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FDC 10 – “Vabbè che ci sono le spine…ma 9€ cazzo?”

Battevo i pugni sul tavolo che con un pugno battevo un pugno e con l’altro mano tenevo il computer perché non cadesse. E io chiedevo perché io fossi caduto e a questo perché né questi né quegli altri avrebbero potuto rispondermi. Piangevo il calore dell’infermo nelle mie lacrime ed erano salate come il mare in tempesta.

Riempi la pilozza di acqua e poi presi della terra. Diventò un impasto di terra e acqua, era già una sorpresa. Poi ci infilai un dito e iniziai a dipingermi la faccia con quella crema naturale. Quando ritenni che era soddisfacente tornai in casa e mi feci vedere dalla mamma. Mi chiese che cosa avessi combinato. E io: guarda mà, come gli indiani.

Quando ero piccolo avevo un’altalena che se la oltrepassavi si viaggiava nel tempo (nel passato). E se la oltrepassavi nel senso opposto si viaggiava nel futuro. Il rischio era scordarsi da quale parte si era passati, così mettevo un ramoscello per ricordarlo.  Poi diventai grande e la macchina del tempo si ruppe.

La macchina del tempo

Uno scorpione doveva attraversare un fiume, ma non sapendo nuotare, chiese aiuto ad una rana che si trovava lì accanto. Così, con voce dolce e suadente, le disse: “Per favore, fammi salire sulla tua schiena e portami sull’altra sponda.” La rana gli rispose “Fossi matta! Così appena siamo in acqua mi pungi e mi uccidi!” “E per quale motivo dovrei farlo?” incalzò lo scorpione “Se ti pungessi, tu moriresti ed io, non sapendo nuotare, annegherei!” La rana stette un attimo a pensare, e convintasi della sensatezza dell’obiezione dello scorpione, lo caricò sul dorso e insieme entrarono in acqua. 
A metà tragitto la rana sentì un dolore intenso provenire dalla schiena, e capì di essere stata punta dallo scorpione. Mentre entrambi stavano per morire la rana chiese all’insano ospite il perché del folle gesto. “Perché sono uno scorpione…” rispose lui “E’ la mia natura”.

Mi piaceva questa ragazza. Nicol. Credo ci fosse una alla fine ma per me è sempre stata Nicol. Aveva una voce roca e i capelli corti ma a me piaceva e andava bene così. Le scrissi una scritta, MONOLITICA. Nicol ti amo. Poi migliorai con gli anagrammi, tendo a farlo. A migliorare. Decisi che se avessi avuto una figlia l’avrei chiamata Nicol. Poi decisi di chiarmarla Fabrizia, poi Giulia, poi fu Stefania, poi fu…Tendo a farlo, a perseverare.

Qualche anno fa ero ad un esame di Reti Logiche. Me ne andai prima della fine sbattendo una porta. E mi arrampicai su un albero, ci restai accovacciato finché ne avevo abbastanza. Poi scesi, presi un pezzo di ramo e me lo misi in tasca. E Giulia fin da allora si chiede perché lo tenevo in tasca.

Sul mio volto, sulla mia parte sinistra tra la mandibola e il collo ho una cicatrice d’acne. E’ un buco, un fottutusissimo buco dal diametro di un punta di stuzzicadente. Quando mi rado, la lametta non lo taglia: il pelo di barba dentro il buco resta salvo. Ma poi prendo una pinzetta e lo scippo. Anche se ho un buco d’acne lo deve sapere che sono io che decide chi resta attaccato al mio corpo e chi mi può cancellare dalla sua memoria.

Una volta ho finto di dormire mentre i miei genitori discutevano su come spendere undici milioni di lire. Mia mamma disse che era meglio comprare un divano che mangiarseli a cibo. Per circa 20 anni è stato il divano buono e quindi ci si sono potuti sedere solo gli ospiti. Del resto io mi sono convinto che è scomodo.

La mia prima memoria che ho di me che mi guardo allo specchio è me che mi dico mazza che sono brutto. Mi ma me a me e me. Meh!

Quando dico che sarò qualcuno lo dico davvero. Gli altri non lo sanno ma io ci credo veramente. E tristemente non c’è niente che mi può fermare. Sono nato povero e piangendo. Piangerò tutta la mia vita pure di morire ricco e piangendo. E se muoio giovane non potevano dire che avevo la volontà ma non mi impegnavo.

Un saluto alla signora Carmela che per una decina d’anni mi ha ingannato ogni mattina quando mi diceva che erano le 8 e facevo tardi a scuola. Erano sempre e dico sempre le 7:30.

Buon compleanno. E questo è l’unica volta che non parlerò di me. Ops…!

Buon compleanno.

The airMan

This post is dedicated to a friend of mine, her name is Marina.
I met her during my school period at GV, the name of my canadian school. Marina is just sixteen years old but she is way too beautiful and smart to be so young, there has been something wrong somewhere. You can still smell her innocence in her words, I like her being a dreamer without adult thoughts that, as everyone knows, pollute the fantasies.
I don’t think I’ll see her again in my life. And because my life is all the time I have, I think I won’t see her again. What a pity, she will be wow in few years. She lives in Brazil, I’m living in Canada and usually my residence is in Italy. Worst case scenario there are less than 10000 km between us, best case scenario we are more than 9500km far from each other. And, if someone hasn’t understood yet, I have a pretty long dream-list to satisfy, I have to meet my own deadlines. And I can’t see me taking a vacation (especially in Brazil!!) in the next 10 years. Being italian I know that rules are there to be broken, being respectful to myself I’ll do my best to follow my plans.
I skyped with Marina few days ago, I chatted with her this afternoon. She looks happy (and here the age doesn’t matter, I was tremendously sad in that period of my life) and fine. Well, I’m glad to know that she will be okay in the next years. At least her mood is the right one!
I can’t say I had friends here. I can’t blame anyone, well I could blame me. So worried about being hurt that I didn’t let anyone touch my feelings. Someone accidentally was almost being able to do it, but fortunately now it’s gone. I had a great time, not the greatest of my life but still a nice one. No thoughts, being around people younger than me avoided me to engage in serious profound topics. That is what people are scared of, they would rather have fun that hanging out with me. Because, apparently, serious topics aren’t funny. I choose my friends according to their capability of defending their thoughts. How can I rely on a person when he/she can’t be sure even of him/herself?
I love provoke people and push their ideas, I love trying to break them and I love when people try to do the same on me. Life is not drinking until being unconscious or doing girlish talks. Life has to be more than that…or well, my life will be more than that.
I can be wrong in every thing I do. But I will be wrong just in two cases.
If I will stop doing what I think it ought to be done.
If I will keep doing what I believe I shouldn’t do anymore.
That’s it, until the blood is willing to flow in my veins, my hopes will be flown in the air.
The airman, Marina!

Sono un gay?

Ci sono due cose da sapere per capire a pieno questo post: sono sempre stato un tipo timido, impacciato e molto silenzioso.
Seconda cosa, in questi mesi ho collaborato col magico politecnico di Milano per assistenza internet nella residenza che mi ospita. C’è chi lo chiama dormitorio, e chi lo chiama pensionato: sono termini appropriati sicuramente.
Comunque sia fra le varie persone che hanno bisogno d’aiuto ieri è venuta una ragazza francese. Avevo un computer francese, che ha la tastiera totalmente diversa dalla nostra, con un sistema operativo mai visto prima. Limpus o qualcosa del genere pare si chiami. Non ci capisco niente e porto il pc da un mio amico che sta venti stanze più in là. Nel tragitto mi chiede se voglio andare in stanza da lei, a bere dice. Bah, sarò improvvisamente diventato un uomo di cui potersi fidare? Insomma, c’ho i capelli non pettinati una felpa e delle ciabatte. Chi mai si potrebbe fidare di me? E poi la storia del drink mi assomiglia moltissimo a quella della collezione di farfalle. Dico di no e proseguo. Il mio amico non riesce a combinare una cippalippa (si scoprirà che mancavano i driver) e mentre torno indietro verso la mia stanza mi richiede se voglio un drink, che non mi devo fare nessun problema. Bah, io sono impacciato. Timido, e non so parlare bene l’inglese. Avrò fatto la figura del gay, ma le ho detto semplicemente un accennato “i don’t drink, thank you”. Sono tornato in stanza, ho chiuso la porta, ho preso una wuhrer, l’ho stappata e l’ho smezzata con Khadir.
Chissà che m’avrebbe fatto la francese, se era solo un drink o se era qualcos’altro? Chissà qual’è il modo giusto di vivere, se è meglio un just for fun o un “..perchè è un bravo ragazzo perchè è un bravo ragazzooo…”. Chissà.
Ho fatto la figura del fricchettone santerellino, ma who cares?
In fondo anche con i capelli disordinati resto sempre un bravo ragazzo. E mi sta pure crescendo il dente del giudizio!

Sogni in ordine sparso

Oggi ho sognato. Oramai ho imparato come si fa: la mattina ricordo la sintesi del sogno, so chi erano i personaggi principali e chi gli antagonisti ma non ricordo le loro facce, il loro profumo e tutto il resto.
Sveglia puntata alle nove, sveglia effettiva alle nove e un quarto. La solita mezz’oretta di pc a letto prima di iniziare a studiare; e alle dieci ero già sui libri. Non ho studiato molto oggi, pago un pò di flessione. Niente di preoccupante: sento che sono in ritardo, non mi sento molto preparato. Gli esami sono fissati alla finestra su un post-it. Ogni volta che alzo lo sguardo vedo quel susseguirsi di date che mi impongono di tornare a chinare la testa sul foglio. Sotto quel foglio in rigoroso ordine temporale c’è un altro post-it. Su questo ci sono dei conti a matita, la somma che la scuola d’inglese pretenderà per i miei studi. C’è scritto l’orario delle lezioni, i giorni di vacanza in Canada, il costo per settimana, date di inizio e di fine. E poi c’è il totale, che sembra scomparire fra la miriade di numeri e lettere che popolano il foglietto. Eppure è il totale quello che conta. E’ pur vero che lungo i fianchi si provano emozioni indescrivibili, le migliori, ma è soltanto se si raggiunge in cima e se questa è veramente imponente che la missione può ritenersi davvero compiuta.
Studiare per un esame potrebbe essere avvincente, a tratti piacevole. Ma se tutto non si conclude con un voto l’importanza dello studio improvvisamente diventa relativa, sicuramente opinabile.
Oggi ho visualizzato online il saldo del mio conto dedicato alla missione dell’anno venturo. Oggi ho sognato un’altra volta, ma questa volta sentivo il profumo dei soldi ed ero sul sito di unicreditBanca.
C’è un proverbio siciliano che dice che tri sunu li putenti: ‘u papa, ‘u re e cu nun avi nenti.
E per questo che, una volta deciso ad abbandonare la carriera religiosa, sto facendo di tutto per diventare un re. Non potrei di certo tollerare di diventare un debole, ora che sono un putenti.
Cerco un lavoro per l’estate, per tutto il mese d’agosto. Sono tentato dallo spiegare la mia situazione al presidente, nel caso dovesse concedermi per pietà settemila€. Per il resto ho trovato un posto che paga cinquanta€ a sera, ma i turni sono lunghi e il lavoro è più pesante della media. La figa che se la spassa a spasso mi ha detto che “…sì, è vero, si lavora tanto ma che in fondo alla fine ci si diverte tanto”. Lei che ha fatto un mese di università, un anno da apprendista commessa e ora è disoccupata cosa ne sa del lavoro?
Anche le puttane sanno che non è divertente, anche se il loro lavoro consiste nel fare la cosa più bella del mondo.
Per adesso non c’è molto di nuovo in giro, m’aspettano alcuni mesi di fatica e poi altri di molta fatica. Per i prossimi due anni la mia vita sembra già tutta programmata, sarebbe un peccato se tutto andasse in questo modo.
Non giocherà a dadi, ma spero che giochi con me a monopoli.

Viale Romagna 62…ok!

Se al momento della mia nascita mi fosse stato concesso di scegliere il sesso sarei stato alquanto imbarazzato di non saper sfruttare una simile occasione, manifestando seri dubbi al momento della scelta.
Sarei voluto essere un uomo per poter aver la presunzione di racchiudere il potere nelle mie mani.
Sarei voluto essere donna per poter avere il potere nelle mie mani.
Ma poi venni a sapere che avrei partorito con dolore, e che ciò mi sarebbe stato ricordato ogni mese, che non sarei potuto andare al mare di tanto in tanto, e che non avrei potuto girovagare a petto nudo senza essere attorniato da iene malefiche.
E così mi sono accontentato di essere presuntuoso.

LONDRA – Se in presenza di una bella donna vi capita di balbettare, confondervi, dimenticare cosa stavate facendo o dove stavate andando, consolatevi: non siete i soli. E, per di più, è madre natura che ha programmato noi uomini in maniera da comportarci in questo modo. Una ricerca pubblicata in Gran Bretagna conferma infatti il vecchio luogo comune secondo cui il maschio, davanti alla bellezza femminile, perde la testa. Ebbene, sembra proprio così: basta un incontro fugace con una donna attraente e il cervello maschile smette di funzionare, perde colpi, non fa più il suo mestiere. “La donna più sciocca può manovrare a suo piacimento un uomo intelligente”, diceva Kipling: se poi è carina, non c’è genio che possa resisterle. “Il sex appeal fa andare l’uomo giù di testa” è il titolo con cui il quotidiano Daily Telegraph di Londra riassume la ricerca, apparsa sull’autorevole Journal of Experimental and Social Psychology. Si tratta di uno studio condotto da psicologi della Radbouds University, in Olanda, che hanno sottoposto a una serie di test un campione di studenti maschi eterosessuali. A tutti è stato chiesto per esempio di ricordare una successione di lettere dell’alfabeto. Quindi ciascuno degli studenti ha trascorso sette minuti in compagnia di una donna attraente. Poi il test è stato ripetuto. La seconda volta, tutti gli studenti hanno ottenuto risultati decisamente peggiori della prima. Gli studiosi pensano che la ragione sia questa: quando incontrano una donna che a loro piace, gli uomini usano istintivamente gran parte delle loro funzioni cerebrali, ossia delle risorse cognitive, per fare buona impressione su di lei, insomma per far colpo, e nel cervello rimangono dunque scarse risorse per altre funzioni. Gli psicologi olandesi hanno avuto l’idea di condurre un simile esperimento quando uno di loro si è accorto che, dopo aver avuto una conversazione con una donna che lo aveva colpito per la sua bellezza e che non aveva mai incontrato prima, lui non riusciva a ricordare l’indirizzo di casa propria, in risposta a una domanda della sua interlocutrice per sapere dove vivesse. Il professor George Fieldman, membro della British Psychological Society, commenta sul Telegraph che i risultati riflettono il fatto che gli uomini sono programmati dall’evoluzione per pensare a come trasmettere i propri geni. “Quando un uomo incontra una donna”, afferma lo studioso, “è concentrato sulla riproduzione. Ma una donna cerca anche altri attributi, come la gentilezza, la sincerità, la stabilità economica”. E in effetti la ricerca suggerisce che le donne non perdono la testa allo stesso modo, quando incontrano un uomo bello e affascinante. Il test, secondo gli esperti, potrà essere utile per valutare le prestazioni di uomini che flirtano con le colleghe sul posto di lavoro o i risultati accademici nelle scuole miste. Senza contare che d’ora in poi l’uomo avrà una scusa in più, se si rende ridicolo di fronte a una bella donna: potrà sempre dare la colpa ai cavernicoli nostri antenati e all’evoluzione delle specie.