è già la fila, ‘nnaggia..lo sapevo..dovevo presentarmi un’ora prima..

GATE 15, 19:46 c.a. -Inizio procedure d’imbarco 20:00. Destinazione Parigi.
Tutti seduti. Un tipo con la cravatta legge un giornale. un bambino sta composto, eretto sulla schiena. due tipi evidentemente di origini sicule si alzano e con molta discrezione si avvicinano al bancone: in rigorosa fila indiana e mantenendo la legittima distanza di sicurezza espressa in cm e in foot. 24 ore nella mano destra, giacca nell’avambraccio sinistro. A un tipo cade un foglio misterioso dal giornale, quello accanto glielo raccoglie e lo porge gentilmente accennando un sorriso.


Guardo quei francesi, quanto sono bravi..ma intanto ho perso circa due minuti…e si sa, due minuti quando ti ritrovi davanti la gente in “fila” è tantissimo. Devo decidermi…ok fatto! Mi butto a capofitto, devo onorare il mio sangue, e così inizio a spingere e a sgomitare tentando di far apparire reali i miei tanto ipocriti “mi scusi”. Alla fine mi sono pure guadagnato un’ottima posizione, diciamo non la pole ma parto dalla seconda fila. Sono nervoso, devo concentrarmi. Appena arriva il tipo che vuole vedere se ho pagato il biglietto devo scattare, essere fulmineo..controllare la trazione evitando di far slittare le ruote della valigia perdendo tempo prezioso. Spero che almeno ‘sta volta non mi chiedano la taglia dei miei calzoni ( è una 44, l’ho scoperto comprando un paio di pinocchietto a un mercato rionale ).

Dopo due ore sono a Catania, annuso l’aria..sisi non m’han riportato a linate: sono finalmente tornato nella volta celeste.
Corro (beh se correvo a milano, in sicilia devo correre ancora più veloce: qui tutti giochiamo in casa), riesco a guadagnare qualche posizione indovinando il lato dell’autobus corretto, e così arrivo al nastro che fa girare le valigie fra i primi.
Riesci a capire che sei a Catania, perché agli Arrivi vedi già centinaia di persone arrampicate sulle scale. tutte le persone in quella folla di parenti ansiosi ha un solo obiettivo: urlare per primi ai restanti parenti


” u vitti u vitti maria chi fattu beddi, è canciatu, e sempri u stissu maria che beddu maria che siccu maria chì fattu ranni”
Farebbero di tutto per dirlo per primi, e così vedi in gente in precario equilibrio e nonne che piangono. si perchè non ci sono solo i genitori, ma anche le nonne e gli zii. e la fidanzata e i parenti tutti della fidanzata che mischiniedda sarà l’ultima a poter baciare il suo uomo. Le nonne hanno la precedenza, si sa (bah).
Il nastro si avvia, ognuno prende la sua valigia e si avvia all’ultimo supplizio prima di varcare le porte del paradiso su cui non c’è mica scritto che “cù trasi nunni nesci ciui” (difatti fra na settimana dovrò tornare dal buon lucifero). Aspetto, penso…ma unni cazzu finiu a valigia mia ? Mi domando quante persone erano su quel volo, e quale sia la probabilità che proprio la mia valigia bella e blu si sia persa/smarrita/rubata/trafugata/stuprata. la mia povera bella valigia blu.
Per farla breve me l’hanno persa. oggi l’ho riconquistata dopo un paio di crociate contro il servizio Lost&Found catanese.

Si sa..in paradiso c’è un bel clima, una vista stupenda: ma è sempre festa. e quando è festa non si lavora.

Afanculu Piola

Previsione per oggi.

  • Partenza da Studentato: fra 5 minuti.
  • Arrivo alla fermata del 90/91: fra 6 minuti.
  • Scambio con la 73 direzione linate: 16 minuti e una manciata di secondi.
  • Arrivo a Linate: 25/30 minuti c.a. (variabile pilotata dalla noia dell’autista del 73)…

previste a questo punto lunghe ore d’attesa, le più lunghe da 2 mesi ad oggi (omettendo le eccezioni necessarie)

  • Partenza aereo: 3h e 15minuti c.a. (variabile pilotata dalla noia dell’autista dell’airbus della windjet)
  • Arrivo a Catania: …uhm..facciamo le 22 ?
  • Arrivo sull’uscio di casa mia: sempre trooooppo tardi..ma beh “arrivai..cù cazzu si ni futti ciui”

Previsti lunghi interventi scritti nelle lunghe ore in assenza della “ragnatela” (web, ndr ) che verranno aggiunti solo quando la noia dell’autista della mia vita sia minore dell’interesse che spende nell’aggiornare questo spazio.

Caricamento stato emotivo felice ed eccitato: fatto!
Caricamento stato emotivo campanilista: fatto!
Caricamento desiderio di sole e mare e granita e caldo e goduria: fatto!
Caricamento desiderio di permanenza in loco siculo: ah era già fatto questo ?dici che è sempre attiva questa voce…boh!
Caricamento “portati l’occhiali che poi Sergio non può farti il favore che parte anche lui oggi, ricchione! (sergio)” fatto!
Caricamento Valigia…quasi fatto!
Caricamento “monta la testa sul collo in senso antiorario previa lubrificazione degli ingranacci” Fallito!!!

ops..cazzo..mi sa che dovrò riavviare..

Strawberry fields forever

poco da dire, non vorrei inficiare ciò che segue: non amo l’inglese e non amo le canzoni in inglese.
ma c’è spazio ancora per un’eccezione, in fondo è tutta una questione di priorità…

«
Let me take you down, ’cause I’m going to strawberry fields.
Nothing is real and nothing to get hungabout.
Strawberry fields forever.

Always, no sometimes, think it’s me, but you know I know when it’s a dream.
I think I know I mean a ’yes’ but it’s all wrong, that is I think I disagree.
Let me take you down, ’cause I’m going to strawberry fields.
Nothing is real and nothing to get hungabout.
Strawberry fields forever.
Strawberry fields forever.

»

Pinocchietto alla riscossa + sfogo beck’stiale!

oggi, dopo una lunga seduta di sauna a metà tra il letto e la doccia, ho deciso ch’era il momento: giro in centro. che poi il centro di milano non è che sia questa gran cosa che agli occhi di un forestiero potrebbe apparire. sisi ok, c’è il duomo. si e c’è anche una madonnina non indifferente. e la galleria ok ok..e poi ? mi direte via torino…beh e poi cos’altro ? la scala ? via montenapoleone? beh sostanzialmente odio girare i negozi alla ricerca di qualcosa che non so. primo: odio guardare e non avere, toccare e non prendere. annusarne l’odore e andare via. io in un negozio entrerei solo per l’aria condizionata: è chiaro, anche voi fate così!
secondo. per me le fasi del comprando sono queste: mi si bucano i pantaloni. maaammaaaaaaa ci puoi mettere una pezza?sisi scippa pure una tasca…(passano un paio di giorni): mammaaaaaaaaa quante tasche aveva quel pantalone ? come una sola ? sigh!
e così sono costretto ad umiliarmi e andare in un negozio in cui tutto costa più di quanto hai nel portafoglio, tutto tranne quel paio di pantaloni – per altro anche carini – di cui non c’è la tua misura. io credo che ci sia una congiura da parte di tutti coloro che indossano la mia taglia: già li vedo messi dietro l’angolo a fiondarsi sui pinocchietto in offerta della taglia 42/44, la mia ecco, proprio quando mi vedono entrare alla ricerca del sostituto al mio vetusto indumento…
beh si..non so la mia taglia, ho già mille altri numeri da imparare a memoria: il numero di casa mia, la targa della macchina mia, di quella di mia madre e di mio padre, di tutte quelle persone che hanno una macchina comune, e di tutte quelle persone che “comuni” non sono. il mio numero di telefono, e quello di tutti coloro per cui non posso aspettare che il mio amato n95 mi dica il loro nome (si ho un cellulare talmente figo che mi dice chi mi chiama, cosa vuole da me e della mia vita e la scusa da inventare nel caso non vuole che io risponda). ed è per questo che ho bisogno di mia mamma quando vado a comprare il paio di pinocchietto per rimpiazzare il caro estinto (r.i.p). a dire il vero talvolta ho dovuto confessare, non con estremo e visibile pudore, alla commessa di turno se potesse sbirciarmi nei pressi del fondoschiena alla ricerca dell’etichetta chiarificatrice. che poi recentemente ho scoperto che sta tanto più in giù, all’altezza del cavallo ecco (c’è chi lo chiamerebbe scecco, ma questa è un altra storia). ecco mia madre è la soluzione più semplice ai miei problemi. e non parlo solo dei vestiti, sì sono un terrone mammone del cazzo ma almeno ho una mamma che mi vuole bene io.
dicevo..mia madre è la soluzione. entriamo in un negozio, massimo due. lei entra e come se annusasse nell’aria l’offerta del 60% del pinocchietto stra-fico con taaante tasche (sono molto utili quando ti si bucano i pantaloni e non hai voglia di spogliarti in camerini pieni zeppi di maniaci) e cerniere moooolto lunghe (odio quei caz..z…ops..cavolo di cerniere di circa 2 cm). si dirige. vede, occhiata veloce la sua. mi chiama: “ninniii” (si ok, ora lo sanno tutti. lei mi chiama ninni, non chiedetemi il perchè). io mi alzo dallo sgabello, che in teoria starebbe lì per coloro che devono provarsi scarpe e non hanno i calzini bucati ( che poi ha un suo fascino quando l’alluce fa capolino ). si, beh io ho risolto le noie rappresentate dalle commesse che t’invitano a lasciar posto a coloro che hanno veramente bisogno di quello sgabello, per’altro scomodissimo: mi slaccio una scarpa e lascio il tallone fuori. loro penseranno che stia lì lì per togliermela e cambieranno zona. pff, dilettanti.
si vero, perdo sempre il filo del discorso…dicevo..m’alzo, provo a non intersecare la mia gamba destra col piede sinistro e mi dirigo da mia madre.

Lei: ti piacciono ?
Io: si tanto mamma (è chiaro che stia mentendo, voglio solo scappare da questo posto pieno di guardoni)

Fatto. torno a casa, mia madre è felice. ha speso poco e ci sono tante tasche. io sono ancora più felice. non ho dovuto neanche denudarmi e togliermi le scarpe, temendo che le scarpe di ginnastica m’hanno impuzzato i calzini che m’hanno impuzzato i piedini miei.
M’immagino, a milano che tento di comprare un paio di pinocchietto. Entro nel primo negozio di via torino, disorientato, mi guardo a destra e a manca. sono terrorizzato, è pieno di grandissimi cartelli colorati che mi ordinano in modo quasi feticista di provare quelle scarpe che respirano o quei pantaloni che c’han scritto nel culo ricco. che poi io ricco ce l’ho fra pane bianco e nutella, fra le cose che devo comprare al mercato. inizio a girare quel negozio, ma scopro presto che non c’è solo un piano, ma ben due: i miei problemi improvvisamente raddoppiano. ma poco più là una commessa sente profumo di pollo. coscia di pollo con la pelle bruciacchiata..che poi sarei io. sente profumo di gente persa, e gente persa è genta di cui bisogna rapidamente approfittare. si avvicina, io la vedo. non posso far altro che restare immobile, tremo. penso alla mamma. in fondo le volevo tanto bene. l’ultimo mio pensiero va a lei.
Commessa gentile con vestito imbarazzante: serve qualcosa ?
Io: beh, si..dovrei prendere un paio di pinocchietto…ma.. sto dando un’occh… Commessa gentile con vestito imbarazzante: che taglia porti ?
Io: ehm..credo la…(peso circa 65kg..sono alto 1.80, abito al civico 1..no questo numero proprio non serve.., 4023 6004…neanche questo ‘ttana della miseria ladra….dovrà pure calcolarsi in qualche modo questa taglia no ?) ehm..credo..si ecco..non la conosco con esattezza, dico la taglia..si cos’altro..ehm..si ecco (dove minchia sei mammaaaa?)
Commessa non più gentile con vestito imbarazzante: beh ecco si abbassi i pantaloni si metta a fare le capriole, quindi inizi a fare finta di starnutire, conti fino a trentatrè e saltelli su un piedi toccandosi la punta del naso mente canta “Vincerò”. almeno sapremo la taglia che porta…
Seconda Commessa non più gentile con vestito imbarazzante che parla con signora esperta del posto: ihihihih, deve essere ancora inizializzato…non sa ancora cosa gli sarà fatto…muahahahahah!!

Ecco è meglio se vado a fare compere con la mia mamma, almeno mi evito di cantare vinceròòòòò!!

ecco..dovevo raccontare della seconda parte della mia parte d’infanzia narrabile, poi ho pensato di parlare di stasera, poi credevo che un accenno al campanilismo fosse dovuto, ma sono caduto in una lunga storiella del perchè è meglio una mamma che un pinocchietto..ehm..ah no? non era così ?

Sono un pò dispiaciuto questa sera, ecco dispiaciuto non è la parola adatta. odio esser qualcuno, solo un qualcuno. ma non è neanche questo, ecco non lo so con esattezza. è una di quelle serate in cui manderesti calorosamente affanculo (ma con tanta cattiveria) aleandro baldi e la sua canzone inganna-popoli. ci sono cose che non possono essere comprese del tutto: ma ci sono persone che sarebbero disposte a tutto, a rinunciare a parte delle propria libertà per garantire un angolo di serena felicità a chi..si ecco.. a chi ? non so bene come sia accaduto, ma talvolta non è bene chiedersi perchè. il mondo gira e il tempo scorre: chiedersi perchè è superfluo, richiede troppo tempo. meglio fare anche se non si capisce. che qualsiasi strada da qualche parte mi porterà, via da qua di sicuro.
lontano del chiedermi perchè…

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Bone no ?