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L’ingegnere dei Succhi di Frutta (questo titolo l’ho sognato per mesi)

Lo vedete questo? Lo avete visto. Cosa porto un uomo a ridere, piangere, correre, accendere i fari lunghi, spegnerli, far cadere cose in macchina, riprenderle, ridere nello specchietto retrovisore? Facciamo un passo indietro, anzi no..un salto indietro!

Il primo contatto
Era il 06 marzo 2012. E stavo nel pieno delle mie ricerche tecnicamente perfette per ottenere una internship o una posizione di primo livello in quello per cui ho studiato: volevo fare l’ingegnere, che l’idea di spremere barbabietole e tritare erba per tutta la vita mi faceva venire la scarlattina. Allora scrivevo così al Britanno:

Salve,
 sono Gioele Minciati e dopo attenta ricerca e considerazioni sto cercando con ardore una internship/posizione di primo livello con la tua compagnia. Allego la mia lettera di presentzione e il mio cv per una sua accurata lettura. 
Aspettando di risentirla presto,
Sinceramente

Io così gli dicevo e così feci per tante altre compagnie. Ma per loro avevo personalizzato la mia lettera di presentazione, citando alla fine uno dei loro valori chiavi copiandolo preciso dal loro sito: “data only has value when it gets used ;)“. Le informazioni hanno un valore solo quando vengano usate, per dire insomma…se cestini questo messaggio non sai che ti sei perso, io sono qua e tu dovresti venire a conoscenza della mia esistenza. Fallo e non fallerai.

Il primo responso della mia vita
Due giorni dopo, l’8 marzo. La prima risposta a una mia richiesta di lavoro, la prima e (quasi) l’unica fra una ventina di curriculum inviati.

Ciao Gioele,
 grazie per il tuo interesse in quelli del gps! Potresti inviarmi una ufficiosa copia del tuo documento che riporta le considerazioni sulla tua laurea? Inoltre, stai cercando un lavoro solo per l’estate? Quando programmi di iniziare la specialistica?
Grazie

E, nessun dubbio, gli risposi subito dopo inviando ciò che aveva richiesto e rispondendo a ciò che aveva domandato. La sincerità assunse tutto un nuovo concetto, onesti ma ponderando le parole. Cercai di contenere la mia eccitazione, ignaro di quello che sarebbe successo. Intanto ogni mattina mi alzavo, mi vestivo di nero e andavo a lavorare dove i mirtilli rossi sono chiamati Cranberries e dove la gente aggiunge proteine ai loro frappé credendo che così stanno meglio. Ma unni e quannu?

L’attesa
12 interminabili giorni di attesa. Niente, il Britanno non si faceva sentire. Che non avesse capito qualcosa? Che avesse visto il 19 in Fisica? Forse era un vicolo cieco. Ma tanto, forte della conoscenza del proverbio siciliano l’affruntusu mori lu sfacciatu campa, andai negli uffici. Mi vestì come un adulto, passai la lametta sul mio viso, presi la mia cartelletta Invicta e andai in un giorno di pioggia a parlargli di persona o quantomeno a richiedere un appuntamento. Dopo aver trovato la porta, dopo esser salito al secondo piano in un palazzo senza scale, dopo aver parlato con una segretaria che mi diceva che il Britanno era in un meeting, e poi aveva un altro meeting ancora e non sapeva quando finiva, dopo essere tornato a casa col musone gli scrissi una mail. Dicendogli, sono venuto-non c’eri-voglio prendere un appuntamento-sono disponibile tot e tot giorni-cazzo chiamami. Dopo un ora e qualche dozzina di minuti ricevetti la sua email. Questo era già un segnale che incominciavamo a volercese bene.

Compiti per casa
22 Marzo. 16 giorni dopo il primo contatto. Nella sua email di risposta il Britanno mi diceva che:

  • Era molto impegnato Non aveva capito il documento dell’uni, in particolare pensava che il mio 96/110 fosse la mia posizione: del tipo che su 110 partecipanti ero il 96esimo, il 14º migliore. E mi faceva i complimenti. Io zittooooo :D
  • Mi invitava a completare un test, 45 minuti di tempo per tre domande tecniche che poi si sono rivelati tre piccoli programmi da scrivere.
  • Sto giro era lui che ringraziava per il mio interesse e mi domandava se avevo richieste per lui. Era amore, amore amore!

Risposi, ero ansioso di ricevere il test. Cioè in pratica mi stavo cagando sotto. Feci il test, Simone e Dani vedevano se compilava ciò che scrivevo ed era tutto perfetto. Invia il test in tempo, commentai il codice. Questa fase fu perfetta. Fu allora che inizia a guadagnare un po’ di autostima ma ben sapevo che la fine di questo lungo processo era ben lontana.
Lo stesso giorno il Britanno mi disse che non avrebbe potuto darmi alcun esito se non prima delle successive due settimane, erano tutti impegnati in conferenze fuori città. Mi misi il cuore in pace: altri due settimane di succhi di frutta per i canadesi!

Incontriamoce
Giorni interminabili, attese impazienti. Nervoso, Joanna che dice che bisogna stare calmi, io che calmo lo sono che tanto il test lo so che è andato bene. Ma le visite al gabinetto si fanno frequenti, tocca darse una mossa sennò qua muoio di troppa cacca.
10 Aprile. Una vita e 18 giorni dopo. Chiedeva scusa per il ritardo e se ero ancora interessato mi proponeva un incontro con un paio dei loro (a couple of us), figoooooo? pensai e subito dopo corsi in bagno. Dopo 5 mesi di permanenza nello stato Canadese, dopo aver imparato il famigerato inglese avrei dovuto sostenere un colloquio serio in inglese. Colloquio per cui concorrono gente che l’inglese lo parla da quando sono nati, che sanno che dire “await” fa più figo di dire “wait”. A-iuto! Non vi racconto le ore trascorse a studiare le domande statisticamente  più probabili, le risposte migliori, come rispondere alla domanda: “Qual’è la tua più grande debolezza?”.
Quando si è carenti in qualcosa bisogna trovare la pezza giusta per tappare il buco. E se di pezze ne servono due, bisogna trovarne due che siano giuste. E loro sono stati sorpresi della mia fermezza di spirito e del assoluto successo nel soddisfare le tappe che mi ero prefissato. Si vede che di pezze nello zaino ce n’è qualcuna. E che pezze, questi lenzuoli matrimoniali sono!
Sono stato “colloquiato” dall’hiring manager e prima dal senior developer. Ho risposte a domande personali e domande tecniche, ho raccontato la mia storia esaltando gli aspetti positivi e minimizzando quelli negativi. Avrò fatto davvero un buon lavoro, in seguito mi han detto che erano già pronti ad assumermi dopo il primo colloquio. Sì, perché ne ho avuti due…due e mezzo a dire il vero!
Il 18 aprile infatti mi è toccata il colloquio col CTO. Il CTO è il tipo che dice mò programmiamo questo, quest’altro nunnè buonu: fatece ‘na x.  E’ il capo del reparto tecnico, l’unico capo che conta per me (avrò più contatti con lui di quelli immaginati perciò dovrò trovargli un soprannome). Il tipo è molto serio, quando sorride è perché sei stato davvero bravo. Ho usato tutti i mezzi a mia disposizione per impressionarlo ma, al contrario dei precedenti, lui è rimasto impassibile (anche se poi è stato lui che m’ha detto d’aver deciso d’assumermi sin dal primo momento). Ha richiesto di vedere del codice scritto da me e io gli ho inviato 10000 righe di codice scritto con Sergio.

L’assunzione (“in cielo”)
Dopo la fase referenze (hanno contattato la mia cugina canadese che citerò in uno dei prossimi post) e il mio professore dei dinosauri (un prof. del Politecnico, il collegamento coi dinosauri non è rilevante). A quante pare entrambi hanno fatto il loro lavoro davvero bene e il 2 maggio il CTO mi manda un’altra mail chiedendomi un ulteriore colloquio con un nuovo tipo, non meglio identificato. Dentro di me lo sapevo, era fatta. Ma l’ansia non accennava a diminuire e così quella mattina del 4 maggio mi sono vestito per bene, ho cambiato lo stile della mia barba in quello che duli definisce “il lele incazzoso”  e sono andato. Ho parcheggiato la macchina nello stesso parcheggio (si paga circa 3$ l’ora, in totale avrò speso non meno di 25$ fra tutte questi colloqui), ho preso l’ascensore e sono arrivato con i soliti 10 minuti di anticipo. Il tempo di farmi annunciare dalla segretaria e compare un uomo aaaaaalto alto alto. Tazza di caffè in mano, jeans e maglioncino girocollo. Il capo del reparto vendite! E invece di portarmi nella sala conferenza mi faceva girare a destra: sezione uffici. Porca vacca, ho pensato io, ci siamo, si fa seria la cosa! Quando poi mi ha offerto acqua o caffè sono entrato nel pallone, avrò cambiato idea 5 volte per finire con un sano bicchiere d’acqua. Del resto non posso dire molto per via della confidenzialità di cui mi hanno già istruito e che presto metterò per iscritto firmando il contratto. Mi hanno offerto di scegliere fra due progetti, ho brevemente raccontato la mia storia e dopo un’ora e qualcosa sono stato condotto nell’ufficio del CTO. Dove ha aperto una cartella sul suo computer, aperto un file col mio nome (IL MIO!) e brevemente riletto il contratto con me. E se fra quattro mesi faccio il bravo ricevo il primo aumento della mia vita. ‘inchia!

Riassumendo
In breve. Il tutto ha impegnato due mesi della mia vita, 18 email col Britanno, 4 col CTO. Una cover letter e un resume. Quattro viaggi nei loro uffici, centinaia di visite sul loro sito. Un test tecnico, anzi due. Qualche decina di stampe, due-tre vestiti buoni, un po’ di gel nei capelli e un tre paia di lentine. Giornate di ansia e nottate come se fosse giorno. Cacca, molta cacca. Un paio di giri in bici per sfogare la tensione, ridere e risate: qualcuna, nei momenti giusti. Felicità. Ed è così che torniamo al video di partenza. Felicità.

 

P.S Ci sono decine e decine di dettagli che sarebbero degni di essere scritti: alcuni li ho temporaneamente scordati, altri non si possono dire. Ma certamente questo non sarà l’ultimo post a riguardo, certo che no!

Ritorno a casa

Consigliato l’ascolto durante la lettura:

Cara Duli,
questo post non è indirizzato specificamente a te. Ma come non sai ho bisogno di parlare con qualcuno o con qualcosa per schiarirmi le idee. E se adesso ti starai chiedendo perché io abbia scelto te, beh sappi che stavo facendo la doccia e mi sei venuta in mente. Lo vedi qui sopra, lo vedi col tuo ipad? La vedi, cazzo la vedi? Quella alla sinistra del cancello verde, in fondo, quella è una cisterna. Io su quella cisterna c’ho passato parte della mia infanzia. Quella era la mia navicella aerospaziale, quella era la mia macchina, quella era la mia moto col coso affianco, che quando ero piccolo non sapevo si chiamasse “sidecar”. Lì ho speso i miei sogni da bimbo, quella cisterna ha contribuito a realizzare il Gioele che conosci. Qualsiasi cosa io adesso sia, quella cisterna è in parte responsabile. Era un gioco pericoloso, la signora che abitava vicino casa (puoi scorgere un cancello nero in fondo alla strada, quella è la sua casa) mi aveva detto che dentro la cisterna ci stava il bau. Io mica l’avevo capito che cosa era questo bau ma da come lo diceva e da come suonava sembrava spaventoso. Io non ci volevo avere niente a che fare con questo bau. Ma a quell’epoca il tempo scorreva lento e spensierato, la cisterna era la mia compagna di giochi e il bau non ha mai avuto niente in contrario. Due tre anni fa ti c’ho portato. Avevo ancora la macchina rossa che Marta diceva che era insicura e vecchia (chissà dove sei adesso io ti amo, 106), tornavamo dal mare. Si era in cinque in macchina e tutti eravamo stanchi. Ma ci tenevo che vedessi dov’ero nato Gioele, dove sono Gioele. Così imboccai quella stretta vanella di campagna. Tu eri là che seguivi le storie che raccontavo, come hai sempre fatto. Ti indicavo quella che era stata la mia casa per i primi otto anni di vita, cosa era cambiato nel tempo e cosa era rimasto uguale. Sono sicuro che adesso non sai neanche di cosa sto parlando. Non sei l’unica. La gente mi chiede se ho nostalgia di casa, dico di no. Ma la prima volta che ho avuto un singhiozzo di pianto è stato due giorni fa, prima di addormentarmi. Ho pensato a quella casa e ho singhiozzato. Fortuna che ero da solo a letto, che la porta era chiusa e che sono in Canada. Sennò sai che vergogna se qualcuno sapesse che ho piagnucolato per il ricordo di una casa.

Questo almeno lo ricordi no? Ci sei pure tu che parli, devi ricordarlo. Quante volte abbiamo discusso su questa minchiata, su questo brivido d’adrenalina che mi sono concesso? Quante volte ne ho parlato io? Questo video però è la prima volta che lo rivedi. Quello è il Gioele che è cresciuto pensando che una cisterna fosse una navicella aerospaziale ma col bau dentro. E adesso ci credi che sono arrivato fino in Canada? Pare che di progressi ne abbia fatti eh?
Da quant’è che ci conosciamo? Tre, quattro anni? E quanto puoi dire che mi conosci? 70%, 45%, o 37%? Mi hai mai visto piangere, mi hai mai sentito chiedere scusa? E dire grazie? E lo hai visto il lele incazzato? E quello che sembra un bambino? E quello che facevo prima che gente come te mi diceva che certe cose sono pericolose e non bisogna farle? Questo te lo posso fare vedere.

Un pitito sull'albero

Quello è un albero di carrubo, secondo Wikipedia può raggiungere i 10 metri d’altezza. A che altezza sarò io? E quali potrebbero essere le fratture se, durante il lavoro che sto facendo chiamato in italiano bacchiatura, cascassi giù? Mi si potrebbe perforare un polmone se cadessi su una pietra, potrei rimanere su una sedia a rotelle se cadessi sbattendo l’osso sacro. Li lascio a te gli altri potrei. Che io ho ricevuto un’altra educazione, sicuramente peggiore se valutiamo il voto di laurea. Possibilmente peggiore se valutiamo come sono uscito fuori. Ma, peggiore o migliore, quello non si può cambiare. Orizzontali o verticali per me un tronco è da scalare. Carrubo o meno. Rischi d’annegare o di fratturarsi le costole. Per lavoro o per svago. Sono un mediocre, se mi togli pure la possibilità di scalare gli alberi che razza di persona sarei? Fallisco di continuo, concedimi l’opportunità di essere diverso. E il significato che attribuisco a diverso è questo:

Un pitito col grano

Diverso è tuta da meccanico, paglia e un trattore. Se c’è da spezzarsi la schiena per diventare ricco è quello che farò. Far cadere le carrube o aiutare il nonno con la paglia. Imparare a programmare o capire come parlano ‘sti canadesi. Diverso è sognare di volare su una cisterna e finire in Canada a fare succhi di frutta in Inglese. Diverso è dimostrare a chi ha già riso che io lo farò dopo di loro. Come quando e dove non sono variabili da considerare. E piangerò ancora per quella casa, la mia casa.

Brasiliane, multe, dottori e giusto un po’ di neve

Bene, mamma mi ha chiesto se c’ha problemi al computer dato che non riesce a vedere i nuovi post sul mio blog. Il fatto è che di nuovi post non ne ho scritti. E’ non sono così prolifico come mi aspettavo di essere. E inoltre non ho ancora scritto un post di quelli sentiti, di quelli che alla fine dico “minchia se sono stato bravo”. Interventi generalisti, riassunti eccellenti ma niente di realmente serio. E forse neanche questo alla fine di questo dirò minchia se sono…

Bene, questo a quanto pare è il primo post del 2012. Anno quantomai importante e fatidico per me perché sarà l’unico in cui potrò scrivere 12/12/12 come data, e il dodici è un numero importante per me. Per adesso sta andando bene. Non posso dire di essere felici, perché quando sei felice come lo sono stato tempo fa c’hai la testa che ti scoppia (a me fa male la testa quando sono troppo felice). Ma sto bene, ho nuovi spunti e esperienze ogni fottuto giorno, imparo ed espando il mio vocabolario frequentemente e non c’è niente affatto per cui potrei lamentarmi. C’è però questo strano fenomeno che quando scrivo in italiano mi vengono in mente per prime le parole in inglese, è successo con “lamentare”: m’è venuto to complain, parola che fra l’altro ha il suo certo fascino.

Sembra che le storie riguardo il fascino italiano siano vere. Almeno, non sono così egocentrico da pensare che è tutto merito mio. Ma posso dire che almeno quattro cinque brasiliane e una svizzera e qualche colombiana potrebbero cedere (e alcune lo hanno già fatto) al fascino -seppur decadente- dei miei ricci scuri. Ma nonostante molti mi diedero come unico avviso (suggestion) quello di scopare il più possibile non ce la faccio a ferirle, neanche illuderle. E si spiazza dai sedici anni ai venti sette. Perciò la faccio parte del gay “dai che meglio se restiamo solo amici”. Ad onor del vero da quando sono qui due tre ragazze (girls) m’hanno animato qualche falena nell’intestino (o era farfalla nello stomaco?) ma accidentalmente paiono totalmente disinteressate. E una si trova già a Zurigo.

Tornando a parlare di cose serie ho due novità che riguardano la mia guida qui in Canada. Ho preso la mia cazzo di fottutissima prima multa. La seconda della mia vita. L’ho presa per aver parcheggiato qui: http://g.co/maps/cc5e6. Bene, dovete sapere che quel paletto verde significa qualcosa. Io ho controllato giuro, dopo le 18 il parcheggio è gratuito, così c’era scritto. E poi c’era scritto small cars (macchine piccole). La mia esperienza mi suggerì che perfino un SUV è considerata una “small car” qui in Canada. Dove la mia esperienza ha fallito (e il fallimento mi costerà 20$ se pagherò entro 14 giorni) è che la mia Ford Fusion è una macchina piccola solo se la scritta in questione è stampata sull’asfalto. Ma se la stessa identica scritta è riportata su un paletto (e se questo è verde ma non blu né giallo) la mia Fusion è un camion, non è più buona. E il bello che mi facevo pure il figo che nessuno aveva avuto il coraggio di parcheggiare lì, che solo io ero sperto nel far fittare (entrare) la mia macchina in quello spazio così angusto. Domani vado a pagare ‘sta multa, ma primo proverò la tattica del turista italiano: I noT spicK inglisciu veri uell, uot Tis minZ?

In questo momento sono senza copertura medica. Questo vuol dire che se avessi un serio incidente con la macchina i medici canadesi mi salverebbero la vita per poi stroncarmela presentandomi la parcella. Ho inviato ad inizi dicembre l’applicazione per aver la copertura medica governativa e ho telefonato qualche giorno fa alla tipa del customer service. Dice che ancora non ne sanno niente, devo chiamare questa settimana e in caso negativo re-inviare il modulo.

Oggi prima nevicata a Victoria. Il meteo (forecast) prevedeva il vento più freddo degli ultimi trent’anni. Questo perché qui ci sono delle ondate di fenomeni climatici chiamate El-Nino (leggesi el-nigno) e El-Nina.
Ma si è invece rivelato uno dei più miti. In una città chiamata Edmonton, capitale della provincia a fianco alla nostra famosa per il gioco Risiko, si è registrata una temperatura superiore di ben 20° celsius alla norma. Come se a Victoria, BC ci fossero 18° in pieno inverno.
Ma si sa, l’inverno deve fare il suo dovere e oggi ha spolverato un po’ di neve che ha reso le brasiliane incredibilmente ancor più pazze. E già tutta sciolta ma secondo ciò che google – meteo suggerisce prossima settimana dovrebbe nevicare ancora di più e per più giorni.

Si vede che dovrò guardarmi le spalle (leggasi metaforicamente) dalle brasiliane.

Neve filata

Fà ciò che vuoi (cit.)

Innanzitutto vorrei riportare alla luce un vecchio post datato duemila e dieci. Di quelli che si scrivono una volta e restano lì a prova che non eri poi così male! Eccolo qua: http://www.minciati.eu/2010/04/cento-impervie-e-uno-scoglio-1/
E’ di quelli diabetici, li ammetto. Ma ci vedo qualcosa che adesso non c’è più, manco con Zurigo che dice che ci si vede in Italia. Il passato passa, sono i bei ricordi che di tanto in tanto passano dal presente lo salutano e ritornano indietro da dove son venuti fuori. Finito il prologo voglio caricare una foto!


Puoi cambiare le maniere e i modi di fare di un uomo. Puoi insegnarli il galateo e l’uso corretto dei tempi verbali. Puoi tagliarli i capelli e farne scomparire l’acne dal volto. Puoi insegnarli il nodo della cravatta e ad usare la forchetta in modo corretto. Puoi insegnarli una altra lingua con suoni che impongono di mettere la lingua in posti inappropriati e spostarlo in un posto dove pensano che 110V sono sufficienti. E puoi imparargli che si dice insegnarli e non imparargli.
Ma dopo che gli hai insegnato tutte queste cose ‘sto qua (che sono io) ti continua a saltare da un posto all’altro, incurante delle svariate cicatrici che ha sul volto (e non solo) e di tutti i rimproveri che gli è toccato subire dalla attenta e apprensiva Duli. ‘sto qua se ne va lontano, in Canada, e continua a fare le stesse cose per cui tu, povera incolpevole persona, ti sei tanto spesa affinché non le facesse più.
E lo vedi in faccia che è contento, che si sente libero su quel masso a covare come una gallina. Lo vedi che è tutto e bello concentrato cercando di non precipitare giù da un tronco su una sperduta spiaggia bagnata dal mare…volevo dire oceano Pacifico!
Dategli uno scalino e ci salirà. Dategli un masso e s’arrampicherà. Dategli un tronco e lo cavalcherà.
Anche se poi Duli s’incazza. Giusto dù?

Inizia la vacanza

Ieri sono arrivato nella mia casa. Nel mio paese. Nella mia terra. Ma tutto questo è già lontano.
Stamattina mi sono svegliato alle 10. Alle 11 eravamo già in giro. Elenco le cose che ho fatto oggi:
  • Orologiaio, nel tentativo di ri-riparare l’orologio. Tranquilli, non s’è rotto con un pugno ma cadendo da un tavolo. 
  • Gitarella all’assicurazione per “riaccendere” l’assicurazione della mia piccola macchinina del ’97.
  • Giretto velocissimo da carpisa: una valigia nuova costa 100€. Parto con quella di cartone.
  • Ottico. Per un difetto (non provocato da me) è andato via l’antigraffio dei miei vitali occhiali da vista. Perciò devo mandarli in garanzia, anzi l’ho già fatto. Così dovrò stare per una decina di giorni con le lenti giornaliere. La cosa mi ha fatto incazzare un po’.
  • Manca il colore, i pensili e il lavello…
  • Sempre dall’ottico. Ho misurato la vista e si è riscontrato un aumento della miopia di 0.25 per occhio. Poca roba, ma prima di partire per il Canada farò gli occhiali per averne uno di emergenza. Ho infine scoperto che mi è quasi vietato fare il Bungee Jumping per via del mio distacco dell’umor vitreo. Non che l’avessi prenotato per domani, ma il fatto che non posso fare qualcosa mi fa irritare. Sul paracadutismo però ho meno vincoli, vuol dire che mi getterò su quello. Anzi…mi getterò da un elicottero. Da quello.
  • Nel pomeriggio Ikea. Quasi 300km di autostrada, e qualcuno di strada tortuosa e provinciale. Cercavamo una cucina, un soggiorno, un divano con la sciatlong, e il lavello per il bagno buono. Diciamo che è stata una visita poco fruttuosa: abbiamo scoperto che il low-cost svedese è paragonabile ai prezzi siciliani. Però noi c’abbiamo anche il caldo (ma le bionde no, ma le bionde no!).
  • Pizzeria. Era ora di una buona pizza. E’ stato proprio lì che ho scoperto tramite il mio amico Sergiuz di essere ufficiosamente un dottore. Ho passato infatti la mia ultima materia. E l’ho passata con più dei punti che mi servivano per prendere il punticino in più al voto di laurea. Ho cantato un po’ in macchina la vecchia imbarazzata :D canzoncina del buco del culo.
  • Sono andato a Sampieri, da cui sono tornato solo da poco. Cercavo il titolare della discoteca in cui ho lavorato quest’estate. Il boss si è aperto un grande chiosco sulla spiaggia e io vorrei andarci a lavorare in estate. Sul perché di questa mia scelta ci torno quando ho meno sonno. Il fatto è che il boss sta male, ha tipo la febbre. Perciò sono tornato a casa. Non prima di essermi fatto una passeggiata sul lungomare, avere annusato le alghe marce e aver capito che m’hai lasciato con un sacco di ricordi.

 Un po’ di foto ora.

Questa per ricordarmi (dopo un lustro e un giorno) che ogni cosa deve essere misurata.
Questa per ricordarmi che nella vita le porte si aprono sempre.
Tutto sta nello scovare lo spiraglio di luce…
E questa infine per ricordarmi che non è importante se rimani serio o se ridi di gusto.
L’importante è vivere e giocare. Sebbene stai guidando per finta con uno sterzo fantasma…

I giorni a venire [Vecchio Post]

Metti che io c’avessi un piede solo. E’ quando sono costretto a correre che me ne accorgo davvero.
E’ così in questo periodo di turbinio per via degli esami che mi so messo a leggere qualche post vecchio. Ne ho letto uno che solitamente rientra fra quelli da evitare, ma rileggendolo m’è sembrato molto bello. Insomma se non l’avessi ancora scritto vorrei trovare la giusta ispirazione per scriverlo, un post del genere in quasi trecento post uno lo deve pur scrivere…
http://gas12n.blogspot.com/2009/09/i-giorni-venire.html


Ricomincio. Fuori il tramonto, ho intrecciato le tende e aperto la serranda per vederlo. Siedo sul solito letto, e la coperta che mi offre il suo calore di notte è voltata dal lato bianco. Anche i miei pantaloncini lo sono e la felpa nera non la tengo più. Ignudo.
Vado.
Li accomunava il colore degli occhi e nulla più. Nero, o forse marrone. Magnetici e veloci, spiccavano sul suo candido volto: il violento contrasto lasciava scivolare un velo misterioso su cosa stesse pensando in quel momento. Il fiato di quell’uomo così vicino le colorava appena le guance, che apparivano buffe in quella valle innevata ch’era il suo volto. Le sue mani ruvide tremavano all’idea che una carezza potesse interrompere quella splendida armonia che sembrava dipinta: le guance rosee e i neri occhi, il volto limpido e i biondi capelli. Su quel letto, quel giorno e per molti altri ancora, era Αντέρως a vegliare e nessuno mai potette distogliere le sue attenzioni su quei due uomini.
Il vento era certamente invidioso quella notte, tuoni e tempeste mostrarono le loro migliori virtù.
I due amanti non sembravano essere turbati del lume che d’un
tratto si era spento: come se la luce, con discrezione, aveva abbandonato la scena appagata da tanta passione. I loro occhi non smisero per un istante di scoprirsi, le loro labbra continuarono a sussurrare dolci parole sfiorandosi soavemente. Non era di certo il chiarore del lume che permetteva loro di trovarsi. Le braccia della candida fanciulla avvolgevano il collo dell’uomo in un sensuale abbraccio, le sue dita sfioravano i capelli arruffati. Lentamente scese sulla sua ampia fronte, continuò lungo il naso e fermò le mani sulle guance. Il buio di quella notte non riuscì ad evitare che lei lo notasse: erano come segnate, incise per sempre. Dei lunghi solchi che erano rimasti celati, che adesso erano inumidite da lacrime silenziose. Il vento cessò, i tuoni zittirono i loro lamenti. I loro occhi commossi non avevano smesso un attimo di specchiarsi gli uni negli altri, e in quel attimo unirono i loro corpi.
Passarono le stagioni, passarono gli inverni, cadde la pioggia e si addensarono le nuvole. Fiorirono i mandorli e nacquero nuove fragole, i loro occhi neri continuarono a trovarsi nel buio della notte, le loro mani continuarono a intrecciarsi, i loro nasi continuarono a giocare sfiorandosi l’un l’altro.
Ci sono fuochi che non possono spegnersi, ci sono mandorli che non cedono all’inverno, ci sono solchi che non si cancellano, ci sono temporali che non finiscono.
Ci sono visi che si colorano e lacrime che scivolano.

I due amanti non smetteranno di sedersi di fronte e ascoltare il loro riso melodioso, e il sole tramonte e poi risorge. Ancora.


(..me ama!)




Quando lo scrissi ero l’uomo più felice del mondo, adesso al massimo potrei essere l’uomo più felice di città studi di Milano. Ma non conta, la persona che scrive queste cose sono sempre io. E tutto il resto che mi circonda…

La nostra oberata vita

AVVISO: Questo è un post alcohol-free, nessuna pallina è stata maltrattata.

Piacere, son l’ingegner-architetto degli albanesi. E voi altri? Pff!

Capita che anche noi poliedrici ingegneri ci stanchiamo. Sì lo so, non possiamo permettercelo: dobbiamo salvare il mondo e il tempo è sempre troppo poco. Ma a volte tocca anche a noi il momento di riposo. E oltre a ballare la danza del drago Yoshi e cantare canzoni della Cristina d’Avena facciamo altre cose, cose come queste.  

La catapulta, a.k.a forchetta
La base di lancio, a.k.a. due coltelli e tanto scotch
La bomba, a.k.a. pallina anti stress
Il marchingegno disattivato.
Quel che stavo facendo…
Attenzione attenzione, abbiamo pure il video illustrativo perché ognuno di voi possa costruirsi la sua trappola anti-signora delle pulizie. 
Sì quelli sono i miei calzini, cammino sempre coi calzini per casa (che poi è una stanza con un bagno). E questo è il video dimostrativo. Il concetto profondo dietro tutto ciò è che ogni mattina (quando sorge il sole…) e ogni volta che ritorno a casa mi trovo davanti questa pallina col volto sorridente, che mi suggerisce di essere allegri. Cioè se uno nella vita fa la pallina anti stress e sorride, io che sto per andare in Canada (importanti aggiornamenti lunedì!) dovrei saltare sulle gengive dalla felicità, giusto?
Il concetto earth-earth  è che ero molto stanco e dovevo fare una minchiata, e ho partorito questa terribile trappola. Il prossimo passo è il ponte levatoio all’ingresso, i coccodrilli e il fossato. 
Architetto degli albanesi è un soprannome che mi ha dato il mio amico di dinosauro. E ho altri esempi che lo giustificano dall’avermi dato questo soprannome ingiurioso (si fa per dire, non c’ho niente contro gli albanesi a parte il fatto che avere una capitale nominata “Tirana” mi fa strano). Ecco gli esempi:

Serve ad inclinare la televisione quel tanto che basta per avere un angolo di visuale spettacolare restando coricati con, sotto la testa, tre cuscini con l’opzione di un quarto di colore verde. Naturalmente dietro ci stanno settimane di calcoli trigonometrici, mica cazzi.
Speriamo che se mai torni il mio roommate non mi prenda per schizzato ma non si fa vedere da mesi. E perciò largo alla fantasia, che ci siano più pause fancazziste nella nostra oberata vita. Oberata, mica frisca e pirita.