Archivi del mese: dicembre 2010

De Discoteco

iAlla fine sono andato a letto che era S.Stefano inoltrato. Ma ne è valsa la pena. Intanto per i cento dollaroni che andranno a comprare il carosene per un volo transeoceanico; quindi perchè finalmente sono andato in discoteca. Adesso ho che rispondere a Marta che dice che non posso dire della discoteca alcunchè se non sono andato prima. Forse non era così, o forse si. O forse ho cambiato idea.
Nella mia vita sono andato in discoteca un paio di volte e ho scoperto sempre la stessa cosa. La gente spende decine di euro per entrare in quel posto buio, poi ne spende almeno il doppio per bere qualcosa che inibisca i freni inibitori. E poi infila la lingua in posti random, struscia il culo contro ogni protuberanza e ondeggia il corpo (nelle pause tra le due precedenti attività) fra una indefinibile moltitudine di uomini che non desiderano altro che appoggiare il proprio pesante membro su qualche fanciulla per riposarsi un pò. Potreste obiettarmi almeno due cose: primo, non succede sempre e dappertutto così. Ma se in cinque anni vado due volte e la tiritera è sempre quella (se presupponiamo i due eventi indipendenti) allora posso approssimando dedurre che è così dappertutto. Ma che il mondo è pieno di troie questo lo si sapeva già dai tempi di Adamo, confermate?
Seconda osservazione: potrebbe essere che la gente è tutta diversa, che generalizzando si commette peccato e che non ci sono più le mezze stagioni. Sarà tutto vero ma tutti gli uomini che ho visto ieri sera erano concentrati a praticare le tre attività sopra descritte. Delle donne non ho abbastanza titoli per parlarne a fondo (anche se a volte me ne frego e lo faccio lo stesso), ma non sembravano proprio così dispiaciute.
Ieri mentre sudavo pensavo che in quel posto mia moglie se proprio vuole andarci lo deve fare con me. Anzi, ho pensato di scrivere qualcosa a riguardo nella lista delle domande da fare all’ipotetica donna della mia vita.

  • La barba io non la taglio volentieri. Ti piace la barba incolta?
  • Sei disposta ad asciugarmi di tanto in tanto i capelli a letto? (presto!, prima che cascano tutti)
  • C’hai per caso intenzione di “sentirti libera” mentre nei paraggi ci sono un pò di maschi pronti a usarti come un colapasta?
  • Gli ospiti ci (plurare maiestatis) troveranno regolarmente? Sai non vorrei un susseguirsi di infarti…

E cose di questo genere insomma…
Il massimo è stato quando il vocalist insieme a una leggiadra puttana si sono infilati nel bagno dei dipendenti per uscirne dopo meno di cinque minuti. O lei era molto brava nel suo mestiere o lui era veramente stanco. Comunque mi ha fatto schifo, e non c’ho le emozioni esattamente sensibilissime.
Vabbò oltre a queste preziose informazioni su come è il mondo all’interno di una discoteca mi sono anche divertito un pò. Chiaro mentre si sta lavorando la nozione di divertimento può assumere aspetti non del tutto ordinari, ma comunque il natale di quest’anno mi ha lasciato qualcos’altro dei soli soldoni.
Ho scoperto che sono un bravo cameriere, o almeno è quel che han detto il mio capo e il capo del mio capo. Non ho rotto nessun bicchiere e me ne saranno passati per le mani a migliaia. Non è semplicissimo, lo sottolineo, passare con un vassoio (che peserà cinque chili a carico pieno) pieno di fragilissimi bicchieri in mezzo a degli ubriachi interamente dediti alle tre attività da discoteca. Avevo una lampadina tascabile con cui farmi strada e ho finito la voce a urlare scusate!!, ma loro non si sono neanche mai accorti della mia esistenza. Ho bevuto quattro redbull pagate dal locale, e ognuna costa intorno alle 4€, ho indossato un cravattino nero molto stiloso che non mi stava affato malissimo; a fine serata era stato inzuppato in vodka, gin e champagne, fortuna che non era il mio.
Ho anche scoperto che quel mondo è pieno zeppo di figli di papà, e che quest’ultimi si riconoscono dalla puzza che emanano: puzza di merda su un piatto di porcellana.
Ho infine sparecchiato un tavolo (due bicchieri con qualcosa dentro, un dito di absolute vodka e due redbull di cui una ancora chiusa) e ho commesso l’unico errore della serata. Il problema era che i tipi (anzi le tipe) non avevano ancora finito di consumare, ma avevano pensato bene di allontanarsi portandosi via anche i giubbotti (unico elemento con cui distinguo i tavoli ancora pieni da quelli oramai vacanti). Le due signore si sono avvicinate furibonde in cucina e hanno reclamato indietro il contenuto del loro tavolo. Io per fortuna ero lì presente, ho fatto notare come loro se n’erano già belle e andate e che comunque restava un goccio di quella vodka (che per inciso costa una settantina di euri al litro). Io che m’aspettavo il licenziamento, invece il capo del mio capo ha ripristinato il loro tavolo, gli ha offerto del ghiaccio nuovo e due redbull in più; infine è venuta da me e mi ha detto con una mano sulla spalla tranquillo può capitare! WoW!
Mi sono scusato e ho continuato a fare il mio lavoro.
E fra qualche giorno ricomincia tutto daccapo, non vedo l’ora.

Latin Lover – parte 2 (pure lui)

Premessa: quando vedevo i video su youtube ero veloce a dire che fosse una cosa facile. Domandatelo al mio gluteo xs, quant’è facile restare in piedi su uno snowboard e vi farà una pernacchia. Ma posso capire che la parabola sia un format di gesù cristo, e che le mie metafore possono essere troppo sottili perchè si capiscano subito. Vorrei essere però presente quando è evidente che avevo ragione. L’equilibrista ce lo insegna attimo per attimo.

[Adesso possiamo proseguire col secondo capitolo. Il primo lo si può leggere qui: http://gas12n.blogspot.com/2010/11/latin-lover-parte-1-torna-laltro.html]

Ho voluto bene a troppe persone nella mia vita. Più di quanto loro abbiano voluto bene a me, e questa non è che una mia colpa. A più di quelle che han voluto bene, e anche questa è una mia colpa. Ma ognuna di queste mi ha insegnato qualcosa e se ragiono con uno spirito egoistico (alzi la mano chi non lo fa) voglio voler bene ancora a un qualche migliaio di persone. Due migliaia, che tanto è tutto gratis.
Capitò che mi piaceva una certa ragazza, si chiamava Nicol. Non ho mai scoperto se ci volesse la e alla fine del suo nome o no, ma per il resto sapevo praticamente tutto di lei (indirizzo della casa in città e di quella a mare, numero di telefono, targa della macchina dello zio e del padre, mestiere della madre, gli orari dei bus che prendeva e i nomi delle amiche preferite). E lei non sapeva niente di me, praticamente neanche la mia esistenza gli era nota. Fu questo il problema, bisogna che ci sia un interesse reciproco perchè si finisca a soffrire entrambi. Così dopo qualche ricarica al cellulare e qualche messaggio struggente mi ritrovai a piagnucolare da solo. Quantomeno lei era un pò spensierata, e allora mi venne molto facile etichettarla come una puttana. Quando riesci a chiamare una donna puttana o sei molto arrabbiato (ma molto moltissimo) o ti fa schifo sinceramente. Via Roma 13, ricordo ancora dove abita ma per il resto ho dimenticato tutto di lei: anche perchè mi piaceva, ma almeno so ancora che è ancora una puttanella…
Ero ancora assettato, volevo ancora imparare qualcosa. No in realtà non sapevo che fare, o forse ritenevo sprecate le mie risorse se le avessi spese in birra, serate in discoteca e sigarette. Come la quasi totalità dei miei illustri coetanei fanno beatamente.
E fu così che arrivò questa donzella bionda. Occhi chiari e pelle chiara. E studiavo Guinizzelli e Cavalcanti in quei giorni. Come potevo ignorarla? Erano gli stilnovisti che m’avevano inculcato questa idea di bellezza, e io c’avevo l’esempio lì davanti (in realtà era nel banco dietro a me). Lo feci per la scienza. Non è colpa mia se nelle ore di italiano io stavo con la schiena verso la lavagna col collo torciuto (battuta) all’indietro e adesso sbaglio tutti i congiuntivi.
Cominciai a sapere tutto di lei, e questa volta avevo capito cosa doveva accadere: anche lei doveva sapere qualcosa di me. La inondai di informazioni, sai io abito qua e qua, ah guarda bella, questo è il mio numero…non ti interessa poi così tanto, dai prendilo magari un giorno ti si ferma il motorino e hai bisogno di me. Ah scordavo…a me il caffè la mattina fa acidità, però il caffèlatte mi piace. E non metterci lo zucchero sul pomodoro della pasta che mi fa schifo.
La tipa bionda disse che non voleva impegnarsi, che mi voleva bene ma che non era pronta per una cosa seria. Prima però volle essere corteggiata per mesi (puttana). Io però preferivo la compagnia di Peppe e della playstation per svagarmi, niente salsiccia lungo il corridoio per usare un modo di dire.
Avevo studiato bene però: il mito della donna-angelo che ferisce ma deve essere comunque assecondata era la parte che avevo capito meglio. Feci di tutto per farle capire le mie intenzioni serissime, e se adesso le rose blu sono appassite vorrei quantomeno indietro quel ciondolo della Kris. Andavo a letto convinto d’essere nato nell’epoca sbagliata, nel mondo sbagliato; e comunque ogni giorno che passava mi faceva capire che ero io quello che sbagliavo. Restava da capire cosa, e questo è un mistero su cui ancora stiamo lavorando.
Ma in fondo cosa ci sarebbe stato di male, valeva la pena provare l’ultima cosa: e andai a comprare della vernice blu, perchè nera non l’avevano. Io ancora non mi capacito, ma sì pare che l’abbia fatto davvero. Parlo dell’estate duemilaessei, e se non avete capito a cosa mi riferisco è inutile che rileggete su: non c’è scritto. Capì anch’io come funzionava: pure quest’altra era una buttana! E allora pensai, ma vuoi vedere che sono tutte buttane…per forza tutte buttane devono essere, non ci può essere spiegazione più convincente. Certo, c’è da considerare che se dovessi continuare col racconto delle altre femmine passatemi davanti nessuno potrebbe biasimarmi se allora pensavo che di fimmini dgiuriziusi non ce n’è poi tante!

Io mi descrivo come una pagina di un atlante, quella pagina dove sono separate le varie ere che si sono succedute fino ai giorni nostri. Le mie ere. Una era finisce intorno agli 8 anni, e quella è n’altra cosa che con questo post non ci ficca (tecnicismo) proprio niente. Poi ne inizia un’altra che dura fino all’estate del duemilaesei, e da qui ne segue un’altrancora che termina un annetto fa. E oggi tocca ricominciare una nuova era, chissà cosa mi aspetta.
E’ sempre così difficile iniziare una nuova era: si ricorda tutto di quella precedente che s’è dovuto abbandonare e non si sa nulla di quel che accadrà. E quale sarà l’evento che terminerà questo nuovo periodo.
Ma mentre si pensa a tutto questo si fa tardi, ci si ritrova già immersi fino al collo di merda, carte da sbrigare e viaggi da affrontare. Che tanto faccio spallucce, in fin dei conti non si finisce mai di imparare…
Minchiate.

Entropia e ritmi circadiani

PARTE 1
Non mi ricordo cosa stavo facendo di preciso – se in doccia o a gambe divaricate sul cesso – ma ero in bagno. E pensavo. Esatto, sono un sincero seguace di quella linea di pensiero che suggerisce i momenti più disparati per pensare: mentre si tromba giù per le scale…cioè mentre si  scende per la tromba delle scale, mentre ci si fa la barba (le donne possono sostituirlo col silchepil o mentre aspettano che la ceretta si scaldi (se usate le strisce a freddo cazzi vostri)), mentre si attende che il sonno arrivi e ogni qualvolta un paio di secondi potrebbero andare sprecati. Che quando si perde il tram per un soffio si ripensa sempre che se si fosse data una sola mandata alla porta lo si sarebbe potuto prendere in tempo (non m’assumo la responsabilità per la morte della consecutio e altre regole della grammatica involontariamente violate). Capito dù, dare una o due mandate non preclude che la signora della pulizia entri e ti fotta il computer che sta nel secondo cassetto ma potrebbe farti perdere il tram su cui c’è l’uomo della tua vita. Certe cose bisogna che siano dette…
PARTE 2
Inoltre per terminare il prologo di questo post è importante sapere che per mia natura sono un pò diverso, anti convenzionale. Non per questo fumo i sigari o indosso la camicia per metà dentro le mutande e per l’altra metà fuori dai pantaloni. Però a cominciare dai capelli e a finire nella oramai celeberrima unghia del pollicione sono un pò ribelle.

PARTE 3 (1+2)
E’ più giusto seguire sinceramente ciò che si vuole e non si vuole fare o rimanere schiavo delle immobili convenzioni sociali? Una cosa che per galateo o per semplice educazione andrebbe fatta la si deve fare anche se non si ha voglia? E’ giusto reprimere i propri sinceri atteggiamenti?
Avverto che il discorso non è generalizzabile, un pedofilo anche se ha una voglia matta di usare una bambina dovrebbe contenersi. Così quella signora delle pulizie anche se eccitata sessualmente dai miei occhiali (e, dio, chi non lo sarebbe?) avrebbe dovuto reprimere la sua, seppur giustificata, voglia di fotterseli (notate il sottile doppio senso).
Faccio alcuni esempi che semplificano i miei dubbi:

  • Al termine di un concerto la platea sta applaudendo. A me il concerto m’ha fatto cagare. E’ meglio applaudire (e mentire al proprio cervello) o stare con le braccia conserte (e fare irretire la vecchia ossequiosa al fianco)?
  • Entra il professore in classe e tutti si alzano in segno di rispetto (?). Con la giacca di quel prof io mi pulirei il culetto (anche se non c’è impellente necessità) e allora sono combattuto: alzarsi (e fare un torto al proprio culo) o prendersi il rimprovero del prof (per assoluta inadempienza alle dinamiche sociali)?
  • E’ morto il fratello del cognato del cugino di tua moglie. Non conosco il morto, e mi fa antipatia anche a guardare la bara da fuori. Preferirei guardare le prove libere del venerdì di F1 piuttosto che stare seduto in disparte a guardare gente che non conosco frignare. Devo fare le condoglianze (e in tal modo scomodarmi dalla sedia ormai scaldata) o posso manifestare la mia noia in disparte (venendo etichettato come un porco satanista)?
  • Un amico di un amico che ho visto due volte è venuto a trovare un amico di quell’amico (che poi tanto amico non è). E fuori la temperatura fa rabbrividire i pinguini. Devo manifestare gioia e sfrontatezza nell’affrontare il gelo per andarlo ad accompagnare chissà dove (e stravolgere i miei ritmi circadiani) oppure posso manifestare sinceramente il mio interesse riguardo la sua venuta (magari sbavando sul cuscino dopo una mangiata al caldo di un termosifone)?

Da quando questo mondo ha bisogno di ulteriore entropia? E perchè si inveisce contro gli ipocriti e poi si rispettano pedissequamente (e con questo avverbio mi sono assolutamente riscattato) le convenzioni sociali?

Torno dal turco [Aggiornato]

L’ultima volta che ho detto che s’avvicinava il mese più bello e importante della mia vita, questo è andato a farsi fottere esponenzialmente.
Perciò domani è l’11 Dicembre 2010. Ah, cade di Sabato. Bah, cos’altro dire…

Aggiornamento: L’orizzonte storto è assolutamente voluto. Indica la salita della vita che agisce sullo sfondo. In primo piano invece vediamo l’infrangersi delle onde sullo scoglio; questo evidenzia le difficoltà temporanee, quelle quotidiane. Alcuni si fermano a guardare l’orizzonte, altri rimangono atterriti dalle onde. Ma l’importante è disporre di un semplice programma di fotoritocco per cancellare le onde e drizzare l’orizzonte.
[In realtà non mi ero accorto dell’orizzonte storto…]

Frizzy

Il discorso di questo posto è incentrato sui piccioli. I sordi, la sostanzia praticamente.
Un giorno qualunque con Sergio e Duli principalmente, eravamo incappati nel solito discorso. Andare all’estero, il futuro insomma. Le posizioni sono ormai da tempo quasi definite, ognuno sa cosa pensa l’altro ma nonostante questo torniamo a fare i soliti discorsi che terminano sempre con “minchia di freddo che fa”. Duli non ha intenzione di andare all’estero. Meglio, c’andrà ma in realtà crede più di ogni altro che troverà il lavoro vicino casa. Le sue speranze effettivamente sono un pò migliori delle mie e di Sergio, in un Italia in cui la speranza che coincide con la concreta realizzazione di essa cresce proporzionalmente alla latitudine. Per questo lei svolge la parte di quella che vede bastoni fra le ruote un pò ovunque, di quella che in fondo bisogna valutare anche i contro e che dopo averli valutati questi sono di più dei pro. Magari è l’unica che ha ragione, la più obiettiva e coi piedi piantati per terra. Di questo ne riparleremo fra una decina d’anni, giusto il tempo che il transitorio si esaurisca.
Sergio invece ha una linea di pensiero che tende asintoticamente alla mia, di sicuro non ammette soluzioni se la mettiamo a sistema con quella di Duli. Lui vorrebbe andare all’estero a studiare una volta terminati gli studi, ma è alquanto spaventato dal dover fallire, da non riuscire a ripagare col successo ciò che i suoi genitori dovranno sborsare. Più o meno sa che in Sicilia sarà difficile tornarci, sa che sarà fottutamente difficile che suo figlio dirà minchia a ogni virgola, non conoscerà la bontà della ricotta con la cioccolata e avrà la carnagione chiara con capelli e occhi chiarissimi.
Io voglio andare all’estero. Non so ancora bene in che modalità, come farò e cosa m’inventerò. So che tre giorni dopo aver quasi perso un occhio e la mobilità di un pò d’arti per una caduta in bici ero nuovamente sul sellino di una bici. Di una cazzo di bici, la stessa che m’aveva tradito. Con questa stessa filosofia sono pronto ad affrontare i dieci anni a venire, e spero che qualcuno nel frattempo riesca ad apprezzarmi. Ho scoperto che è tutto molto più facile quando una donna passa una mano fra i tuoi capelli e ti dice che si risolverà tutto. E questo lo so adesso, quando l’unica mano estranea che accarezza i miei ciurli è di quel barbiere cinese da cui sono andato per risparmiare qualche dollaro.
Per loro i soldi non sono il problema principale, per tutti i soldi sono importanti è chiaro. Ma loro possono permettersi di porsi anche qualche dubbio sui restanti aspetti che bisogna valutare quando si parte per l’estero. Magari per me non sarà tutto come lo descrivo, come lo vivo. Magari è tutto più facile di come io pensi a riguardo, ma in tal modo sono sicuro che sto facendo più del necessario per riuscire a prendere quell’aereo che mi porterà lontano. Magari si scopre che è molto più difficile, che devo rinunciare a qualcosa di veramente importante – il tempo per esempio – per riuscire a raggiungere i miei ambiziosi obiettivi. Ma di quel che non so non posso scrivere adeguatamente, e sono già tanti i pensieri che rimbalzano nel mio cranio come atomi al Cern. Stanotte per esempio ho sognato di non aver giocato i numeri vincenti al lotto, pur sapendoli in anticipo in una sorta di premonizione. Di chi voi ha mai sognato qualcosa del genere? Ci sono i commenti per le risposte…
In quel giorno qualunque ognuno di noi stava cercando di imporre la propria linea di pensiero, e quel che ne usciva era una accozzaglia sicuramente divertente di opinioni, ipotesi e sogni da universitari.
Quando arrivammo al discorso dei soldi però io ero l’unico a pensare d’avere la soluzione. Sergio e Duli fecero comunella nel dire che sono un problema. Io non capivo, io pensavo che il problema dei soldi con le dovute proporzioni era esclusivamente il mio. Io che sono quasi costretto a chiedere il contributo straordinario al Politecnico di Milano, io che sono costretto a vergognarmi di me stesso e delle mie azioni per riuscire a terminare con la dovuta serenità l’ultimo anno universitario. Vergognarsi di se stessi è un non-senso. E’ come un semaforo che vorrebbe volare insieme ai fenicotteri, è una cosa stupida e priva di ogni senso logico.
Ho dovuto resistere, e quando loro continuavano a vedere i bastoni fra le ruote io mi sono sentito in dovere di frantumarglieli, di dimostrargli che non esiste il non si può fare, solo questione di tempo, sudore e volontà.
L’altro giorno un giovane ragazzo senza nessuna apparente malformazioni fisica era davanti un supermercato a fare l’elemosina. L’avrei malmenato con la bottiglia d’acqua appena acquistata, un colpo di ananas magari gli avrebbe reso meglio chiare le idee. Là fuori il mondo è pieno di posti di lavoro, solo che molti ritengono che questi siano inadatti per le proprio capacità/competenze/richieste. Altri semplicemente hanno la noia nelle ossa, altri si fidano dei genitori prima e dei mariti poi. A raccogliere carrui sotto i 40° del mese d’agosto.
Non esiste un lavoro che non mi merita, soprattuto in questa fase di transizione. Farò ogni cosa che mi farà guadagnare qualche picciolo, ho un sogno in testa e ho due braccia, due gambe che riusciranno a renderlo concreto. A Sergio e Duli, sbagliando nei toni, rimproveravo di mettere in bocca cibo non proprio, parlavano senza conoscere il significato di quei concetti usati. In un mese riesco a tirare su 2000€, forse. Con le giuste ambizioni potrei fare di più. Della mia schiena poco mi importa. Smette di pungermi solo quando non faccio altro che star su un letto a cazzeggiare. Della mia vita privata, beh è già andata allegramente a farsi fottere. Ho  molto tempo libero che non vorrei, e che posso distribuire fra lavoro e il modo per rimediare ai miei danni strutturali. Credo che dovrò fare un pò di movimento, e così anche mamma è contenta che divento più pesante.
Di come farò non lo so, adesso però farei di tutto.

Non si può dire che non mi sia divertito, anche se alla fine c’era un pò troppa gente che mi toccava il culo e voleva togliermi la maschera. Sicuramente avranno pensato che fossi una ragazza, per via della mia taglia XS delle mutande forse. Dentro quella maschera si appannavano gli occhiali e “vedevo” da quella apertura della bocca. Ho fatto più foto oggi che in tutti i miei compleanni, è veramente bello giocare coi bambini. Alcuni iniziavano a singhiozzare quando mi avvicinavo a loro, ma dopo aver abbracciato i loro genitori la loro innocenza li spingeva a credere che fossi affidabile. Ho riso, scherzato, ballato e dato il cinque a molti di loro, moltissima gente adulta ha fatto foto con me e il bello è che io per via del “casco” non riuscivo a vederle neanche in faccia. Chiaramente non volevo farmi riconoscere, così spesso quando si avvicinavano gentaglia tenevo la maschera ben fissa. Lo considero di per sè un lavoro umiliante, fare il buffone. Poi in realtà lo faccio spesso, ma mai con dei pantaloni blu fosforescenti. Pagano bene, 15€ l’ora che uniti a quei soldi che mi dovrebbero dare per le foto alla manifestazione dovrebbero fare un mucchietto sostanzioso.
A un ragazzo che mi ha tormentato per mezza serata avrei voluto rispondergli togliendomi la maschera, dimostrandogli che avevo trenta centimentri in più di lui. Oltre che una quasi laurea in Ingegneria Informatica e sicuramente dieci chili di buon senso in più nella capoccia. Avrei anche voluto picchiarlo fino a staccargli uno di quei piersing, ma in realtà io dovevo sorridere per contratto. D’altronde la maschera che indossavo mi obbligava a essere entusiasta. Quel pocopiù che ragazzo non sa però che sono disposto ad avere vergogna di me, a umiliarmi facendo il buffone e a spaccarmi la schiena per andare all’estero, per pagarmi un volto oltreoceanico e per sognare Chicago. A 15€ l’ora, anche a meno. Ogni occasione per raccogliere un granello di speranza e metterlo nel proprio sacco è buona, non c’è limite alle mie ambizioni. Non c’è limite alle mie ambizioni.
Certo se solo ci fosse qualcun’altro oltre al barbiere cinese…

P.S Credo di essere al limite della sobrietà, forse l’ho superato. Ho ricevuto una brutta notizia riguardo un esame dopo aver concluso una quantomeno anomala giornata di lavoro, e così ho preso la beck’s nel frigo. Per come sono fatto 50cl di questa roba mi fanno girar la testa e pisciare come un idrante. Di ogni cosa che ho scritto mi assumo la più totale responsabilità, i modi non saranno gentili ma le idee sono profondamente radicate in me (i congiuntivi saranno andati a farsi una vacanza). Anche dopo tutta questa schifezza.

Afanculu Piola. Again

Previsione per oggi.

  • Partenza da Studentato: fra 5 minuti.
  • Arrivo alla fermata del 90/91: fra 6 minuti.
  • Scambio con la 73 direzione linate: 16 minuti e una manciata di secondi.
  • Arrivo a Linate: 25/30 minuti c.a. (variabile pilotata dalla noia dell’autista del 73)…

previste a questo punto lunghe ore d’attesa, le più lunghe da 2 mesi ad oggi (omettendo le eccezioni necessarie)

  • Partenza aereo: 3h e 15minuti c.a. (variabile pilotata dalla noia dell’autista dell’airbus della windjet)
  • Arrivo a Catania: …uhm..facciamo le 22 ?
  • Arrivo sull’uscio di casa mia: sempre trooooppo tardi..ma beh “arrivai..cù cazzu si ni futti ciui”

Previsti lunghi interventi scritti nelle lunghe ore in assenza della “ragnatela” (web, ndr ) che verranno aggiunti solo quando la noia dell’autista della mia vita sia minore dell’interesse che spende nell’aggiornare questo spazio.

Caricamento stato emotivo felice ed eccitato: fatto!
Caricamento stato emotivo campanilista: fatto!
Caricamento desiderio di sole e mare e granita e caldo e goduria: fatto!
Caricamento desiderio di permanenza in loco siculo: ah era già fatto questo ?dici che è sempre attiva questa voce…boh!
Caricamento “portati l’occhiali che poi Sergio non può farti il favore che parte anche lui oggi, ricchione! (sergio)” fatto!
Caricamento Valigia…quasi fatto!
Caricamento “monta la testa sul collo in senso antiorario previa lubrificazione degli ingranacci” Fallito!!!

ops..cazzo..mi sa che dovrò riavviare..

Tratto da un post vero: http://gas12n.blogspot.com/2009/05/afanculu-piola.html