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FDC – 7

Mi si apriranno nuovi orizzonti (e non solo): diventerò un gigolò.
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Piangerò di notte e agirò di giorno: dormirò piangendo e lavorerò ridendo. Ottimizzazione della dignità.
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Un altro bimbo si chiamerà come me, è fortunato: ha una mamma comprensiva. Grazie signora, spero che suo figlio abbia i suoi occhi.
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Per essere felici due persone sono necessarie, per disperarsi una è già abbastanza.
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Ho imparato che è più facile essere meno di una persona che una persona che ne vale due.
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Volevo fare lo zoologo, lo speleologo, il pompiere e l’astronauta: e ogni volta ero sicurò al 100%.
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Un giorno presi dieci in Matematica e fui molto triste: Matematica oramai si chiamava Analisi I e i voti erano espressi in trentesimi. La volta successiva presi trenta. Fu una fortuna, in fondo, quel dieci.
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Un giorno una persona fidata mi chiese duecentomila lire. Era tutto quello che avevo ma glieli diedi. Fu allora che imparai che i soldi sono importanti, soprattutto quando ti stanno lontano.
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Per quanto oggi possa sentirmi triste depresso e insignificante devo convincermi che le possibilità che domattina tutti i miei sogni si realizzino istantaneamente sono assolutamente identiche se oggi fossi un uomo felice tranquillo e saltellante. Dispongo di una meravigliosa dimostrazione di questo teorema che non può essere contenuta nel margine troppo stretto della pagina (cit.).

Le palle

Devo, lo devo fare. Usare una espressione colorita, abusata dagli autoctoni di Grezzaland e che provoca e ilarità e disgusto nel resto della gente civilizzata:

Me ne sto andando a sciacquarami i baddi!

Si, sto soltanto andando in piscina. Ma io in questa frase così intensa ci leggo la tensione accumulata in una sessione d’esame che pare essersi finita, ma che potrebbe nascondere ancora qualche insidia deplorevole. Ci si (Pardon: si ci!) legge l’ansia di uno studente serio, rispettoso dei principi che stanno alla base del far ingegneria (uno solo in realtà: interrompere i contatti col mondo esterno == abbrutirsi).
Tornando alla nostra immagine pittoresca io l’ho sempre immaginata così.
Una fila di uomini, di quelli con le palle (non quelli particolarmente impavidi, quelli proprio con le sfere) sul bagnasciuga di una spiaggia. Quell’uomini pelosi, che non c’hanno (quanto mi piace usare questi dialettismi) bisogno di mettere la crema, che comunque resterebbe solamente al primo stadio, al pellicciotto.
Lì, con le gambe leggermente divaricate a lasciare che le onde accarezzino sinuosamente (e qui gli ingegneri potrebbero iniziare lunghe discussioni…) quegli attributi, oramai note come palle (che poi tale appellattivo potrebbe essere fuorviante date le indiscusse qualità ellittiche di quest’ultime).

Ci sono giorni che cambiano interi mesi di studio, giorni che cambiano anni e anni di vita e di quest’ultimi ne ho ancora ricordi tanto vivi da provare brividi fra i capelli, giorni che finiscono rantolandosi in un letto, apparentemente solo.

Restiamo allegri quest’oggi, quest’oggi sarà un giorno con le palle (pardon, con le ellissi!).