Archivi del mese: giugno 2009

FDC – 1

Questo potrebbe diventare presto un intervento senza senso.
Spesso lo diventano interventi su cui c’ho pensato per giorni, e c’ho pure fatto uno schemino per non divergere. C’ho voglia di scrivere, perchè anche se non accade nulla di significante la mia testa gira a mille. Soprattutto quando finisco – la sera – di studiare, di studiare la presunzione di uomini che chiaramente non hanno avuto un granchè da fare nella loro vita ( leggesi equazioni di Newton, frigoriferi di Sir Clausius e stufe di Lord kelvin n.d.r ).
Potrebbe pure tutto ridursi a una serie di citazioni di canzoni, che attenuano – più che mai adesso – il flusso dei miei pensieri.
aivostripostiprontipartenzaVIA.
Pensavo a quale fosse il modo migliore per aumentare le visite a questo spazio (uno degl’interventi futuri sarà un’analessi con tema principale “questo blog” ), e sono giunto alla conclusione che il modo migliore “per riempirmi la posta elettronica di commenti di gente ignota” sarebbe, semplicemente, non parlare più di sè stessi.

“Agli scrittori piace solo la puzza dei propri stronzi” [Henry Charles Bukowski]

Non siedo sul mio solito letto, è questo mi scombussola tutto: non sono neanche solo in stanza e c’ho pure Vecchioni che m’urla nelle orecchie. Se esce na stronzata prendetevela con Roberto e Giulia, che poveretta pare pure che studi ( mammmmiina, papeeeetttooo buum!).
Siamo in periodo esami, c’è caldo e freddo e siamo a Luglio. E di solito a luglio si sta a poltrire sul divano della Propria casa. Ma mi comunicano dalla regia che sto diventando grande, che un mese di ferie “m’avasta e m’assupeccia“, e che per le lamentele si prega di rivolgersi all’ufficio “Peter Pan è morto, fattene na ragione”.

Me l’ha appena inviato mia madre:

“E adesso so che bisogna alzare le vele e prendere i venti del destino, dovunque spingano la barca. Dare un senso alla vita può condurre a follia, ma una vita senza senso è tortura dell’inquietudine e del vano desidero; è una barca che anela al mare eppure lo teme.”

George Gray
“Antologia di Spoon River”


Sto adesso adesso ascoltando la canzone che ti passerò, ma questa è troppo preziosa per citarla fra le sole virgolette, che non voglio peccare di leggerezza.
Questione di priorità, scusatemi.

Ora che ci penso (sto chiaramente in uno stato di confusione…) se riduco la totalità dell’universo femminile a un quattro elementi circa, bene se voi andrete da queste a chiedere di me…la metà di loro vi dirà che sono un’utilizzatore, e che la misoginia zampilla altissimalevissimapurissima dal mio animo. E – non sapendo se ciò appena sentito sia cosa buona o giusta – i restanti elementi vi diranno che sono solo un peter pan un pò troppo cresciuto, che mi basta poco per prendere i venti del destino

Mi manca un tanto così lo so, eppure continuo a cadere nel burrone che m’ha rubato gli anni migliori. Sono fatto così, sono ancora lì a prendere a testate quel muro e son convinto di distruggerlo: sono fatto così.

C’ho pure pronto il prossimo intervento: il protagonista stavolta sarà un supermercato!
Solo che è un intervento allegro, e non si può scrivere di cose allegre quando a giorni c’hai l’esame più importante dell’anno…e poi devo ancora documentarmi meglio, devo andare in prima linea!
C’ho sonno stop, mi butto sul mio letto preferito; si letto mio adorato, non ti amo più! Ti tradisco col letto della 267 (o la 226 che dir si voglia…sono POLIgamo), si proprio con lui. e comunque non c’ha le sponde larghe, è solo un pò in carne!
E chi dice che le sponde larghe non siano affascinanti -LL ?

Fine FlussoDiCoscienza.

“…mi darò sempre torto anche quando avrò ragione…”

E ti diranno parole
rosse come il sangue, nere come la notte
ma non è vero, ragazzo,
che la ragione sta sempre col più forte;
io conosco poeti
che spostano i fiumi con il pensiero,
e naviganti infiniti
che sanno parlare con il cielo.

Chiudi gli occhi, ragazzo,
e credi solo a quel che vedi dentro
stringi i pugni, ragazzo,
non lasciargliela vinta neanche un momento
copri l’amore, ragazzo,
ma non nasconderlo sotto il mantello;
a volte passa qualcuno,
a volte c’è qualcuno che deve vederlo.

Sogna, ragazzo, sogna
quando sale il vento nelle vie del cuore,
quando un uomo vive per le sue parole
o non vive più.

Sogna, ragazzo, sogna,
non lassciarlo solo contro questo mondo,
non lasciarlo andare, sogna fino in fondo,
fallo pure tu!

Sogna, ragazzo, sogna
quando cala il vento ma non è finita,
quando muore un uomo per la stessa vita
che sognavi tu.

Sogna, ragazzo, sogna,
non cambiare un verso della tua canzone,
non lasciare un treno fermo alla stazione,
non fermarti tu!

Lasciali dire che al mondo
quelli come te perderanno sempre,
perché hai già vinto, lo giuro,
e non ti possono fare più niente.
Passa ogni tanto la mano
su un viso di donna, passaci le dita;
nessun regno è più grande
di questa piccola cosa che è la vita.

E la vita è così forte
che attraversa i muri senza farsi vedere;
la vita è così vera
che sembra impossibile doverla lasciare;
la vita è così grande
che “quando sarai sul punto di morire,
pianterai un ulivo,
convinto ancora di vederlo fiorire”.

Sogna, ragazzo sogna,
quando lei si volta, quando lei non torna,
quando il solo passo che fermava il cuore
non lo senti più.

Sogna, ragazzo, sogna,
passeranno i giorni, passerrà l’amore,
passeran le notti, finirà il dolore,
sarai sempre tu …

Sogna, ragazzo sogna,
piccolo ragazzo nella mia memoria,
tante volte tanti dentro questa storia:
non vi conto più.

Sogna, ragazzo, sogna,
ti ho lasciato un foglio sulla scrivania,
manca solo un verso a quella poesia,
puoi finirla tu.


Roberto Vecchioni – Sogna ragazzo sogna
Aprile 1999

‘U patinnosstru di li fimmini

Bene, questo è un post leggermente diverso dai soliti.
Quelli che s’aspettano dietro lo schermo una persona razionale e sensata sono pregati di passare al post successivo.
Non voglio deludervi.
Dicevo, questo è un post diverso: non sono semafori o catanesi o valigie sodomizzate i protagonisti. Stavolta è un post quasi normale. Vi racconto com’è nato. Quando sono tornato in paradiso ad inizio mese, ho preso un libro che m’avrebbe ricordato le mie origini anche al di qua dell’Italia.
“U ditturi Pruvulazzu”, il dottore “Polvere” letteralmente. E’ una raccolta di poemetti messi raccolti da un poeta popolare Giuseppe Bonafede (soprannominato Zù Rusà ) – chiaramontese – nel metà ‘900.
Diviso in temi, i primi racconti che ho letto sono stati quelli dedicati alle donne.
Fanno sorridere e riflettere, spesso avevo attirato lo sguardo della ragazza accanto a me, in autobus, per le mie risate in solitaria.
Tutto normale, m’avrà preso per pazzo.

Di seguito cito qualcosa di un racconto (in realtà vanno letti nella loro interezza ma sono piuttosto lunghi e copiare il dialetto siciliano non è uno scherzo). E’ vivamente sconsigliata la lettura ai non isolani.
Rischierebbero di sentirsi esclusi.
Spesso i racconti hanno come motivo principale il dialogo fra due tipi, tante cose vi son dette e in alcune mi trovo in disaccordo.
(http://www.geocities.com/vocabolariosicilianoitaliano/, provate se v’aiuta…in caso v’aiuto io)

Tuttavia, data la natura fortemente misogina del racconto ho pensato (bene ?) di riequilibrare il tutto, e così citerò anche una canzone di Gaber (di cui segnerò in grassetto le parti che secondo me sono da rileggere due volte. Avanti…tre volte).
Sembra che abbia detto tutto, se ho qualcos’altro da dire lo dirò.

Secondo me la donna
Secondo me la donna e l’uomo sono destinati a diventare uguali.
In questa nostra epoca la civiltà si è data un gran da fare per attenuare certe differenze che erano causa di profonda ingiustizia. C’è stato un graduale avvicinamento nel modo di comportarsi, di sentire, di pensare, insomma di vivere… Fino alla tanto sospirata ‘parità’…
Però, secondo me all’inizio di tutto c’è sempre una donna.
Secondo me la donna è donna da subito. Un uomo è uomo a volte prima, a volte dopo. A volte mai.
Secondo me una donna è coinvolta sessualmente in tutte le vicende della vita. A volte persino nell’amore.
Secondo me una donna innamorata imbellisce. Un uomo… rincoglionisce.
Secondo me in un salotto quando non c’è neanche una donna è come recitare in un teatro vuoto. Se invece non c’è neanche un uomo, tra le donne si crea una complice atmosfera di pace. Appena arriva un uomo è la guerra.
Secondo me un uomo che dice di una donna “quella lì la dà via” meriterebbe che a lui le donne non gliela dessero proprio mai.
Secondo me una donna che dice ad un uomo con cui sta facendo l’amore “Come con te con nessuno” andrebbe comunque arrestata per falsa testimonianza.
Secondo me per una donna che non ha fortuna in amore non si può usare il termine “sfigata”.
Secondo me gli uomini si sono sempre occupati del potere sulle cose, le donne del potere sulle persone. Ma questa è seria…
Secondo me le donne quando ci scelgono non amano proprio noi… forse una proiezione, un sogno, un’immagine che hanno dentro. Ma quando ci lasciano siamo proprio noi quelli che non amano più.
Secondo me una donna che si offre a un uomo sessualmente ed è respinta rimane sconcertata. Non ci può credere. Il suo primo pensiero è che lui sia omosessuale, ma in genere questa versione non regge. E allora pensa: ‘Eh già, lui si difende… ha paura di essere troppo coinvolto emotivamente… oppure si sente bloccato dall’eccessiva eccitazione…’ Il fatto che lei possa non piacere è un’ipotesi che non può assolutamente prendere in considerazione.
Donna, l’angelo ingannatore. L’ha detto Baudelaire.
Donna, il più bel fiore del giardino. L’ha detto Goethe.
Donna, femina maliarda. L’ha detto Shakespeare.
Donna, sei tutta la mia vita. L’ha detto un mio amico ginecologo.
Si, si secondo me la donna e l’uomo sono destinati a rimanere assolutamente differenti e contrariamente a molti io credo che sia necessario mantenerle se non addirittura esaltarle queste differenze. Perchè proprio da questo incontro/scontro tra un uomo ed una donna che si muove l’universo intero.
All’universo non gliene importa niente dei popoli e delle nazioni. L’universo sa soltanto che senza due corpi differenti e due pensieri differenti Non c’è futuro

Secondo me la donna
di Gaber – Luporini

Bene adesso cito il mio bel libro terroncello:

Zio Rosario:
…levativilla rò pinsieri,
cà un c’è armali cciù ddannusu ra muggeri
Mariano:
Ma sintiti nù mmumientu
si tutti avissiru ssu sintimientu
e nessunu si maritassi
tuttu u munnu un si briassi?…

Zio Rosario:
…binirittu l’uomo schiettu
sempri à cinu lu vurziettu..
Fimmini parrini e sbizziali
sempri arrassu ci ata a stari!

Zio Rosario:
…porta l’uomo suttaterra
marditta cu la ferra!…
Ca si a fimmina avissi a cura
fussi u diavilu in fiura
sulamenti divi pinzari
ca quannu u diavilu a vitti nura
tantu u cacazzu ca piggiau
ca sutta o liettu si ‘mpurtusau
ca lu stissu Salumuni
si l’aggiuttierru comu un passuluni.

Zio Rosario:
…si tu quetu vuoi campari
nun ti divi maritari
e si fai ss’appuzzunata
ti la cianci la picata.

‘U patinnosstru rò Zù Rusà

Pattrinnostru ca stati ni li celi
la fimmina è cciu amara di lu feli;
Santificatu sia lu Vostru Nomu.
La fimmina a lu ‘nfiernu porta l’uomo,
Vegna a n’autri lu Vostru Regnu
La fimmina fa veniri lu sdegnu
Sia fatta la vostra santa vuluntà;
Ni la donna un c’è mai na virità;
Comu ni lu cielu accussi ‘nterra
Unni fimmini c’è, c’è sempri guerra;
Ratini lu pani cutiddianu
Di li donni tiniemini luntanu,
E pirdunati li nuostri piccati
Li donni tutti finti li truvati
Comu nui pirdunamu a li nnimici
Pi la donna si casca ni la pici;
Cascàri un ci faciti in tentazzioni
La donna è trarimientu e finzioni
Ma libbirati a n’autri d’ogni mali
La fimmina è nu ‘ncifiru ‘nfirnali,
Accussi ssia, Signuri, accusi ssia,
La donna a casa i diavilu trascinìa.


L’anno che non ho

Ma vi sembra giusto che dopo un giorno – in cui dire che il sole adempie al suo lavoro è ben poco – adesso che è sera e dovrei godermi della brezza serale debba piovere?
E’ quindi qualcuno chiuderà quella cazzo di finestra e io sentirò puzzo di cani tutta la notte ?
-Tuono-
Analizziamo la situazione: Milano, sul mio letto, sto mangiando una granita importata clandestinamente dalla Sicilia e sorseggio il mio regalo. 20 giugno, e quindi finalmente mi metto a pari.
Per mettersi “a pari”, è necessario introdurre una condizione di squilibrio. Beh si, in realtà è tutta colpa mia…ma sto andando troppo mirato al centro di questo intervento, c’ho bisogno di farvi confondere un pò le idee..
Beh cosa dicevamo…ah sisi oggi ho visto un bel film. Trama del film: un hacker tanto bravo vuole salvare sua figlia, dal patrigno e dalla sua amata che sarebbe la ex dell’hacker. Ecco, la morale del film è…non è importante quanto quella puttana sia brava a ciucciarti l’uccello, se c’hai no scopo che sia moralmente corretto o meno, basta che c’hai la volontà…bè è fatta..è così il nostro tipo ha dovuto violare i pc della C.I.A mentre una puttana lo “torturava”, il film c’ha il lieto fine e la morale è discutibile..ma vabbè di un film pure si trattava e nel contemoi di confodervi v’ho confuso.

Dicevo…è colpa mia se solo oggi faccio 19 (o se oggi faccio solo 19 anni), dovrei farne 20 di anni. Uno in più a quello in meno, ecco ora sto in quello giusto. Ma in realtà quando avevo siennò 5 anni ho deciso autonomamente che il terzo anno d’asilo era troppo. Dovevo sbrigarmi a imparare a leggere e scrivere che il mondo non t’aspetta, che c’è bisogno di gente colta.
In realtà m’ero stufato di giocare con le lego, volevo fare le addizioni in colonna e imparare a scrivere: mi sarebbe servito!
E così feci la primina, e così sono con un anno in anticipo da circa quando avevo 5 anni. In anticipo con la scuola, che la carta d’identità mente è chiaro (un pò come i petali delle margherite o le strisce nel cielo).
La cosa ha i suoi pregi e i suoi difetti: ho sempre avuto la possibilità e spero di mantenerla ancora. Di avere un anno bonus, che se voglio piantare lattughe o fare il capo-responsabile porta carriola per un annetto posso sempre farlo e sto comunque “a pari” (definitelo voi come un pregio, o come un difetto).
-Tuono-
Poi beh, c’ho sempre avuto amici più grandi di un anno forse due, in classe mia sono sempre stato il più piccolo. Non che mi sentissi il più piccolo, ho sempre pensato di lasciare la polvere ad almeno metà della gente che conosco per quanto riguarda la quantità di massa utile all’interno del cranio.
Certo devo dirlo…da piccolo avevo un pò di pudore, celavo la mia vera età come se fosse un danno d’immagine rilevare ch’ero più piccolo.
E così quando la gente mi chiede quanti anni ho io faccio sto conto:


  1. 1990+10 = 2000


  2. (Anno corrente – 2000) + 10 = Età attuale


  3. Età Attuale + 1 = Età giusta

Eh si, da piccolino poi era un dramma: non potevo avere tecnicamente una fidanzata. Si sa..le donne canoniche amano gli uomini che hanno almeno 23 ore e una manciata di minuti in più di loro per poterlo definire “il loro uomo”. E le mie compagne di classe erano sempre un anno più grande. cazzo cazzo cazzo.
A quanto pare recentemente ho superato questo trauma interiore, come ho fatto non lo so. Ma non credo siano miei i meriti.
Poi beh, i miei amici hanno avuto la carta d’identità figa un anno prima di me, hanno avuto lo scooter promotore dell’independenza adolescienzale un anno prima di me, hanno avuto l’auto promotore dell’independenza sessuale un anno prima di me.
Un pò ho rosicato lo ammetto.
Ma quando adesso dico di aver 18…19 anni, beh la gente si stranisce e io godo.
Fino a ieri dicevo di avere quasi 19 anni, adesso ne avrò quasi 20 no ? E secondo gli strani calcoli astronomici di mia nonna peppina “sto compilando” i 21.
Facendo altri due calcoli mi sto avvicinando inesorabilmente all’età pensionabile..

  • Ma comeeee?? ma sei sicuro che hai solo la tua età ???

No guarda, quando ho fatto 3 anni un bambino dispettoso m’ha rubato una candelina e io ne ho potuto soffiare solo 2, e così adesso c’ho n’anno di gap.

  • Ma sembriiiii più grande!!!

Stai mica dicendo che ti affascino ? Si in realtà ho 38 anni, ho il fascino dell’uomo maturo e la barba canuta. I capelli li tingo, anzi li ho ricostruiti uno per uno e faccio i bigodini ogni mattina. E poi se stai bene attenta si capisce anche perchè ho così sviluppata la parte notevole di massa craniale. Ora tutto coincide.

  • Ma comeeee hai fatto? cioè…fammi vedere tutto..cioè mi basta la carta d’identità..ma in questa foto sei diverso!

Grazie al cazzo, ho 15 anni lì. Adesso ne ho 35, e un folletto mi ruba le candeline anno dopo anno.


Ho sempre odiato i compleanni perchè a me regalavano sempre puzzle o vestiti, mai qualcosa di figo. E poi dovevo dire lo stesso che mi piacevano, che sennò la mamma s’arrabbiava pure. Mia nonna mi regala ancora oggi delle cose fatte di tessuto.
L’anno scorso m’ha regalato la tovaglia che dovrò mettere sul tavolo di casa quando mi sposerò, quest’anno, non può sono distante. Ma pretendo le lenzuola da mettere sul letto quando mi sposerò. E poi voglio anche il maglioncino di mio figlio, che sarà chiaramente maschio.
Chissà se anch’ io lo chiamerò piccolo mio anche quando, chiaramente, è un gran e lungo uomo. E chissà se anch’io gli chiederò di volta in volta quando ritorna, di andare piano e di fare il bravo cogli amici.
Ah sisi, e anche di non dire parolaccie e di mettere la mano davanti la bocca quando fa gli sbadigli.
E se gli vieterò di bersi la sua birra a 1500km da casa.

Tralasciando le minchiate, chissà che succederà st’anno: forse niente, forse tutto, forse chissà. Forse sto diventando grande…
(Grazie a chi m’ha già fatto gli auguri)

“Tanto ri luoncu e tanto ri zonnu”

(Attimo in cui m’han fregato l’anno che non ho)

…con la tua nuvola di dubbi e di bellezza…



E adesso aspetterò domani

per avere nostalgia
signora libertà signorina fantasia
così preziosa come il vino così gratis come la tristezza
con la tua nuvola di dubbi e di bellezza.

Ma se ti tagliassero a pezzetti
il vento li raccoglierebbe
il regno dei ragni cucirebbe la pelle
e la luna la luna tesserebbe i capelli e il viso
e il polline di Dio
di Dio il sorriso.

Giufà insegna sempre!

Giufà e suo figlio, un giorno, decisero di andare in un villaggio vicino e si incamminarono con l’asino.
Per strada, delle ragazze, vedendo padre e figlio camminare a fianco all’asino senza montarvi sopra, si misero a deriderli.
Giufà, toccato sul vivo, fece montare in groppa all’asino suo figlio e commentò: – Così, la gente smette di ridere di noi!
Andando avanti per strada incontrarono un gruppo di uomini, che vedendo il bambino sul somaro e Giufà stanco a piedi, si misero a commentare come non c’era più rispetto: – Un figlio giovane sull’asino e un padre stanco a piede. Che vergogna!
Giufà, colpito dai commenti, fece scendere suo figlio e montò lui in groppa all’animale, dicendo: – Vediamo se adesso va bene!
Continuando a camminare, incontrarono delle donne, che subito commentarono: – Che vergogna! Un uomo grande e grosso sull’asino e un bambino affaticato a piede. Che padri snaturati!
Allora, Giufà pensò che, per non farsi più deridere o criticare dalla gente, era meglio salire entrambi in groppa sul somaro.
E così fecero.
Accadde che, incontrando due uomini, si sentirono dire: – Guardatevi! Voi tranquilli e riposati e quel povero somaro sta morendo di fatica! Vergognatevi! Siete senza Pietà.
Giufà, stufo delle continue critiche, decise che sarebbero stati padre e figlio a portare sulle spalle il somaro – Spero che nessuno abbia niente da ridire, adesso!
Ma, giunti al villaggio tutta la gente che li vedeva si metteva a ridere a crepapelle e li prendeva in giro.
Giufà, rassegnato, rimise l’asino per terra e, insieme al figlio, riprese a camminare a fianco l’animale.
Rivolgendosi al figlio disse: – Ascolta, qualsiasi cosa tu faccia non puoi trovare tutti d’accordo.
L’importante è fare quello che ti pare giusto fare.

Arrivederci piccola mia…

io canto quando posso e come posso
quando ne ho voglia, senza applausi o fischi
vendere o no ‘non passa’ fra i miei rischi,
non comprate i miei dischi
e sputatemi addosso.

Secondo voi, ma a me cosa mi frega
di assumermi la bega di star quassù a cantare
godo molto di più nell’ubriacarmi,
oppure a masturbarmi, o al limite a scopare
se son d’umore nero allora scrivo
frugando dentro alle nostre miserie,
di solito ho da fare cose più serie,
costruir su macerie, o mantenermi vivo.

Ho finito di chiedermi del perchè ero felice, alla prossima volta piccola e dolce spensieratezza…

“Ma è rossooooo…”

ATTENZIONE: Mi sono accorto che ho scritto troppo, ma vi giuro che dalla mia testa mi avevano assicurato che non sarebbe successo mai più. Vi prego di scusarli, fate i turni, e tentate di arrivare alla fine. Oppure mangiatevi na fette di pane e Nutella!

è chiaro: c’ho fame. Devo ingannare in qualche modo il mio stomaco…chessò io sto provando a cercare su google qualcosa che non mi faccia pensare al pollo alla birra della mamma o a delle fette gigaaanti di salame inglese, uhm..sto pure sentendo qualche canzone demenziale, e sto leggendo sul giornale.it. Niente c’ho fame, non passa “e allora scrivo”…è giusto!

In realtà il miglior modo sarebbe prendere il pane – che a chiamarlo così bisogna essere impavidi – e seppellirlo con della mia nutella, che in realtà si chiama bonnut che costa meno e da lo stesso effetto stupefacente. Ma tutto ciò non è raggiungibile dal mio braccio, qui seduto sul mio letto. ed è chiaro che muovendosi si compie un lavoro..io sto studiando ancora la dinamica, quindi non posso azzardarmi a fare cose di mia in-competenza. però è chiaro che c’ho fame, tralasciando le balle del lavoro e dell’energia dell’universo che si conserva (quindi qualcuno dall’altra parte del mondo in questo momento sta mangiando la mia bonnut grrrr!!).
che mondo sarebbe senza bonnut ? e che vita sarebbe senza…uhm..vabbò..senza gli amici ? :D

Io odio avere torto quando voglio avere ragione, questo un pò tutti credo. Il problema rilevante che non hanno “un pò tutti”, è che io sto – tecnicamente – sempre nel torto. E voglio avere sempre ragione. Tranne quando Gino rompe il cazzo, o quando i controllori dell’atm mi dicono che devo dargli 35€ solo perchè non avevo mai notato che da qualche parte ci sta scritto che “si sale solo con un documento di viaggio valido”. O quando passo sulle striscie quando non si può passare perchè un omino davanti a me, pure abbastanza brutto, è colorato di rosso!
In fondo si tratta di convenzioni no ? Quando sali su un coso che fa rumore e che ti porta dove vuoi devi avere un biglietto figo da mostrare a gente cattiva che vuole sentirsi figa nel dirti che devi dargli 35€ perchè è così, che loro sono i capi e tu sei una vittima dell’universo (..io ancora penso al cinese che si sta fottendo la mia bonnut!).
O che quando è rosso si deve stare sull’attenti, e che quando è verde posso pure rotolarmi, saltare, giocare a campanello sulle strisce pedonali…

Cronaca di un attraversamento pedonale milanese

  • Stai attento ai colori e prega Dio (lei non sa chi sono io!!) di non essere daltonico!
  • Puoi deridere gli autisti dei tram, i motociclisti e i piloti di qualsiasi mezzo mentre hai il verde: quella è gente milanese e non si azzarderà mai a tirare il freno a mano (che poi è stato abolito dalle automobili milanesi, manco a pagarla una salita!), scendere e oltrepassare la linea tratteggiata fintanto che avrà il rosso!
  • Giallo. vuol dire che devi correre il più veloce possibile verso qualcosa che non sia a strisce, prova a mettere in salvo te e “poi aiutate coloro che vi camminano vicino”: potrete anche tentare il salto che mette in salvo la vostra donna con l’urlo scenografico che fa sempre un pò figo “noooooo!!” e poi capriola e scrollatevi la polvere della spalla e aspettate i flash dei giornalisti! Il concetto è…giallo è il colore delle pupille di tutti coloro che stanno aspettando che il loro rosso diventi verde, e che finalmente possono legittimamente sfogare la loro rabbia tentando di schiacciare qualcuno, che tanto hanno il verde loro muahahahah.
  • Veniamo al rosso…il rosso è particolare. Bisogna posiziona i piedini proprio dietro la linea da non oltrepassare. Bisogna controllare la respirazione e cercare di equilibrare il karma. Non bisogna MAI azzardare un passo verso la striscia, pena la scomunica dalla Santa Lega Unita! Bisogna però essere pronti all’azione.

Li vedo ogni mattina, dappertutto. I semafori qui servono per tenare a bada la gente, è una sorta di oppio popolare. Stanno lì tutti in fila per 2 con la mano sulla spalla, con l’apri fila e il chiudi fila. Sembra quasi che aspettano il “aivostriposti-pronti-partenza-via-buum!”, li vedi..sono tesi, sudano. Gli uomini in giacca, cravatta e 24ore si piegano nella classica posizione del centometrista, non possono perdere tempo. Dicono che Usain Bolt s’è allenato per battere il record mondiale nei 100mt fra i semafori milanesi. Anche i vecchi hanno fretta…si i vecchi.

Digressione Campanilista:
I vecchi. Quelli siciliani salgano sul primo autobus che vedono, che sono rari ( quindi non bisogna perdere l’opportunità di avere un giro gratis per il mondo…il loro paese di solito, in cui sono nati-cresciuti-morti).
I vecchi siciliani viaggiano gratis ed è per questo che dopo tanti anni di duro lavoro ora si meritano rispetto (che vuol dire che loro sono, di diritto, i padroni degli autobus).
I vecchi siciliani, salgano alle 8 e scendono alle 20 dallo stesso autobus: ma solo perchè è l’ultima corsa.
I vecchi siciliani non hanno un cazzo da fare, non lo avevano manco da giovani..ma ora sono vecchi: ed è giusto (finalmente) !
I vecchi siciliani si lamentano sempre: alla posta per colpa dello sportello che dovrebbe essere aperto ma è chiuso da anni, sull’autobus…che è in ritardo di qualche minuto ma in realtà loro non vogliono fare un cazzo, non devono andare da nessuna parte. Ma è risaputo che l’AST ritarda e quindi è un buon motivo per lamentarsi.
I vecchi siciliani si incontrano alla fermata puntuali per non perdere l’autobus che gli permette di annoiare i giovani con le loro storie inventate, che gli permette di pretendere il posto a sedere, che gli permette di guardare una donna che non sia l’infermiera o la badante o la nuora o la moglie: puah!
Fine digressione.

Il vecchio milanese è diverso: lui non si lamenta, non si annoia. Lui fa. produce. Cosa non lo sa neanche lui, ma tu lo vedi lì che sbraita anche lui per essere scattante al verde. Il vecchio milanese ha gli addominali scolpiti e 50bpm a riposo. Il vecchio siciliano c”ha la panza e va in giro col bastone e con la maschera d’ossigeno (“St’autobussi sù truoppi luonchi, truoppu auti, truoppu faticosi inzomma”).
Non bisogna sprecare qualche secondo di quel semaforo, quel verde. E non è giusto passare col rosso.

Io sono siciliano, Sergio è siciliano, la maggior parte del mondo è siciliana solo che non lo sa. E noi mica glielo diciamo…meno si è più si mangia!
Io devo essere nel torto e pretendere d’aver ragione: devo passare col rosso!
Che poi diciamolo…c’è il rosso ok, cerco di passare in mezzo alle file ordinate dei milanesi, e mi ritrovo primo..mi guardo a destra e a sinistra e non c’è nessuno, niente macchine: ma è rosso io non dovrei oltrepassare la linea tratteggiata. Ma io sono siciliano. e posso dove altri non possono.
Allora tento un attraversamento, col cuore che ride per il rancore di tutti quei milanesi che mi guardano e rosicano: arriverò prima di loro alla fermata del metro ahahahaha!!
Ma non ho calcolato l’imprevisto: a circa 800mt un’auto svolta l’angolo, vede che ha il verde, vede me..ritiene di avere il diritto di passare lei, io non devo oltrepassare quella strada da vivo, STO PASSANDO CON IL ROSSO!
I vecchi milanesi, già li sento, urlano: “Schiaccia schiaccia sangue sangue unsolo grido unsolo allarme l’africano in fiamme l’africano in fiamme spalmalo spalmaloooo” e gli altri, quelli con la giacca e cravatta, sono lì che fanno: “oooooooh” stile stadio di calcio prima del tiro del rigore decisivo.
L’autista di quel mezzo guarda la sua velocità sul tachimetro, calcola il tempo che impiegherò per attraversare e decide l’accelerazione da imporre al suo veicolo per soddisfare il suo diritto.
Lo vedo, accelera e accelera e già da lontano inizia a suonare il clacson..accelera sempre più, vedo il rosso del semaforo che si rispecchia nelle sue pupille, lui vuole passare, lui deve passare.

oooooh, schiaccia schiacciaaaaa.
Ma un siciliano non può morire, non per colpa di un milanese fustrato. E così volta per volta mi salvo, e sono alquanto felice, volta per volta, di far incazzare un milanese.
Per tutto il resto c’è Mastercard!

Post Scriptum: tutto ciò è tratto da una storia vera, qualche giorno fa..da Via Bonardi a Parco Leonardo: attraversamento pedonale. Io e Sergio.
Tentiamo di oltrepassare i nostri limiti (il rosso), un motociclista “avente diritto” mi vede e vuole spaventarmi/uccidermi: si avvicina a me a gran velocità, annuso il suo dopobarba, gli mostro il mio dito medio.
Riusciamo ad attraversare, siamo siciliani.
Dall’altro lato della strada si sente il pianto dei milanesi, uno ha la forza di urlare in lacrime:
Ma è rossooooo…
Sergio risponderà: “…e CHE CI FA ahahahahahaha, ihihihihi, uhuhuhu

Post Scriptum bis: La fame è andata via, svanita. Ho violato il principio di conservazione d’energia!

Qualcuno sa – per caso – perchè sono felice ?

Interruzione improvvisa di ossigeno al cervello, ATTENZIONE ATTENZIONE!!

Tutto ciò che seguirà è da leggere, rileggere per tentare di capirci qualcosa, non capirci niente, capirci tutto, capirlo sbagliato, e poi alla fine si chiude e si dice: vabbò sù tutti Minciati cù l’uossi aruci

E’ la seconda volta che provo a iniziare questo intervento e per la seconda volta s’è concluso con un “chiudi mozilla firefox, si lo voglio chiudere in buona e cattiva sorte, finchè alt+f4 non ci separi” e vai a dormire.
Che cambia oggi non lo so, magari niente.
Mi sono sforzato – giuro – di fare un post divertente, che almeno rido io…e ce l’ho pure in mente…che racconta dei milanesi.
Ma per adesso c’ho tutti i pensieri che gravitano intorno a me con accelerazione angolare costante, e se non ci metto qualche freno và a finiri cà scoppio (cit.)

C’ho un problema: stamattina e ieri mattina s’è ripresentato. Pare che la cosa sia in via di sviluppo, i medici dicono che se presa in tempo posso ancora recuperarmi. Qualche dose di Masini endovena pare dovrebbe bastare. Ero felice. ora..il problema non è essere felici (che in realtà non so bene cosa sia insieme ai motel e ai moti armonici), il problema è non sapere perchè lo si è, felici.
Cazzo è tremendo, sei lì che ti chiedi con la testa fra le mani e i capelli fra le dita e mentre ti viene da grattarti ma c’hai le mani che accarezza la barba che è figo sentire quello struscio che t’aiuta a concentrarti…dicevo… sei lì che ti chiedi perchè sei felice, e va finire che felice non lo sei più. principalmente perchè pensi che se non sai cosa pensi e perchè lo pensi, che pensi a fare se non riesci a pensare a ciò che pensi ? non pensate anche voi ? io penso di sì.

Stanotte ho fatto un sogno bellissimo, solo che non lo ricordo.
E speriamo che domani mattina io so d’esser felice (la formulazione della frase con l’altalena fra congiuntivo e condizionale era difficile, così Congiuntivo ha detto a Condizionale che è troppo sibillante è che dice sempre cose che non sa se farà…vediamo insomma!)..felice perchè non so cosa c’ho..magari è questo..tu non sai che c’hai e sei felice, lo sai e si finiu u spassu (perdono Giacomo di Recanati, qualcuno indosserà il cilicio per me).
Ora che ci penso..se faccio uno più uno (a parte cà tutto deeeepeeendee) i motivi per essere felici sono inversamente proporzionali al carico di studio che si prospetta giorno dopo giorno, e poi inizia a far caldo e il mio cervello non c’ha na ventola per pigliare aria.
Quando penso mi guardo i piedi, me l’ha detto Daniele l’altro giorno. Secondo me è perchè la testa si riempe di tempeste “pensierose” ( leggesi film ) e tende ad essere pesante…in effetti è vero: sei pensieroso-ti guardi i piedi-sbatti la testa in un palo coglione guarda dove stai andando-dici una parolaccia a scelta fra le molte in circolazione (buttana ra miseria è la mia preferita)-non hai più pensieri che ti costringono a chinar il capo-alzi lo sguardo-ti rivieni in mente che c’è qualcosa che stavi tentando di ricordare…e così via fin quando non si finiscono i pali e arrivo a casa!

Oggi c’era un cielo bellissimo fuori, era normale.
Oggi è venuta a trovarmi Antonella, tutto normale.
Oggi ho camminato parecchio e ora i miei piedi hanno un credito con duli.
Ah si, tutto è più semplice quando togli i sassi dal fiume. Riesco a fare quello che voglio senza parole d’ordine, accessi in codice numeri e pin da dire al momento opportuno…dario ringrazia.
Ovvio, se ognuno dicesse quello che gli passa per la testa sarebbe un mondo migliore…ma pare che quando ci provi io faccio i danni.
“Nulla è lineare” diceva lo Storti, il mio professore di filo-elettrotecnica.
Prevedo che i problemi tenderanno ad accumularsi a valle, sono già lì ad aspettarmi i bastardi.
Chissà se funziona il “lei non sa chi sono io!!” con dio..

Ci s’avissa nnasciri!



Clicca su mostra per il testo ( e la traduzione per gli sfortunati )

Duminica jurnata di sciroccu
fora nan si pò stari
pi ffari un pocu ‘i friscu
mettu ‘a finestra a vanedduzza
e mi vaju a ripusari

Ah! Ah! ‘A stissa aria ca so putenza strogghi ‘u mo pinzeri
Ah! Ah! ‘U cori vola s’all’umbra pigghi forma e ti prisenti
nan pozzu ripusari.

‘U suli ora trasi dintr’o mari
e fannu l’amuri
‘un c’è cosa cchiù granni
tu si la vera surgenti
chi sazia i sentimenti

Ah! Ah! ‘A stissa aria ca so calura crisci e mi turmenta
Ah! Ah! ‘U cori vola sintennu sbrizzi d’acqua di funtana
‘ndo mo’ jardineddu mi piaci stari sula.

Ah! Ah! ‘A stissa aria ca so calura crisci e mi tormenta
Ah! Ah! ‘U cori vola sintennu sbrizzi d’acqua di funtana
‘ndo mo jardineddu mi piaci stari sulu
mi piaci stari sula.

***

Domenica giornata di scirocco
fuori non si può stare
per fare un po’ di fresco
socchiudo la finestra
e mi vado a riposare.

La stessa aria con la sua potenza scioglie i miei pensieri
un cuore vola se all’ombra prendi forma e ti presenti
non posso riposare.

Il sole ora entra dentro il mare e fanno l’amore
non c’è cosa più grande
tu sei la vera sorgente
che sazia i sentimenti.

La stessa aria col suo calore cresce e mi tormenta
il cuore vola sentendo schizzi d’acqua di fontana
nel mio giardinetto mi piace stare solo
mi piace stare sola.

Trad. di Rina Accardo