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FDC – 11

  • Pensavo che accadesse solo agli altri. Fatti hanno succhiato via la voglia di scrivere. Ma come dice la parola stessa, sono fatti. Passato. E’ passato.
  • Parlando di passato, ieri ho studiato il passato nelle mie lezioni di portoghese. Sì, sto imparando portoghese.
  • Parlando di passato 2: qualche giorno fa, forse ieri, ho visto una scena di un film. Normale un po’ violenta ma, come dice la parola stessa, da film. E ho capito che sono marchiato a vita. Sono entrato in panico, battiti cardiaci schizzati al cielo. Non c’è dimenticanza per ciò che più si ignora.
  • Torno in Italia il mese prossimo. Spendo una settimana al mio paese, un’altra quasi a visitare degli amici. Dell’università, quella che sembra ormai una vita fa per me ma che -per altri- è ancora la quotidianità.
  • Non hai fatto che metà del tuo dovere
  • Sono diventato un residente permanente del Canada. Un giorno scrivo come si fa.
  • Nel frattempo mi sono iscritto all’AIRE: Anagrafe Italiana Residente all’Estero. Pertanto ufficializzo il mio non pagare le tasse al paese italico. E per tutta risposta non avrò più un medico di famiglia. Uh uh uh Italia, calm down now!
  • Quest’anno farò per la prima volta quello che i ricchi fanno. Mi prendo la vacanza. Due settimane. Non so ancora se sarà lungo la costa ovest americana in camper o se sarà durante l’estate dell’emisfero australe da qualche parte nella costa atlantica del Brasile.
  • Parlando dei ricchi: adesso non ho più un solo paio di scarpe per tutto. Ad oggi il conto è il seguente: scarpe di ginnastica, scarponcini, scarpe intermedie (casual), scarpe da hiking marroni, scarpe da hiking rosse (nuove), scarpe buone nere che luccicano. Mancano le scarpe da palestra, ma 100$ erano tanti e non li volevo spendere.
  • “Mio padre pretende aspirina ed affetto e inciampa nella sua autorità” (da qui)
  • Mio fratello, di cui scrissi qua i troubles che dovette andare incontro per entrare in una scuola militare, si sta per diplomare. E ha fatto i concorsi per la scuola militare 2 (credo si dica accademia). Di tutti quelli che vogliono fare il pilota è arrivato 80° circa. Ce li abbiamo 80 aerei in Italia?
  • Sto cantando a squarciagola. Che brutta scena. Tutto il sangue che sgriccia e mentre si canta.
  • FDC per chi non lo sapesse vuol dire flusso di coscienza. Che avevo scritto coscenza ma poi ho corretto. Che perfino chi ha sbagliato può ritentar.
  • Sto diventando bravino a impastare la pasta. E’ da mesi ormai che faccio il pane regolarmente e di recente ho provato le focacce (che avevo scritto focaccie) del mio paese e son venute buone.
  • Ho finito il flusso.

Il vero motivo per cui sono venuto in Canada (no, scherzo!)

Se adesso andassi in banca e chiedessi di svuotare il mio conto avrai in mano più soldi di quanti ne siano mai passati fra le mie mani. Onestamente non lo so che c’avete voi ma io quasi giornalmente apro il mio conto su mint.com e sto ore a guardare tutto. I due tre investimenti, il conto di risparmio e quello che ha i soldi che vanno e vengono. Poi analizzo le statistiche, osservo i trend e semplicemente sto lì a guardare i numeri. Quando ho smesso di nuotare fra le monetine chiudo la cassaforte e torno a sognare. Tutto ditemi tranne che ho dei sogni di tutto rispetto. Del resto la prima pepita Zio Paperone l’ha trovate in Canada. Ora l’ho detto perché ho scelto il Canada, contenti?
Qualche giorno fa Sera ha detto che sono fottutamente fortunato, forse troppo. Non viene dal prete migliore ma accetto l’opinione. Non ho di che lamentarmi. Da non confondermi col “non ho di che desiderare”. Che adesso che mi hai fatto sentire l’odore me la voglio mangiare tutta. Senza neanche sapere più il motivo stringo le mandibole con una cattiveria che non mi fa più paura da tempo e ciò mi fa trovare sempre il perché quotidiani. E’ vero sono fortunato recentemente. E ho paura. Quando si cavalca l’onda, questa non può che infrangersi. E al pensarlo c’ho paura. Io non sono quello sulla tavola da Surf che si diverte, io sono sempre stato quello che annaspa e quasi si strappa la pelle nel tentativo di respirare quella boccata che potrebbe essere l’ultima. Scrivo questo per ricordarmi un paio di cose: l’ultima, che non ho rischiato di affogare per una cavalcata. Quali cavalcate e cavalcate, io voglio essere cavaliere. La seconda è che la cosiddetta provvidenza non esiste. Sai cosa esiste? Esiste quell’uomo sulla bicicletta. La mattina che fa freddo, e lui che sarei io con la bicicletta va a lavoro. E tra il suo cervello e il pc nel suo zainetto (e pure il pranzo nel tupperware) ci sono svariate decine di migliaia di dollari di valore. E considerate che tra il pranzo e il pc al massimo ci saranno un 1500$.

Mi scuso con coloro che vengono sul mio blog perché c’è scritto Canada. Effettivamente in Canada ci sono, ma da mesi ormai fatico a trovare l’iniziativa di scrivere. Questo stesso post sarebbe stato meglio non scriverlo. Ad ogni modo decine di cose cambieranno nelle prossime settimane, vedremo. E per coloro che sono davvero venuti qui per il Canada allego la foto del posto dove ho festeggiato il recente capodanno. Victoria, British Columbia, Canada. La mia nuova prossima nazione.

Tu prova ad avere un mondo nel cuore e non riesci ad esprimerlo con le parole...
“Tu prova ad avere un mondo nel cuore
e non riesci ad esprimerlo con le parole…”

“O sono di un gran bello io o si era un po’ distratto Dio”

Questo è il fatto. Ho avuto una promozione, dopo 4 mesi il mio stipendio è aumentato del 40%. Quando avevo detto che volevo diventare ricco facevo sul serio. Adesso tocca aspettare l’immigrazione, loro possono abbattermi da un momento all’altro. Lo so, lo sanno, bisogna conviverci. Ho aperto un nuovo conto, ho attivato un RSP (non so se c’è in Italia, metto soldi da parte da giovane per avere una pensione d’oro da vecchio), ho aperto un TFSA (un conto risparmio senza tasse) e ho fatto il mio primo investimento in banca. Ho comprato dei Bond Canadesi, qualche stock, qualche bond in US e qualcosa internazionale. In 5 anni avrò aumentato il mio capitale del 6% circa.

So che vieni nel blog tutti i giorni, Sergio dice che dovrei goderci. Ma non è proprio così.

Oggi Barney ha trovato in 20 minuti nove bugs (un bug è un comportamento inaspettato di un programma) di cui la metà circa era un problema bloccante. Per chi vuole essere perfetto nove è un numero bello grosso.

Oggi Barney mi ha raccontato le origini della nostra spin-up (di cui sono l’impiegato numero 2, Barney è il primo). Stava per accettare una offerta migliore ma poi ha cambiato idea. E sono stato assunto. Quante coincidenze mi hanno portato qui adesso? Mi sa che sono saltato sul puntino-teletrasporto.

Un anno fa oggi mi ero laureato in Ingegneria Informatica. Oggi lo avete capito che mi succede. E fra un anno? Come lo vedi fra un anno, Tipa?

Sir Wilfrid Laurier counterfeited! – Sir Wilfrid Laurier contraffatto!

I had my interview in a pretty famous italian site that analyze and interview italians that are leaving our country to explore and enrich the world. I found a couple of mistakes in my italian afterwards but I consider those mistakes part of me, I’ll make them again and again.
Tuesday I’ll start the new work and I am nervous about it.
My heart is again off after some roller-coaster days
I am back at Joanna’s house, I am just going to pick up S2 from their honeymoon.
At work, at the smoothy place, I am doing good despite what the bitches/witches say. And today, here the news, I recognized for the first time in my life a counterfeit 5C$ bill. To be honest I have to say that it was so clear that I am surprised I didn’t recognized when that client gave me it. Or it could have been the new one’s mistake, yes, I am not anymore the newest worker. I have a picture of 2 bills, one counterfeit (left) and the real one. And for the non-canadians, you could take a look at the canadian’s bills.

The real ones and the not ones

C’ho avuto l’intervista, a ciuii! Rileggendomi ho realizzato che ho commesso un paio di errori. Chi la leggerà penserà, chistu sarà puri in canadisi ma ammia me pari nu scieccu! (Non so perché ma quando immagino la gente che pensa la immagino pensare in siciliano, per me pure il gatto pensa in siciliano, beh ecchilosà!). Ma è tutto ok, i miei errori sono come il naso di Cyrano: mi identificano senza discussioni.
Martedì il nuovo lavoro ha inizio, e io c’ho paura e sono nervoso. La cosa che mi spaventa è di non essere all’altezza (ma è chiaro che se ne sarebbero già accorti loro se fosse questo il caso), in pratica c’ho l’ansia di prestazione. E giuro che se ci fosse il Cialis che ti fa rigare dritto (drizzare, in una parola) il primo giorno di lavoro io lo prenderei…o almeno ne sarei tentato.
Al lavoro dei succhi di frutta niente da segnalare, se non le puttane (come le ha chiamate una mia amica) che si lamentano pì ogni piritieddu ‘i musca. Oggi per la prima volta ho trovato e scoperto dei soldi falsi, 5 dollari per la precisione. Lì vedete nella foto lissù, quelli a destra sono veri mentre quella a sinistra sono falsi. Manca la striscia argentata, c’è uno strano riquadro blu, la corona è diversa. Per non parlare poi dei capelli del povero Sir Wilfrid Laurier, sembra di vedere l’effetto prima-dopo. Prima d’essersi fatto i capelli, dopo essersi passato il gel. Certo che poi c’ha quello sguardo un po’ crucciato: quando si vede la mattina coi capelli in quel modo (vedi banconota sinistra) la giornata gli prende male.
Ma questi canadesi sono, c’è sempre qualcuno che fa parte della banda degli “onesti”

Per il resto della mia vita, giuro che lo sarò

Si ritorna per un attimo ad un post con del significato, un post personale ma che involve parte di quello che ho sempre raccontato: me. L’avevo detto sin dall’inizio, la mia idea del blog è la mia. Nel senso che è di me che si parla e sono pronto a sfidare tutte le conseguenze che ne derivano, alcune recentemente rivelate.

Prendiamo la situazione di petto. Sono una persona mediocre, non ho particolari abilità da segnalare. No davvero, niente. E ne ho già parlato qua, qua e qua in tempi e situazioni diversi. Dopo averlo capito non ne ho mai fatto mistero, non sarebbe stato d’aiuto a nessuno. Ma, sebbene membro dell’A.M.I (associazione mediocri italiani) io mi contraddistinguo nel mio personalissimo club per ambizione e determinazione. Ma questi valori sono dei fattori derivati dall’ambiente in cui sono cresciuto. Sono nato povero, sono cresciuto povero e solo di recente ho appreso (o forse realizzato?) che, sebben membro dell’A.P.I (che non Algoritmi e Principi dell’Informatica, né tantomeno Alleanza Per l’Italia), ho avuto delle fortune che ben pochi hanno potuto solo immaginare. Ma sono cresciuto con quel senso di colpa che mi portava ad accendere solo una lampadina su due in bagno, che mi faceva rinunciare a Lugano e che mi ha fatto mancare la gita con le brasiliane sulle Rocky Mountains. E’ una colpevolezza con cui sono nato, un marchio che non ha niente da invidiare a quella voglia sul mio inguine (destro o sinistro? questo è un segreto da massoneria!). E’ un marchio di cui vado fiero perché tanto a vergognarsene ce se ne caverebbe ben poco. Fin dalla primina Federico(con cui oggi ho pareggiato a fantacalcio) mi chiamava “‘u campagnolo”. Forse puzzavo di campagna, lui sì che profumava, il figlio del dentista. E questa mia fierezza si strugge e si mostra in tutta la sua pienezza nelle sue due facce. Nel rendermi una persona migliore e, talvolta, una peggiore. E’ quella povertà che mi ha spinto a iscrivermi a Ingegneria a 18 anni appena compiuti, che mi ha fatto iniziare a lavorare nel marzo 2003 durante il derby Milan-Inter. Che mi ha condotto verso una stile di vita assolutamente salutista (o salutario? o saltuario? italiano, mah…), che mi ha portato a pensare una ottantina di volte prima di un acquisto di qualsivoglia genere e che, infine, mi ha condotto nell’odiare lo shopping (della volpe e l’uva è stato detto abbastanza, ma questo post sullo shopping e sull’amore ai primi tentennanti passi lo conoscono in due persone: pinocchietto alla riscossa sfogo beckstiale).
La mia povertà mi ha portato a desiderare il successo (o quantomeno i soldi che ne derivano) come un pesce fuor d’acqua, rantolandosi e battendosi con ogni forza rimasta, sogna di riguadagnare l’acqua. Ho una cosa in più rispetto ai miei amici, rispetto le persone che conosco. Quella cosa che mi porta a dire “fanculo l’Italia e gli affetti io vado dove il lavoro mi chiama” non è che mi venga difficile, non sono da lodare: è ciò che ho desiderato ogni volta che dovevo sognare qualcosa per addormentarmi durante il noioso sonnellino pomeridiano, è ciò a cui pensavo durante l’attesa in fila dal dottore e ciò che ho ambito durante ogni interminabile camminata che m’avrebbe condotto nell’aula dove si sarebbe svolto l’ennesimo anonimo esame. Diventare ricco è quello che rispondo a chi mi chiede il senso della mia vita e sono consapevole che ricco non lo sarò mai fintanto che avrò quella sensazione che potrei facilmente chiamare il senso di colpa del povero. E io povero lo sarò per sempre, perché sentirmi povero in fondo mi piace. Mi fa sentire il migliore in qualcosa, mi fa sentire diverso e inferiore a loro, quegli altri. Li guardo, li disprezzo, li odio. Stringo la mandibola dentro ma loro non lo sanno, li guardo e mi so che saranno pure più ricchi adesso ma quel ragazzo nell’angolo ha qualcosa che non hanno mai avuto e che forse non avranno mai. E loro, gli altri, sono i miei migliori amici, parenti vari, svizzere che girovagano per il nord-America e gente che leggo on line.
C’ho quella cosa dentro di me che non mi fa sentire un bastardo nel rubare una bicicletta e che non mi farà sentire mai un bastardo nel togliere agli altri per dare a me, per farmi ricco. Robin Hood non è un concetto che ho portato io nelle videocassette dei bambini piccoli ma io posso dire che ognuna delle centinaia di volte che l’ho guardato c’ho trovato gusto. Sono razionalmente consapevole dei disagi che tale ricerca sfrenata di appagamento possa recarmi, pare che abbia pure spaventato gente con la mia ambizione. Tempo fa lo faci con gli occhi, c’era il muro ed era un altro me. Ma vaffanculo, se è un bastardo che diventerò io lo sarò e proprio adesso sto ridendo senza aprir le labbra. Chissà che si prova a sentirsi povero da ricchi, un giorno son sicuro che ci scriverò qualcosa su.

”Vorrei ringraziare i miei genitori a Vergaio, un piccolo paese in Italia, grazie mamma e babbo. Loro mi hanno dato il regalo più grande: la povertà; e li voglio ringraziare per il resto della mia vita.”
[Roberto Benigni, Los Angeles, Premiazione Oscar, 1999]

Il mio primo colloquio di lavoro con i controcazzi

Bene, i miei cari lo sanno già. A loro l’ho detto prima perché sono cari, nel senso che io care riguardo loro. Andiamo per passi ma in sintesi dato che seguiranno 36 minuti di video.
Oltre a imparare l’inglese, una volta arrivato qui, decisi che forse il Canada avrebbe potuto offrirmi di più. Così ormai da ben due mesi ho speso il mio tempo cercando un lavoro che non sia far succhi di frutta. Cioè, io ho studiato come un porco per tre anni per fare l’ingegnere. Questo è chiaro e auto-esplicativo (soprattutto la parte riguardo al porco). Durante questa ricerca ho suscitato l’interesse del Britanno (nome in codice, mi faccio misterioso), hiring manager di una compagnia che chiameremo d’ora in avanti…”Quelli del GPS”, Britanno che ha voluto prima la descrizione della mia laurea, poi dopo due settimane mi ha chiesto di sostenere un test e una volta avuto il risultato (un’altra settimana d’attesa) mi ha invitato ad avere un colloquio di lavoro presso i loro uffici. Chiaramente ho registrato ogni attimo dell’attesa e delle reazioni, sono momenti storici per la mia vita e un giorno li guarderò con mia moglie pensando ma quanto minchia ero scemo..iiiih e quanti capelli avevo!
Ora prima di fare i video avevo già in mente di pubblicarli qui sul blog (e questo sottintende un “metterci la faccia” al 100%) ma dopo averli fatti c’ho dovuto ripensare su. La tensione e il momento epico mi ha reso completamente onesto, quello che presto vedrete è il reale Gioele. Quello che ha ispirato il titolo di questo blog, minciati cù l’uossi aruci. Quello allegro e spensierato (tranne il primo video che ero cagato(cit.)), quello che parla una lingua che non è l’italiano e quello che mi piace di più: quello che fa ridere gli amici.

Attenzione: ho fatto i conti. Assumendo che una persona legga mediamente 400 parole al minuto, vedere questi video impiegherà un tempo pari a un po’ più 20 volte il tempo di lettura del post precedente. O se preferite, circa mezz’oretta.

Le svizzere, la cocaina e il timore del lavapiatti

Oggi s’è concluso l’ultimo giorno di scuola. Era iniziato tutto qua

Partiamo con le precisazioni. Se disprezzavo le relazioni sociali presenti in quella scuola, col senno del poi posso dire che sono quello più conosciuto là dentro. Nessuno è veramente mio amico ma se chiedi dove sta l’italiano quelli ti portano dritti da me. E non perché faccio il tamarro, giusto un pochino (camicia e maglioncino che fa sempre figo).
Un’altra precisazione riguarda la Svizzera. Parlavo di una svizzera ed è andata a finire che adesso ne parlo di un’altra. Sempre di svizzere si tratta, la prossima volta che ne incontro una ci sto attento. Alcune di loro hanno il fascino dell’impenetrabilità (caratteriale). Poi sono pure ricche (tutte!) e questo è un fattore da considerare nell’equazione delle relazioni sociali. E ve lo dice uno che per poco non c’aveva il bue e l’asinello a scaldarlo (senza scomodare esempi altisonanti, si capisce). Ma per tornare in tema di teorie, se qualche giorno fa ho dato una botta di pedale troppo potente, io -uomo cauto e coscienzioso- mi sono buttato tutto dall’altre parte (che fuor di metafora si chiama martufaggine (che fuor di dialetto umbro si intende misantropia)). Così oggi ho detto un goodbye agli inglesi, un adieu alle francesi e un adeus (ma questa è la versione formale, tchau è quella fra amici) ai brasiliani e me ne sono tornato a casa sotto un piogge battente.

Adesso mi aspetta il lavoro. Ho due proposte di lavoro scottanti e, quindi, altrettanti colloqui di lavoro. Uno domenica e uno sabato. Il primo è la migliore che mi potevo aspettare dalla scuola: bartender, barista (che in inglese vuol dire solo quello che fa il caffè), cameriere e sparecchia-tavoli. Sarà uno stipendio da 10$/h ma il posto è carino ed elegante e questo vuol dire tante mance, che ci vuole n’attimo che arrivino alle 20$ per ora. Nessuno sbaglio, è un arrotondamento per difetto.
La seconda posizione è un posto in cucina, sguattero. No, non c’ho girato intorno. Questo significa il lavoro più duro che c’è in cucina, no mance e stare perennemente piegato su un lavandino con le mani a mollo toccando le schifezze che gli altri non hanno voluto toccare. Sempre 10$/h, ma non c’è bisogno di ripeterlo due volte che darò il massimo nel primo colloquio.

Che poi a dirla tutta quest’estate ho lavorato a 3€/h e le mance me le ha date solo il batterista di Vasco Rossi. E quello che mi ha chiesto se c’avevamo la cocaina!

Gli ho risposto serissimo che dovevo controllare in magazzino.

Pensieri recenti dispersi tra passati ricordi: un’insalata insomma!

Era dicembre e stavo attraversando il periodo più merdoso degli ultimi anni. Per quanto la torre di Pisa sia inclinata essa rimane uno spettacolo, un magnifico esempio di architettura italiana. Ma è quando che sarà cascata che si vedrà chiaramente il vuoto che lascerà, la gente inizierà a dare maggior valore alla loro foto-clichè mentre fingevano di sostenerla. Pensate adesso che io quella torre l’ho cercata di sostenere davvero, fin quando esausto, ho deciso di evitare il peggio e di lasciar accadere gli eventi. E’ un bel racconto per descrivere ciò da cui stavo cercando di riemergere, c’è qualche minchiata ma del resto che cosa ci si può aspettare da un blog con questo titolo.

L’altro giorno pensavo a quel dicembre 2010. Quando Khadir non era in stanza e io stavo quasi al buio, che tutti lo sanno che a me la luce di notte confonde. Mi rantolavo e abbracciavo un cuscino, battevo i pugni sul tavolo chiedendo a qualcosa fuori dalla finestra del terzo piena della Casa Dello Studente perché. E siccome nessuno mi ha mai risposto ho escogitato qualcosa altro. Mi alzavo da quel letto di sofferenza e sonno e mi mettevo al mio pc, con accesa la lampada grigia da 5€ dell’Ikea che adesso duli sta riciclando e sognavo del Canada. Cercavo la migliore scuola e la migliore in questo caso vuol dire la più economica. Cercavo il migliore programma ma ero un dilettante: 8000$ per 7 mesi era stata la migliore offerta. Dove cazzo li avrei trovati quei soldi? La cosa fuori della finestra sempre zitta.

Poi però trovai questo programma che prevedeva quattro mesi di lavoro pagato. Facendo quattro conti era già Febbraio e venivano 1000$ alla fine degli 8 mesi. 1000$ erano più facili da trovare, il mio culo era salvo ancora una volta. A quel punto dovevo studiare, laurearmi per tempo, darmi piattaforme, sperare che il mio doppio permesso studio/lavoro venisse accettato, lavorare per tutta l’estate e forse poi potevo andare in Canada.

E adesso io sono qua, mi sento completamente realizzato e non ho (ancora) rimpianti. Mi sento un uomo migliore, fuori dalla finestra non arrivano risposte ma da dentro il mio corpo c’è una energia che avevo dimenticato di avere. Inoltre riesco a sostenere una conversazione importante con una persona importante senza vomitare la bile, mi sembra un passo avanti da sottolineare.

Perciò mamma non puoi piangere, qua tutto va persino meglio di come avevo immaginato. E lo sai che c’ho una fantasia che non basta un muro da trenta metri per scriverle tutte. Prometto di fare il bravo, di fare il simpatico e di guadagnare tante mance che così vieni qua presto. Del resto si tratta di qualche mese.

Fatti del lavoro

Stamattina mi sono alzato alle 14:30. E sono andato subito al bagno. Ma non è di questo che volevo parlare qui.
Il mio lavoro al pub/night/disco sta pian piano finendo. Di gente ne arriva meno, la gente va via prima, la gente è stanca. Ma io torno a casa sempre alle cinque del mattino, con picchi che raggiungono le 7-8.
Qualche giorno fa ho preso la giornata libera che mi ha fatto apprezzare ancora più il gusto del lavoro. Poi ieri sera mi è stato dato il secondo acconto: trasformazione dell’energia la chiamo io. Ho calcolato che con una mia giornata di lavoro potrei permettermi l’acquisto di un mojitone (otto mojito in un unica caraffa), che con un’ora di lavoro potrei permettermi un cocktail analcolico ma non uno alcolico che infatti costa 5€. E la cosa che più mi spinge a riflettere è che non conta se sto scopando le pedane, se sto intrattenendo la clientela convincendola a spendere ancora o se sto buttando l’immondizia: un’ora viene conteggiata come sessanta minuti. E io credo che guadagnerò circa 6 centesimi al minuto.
Certamente non è quel che mi aspetto da me che ho sgobbato a pagamento per tre anni su dei libri che spiegavano cose ben diverse rispetto alla preparazione di un mojito. Che ho imparato come si fa fra l’altro. Meno di 50ml di Rum, si può scegliere se farlo col chiaro o con lo scuro, oppure si prende il mojito al pacino che è fatto con la vodka. E se si è ben disposti a spendere n’euro in più si può prendere il mojito strong. Che come dice la parola, è chiù fotti!
Un’altra cosa che apprezzo del mio lavoro è la catena di aneddoti che inanello nella collana dei miei racconti. Come quella tipa bionda, dal trucco un po’ accentuato e secondo me una porcona assurda che continua a prendersi drink del tipo: Figà, Blowjob (sarebbe la traduzione inglese di pompino), Orgasmo. Nell’ordine che preferite. Ieri si è pure versata l’Orgasmo addosso, cocktail che (ho imparato) prende il nome dal colore che assume dopo essere shakerato con la panna.
Poi ho conosciuto meglio Tony ‘u killer. Rappresenta la Sicurezza del locale. Ma in realtà ha la funzione di avvisare il dj quando passano dallo stradone affianco gli sbirri. Il dj stacca la musica e Tony (che Paolo pensa sia stato in carcere per via di un suo tatuaggio sulla mano) si avvicina al bancone e invita i ragazzi a non consumare alcolici con uno spiccato accento catanese: picchiotti, l’acccol ‘oo finemmu. Nunn’avemu chiùi acccol. Ieri il killer si rivolge verso di me: ‘mbare, chiè lo prendi u palloncinu cà ciò rugnu alla picciridda. Anche i killer hanno il lato tenero. Solitamente però Tony accarezza le donne che già chiamarle donne è un complimento per le lor signore, le mignotte. Ultimamente offre da bere e pure i tocchetti di frutta al vicequestore della Digos. Io non so chi è e perciò non ho timori referenziali. Ma Tony la tratta come se fosse il padre eterno due – il ritorno.
Ieri infine sono stato cazziato ben due volte. Per me è un record dato che che sono un hard worker. La prima ancora non me la spiego. Praticamente ho preso una comanda ad un tavolo ed erroneamente l’ho richiesta a due baristi che l’hanno fatta entrambi. Il responsabile tra il serio e lo scherzoso mi ha intimato che la volta successiva mi avrebbe fatto bere tutti i cocktail in eccesso e naturalmente caricati sulla mia scheda personale. Il problema serio è che ho un vuoto di memoria e non ricordo d’averlo detto a due baristi ma ad uno solo. Ma con la stanchezza del lavoro ho subito effetti ben più gravi, come quel giorno in cui credevo di aver visto la morte. Non è una morte o una mia tipica esagerazione: ho avuto la sensazione che stavo per morire e dicevo fra me e me ecco cosa si sente prima di morire, quello che nessuno ha mai potuto raccontare…
La seconda cazziata invece l’ho avuta perché a detta del capo “pustiavo” troppo a lungo (“pustiare” sta per far la posta, provarci con qualcuno). Il problema non è nel pustiare ma è nel farlo a lungo. Cioè posso provarci con chi mi pare ma devo farlo in fretta. E’ il duro lavoro del runner! In realtà stavo soltanto risalutando un’amica con cui in qualche modo si doveva rompere il ghiaccio: è la divisa che indosso al lavoro è risultata essere meravigliosa per questo scopo. Paolo sostiene che mi fa pure più attraente. E non m’ha ancora vista con i guanti in lattice!
Ho scoperto ieri sera che 4 shortini sono il mio limite di lucidità. Dopo la visione periferica e la capacità di camminare lungo una linea retta vanno gentilmente a puttane e divento assolutamente meno timido. Perciò la prossima volta che temo di vedere la morte so che mi bastano 4 di quei bicchierini per sputarle in un occhio e continuare, faticando e gioendo, a fare il mio lavoro. C’ho le diapositive.

Io e Antonio con i nostri guanti in lattice!
Colleghi di fatica…
Io mentre “rompo il ghiaccio”
…e infine la foto simbolo del mio lavoro. Bevo a scrocco, mi diverto molto, fatico di più!

“Occupato!”

Questo nella foto a sinistra – nella parte destra della foto – sono io qualche giorno fa in una località della costa ragusana intento a fare chissà cosa di imprecisato dato che non mi sono accorto dello scatto. E questo qua a destra nella foto sono sempre io qualche anno fa, nella cucina di una pizzeria del mio paese. Il mio primo lavoro retribuito se omettiamo quelle volte che uscivo con mio padre come il ragazzetto del fotografo.   
Questo qua a lato sono ancora io nella campagna di mio nonno, indaffarato nella bacchiatura delle carrube. Quando guardo queste foto sono orgoglioso di me. Quando ripenso ai “miei” lavori non documentati da foto sono più che orgoglioso di me. Moltissimo orgoglioso. La mia prima giornata di lavoro è datata marzo 2003: la serata del derby della madonnina. Per me tifoso dell’inter fu un po’ difficile rimanere concentrato sul lavoro in quel giorno. Ma non sapevo a cosa andavo in contro: ho lavorato per la serata di Italia-Ghana, Italia-Usa, Italia-Germania e Italia-Francia. E per altri centinaia di sabati. Domeniche o estati. Cos’altro c’è di più umano del lavorare faticando in cambio di denaro che andrà speso in ciò che più ci appaga?  
Lavoro da un po’ in un posto che è una specie di chalet, un po’ pub e un po’ disco da spiaggia. Sto scoprendo di essere un ottimo attuatore della mia teoria del budino. Sto conoscendo (di facciata s’intende) più persone in questi cinque giorni che negli ultimi cinque mesi. Il lavoro è molto faticoso dato che sono quasi undici ore, in cui l’unico momento in cui ci si siede è la pausa-cena: 10 minuti. Ma l’ambiente di lavoro è piacevole e poi non avevo mai fatto un lavoro con così tanto contatto con la gente. E ho scoperto di essere bravissimo, tanto bravo da totalizzare più mance della mia collega donna che può vantare una marcia in più (almeno una quinta). Ho già ricevuto i primi complimenti da chi lavorava lì prima che venissi io e questo mi fa pensare che sono un bravo lavoratore. Anche se presi un 19 in Fisica al primo anno del poli. Ieri addirittura osannavano il mio nome vedendomi arrivare con la bottiglia di prosecco su cui era stato attaccato un piccolo fuoco d’artificio: saranno stati ubriachi ma sorridevo fra me e me.
Ho conosciuto il chitarrista di Vasco Rossi, ho scoperto che a scopare tanto ti viene il callo fra il pollice e l’indice, che il Mojito non è affatto male e che l’analcolico più buono si chiama Red Peach.
In tutto questo trambusto devo andare ancora a mare ma per quello ci sarà tempo. C’ho un mucchio di cose da imparare e mi trovo in quei momenti in cui la salita è una sfida ricca di soddisfazioni. Mi fanno male i talloni ma sono un runner coi controcazzi.
E con questo, ho scritto ben trecento post. Mi sa che non m’innamoro più…

Inizia la vacanza – 3 & 4 (post lungo)

C’ho due giorni da raccontare in questa personalissima e monotona cronaca dei miei primi 4 giorni di vacanza. Lato polimi il prof non ha ancora verbalizzato l’esame che mi darà la laurea, a stento riesco ancora a crederci.
Fine lato Polimi.
Lato emotivo – insicuro: va meglio. La cura che avevo pensato funziona. Non avere il tempo manco per cagare, figurati se c’è tempo per piagnè d’amore (in realtà non è che funziona al 100% ma ogni fichietieddu ri musca è sustanza)!
Fine degli argomenti che annoiano tanto.
Inizio degli argomenti che annoiano di meno (me, almeno…). Iniziamo da ieri mattina.

  • Col titolare del mobilificio, designato (finalmente!) per essere quello che “costruirà” la nostra cucina, siamo andati in cantiere a prendere le misure effettive della casa. Abbiamo scoperto che i muratori hanno interpretato un po’ a senso le misure fornite dall’architetto. Così un muro ch’era sulla carta 1.55cm è quasi un metro e sessantacinque. Fin quando vanno ad aumentare ringraziamo a dio!
  • Dato che eravamo in cantiere abbiamo assistito alla consegna delle porte (ci saranno foto giù in fondo al post). Le ritengo molto belle, soprattutto quella a vetro. Anche se non vi dirò mai di cosa ho scoperto essere fatte (non mi ricordo se “essere fatte” è italiano, mah…).
  • Ho portato il motore di Matti dal meccanico. Avevamo qualche problema già da una settimana e ad una mia accensione ho capito subito che il problema stava nella trasmissione. Inizialmente ho pensato ai rapporti ma mi sono presto corretto: è la frizione che non stacca mai! Il meccanico a una prima occhiata infatti conferma. 
  • Appena tornato a casa (saranno state le dodici…) mi chiama mio padre. Ha il pc in riparazione (si è dissaldata la scheda video dalla madre!!!) e perciò adesso usa il portatile di una decina di anni fa. Pentium 3, 850 MHZ, 128MB di ram e scheda video integrata! Solo un’altra cosa: ha come SO il millennium (brivido lungo la schiena!). Dopo un primo tentativo poco riuscito di installarci un N95 come modem esterno ho provato a montarci su con l’assistenza del 119 connessioni remote, connessioni native su Windows e infine a montarci un Nokia PC suite dell'”15-18″. Ma niente, internet è non funzionante o troppo lento. Si fa l’ora di pranzo.
  • Pasta col brodo integrata col salame inglese. Che il brodo non è sostanza, meglio scolarlo via!
  • Alle tre e mezza avevamo appuntamento con il padrone dell’appartamento di due piani più sotto per vedere come si è montato lui il bagno buono, il bb. Puntuali alle tre e mezza noi eravamo lì, lui alle quattro. Nel mentre perciò abbiamo assistito al montaggio delle porte consegnateci in mattinata. E non vi dirò mai come appiccicano gli angoli. MAH! Il bagno del futuro vicino comunque si è rivelato ispirativo, capirete fra qualche riga perché. Inoltre mà mi fa vedere che nella leggera discesa che porta al portone d’ingresso (e ai garage) manca una griglia taglia-acqua. In caso di pioggia torrentizia infatti l’acqua guidata dalla rampa giungerebbe dritta dritta all’interno del nostro garage. E questo solitamente non è un servizio offerto da capitolato!
  • Si fanno tipo le cinque del pomeriggio. Torno dal meccanico per vedere l’ammontare del danno. Sarebbe solo una molletta distrutta, ma il meccanico ritiene a ragione che la cinghia è consumata e ci vuole nuova (45€). In più Matti ha intenzione di mettere una marmitta più spinta che abbiamo già. Tarare il tutto (rulli, mollette e carburare) e cambiare i pezzi rotti costerà intorno ai 100€ che fortunatamente spenderà Matti coi suoi risparmi. Fun Fact: nei dieci minuti che sto dal meccanico arriva un ragazzo con un motard-gli mette il cavalletto-si appoggia sulla moto-la moto casca-distrugge una carena del motore di qualcuno che lo aveva fatto riparare dal meccanico in questione. A quel punto vedendo l’ira negli occhi del meccanico me ne sono scappato di corsa :D
  • Alle otto e mezza ho appuntamento col boss per il lavoro ufficiale della mia estate. Si trova in una località marittima a una ventina di chilometri da casa mia. Mi vesto elegante, camicia col colletto alla coreana e Terre D’Hermes dappertutto, e vado. Pare che non lavorerò tutta l’estate. Le due settimane a cavallo di ferragosto, qualche giorno di questa settimana e qualche giorno dell’ultima settimana di Agosto. Gli orari non sono neanche pessimi, 18:30-04:00. Dovrei fare lo scopino del boss, andare a prendergli quel che gli serve, sparecchiare, apparecchiare, fare i viaggi col cestello del ghiaccio dalla macchina crea-ghiaccio al bancone consuma-ghiaccio. Non chiedetemi quanto mi pagano, non lo so. Mi vergogno sempre a fare questa domanda. Lo scoprirò solo lavorando. Spero di avere abbastanza soldi per prendermi una fotocamera nuova, in caso avverso ripiegherò su un usato.
  • Sono le 21. Dritti filati a una cena. Non di gala, una cena con amici di papà. La trovo già iniziata ma tant’è…inizio a mangiare nel tavolo dei piccoli, o meglio dei non-grandi. La casa è una villa bellissima, la compagnia è piuttosto spiacevole nonostante vi sia un giornalista che scrisse un articolo su di me non molto gentile. Ma non era serata da occhiatacce. L’unica nota stonata è stata la madre di una ragazza. Lei voleva che la figlia si iscrivesse a Lingue a Ragusa. Io sostenevo che a Ragusa non è buona. Che cù nesci arrinesci, che se proprio bisogna fare lingue allora conviene andare alla Federico II. Lei a un certo punto fa: ma tu sei zito? No, rispondo io (brutta puttana, che minchia di domande sono, non lo vedo che sono in riabilitazione?!). E lei di petto: si vede…sisi si vede proprio che non sei zito. Ovvio… Che minchia intendeva? E poi da dove si vede? Così tanti capelli mi sono caduti? Così brutto sono? Eppure avevo le lentine…
Fine della giornata di ieri.
Oggi.
  • Sveglia per le dieci. Per il problema del pc di mio padre tocca spedire decine di MB di foto per email dal mio computer. E vabbè.
  • Mezzogiorno. Arriva la chiamata del mobilificio. Tocca andare là per vedere il disegno adattato alle misure reali. Rimando l’email di mio padre a dopo. Al mobilificio ci fanno vedere le ultime modifiche. Scegliamo gli elettrodomestici: piano cottura con quattro fuochi con la griglia solo sopra i fornelli che per altro sono incassati e non sporgenti come un normale piano cottura. Lavandino ad angolo per un totale di due pozzetti e uno sgocciolatoio. Fornello con 5 funzioni. Ventilato d’ncapo di sutta davanti e darreri. Scegliamo anche il colore del piano lavoro. Ad un determinato punto la mamma sceglie dopo un anno in questa direzione che forse è meglio togliere la penisola. Femmine sono, che ci possiamo fare. Ci tocca leggere pure il preventivo. Non è malaccio, forse ci permettiamo pure qualche sfizio tipo pensili alti 90cm, top in quarzo e non impiallacciato, tavolo in vetro. Bah si vedrà…
  • Ritorno a casa e tento di finire il lavoro di papà che però diventa un problema NP e perciò anche per la fame incalzante sono obbligato ad arrendermi. Do la colpa alla porta USB che è una 1.0.
  • Alle 14:30 sono già fuori casa. Andiamo in cantiere per scegliere se davvero togliere la penisola è un vantaggio effettivo e non solo economico. Prendiamo le misure dalla piantina e realizziamo con la carta gommata le sagome dei mobili della cucina, del divano e del tavolo, della colonna forno e del frigo. Effettivamente è meglio senza penisola, mi sa che optiamo per questa soluzione. In cantiere abbiamo beccato pure l’omino dell’elettricista ufficiale del cantiere. Con lui abbiamo controllato che l’impianto (interruttori, punti luce e prese) sia stato fatto come da noi richiesto. Tutto sommato poteva andare peggio, tutto sommato poteva andare meglio. Appena l’aiuto-elettricista ci ha lasciato con mamma abbiamo ritagliato un cartone che è diventata la sagoma del piano su cui poggerà il lavandino del bb. Sarà di quelli che stanno sopra, non di quelli incassati nel top. Saremo due ignoranti ma la sagoma c’è venuta proprio bella. Un ringraziamento al vicino che gentilmente c’ha aperto le porte della sua casetta. La prossima tappa sarà andare dal marmararo a controllare l’effettiva realizzabilità, il costo e i tempi di consegna.
  • Cinque del pomeriggio quasi. Ritorno nella villa bellissima in cui una signora mi aveva insultato il giorno prima. Devo fare un lavoro per la proprietaria. Spiego brevemente: lei ha registrato delle antiche preghiere in dialetto siciliano, perlopiù preghiere mariane. Tocca a me adesso sistemare l’audio, ritagliarlo, pulirlo, eliminare e montare. Niente di difficile, quasi piacevole insomma. Solo che intanto si fanno le sette e io devo andare dalla mamma.
  • Devo andare alla riunione dei responsabili della cooperativa: il presidente della cooperativa, l’architetto, l’impresario e un altro tipo che non so chi sia. Mi piacciono queste riunioni: poca burocrazia, tutti parlano in dialetto e si fanno esempi concreti. Alla fine non si risolve mai nulla, si fa sempre tardissimo (le 21:00) ma quantomeno si esce dallo studio un po’ meno stressati e più confusi che mai. Ad esempio si è scoperto che dovremo pagare chissà quanti mila euro perché si sono accorti che devono spostare la giunzione con la fogna comunale dato che collegandola dov’era previsto si rischierebbe un ritorno delle acque per via della pendenza insufficiente. Si è deciso l’interno dell’ascensore e altre cose secondarie. Bello bello bello!
  • Sono andato a prendere Matti da suo cugino e sono tornato a casa. E mi fa male la testa. Anche dopo il bicchiere di limoncello che ho bevuto durante la scrittura di questo breve intervento. Allego qualche oggetto! 

Qualche preghiera adesso…

Per queste cose… – 5

Stavo cercando della carne che venisse meno di 10€/kg. Essendo a Milano e cercandola al banco del GS la cosa ha impiegato un certo tempo. Fra tutti i vai e vieni lungo il bancone della carne preconfezionata m’è venuto un ricordo del passato, di quel passato prima dei miei otto anni.
Si doveva andare da qualche parte, si doveva uscire. E perciò io e la mamma eravamo davanti lo specchio della casa vecchia, quella che comprerò non appena avrò i soldi. Doveva essere un momentaccio quello per la famiglia, ricordo il clima teso di quei giorni. E io, un bimbetto che non aveva ancora capito il momento giusto per sparare le sentenze, esordì:

Tanto lo so che c’è accesa solo una luce per risparmiare la corrente…vedi mamma, questa qua funziona se la avvito…

Del tipo, so come vanno le cose anche se sono piccolo. E lo dico apertamente, che tanto sono piccolo.
Di quei tempi ho appreso che non si cambia un paio di scarpe perché la punta è sbiadita. Di quei tempi ho appreso che il lavoro è la cosa più importante per vivere una vita tranquilla, di quei tempi ho appreso che se hai undici milioni di lire (o forse erano cinque, non ricordo più…) è meglio che ci compri un divano nuovo piuttosto che spenderli per sfamarti e così perderli del tutto. Ho appreso tante cose di quel tempo che mi hanno condotto a essere il lele di oggi. Il tempo e qualcun’altro diranno se ciò che ho appreso è stato il meglio per me.
Oggi però pensare che vengo da una casa con un bagno con una sole luce accesa, ad oggi che non ho mai vissuto in una casa con i termosifoni alle pareti e con l’allaccio del gas, oggi che sto per laurearmi al politecnico di Milano, oggi che il fegato costa 16.90€/kg, oggi io SENTO che ho sensibilmente migliorato le mie fortune. Che il viaggio in Canada non migliorerà solo il mio inglese, che i miei nuovi amici abbiano cambiato me più di quanto io abbia cambiato loro, che ho incontrato te in un caldo giorno d’agosto mentre indossavo la mia polo nera sbiadita preferita.
Per queste cose devo andare più spesso a comprare la carne al GS: è illuminante, illuminante cazzo!