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FDC 10 – “Vabbè che ci sono le spine…ma 9€ cazzo?”

Battevo i pugni sul tavolo che con un pugno battevo un pugno e con l’altro mano tenevo il computer perché non cadesse. E io chiedevo perché io fossi caduto e a questo perché né questi né quegli altri avrebbero potuto rispondermi. Piangevo il calore dell’infermo nelle mie lacrime ed erano salate come il mare in tempesta.

Riempi la pilozza di acqua e poi presi della terra. Diventò un impasto di terra e acqua, era già una sorpresa. Poi ci infilai un dito e iniziai a dipingermi la faccia con quella crema naturale. Quando ritenni che era soddisfacente tornai in casa e mi feci vedere dalla mamma. Mi chiese che cosa avessi combinato. E io: guarda mà, come gli indiani.

Quando ero piccolo avevo un’altalena che se la oltrepassavi si viaggiava nel tempo (nel passato). E se la oltrepassavi nel senso opposto si viaggiava nel futuro. Il rischio era scordarsi da quale parte si era passati, così mettevo un ramoscello per ricordarlo.  Poi diventai grande e la macchina del tempo si ruppe.

La macchina del tempo

Uno scorpione doveva attraversare un fiume, ma non sapendo nuotare, chiese aiuto ad una rana che si trovava lì accanto. Così, con voce dolce e suadente, le disse: “Per favore, fammi salire sulla tua schiena e portami sull’altra sponda.” La rana gli rispose “Fossi matta! Così appena siamo in acqua mi pungi e mi uccidi!” “E per quale motivo dovrei farlo?” incalzò lo scorpione “Se ti pungessi, tu moriresti ed io, non sapendo nuotare, annegherei!” La rana stette un attimo a pensare, e convintasi della sensatezza dell’obiezione dello scorpione, lo caricò sul dorso e insieme entrarono in acqua. 
A metà tragitto la rana sentì un dolore intenso provenire dalla schiena, e capì di essere stata punta dallo scorpione. Mentre entrambi stavano per morire la rana chiese all’insano ospite il perché del folle gesto. “Perché sono uno scorpione…” rispose lui “E’ la mia natura”.

Mi piaceva questa ragazza. Nicol. Credo ci fosse una alla fine ma per me è sempre stata Nicol. Aveva una voce roca e i capelli corti ma a me piaceva e andava bene così. Le scrissi una scritta, MONOLITICA. Nicol ti amo. Poi migliorai con gli anagrammi, tendo a farlo. A migliorare. Decisi che se avessi avuto una figlia l’avrei chiamata Nicol. Poi decisi di chiarmarla Fabrizia, poi Giulia, poi fu Stefania, poi fu…Tendo a farlo, a perseverare.

Qualche anno fa ero ad un esame di Reti Logiche. Me ne andai prima della fine sbattendo una porta. E mi arrampicai su un albero, ci restai accovacciato finché ne avevo abbastanza. Poi scesi, presi un pezzo di ramo e me lo misi in tasca. E Giulia fin da allora si chiede perché lo tenevo in tasca.

Sul mio volto, sulla mia parte sinistra tra la mandibola e il collo ho una cicatrice d’acne. E’ un buco, un fottutusissimo buco dal diametro di un punta di stuzzicadente. Quando mi rado, la lametta non lo taglia: il pelo di barba dentro il buco resta salvo. Ma poi prendo una pinzetta e lo scippo. Anche se ho un buco d’acne lo deve sapere che sono io che decide chi resta attaccato al mio corpo e chi mi può cancellare dalla sua memoria.

Una volta ho finto di dormire mentre i miei genitori discutevano su come spendere undici milioni di lire. Mia mamma disse che era meglio comprare un divano che mangiarseli a cibo. Per circa 20 anni è stato il divano buono e quindi ci si sono potuti sedere solo gli ospiti. Del resto io mi sono convinto che è scomodo.

La mia prima memoria che ho di me che mi guardo allo specchio è me che mi dico mazza che sono brutto. Mi ma me a me e me. Meh!

Quando dico che sarò qualcuno lo dico davvero. Gli altri non lo sanno ma io ci credo veramente. E tristemente non c’è niente che mi può fermare. Sono nato povero e piangendo. Piangerò tutta la mia vita pure di morire ricco e piangendo. E se muoio giovane non potevano dire che avevo la volontà ma non mi impegnavo.

Un saluto alla signora Carmela che per una decina d’anni mi ha ingannato ogni mattina quando mi diceva che erano le 8 e facevo tardi a scuola. Erano sempre e dico sempre le 7:30.

Buon compleanno. E questo è l’unica volta che non parlerò di me. Ops…!

Buon compleanno.

Sir Wilfrid Laurier counterfeited! – Sir Wilfrid Laurier contraffatto!

I had my interview in a pretty famous italian site that analyze and interview italians that are leaving our country to explore and enrich the world. I found a couple of mistakes in my italian afterwards but I consider those mistakes part of me, I’ll make them again and again.
Tuesday I’ll start the new work and I am nervous about it.
My heart is again off after some roller-coaster days
I am back at Joanna’s house, I am just going to pick up S2 from their honeymoon.
At work, at the smoothy place, I am doing good despite what the bitches/witches say. And today, here the news, I recognized for the first time in my life a counterfeit 5C$ bill. To be honest I have to say that it was so clear that I am surprised I didn’t recognized when that client gave me it. Or it could have been the new one’s mistake, yes, I am not anymore the newest worker. I have a picture of 2 bills, one counterfeit (left) and the real one. And for the non-canadians, you could take a look at the canadian’s bills.

The real ones and the not ones

C’ho avuto l’intervista, a ciuii! Rileggendomi ho realizzato che ho commesso un paio di errori. Chi la leggerà penserà, chistu sarà puri in canadisi ma ammia me pari nu scieccu! (Non so perché ma quando immagino la gente che pensa la immagino pensare in siciliano, per me pure il gatto pensa in siciliano, beh ecchilosà!). Ma è tutto ok, i miei errori sono come il naso di Cyrano: mi identificano senza discussioni.
Martedì il nuovo lavoro ha inizio, e io c’ho paura e sono nervoso. La cosa che mi spaventa è di non essere all’altezza (ma è chiaro che se ne sarebbero già accorti loro se fosse questo il caso), in pratica c’ho l’ansia di prestazione. E giuro che se ci fosse il Cialis che ti fa rigare dritto (drizzare, in una parola) il primo giorno di lavoro io lo prenderei…o almeno ne sarei tentato.
Al lavoro dei succhi di frutta niente da segnalare, se non le puttane (come le ha chiamate una mia amica) che si lamentano pì ogni piritieddu ‘i musca. Oggi per la prima volta ho trovato e scoperto dei soldi falsi, 5 dollari per la precisione. Lì vedete nella foto lissù, quelli a destra sono veri mentre quella a sinistra sono falsi. Manca la striscia argentata, c’è uno strano riquadro blu, la corona è diversa. Per non parlare poi dei capelli del povero Sir Wilfrid Laurier, sembra di vedere l’effetto prima-dopo. Prima d’essersi fatto i capelli, dopo essersi passato il gel. Certo che poi c’ha quello sguardo un po’ crucciato: quando si vede la mattina coi capelli in quel modo (vedi banconota sinistra) la giornata gli prende male.
Ma questi canadesi sono, c’è sempre qualcuno che fa parte della banda degli “onesti”

L’istituto di bruttezza

Per la serie In solitaria, ho una ennesima stomatite. Non lo so mica perché gli argomenti degli ultimi articoli sono così schifosi. Sarà mica colpa mia? Quando ho provato a spiegarlo a Joanna mi mancava questa parola, stomachite (che fra l’altro mi provoca una irritazione della gola, della parte terminale della lingua e un paio di afta sulle labbra). L’ho quindi cercata su internet ma ho scoperto -come sospettavo- che non esiste in inglese. In merito per chi può e per chi non lo ha ancora fatto consiglio la lettura di questo divertente articolo: http://www.bbc.co.uk/news/magazine-15987082.

Dicevo, dato che me lo posso permettere, ho deciso di combattere la stomatite in maniera naturale. Ho preso uno spicchio d’aglio e ho iniziato a rosicchiarlo mentre mi guardava quel che si potrebbe tranquillamente definire un b-movie: Eat, Pray, Love. Il listerin mi fa una pippa: cazzo se brucia l’aglio, ci credo che i vampiri sò ‘mpauriti! Alla fine c’ho messo il carico: una bella corona sale e limone.
Adesso anche se fossi l’ultimo uomo sulla faccia della terra non credo che una donna abbia il coraggio di avvicinarmi: aglio e birra birra e aglio aglio e birra. E non m’importa niente: né della stomatite né dell’alito a prova di vampiro.
Tanto la chat con gli odori non è stata ancora inventata!

Very g(o)od!

Se questo dovesse essere davvero un mondo felice io vorrei dire che Dio esiste. Chi non ci crede storcerebbe un po’ il naso ma poi continuerebbe a vivere come prima. Gli altri, quelli che credono, sarebbero ancora più felici di non morire mai, di lottare contro istinti e tentazioni al fine di entrare nel regno di dio. Ma siccome questo mondo è un mondo misto di felicità e minchiate varie io mi sento di dire che di dio non ne so abbastanza per promettere la sua esistenza. Anzi se dovessi scegliere proprio io, io dio non lo vorrei (tranne se è come quello di Una settimana da Dio, il primo…il secondo a me non m’è piaciuto molto…).
Questo fatto di dio che sa tutto ma non fa niente, che fa tutto ma non ti dice niente, la sua onnipotenza e il nostro libero arbitrio, il suo vedo e non vedo…queste cose generano solo confusione in me. Più di quanta ne possa creare il pensiero che proveniamo tutti da scimmie scese dagli alberi per cercare del cibo.
In un mondo giusto i fedeli di dio non andrebbero in giro a dire che fare all’amore è peccato (Feconda una donna ogni volta che l’ami, così sarai uomo di fede), che l’omosessualità è reato, che gli altri sono da convertire pena l’inferno, che un neonato non battezzato va all’inferno, che un dubbioso (o agnostico che si voglia dire) va all’inferno. Sto cazzo di inferno mi sembra proprio un bel posto, pieno di gente che si diverte, di gente che si pone dei dubbi, di bambini finalmente felici e ricco crogiolo di modi di vivere, opinioni differenti e razze diverse. Se non fosse che manca il caffè (tutti sanno che lo vendono solo in paradiso) sarebbe un posto divertente, con caldo secco (no afa – no zanzare) durante tutto l’anno.
Se dovessi immaginare le caratteristiche di dio lo penserei spiritoso. Con un gran senso dell’humour, che prende in giro Gesù, che lo schernisce dicendogli d’essere stato inutile. E il figlio che ha chiaramente preso dal padre, gli risponderebbe che è tutta colpa sua in fondo, è stato lui, il dio-padre, che c’ha fornito questo fantomatico libero arbitrio.
E tu lettore che leggi (questa è per duli che odia quando chi scrive si rivolge a chi legge), non ho nessuna voglia di banalizzare la tua religione (non questo in post almeno), non voglio apparire blasfemo (al più quanto la pubblicità del caffè) e non voglio urtare la sensibilità di nessuno. Se fosse così è colpa di Milano, delle sue zanzare e del tempo incerto.
Il problema di dio è centrale in ogni essere umano che non sia del tipo barche-sesso-manicure. Sono sempre stato…dubbioso a riguardo. Ma crescendo ho maturato una maggiore razionalità (per quanto riguarda la visione di dio, s’intende…) e adesso posso finalmente dire che secondo me..dio…non so se esiste.
So però che odio il bigottismo di certa gente. Che questa gente poi sia la stessa gente che promette di amare il prossimo ogni domenica – anche se lo dovesse fare solo con le parole – mi fa indiavolare ancora più. Quella gente che vede Satana dappertutto (Obama è il demonio, il preservativo è un oggetto del demonio, internet è un oggetto del demonio), questo tipo di gente io la odio. E rinuncerei a dichiararmi cattolico per timore d’essere paragonato a sti tipi. Altro che timore di dio.
Se dio esiste è un dio buono (e so che dopo il se ci va il cong. ma qua non ci stava…). Se dio avesse scritto davvero le tavole delle leggi le avrebbe scritte così (sono prese da qua):

  1. Io preferirei davvero che tu evitassi di comportarti come un asino bigotto “più-santo-di te” quando descrivi la mia spaghettosa bontà. Se qualcuno non crede in Me, pace, nessun problema! Dico davvero, non sono mica così vanitoso. E poi non stiamo parlando di loro, quindi non cambiare argomento!
  2. Io preferirei davvero che tu evitassi di usare la Mia esistenza come motivo per opprimere, sottomettere, punire, sventrare, e/o, lo sai, essere meschino con gli altri. Io non richiedo sacrifici, e la purezza è adatta all’acqua potabile, non alle persone.
  3. Io preferirei davvero che tu evitassi di giudicare le persone per come appaiono, o per come si vestono, o per come camminano, o, comunque, di giocare sporco, va bene? Ah, e ficcati questo nella tua testa dura: donna = persona. Uomo = persona. Tizio noioso = Tizio noioso. Nessuno è meglio di un altro, a meno che non stiamo parlando di moda e, mi spiace, ma ho dato questo dono alle donne e a qualche uomo che capisce la differenza fra magenta e fucsia.
  4. Io preferirei davvero che tu evitassi di assumere comportamenti che offendano te stesso, o il tuo partner consenziente, maggiorenne e mentalmente maturo. Per chiunque avesse qualcosa da obiettare, penso che l’espressione corretta sia “Andate a farvi f******”, a meno che tale espressione non sia ritenuta troppo offensiva. Nel qual caso possono spegnere la TV e andare a farsi una passeggiata, tanto per cambiare.
  5. Io preferirei davvero che tu evitassi di sfidare, a stomaco vuoto, le idee odiose, bigotte e misogine degli altri. Mangia, e solo dopo prenditela con gli s******.
  6. Io preferirei davvero che tu evitassi di erigere chiese/templi/moschee/santuari multimilionari in onore della mia spaghettosa bontà, perché tali soldi potrebbero essere meglio spesi per (fai la tua scelta):
  1. Sconfiggere la povertà
  2. Curare le malattie
  3. Vivere in pace, amare con passione, e ridurre il prezzo delle pay-Tv. Posso anche essere un essere onnisciente dai carboidrati complessi, ma apprezzo le cose semplici della vita. Dovrei saperlo, No? Io SONO il Creatore!
  1. Io preferirei davvero che tu evitassi di andare in giro raccontando alla gente che ti ho parlato. Non sei mica così importante. Finiscila! E poi ti ho detto di amare il tuo prossimo, mi capisci o no?
  2. Io preferirei davvero che tu evitassi di fare agli altri quello che vorresti fosse fatto a te se sei uno che apprezza, ehm, cose che fanno largo uso di pelle/lubrificanti/Las Vegas. Se anche l’altra persona le apprezza (purché si rispetti il quarto punto), allora dateci dentro, fatevi foto, e, per l’amor di Mike, indossate un preservativo! In tutta onestà, è un pezzo di gomma. Se non avessi voluto che fosse piacevole farlo, avrei aggiunto delle spine, o qualcos’altro.


Vorrei proprio vedere una foto di questo dio, vorrei proprio scambiarci quattro chiacchiere. E non più per ucciderlo mentre si distrae, ma per spiegargli dove ha sbagliato e dove non poteva fare di meglio (ci credo, è dio…). Che secondo me le donne le doveva fare un po’ più brutte, così è troppo facile che ci tagliamo quando ci offrono il coltello dalla parte meno propizia. E poi avrei lasciato i continenti tutti attaccati, come nel modellino di prova. Così la gente avrebbe abitato una terra rotonda e Bossi non ci scassava la minchia con sto federalismo. Una cippa lippa che poi riesce a distinguere il sud dal nord. Poi se dio non è ancora convinto potrei spiegargli che sarebbe stato più economico disegnare le cartine, planisferi e che pure la geografia sarebbe stata più semplice da imparare.

Infine farei una richiesta per dio, sempre se esiste. Che non s’offenda se lo scomodo per così poco, ma per me è una cosa veramente importante.
Potresti farmi arrivare una mail dall’ambasciata di roma con allegato il visto per il Canada?
Tuo(ovvio), leluccio!

A gelosia come ti poni tu?

Cara Teresa, nel breve tragitto che da casa mia porta a casa tua, e da casa tua porterebbe in un lampo anche a casa mia, ieri ho notato due operai che smantellavano una cabina del telefono. Le vecchie cabine del telefono. Non so quante telefonate ti avrei potuto fare da quelle cabine telefoniche. Forse seicento. Magari mille. O forse non eri tu: era un’altra. Certo che era un’altra, ora ricordo. Gran donna è stata quell’altra a cui avrei potuto telefonare da quelle cabine di una volta. Le compravo fiori e cioccolatini tutti i giorni. Andavamo insieme al cinema, al teatro, al ristorante, e anche in macchina. Ci amavamo alla follia. Ci baciavamo pure col raffreddore. Era la ragazza più bella del mondo, e se la memoria non mi inganna sapeva anche l’inglese. Nessuna donna potrà mai eguagliarla. gelosia come ti poni tu? Dicevo, l’altro giorno ero lì che passavo davanti a una di quelle vecchie cabine del telefono quando all’improvviso mi è venuta un po’ di malinconia. Da quanto tempo non sento la tua voce? Così, un po’ per necessità e un po’ per disgrazia, sono passato a trovare un amico. Anche se non hai i capelli molto lunghi, un amico che fa il barbiere è sempre una buona spalla su cui sfogare le proprie pene. Una buona spalla a patto che la spalla su cui ci si deve sfogare non sia la tua. Fissandomi dallo lo specchio senza badare ai capelli, il barbiere mi ha riportato per filo e per segno il pranzo del matrimonio di suo cognato in cui era convinto di essere ingrassato almeno di tre chili, e a tutti gli invitati gli scoppiava la pancia, tanto che per non finire il dolce uno si è buttato in piscina con le scarpe.Poi è passato a raccontarmi il matrimonio con sua moglie la stessa donna che origliava da dietro la stanza delle scope –e solo alla fine mi ha permesso di spiegargli come vedevo le mie nozze, ovvero in qualunque modo, in qualsiasi posto, basta che sia presto. Più tardi, ma solo perché il mio taglio era terminato da un pezzo, e il signore che aspettava seduto alle nostre spalle sembrava urlare dai capelli, il barbiere mi ha salutato dicendomi che dalla settimana seguente si sarebbe trasferito in un altro quartiere, in un salone più grande insieme alla moglie, la quale, nel frattempo, era inciampata su una scopa mentre andava alla cassa per fortuna senza gravi conseguenze. Visto che nonostante tutto siamo buoni amici, penso che continuerò ad andare da lui, anche se con l’autobus dovrò fare una strada più lunga, ma spero un giorno di poterti sposare lo stesso. Edoardo


Si avvicina l’eclipse…

Non è ancora arrivato il momento del post degli addii ma tutti questi post con tag Ingegneria mi fan pensare che sia io il primo a doversi preparare a quel fatidico e inevitabile post. L’ultimo in ordine cronologico lo ha scritto un mio amico, che ormai tutti conoscono. Sergiuz, quello che fa la danza di Yoshi. Il suo blogghetto è questo: sergioandaloro.blogspot.com.
Tutto sommato siamo bravi ragazzi non giudicateci per come sembriamo.
Il vero Gioele, il vero Sergio, il vero piede di Simone è inesplorabile. Solo da soli si è sé stessi. Per il resto del tempo cerchiamo di adeguarci alla situazione. Ma in questo post mi sembra evidente che nessuno si sta sforzando di essere ciò che non è. Difatti la mia è la stanza del rutto libero, del fartaggio a iosa e delle parolacce senza censura. Tranne quando arriva quella bacchettona di duli…è femmina, si sa!

Ecco il post che ha scritto Sergio:

E questi siamo noi, ingegneri in erba. Ci puoi trovare davanti ad uno schermo per cercare di fare mangiare e camminare dei dinosauri o tra le aule del politecnico di Milano per cercare di capire qualcosa in questo mondo tutt’altro che semplice. Semplesso direbbe il cugino di Gioele (alla faccia di Google Chrome che me lo sottolinea in rosso). Abbiamo buttato l’anima su dei dinosauri (i quattru soddi direbbero dalle mie parti) per circa due mesi ed oggi è stato come vedere sfumare tutto questo. Ancora non è finita, intendiamoci, abbiamo la consegna del progetto tra una settimana ma è proprio quando si è vicini alla meta che si sente il peso della corsa (o forse il contrario? Direi che sarebbe da chiedere al fratello di Gioele visto che i commissari oggi si sono complimentati con lui per lo scatto finale. Avrà sentito tutto alla fine il peso della corsa o invece è stato tutto il contrario? Dimenticarsi della fatica?) Ad ogni modo dopo due mesi, tra la (tentata) realizzazione del gioco dei dinosauri e di un sito web per l’agricoltura biologica, è tornato anche Kadir, sarà tempo di esami anche per lui e Gioele è diventato una belva, la stanza di che era un salotto è diventato più o meno un gabinetto di un metro per uno e programmare lì dentro non sarà mai più tanto piacevole come lo è stato in questi giorni quando, tra uno scroscio di pioggia e l’altro, si cantava “Piove” di Jovanotti tra righe di codice in un clima che si potrebbe definire alticcio.
Questi siamo ancora noi, per l’appunto, aspiranti ingegneri che cercano divertimento dove apparentemente è impossibile, in quella stanza che allora era ancora un salotto. Bei tempi. Guardo il video e mi commuovo.

Per l’ennesima volta noi che cerchiamo di far funzionare ad intermittenza un misero led ed entriamo in estasi quando due sorgenti si scambiano dei pacchetti.

Poco fa tra i meandri di quello che è il mio Hard Disk esterno ho riesumato una vecchia foto, si fa per dire, scattata da me con la macchina fotografica a rullino di mio padre. E’ una foto della Marina Garibaldi a Milazzo, che avrò rivisto un centinaio di volte ma che mai mi aveva

attirato come oggi, quando è da più di 3 mesi che non torno a casa. Sarà che oggi ho sistemato a Gioele una foto panoramica di Marina di Modica(?) è m’è venuta nostalgia di casa. La foto è questa:
e per me c’è dentro tutto. La nostalgia di casa. La lontananza. Il perseguimento di un obiettivo. La solitudine. La contraddizione matematica. Quelle due rette parallele che all’infinito si incontrano nei pressi di quell’uomo seduto sul muretto. C’è la simmetria: da un lato il mare, apparentemente infinito, illimitato ma pur sempre confinato all’interno dei limiti di questa terra. Dall’altra la terra stessa, limitata ed infame. Che mentre ascolto non fa altro che urlare: andare!
Quello che vedete là in fondo potrei essere io, quell’ingegnere in erba che vedete nei fotogrammi di quei video passati, che conta le coordinate dei dinosauri, che non riesce a convertire una y in riga ed una x in colonna. Che cerca di fare visualizzare un orario su uno schermo riuscendo anche a fallire miseramente.
Negli spazi di questa foto che vedete io c’ho passato la mia infanzia. Pomeriggio e sera. In bicicletta, continuamente a cercare di mettere sotto i vecchietti che davano mangiare ai piccioni. A pescare, lasciando ai gatti quello che era il frutto della pescata pomeridiana. Tra il negozio di mio padre e le panchine. Tra la statua di Luigi Rizzo ed il Pala Diana.
Riguardare questa foto mi ha fatto venire in mente un flusso di così tanti ricordi che un libro di Sistemi Informativi aperto davanti a me, ed un progetto di Eclipse aperto con un paio di x rosse sparse qua e la non sono riusciti a fermare.
E’ un gioco strano quando la tua infanzia viene a collimare con quello che sei adesso. E se succede adesso chissà come sarà quando avrò dei figli a cui raccontare questi ricordi, sdolcinati se volete. Di quando quel mio amico di Roma che ad ogni parola diceva “carcola che…” si è seduto pazientemente accanto a me per cercare di spiegarmi il cambio turni di RMI e di quando quella mia amica invece, con quell’accento mai sentito, che adesso “fa cose difficili” tentò di contro di spiegarmi il cambio turni in socket. Di quando ero in stanza dal mio amico, adesso lavoratore in Canada e uomo di successo, a programmare ed intanto veniva giù la pioggia nel bel mezzo di Giugno. Di quando ci misimo a ballare e cantare sulle note di “Ti voglio bene Denver” noi, futuri ingegneri, studenti del Politecnico di Milano.



BNG: Il nome della ragazza più bella che io abbia visto è Margarita, è portoghese, parla italiano ma ha il tipico accento dell’Ungheria dell’est. 
BNG2 (addirittura): Il led alla fine si accese: http://www.youtube.com/watch?v=oyt2xQR9jd4

La vita non è una tragedia in primo piano, ma una commedia in campo lungo.

E’ appena successo questo fatto. Ero a Parigi (è una metafora) e squilla al telefono. E che palle, mi alzo e vado a rispondere. E’ un numero strano, sono quelli di wired. E che palle, “le offriamo un rinnovo – il suo abbonamento sta scadendo – le regaliamo pure una maglietta perché ci segue sin dall’inizio – solo per lei uno sconto del 60% – altre leccate di culo varie ed eventuali.
Lo interrompo nel bel mezzo del suo messaggio quasi automatizzato sa, non rinnoverò l’abbonamento…molto presto [ma perché non ho detto prestissimo?] andrò all’estero e quindi non avrò un recapito dove farmi consegnare la rivista. E non avrò il tempo di leggerla. Ah ok ho capito, allora la ringrazio e sinceri auguri di buon viaggio. Grazie a lei, arrivederci[ma se non ci siamo mai visti…].
Chissà cosa fanno le persone quando le chiamo al telefono, sarà successo a qualcuno che ho chiamato di trovarsi nelle mie condizioni. Spero che non inventeranno mai i telefoni che diffondono gli odori.
Ad ogni modo oggi ha chiamato di nuovo il politecnico. E’ in vena di darmi dei soldi per ora, mi hanno offerto una nuova collaborazione di circa quaranta ore che porterebbero a sessanta delle centocinquanta ore che posso svolgere in un anno accademico. Questa volta dovrò distribuire dei moduli per l’Osservatorio della Didattica. Che poi è un modo fico per dire che è come gli studenti possono finalmente valutare i loro professori.
Quando ho staccato dalla chiamata, la prima cosa che ho pensato a come poter introdurre questa collaborazione nel mio résumé che dovrò allegare al modulo d’iscrizione della scuola del Canada.
Canada: adesso si va sul concreto. Sto compilando i moduli, impegno che mi terrà occupato per il fine settimana. Molto presto (o prestissimo che dir si voglia) dovrò sborsare il danaro, che è un attività che non mi riesce molto bene. C’ho quell’ansia da senzatetto, di quella persona che ha appena la moneta per sfamarsi e che deve scegliere bene fra i cibi che più lo sazieranno. Ad ogni modo ieri ho fatto 35€ di spesa, stasera andrò al cinema e probabilmente comprerò un paio di cuffie come auto-regalo. E poi basta, stiamo rientrando in periodo d’esame e quindi le mie finanze cresceranno proporzionalmente col diminuire del tempo libero.
Col telefono ho ancora un rapporto difficile, l’altra notte ho dovuto spegnerlo per evitare che facessi minchiate. E lei di tutta risposta non ha suonato la mattina, quando c’era da svegliarmi.
Ho deciso che sarà questo il blog che mi seguirà in Canada, non ne farò uno nuovo. Ser Sergio m’ha aiutato nel decidere, diciamo pure che m’ha detto o così o niente. Cambierò qualcosa nella grafica, forse nel titolo. E vedrò di archiviare in una sorte di package i post ante-Canada.
Ho deciso che voglio farmi i capelli come due anni fa, sento che è l’ultima possibilità prima che inizieranno a fare la fine delle gocce d’acqua in prossimità delle famose Niagara Falls (tanto per rimanere in tema).
In piscina va sempre meglio, se trascuriamo il fatto che ho un po’ i postumi di un crampo da ultima vasca. Ho imparato a respirare correttamente, lo spero almeno, e adesso recupero prima il fiato. Sento sempre più forza dappertutto e mi sento sempre meglio quando esco dalla piscina per tornare a casa.
Lo sport è una cosa meravigliosa, lo avevo scordato.
La vita è una cosa meravigliosa, spero di non dimenticarlo. E poi mi sa che sta tornando la febbre, perciò ho bisogno di karma positivo.
Karma positivo, quello che ti fa prendere il 33 senza anni di attesa, e poi che fa trovarmi l’ascensore al mio piano e che fa apparire l’Alba quando più ce n’è bisogno.

La frase nel titolo è di Sir Charles Spencer Chaplin, 122° anniversario della sua nascita.

Vecchio post: “In diretta dal GS: Il desiderio di paternità”

A volte torno a leggere cose che avevo scritto anni fa. Questo post è stato scritto il 18 luglio del 2009. Quasi due anni fa dunque, e molte di queste cose sono ancora attualità. Tranne per come le ho scritte, mi sembrano stupende e scritte dieci volte meglio di come ho scritto gli interventi recenti. Di questo post mi piacciono i “colpi di testa”, quelle frasi messe lì che sembra non abbiano senso. Mi piace il ricordo del passato che sembra quasi attuale, dato che tutto ciò mi ricorda le speranze i sogni le sensazioni e le emozioni (tutturututu!!) di quell’estate lì. E poi mi piace la fine, se non l’avessi scritta io la metterei come frase personale su msn e su facebook e se avessi twitter anche su twitter.

Oggi sono uscito dallo studentato.Bene il post è finito.
…nono sarebbe troppo comodo…ho scritto due cazzate in croce, un pò misteriose un pò inutili, e poi potrei terminare con un “…trafitto da un raggio di sole ed..ehm..e..tutti a letto che è tardi”.…Diciamo che il post potrebbe essere giunto già alla fine.Ci sta l’effetto sorpresa, l’eccezionalità di un evento e l’ansia del finale aperto (sequel del tipo “Riuscirà il nostro eroe a ritrovare la strada di casa ?” oppure “Riuscirà a sconfiggere i mostri del mondo esterno?” ).Beh no invece continua.Ho consegnato dei libri in biblioteca, ben 4 libri di Fisica, ho saputo di essere stato multato per 24 giorni perchè ho tardato di ben 4 giorni la consegna. E’ giusto è giusto, quel libro avrebbe potuto salvare il destino di decine di studenti e non avevo nessun diritto di avere la Scienza tutta per me (risata diabolica).E così mi sono trovato nel parco di fronte al politecnico..ecco..avevo fame, ero fuori. La luce era così accecante, l’aria così rarefatta ed ero abituato alla gravità della Stanza dello spirito e del tempo (solo un paio di persone capiranno questo, il resto andrà oltre…ah non c’è un resto? beh perfetto!).Ma avevo fame, e mi son chiesto quando mai sarei riuscito dalla mia cara stanzetta, quando mai si sarebbe ripresentata questa occasione. Fortunatamente la risposta è stata elaborata velocemente. MAI. Avrei potuto aspettare molto, titubare tanto, restare fisso a guardare i piccioni per ore. Ma, fiùù, tutto ciò è stato scongiurato. Il GS mi attendeva.Mi avviai così verso sto famigerato GS, fonte di libagioni per orde di studenti affamati.Faccio la mia bella spesa di porcherie da mangiare prima d’iniziare a studiare, e procedo a passi lenti e decisi (il nostro eroe è determinato a liberare il GS dal male che lo avvolge) verso la cassa.Ecco ora la scelta della cassa è cruciale.La gente non ha capito nulla. Saremo andati sulla luna, saremo tornati dalla luna, sapremo saltare su un piede, cantare “Jingle Bell” e fare le capriole…ma non sappiamo scegliere con criterio e ponderatezza la cassa idonea.Non bisogna mai e poi mai scegliere la cassa con meno fila. ERRORE ERRORE ERRORE. Meno fila vuol dire che il Cassiere c’ha i coglioni che descrivono un moto circolare uniforme (n.d.r incazzato). Cassiere incazzato vuol dire che passerà la tua Bonnut tre volte, la tua misera cassa d’acqua misteriosamente (e lautamente) diventerà pari ad una riserva acquifera per l’intero Casalpusterlengo, e ti darà i sacchetti di plastica geneticamente modificati cosicché ti si “sbracano” il passo prima di inserire la chiave nella toppa con conseguente moto circolare uniformemente accelerato dei tuoi zibibbi. Si sa, i cassieri sono gente cattiva.Così scelsi la cassa con la fila più lunga, quella in cui c’è sempre la naughty cassiera, e iniziai a farmi i cazzi degli altri. Si sa la fila è lunga, il paesaggio è privo di amene attrattive (se trascuriamo il reparto ortofrutta), io sono cazzino (ma nel senso buono) e l’unica cosa interessante è il messaggio che sta scrivendo sull’iphone “cool” la tipa dark-emo-techno davanti a me. Dice che lascia il suo ragazzo perchè è troppo assillante. Dico che sono tutte (quasi) uguali, e dico che è una goduria leggere i messaggi. Soprattutto quando non sono i tuoi.
Davanti a me una lunga fila, la ragazza finì di scrivere il messaggio e nascose da occhi cazzini quell’iphone. Ero nuovamente senza far nulla, e le porcherie da mangiare prima d’iniziare a studiare si facevano pesanti (non avete idea quanto possano pesare i tuc col sale).Così delle urla di bambini attirarono la mia attenzione, in realtà poteva essere qualsiasi cosa in quell’istante..ma furono dei bambini.Due bambini, uno avrà avuto 3 anni l’altro circa 5. Un bambino, quello piccolo, nel vano portabambini del carrello, l’altro giù per terra. Entrambi col caschetto (la mia uniformità cromatica mi suggerisce che il colore dei loro capelli fosse biondo), entrambi con gli occhi chiari.Avranno preso molto dal padre, perchè la madre era lì che spingeva faticosamente il carrello, lì in fila davanti la ragazza dark-emo-techno-lascioilmioragazzoquindisonodepressa.Il bambino di 5 anni stava piagnucolando, implorava la madre di comprargli quei dolcetti che di solito stanno vicino alla casa affinchè scoppino lite inter-familiari (maledetti ovetti kinder).La madre di tutta risposta lo zittiva, quasi gentilmente, dicendo che “se avesse fatto il bravo invece di correre col fratellino per tutto il santuario (n.d.r GS) ora forse gl’avrebbe comprato il dolciume”.Il bambino più piccolo era distratto, c’era qualcosa che gli infastidiva il nasino. E così tentava di esorcizzare il fastidio prendendosi a pugni sul volto, finchè la madre sostituì quel metodo barbaro con un fazzolettino.Nel contempo il bambino più grande s’era già preso/aperto/mangiato un ovetto, e aveva messo i resti sul “tapirulan”. Non si può dire che non sia onesto.“Mamma, mamma…questo lo posso pagare io ? daidaidai!”“Buongiooorno, io pa…go.. con il bancoo..mà”E se ne ritorno a giocare col fratellino.La madre aveva concesso le richieste del figlio, gli aveva consegnato il bancomat e aveva suggerito di avvertire la cassiera di dover pagare con la carta.
Niente, non riesco a ricreare quella scena..Quello che voglio dire…è..tutti parlano di “voglia di maternità”, quasi che solo le donne provano amore per i figli (beh talvolta è così). Si so, che è troppo presto e che forse prima dovrei trovare la donna della vita con cui condividere quei momenti in un supermercato in giro per il mondo. E devo scegliere per bene, perchè la madre dei miei figli dovrà comprare l’ovetto kinder anche se i figli fanno i crash test col carrello, anche se si mettono le dita del naso in pubblico, anche se abbandonano il bancomà alla cassiera.Si so che è presto per pensarci, che in fondo devo ancora darmi Algebra e finire il primo anno. E poi il secondoterzoquartoquinto e poi trovare un posto di lavoro che garantisca milioni di ovetti kinder, e poi una casa che garantisca lo spazio per un milione di..ehm..nono..diciamo che 2 figli sono sufficienti.2+1, 2 maschietti con l’opzione su una terza…femminuccia.Li voglio col caschetto, come lo avevo io e come quei bambini del gs. Capelli neri e occhi chiari ( ma su questi non ti preoccupare, di solito il color degli occhi salta una generazione, prendono dai nonni ).Si so che è presto per pensarci, almeno per altri 10 anni dovrò guardare col sorriso queste scene al GS.Una volta una persona mi disse che sarei stato un buon padre. Io comprerò gli ovetti kinder, io gli spiegherò tutto le parole che non capisce alla tv, io gli farò guardare Lupin (o chi per lui) sacrificando il mio telegiornale del mezzogiorno, io dormirò scomodo perchè si corichi vicino la mammina nel lettone, io sentirò freddo d’inverno perchè lui ha caldo e sentirò caldo d’estate perchè lui ha freddo. Io gli farò mangiare le patatine untuose nella macchina nuova, e poi ogni venerdì lo porterò al cinema. Farò la guerra coi cuscini e gli racconterò storie noiose sulla mia vita. Io lo porterò sulla mia spalle a fine turno di lavoro, e gli lascerò il posto migliore per guardare la tv. Io gli permetterò di fare il bagno con noi, gli rimboccherò le coperte quando dorme e lo porterò nel suo letto, in braccio, quando farà finta di dormire.E io sarò geloso di mia moglie, che la mamma è sempre la mamma.Sarò due padri, che in fondo tocca a me recuperare ciò che è stato, ciò che non è stato.E così penserò a tutto ciò che farò, e aspetto qualche altre anno e aspetto che si presenti la madre giusta.Curioso sarà il corso degli eventi, impreviste saranno le coincidenze della vita. Non resta che aspettare.Aspetterò.(Chi di voi vorrebbe sostituire un vostro pensiero con questo mio ?)

Curioso sarà il corso degli eventi, impreviste saranno le coincidenze della vita. Non resta che aspettare.Aspetterò. 

Me la sto troppo quagliando

Questo post è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale, per il bene dell’uso dei congiuntivi. A volte bisogna pensare anche a loro.

Né il budino né le profezie. Niente di questo in questo posto, niente post almeno per questo giorno. Ma solo per questo: che a giorni inizia la valanga di esami e che il mio cervello è spugna. Scottex di quelli che asciugano tutto ma il mio non è come quelli che non finiscono mai. E’ proprio per questo ultimo particolare che c’ho bisogno dei pizzini sottobanco, proprio stanotte ho decretato dove e come saranno collocati questa volta. Vabbò potrei farne anche a meno, il mio scottex-cervello avrebbe però bisogno di più tempo per accumulare tutta questa acqua-conoscenza che si è sparsa per terra-libri.
Un mio prof, quello che ci ha cercato di insegnare la materia più difficile dell’anno (parole sue eh!), ha terminato il corso presentandoci un ulteriore presentazione di slide. Erano diverse, ci spronava ad avere hobby, a divertirsi a non morire d’ansia il giorno prima dell’esame e specialmente durante l’esame stesso. Che alla fine un esame è solo un apostrofo rosa tra le parole t’acquaddgiasti! (termine in siciliano stretto che è meglio lasciarlo in siciliano: nè stai diventando denso sei fritto possono rendere l’idea).
Io mi sto già trasformando per questi esami. Ad esempio, c’ho una maglietta da lavare. In realtà c’ho due sporte del gs piene zeppe di vestiti da mettere in lavatrice. Ma come dicevo in un mio precedente post non si può mica fare una lavatrice prima di un esame. Eppure lì c’è la maglietta porta fortuna, quella nera con la scritta motivante. Sono entrato in un ciclo infinito che forse mi porterà a farmi una doccia con la maglia addosso, per lavare me la maglietta ed evitare la maledizione della lavatrice prima di un esame. L’altro giorno sono entrato coi calzini dentro la doccia e me ne sono accorto troppo tardi: ingegneri, valli a capire!
Ho già iniziato ad assumere quelle sostanze dopanti che mamma dice che fa bene prendere: qualcosa che si scioglie in un bicchiere e poi lo bevi e diventi molto intelligente, non senti più la stanchezza e ti riescono gli esercizi. Io so che poi non è che avranno chissà quale effetto ma il trucco è convincersi che sì, col cazzo costano 10€, funzionano egregiamente! Ecco funzionano nel senso che io credo che funzionano, e quando si crede a qualcosa quella cosa inizia ad esistere, e dopo inizia a funzionare. Solo se si è veramente bravi quella cosa inizia a fare quello che vuoi tu. Io una volta credevo che saltando da un divano di testa con un cuscino in mano sarei potuto atterrare sano e salvo se nella fase di volo avessi posto quel cuscino fra la mia faccia e il pavimento. Effettivamente sarebbe stato come saltare su un cuscino. Poi mi sono sfracellato una narice, e non si sa come adesso non si vede nulla. Ma io c’avevo creduto veramente, è per questo che i bambini saranno sempre un passo avanti. Riescono a sognare e a immaginare anche cose totalmente insensate, riescono a buttarsi d’istinto. Del resto cos’è altro è la razionalità se non evitare ciò che è istintivo? E chi è mai riuscito a evitare un buco nell’acqua, chiaro, nessuno ci è mai riuscito. Senza buchi nell’acqua non si può sviluppare l’abilità nell’evitarli, non tutto quello che non si condivide è sbagliato.
Non sarò il più intelligente (che continuo a scrivere inteliggente e poi a correggere), non passerò tutti gli esami “a prima botta”, non sarò il più povero nè il più ricco, non sarò mai l’uomo perfetto ma un brav’uomo questo sì, ma una cosa la so tropp’assai: che sbatto i piedi più forti di tutti e tutto, nonostante tutto e tutti. C’ho una vita da riscattare, e anche se ciò non è vero, l’adrenalina-placebo che ne deriva mi rende così. Il migliore asino che si possa conoscere.

Lo stato interessante

Ci sono un paio di motivi che mi convincono d’essere nato appartenente al sesso giusto, maschio.
Le elenco in ordine d’importanza che in questo caso coincidono col presunto fastidio che arrecono: non sono obbligato a sanguinare una volta al mese per circa cinquecente volte, non devo spalmarmi necessariamente una colla calda lungo il corpo per togliere i peli superflui, non c’è il pericolo che mi diano della buttana e se ottengo un ottimo posto di lavoro nessuno avrà il sospetto che mi sono trombato la boss (coi tempi che corrono ognuna di queste cose potrebbe aver contaggiato anche noi uomini, la cosa mi fa un pò ‘mpressioni).
Ma poi oggi mentre ero in coda per sapere dove pagare il ticket, il tipo dietro il vetro antisputacchiamento chiede alla tipa davanti a me in fila se si trovava in uno stato interessante.
Basta questo. Lo stato interessante. Minchiuni!
E’ stato un maschio a toccare per primo il suolo lunare, è un maschio l’uomo più veloce del mondo, è un maschio l’individuo che ha inviato per prima un messaggio di posta elettronica, è un maschio l’inventore dell’aereo, della macchina di Turing, della lampadina, del telefono, della bomba nucleare.
Ma poi un tipo chiede a una tipa se è in uno stato interessante e quella donna – in un sol colpo – si fa beffa di tutti i maschi illustri nella storia dell’umanità.
La tipa davanti a me all’ospedale di via Rugabella:1/Armstrong&Bolt&Tomlinson&fratelli Wright&Alan&Edison&Marconi&Fermi 0.
La sola cosa che m’è concessa, giusto per nn farmi sentire un fallito, è di ospitare dei cosini irrequieti e schifosi che hanno come unico scopo nella loro breve vita di trasformare una donna in una donna interessante. Già li vedo tutti lì, come nel film di Allen, a scalpitare e a menarsi su chi è più adatto a trasformarsi in una creatura; tuttavia nessuno è mai potuto tornare dagli altri girini a vantarsi della sua performance (oddio, sto pensando al concepimento come un insieme frattale!) .
Quindi, scusatemi, ma limitandoci ai lettori maschi di questo blog (Sergio, siamo io e tu…), ma è normale se mi sento un pò usato? Chessò, una sorta di serbatoio vagante pieno di cose potenzialmente interessanti ?!?
E poi, per i restanti lettori, ci vuole una cosa così schifosa a rendere una donna interessante?
E’ proprio vero allora che dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori…

P.S Spero di scordarmi di questa citazione quando, nella mia vita, una donna mi chiederà in dono un diamante…
P.P.S Giornata mondiale contro gli abusi sul mondo femminile
P.P.P.S Questo non è uno STATO interessante
P*4.S Non parlare di me e dei miei lagni non è poi così male, quand’è che ci vediamo allora?