Oggi racconto la storia di un uomo.
E’ questa la storia di un ragazzotto austriaco, figlio di un principe e d’una contessa. A 18 anni ha a sua completa disposizione la cavalleria. Altro che il ministro Brunetta, quest’uomo con valore, coraggio e dimostrazione di fermezza ha ai suoi ordini i cavalli, gli scudieri e le scudiere. A 21 anni si guadagna il grado di Maggiore e l’anno dopo la carica impetuosa alla testa del suo reggimento, da una svolta decisiva alla battaglia di Cateau-Cambrésis riuscendo con gli alleati britannici ad aprire un varco nelle armate francesi uccidendo e ferendo circa 3000 uomini e catturando 32 cannoni nemici. Poco dopo viene decorato con la Croce dell’Ordine Militare di Maria Teresa e ha ancora la bocca che puzza di latte: ha meno che 25 anni. Passò alla storia come Carlo I di Schwarzenberg, ricordato come l’eroe della battaglia di Lipsia. Quest’uomo capita che nel corso della sua vita si sente male, capita a tutti nella vita. E’ una di quelle piccolissime bastarde clausole che firmi automaticamente appena piangi durante il primo respiro. E se non firmi e non piangi il dottore ti picchia fin quando, infine, piangi. Insomma sta male va nello studio di questo dottore, un certo Christian Friedrich Samuel Hahnemann, gli dicono che è tanto bravo e che cura le malattie incurabili. E lui ha una fitta forte al cuore che definiscono “misteriosa”. Samuele Cristian Federico (per gli amici semplicemente Samu) gli dice che può stare tranquillo, che lui ha ideato una nuova idea di medicina, tutt’apposto insomma: ci pensa lui a rinsavirlo. Solo che a Carlo I, l’eroe che tanto aveva combattuto e vinto, gli piglia n’altro ictus, e stavolta ci resta secco. I genitori di Carlo incazzati chiamano l’associazione dei farmacisti, quella dei consumatori e il Codacons (ormai che c’erano…); i farmacisti riescono quindi ad ottenere per Hahnemann l’ingiunzione a non distribuire i suoi prodotti, e Hahnemann, non potendo più praticare, deve lasciare la città.
Si da il caso che Samu è il fondatore della medicina alternativa chiamata omeopatia.
Samu è un uomo stravagante: conosce tante lingue (addirittura anche il caldeo, lingua parlata da un popolo dell’Asia anteriore) (io mi vergognerei a dire in giro che conosco il caldeo…ma vibbè..), sposa sua moglie, ci fa 11 figli (“Sulla soddisfazione dei nostri desideri animali”, si ammette che l’uomo è fatto – come ogni altro essere – per il godimento e per il piacere”). Poi sua moglie muore ( e lì sua moglie avrà ringraziato dato che a causa delle critiche mosse contro il marito questi la costringeva a cambiare casa frequentemente), capita. E lui oramai ottantenne si sposa con una donna che è 50 anni più giovane: almeno non corre il rischio che muore anche ques’altra. Il suo pensiero medico si basa sulla convinzione che “la malattia viene curata rafforzando le energie vitali al fine di ripristinare l’equilibrio dell’organismo”. Due Pan Goccioli la mattina, e un cucchiaio di Activia a Carlo I però non bastarono. Ma solo perchè aveva esaurito i Bonduelle.
Ribadisce nei suoi scritti che le bevande necessarie agli esseri umani sono latte e acqua pura; alcol e spezie accorciano le nostre vite. Il caffè è sgradevole già quando si prova a berlo per la prima volta senza zucchero: “è un avvertimento che ci dà la natura di non violare le leggi della salute, di non calpestare sconsideratamente l’istinto di conservazione della vita” . Il suo effetto primario è “un’esaltazione più o meno gradevole dell’attività vitale”, nelle prime ore; in seguito, ecco “un sentimento sgradevole dell’esistenza, un rifiuto della vita, una sorta di paralisi delle funzioni animali, naturali e vitali” . Il caffè “asseconda e accelera il lavoro della digestione”, semplificandola; “risveglia l’appetito venereo” (!) con dieci anni di anticipo. “Ansietà e caldane sono il tormento quotidiano di chi beve caffè, e specialmente anche l’emicrania”. Rovina i denti più del mercurio; serve, tendenzialmente, a evacuare in fretta, e a questo soltanto dovrebbe essere necessario(!!).
Se cerco Omeopatia su Wikipedia, nonostante non sia un’enciclopedia, mi avverte: